Murales -Leticia Mandragora-

POSTED ON 11 Apr 2024 IN City & Architecture     TAGS: travel, graffiti, below, smartphone

Eleonora Pimentel Fonseca

Talvolta la fotografia può diventare anche un modo per imparare qualcosa, per conoscere, per approfondire. Durante il mio viaggio a Napoli di qualche mese fa ho fotografato -udite udite con lo smartphone– un murale molto particolare che ricopriva un intero palazzo. Sul momento non ho indagato, ma quando ho ricontrollato le immagini mi sono accorto di una firma: Leticia Mandragora. Sul momento il nome non mi ha detto nulla, ignoranza cosmica, e sono andato a cercare: ho scoperto un’artista straordinaria, autrice di diversi murales nella città partenopea, fra cui sicuramente il più celebre è quello di Diego D10S Armando Maradona (ma anche Sophia Loren per citarne un altro).

Nella mia foto invece è rappresentata, in modo sicuramente fantasioso, Eleonora de Fonseca Pimentel la nobildonna portoghese, eroina della rivoluzione napoletana del 1799 (impiccata a 47 anni), che visse nei Quartieri Spagnoli. Il murale è situato sulla facciata dell’ex mercatino di Sant’Anna di Palazzo, ormai in disuso. La foto è presa da un’angolazione strana e probabilmente non rende giustizia alla bellezza dell’opera di Leticia Mandragora, ma credo che nonostante tutto abbia un’aurea, per qualche verso, affascinante: il potere dello smartphone.

Villa Kristal

POSTED ON 9 Apr 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Villa Kristal è stata un’esperienza diversa dal solito e che mi ha lasciato un retrogusto amaro, anche se non riesco a spiegarmi il motivo. Diversa perché sono andato da solo: sveglia con il buio, ma buio pesto, e quando sono arrivato davanti al cancello il sole non pensava nemmeno di sorgere. Ho dovuto aspettare e sono entrato proprio alle prime luci dell’alba e se questo mi ha garantito tranquillità (ero certo che non avrei trovato nessuno all’interno), d’altrocanto mi ha creato non poche difficoltà fotografiche: senza luce è complicato trovare foto interessanti.

Ma andiamo con ordine e procediamo per gradi. Il parco di Villa Kristal è enorme, immenso, a perdita d’occhio e non curato; il vantaggio è che difficilmente qualcuno riuscirà a vederti, lo svantaggio è che per trovare la porta d’ingresso ho dovuto girare per diversi minuti. Appena salite le scale esterne ho notato che l’entrata era spalancata: il primo impatto è straordinario. Davanti a me si mostrava in tutta la sua bellezza il salone principale: un lampadario maestoso, busti, un caminetto, marmi, poltrone, un tavolo gigantesco, polvere e calcinacci: sicuramente l’idea di abbandono era presente. Purtroppo di luce nemmeno l’ombra (è un modo di dire) e quindi ho deciso di salire al piano superiore alla ricerca di qualche raggio di sole.

Villa Kristal è una meraviglia dietro l’altra, quando si pensa di aver trovato una stanza incredibile subito dopo si entra in qualcosa che lascia ancora più stupefatti e senza parole. Il salone d’ingresso è sicuramente una delle visioni più belle che io abbia mai trovato in urbex, ma se dovessi scegliere una seconda posizione avrei veramente l’imbarazzo della scelta. Ho fotografato con calma il secondo piano e appena il sole ha iniziato il suo percorso nel cielo sono tornato al primo piano: non volevo aprire le finestre e quindi mi sono visto costretto a scattare con esposizioni di diverse decine di secondi. Le immagini della stanza del biliardo rosso (ho scoperto il colore guardando le foto) sembrano luminose, ma hanno un tempo di scatto di 120 secondi. Era buio tarabu e sono andato a tentativi.

E mentre iniziavo a pensare a come fotografare il salone ecco la lieta novella: dalla porta sento delle voci, guardo fuori, e vedo arrivare una coppia, lui molto alto lei meno, con l’atteggiamento da giro al centro commerciale. La sensazione è stata quella come di essere Rambo nella foresta pluviale, silenzioso e camaleontico, e incontrare una coppia di turisti de Roma, rumorosi e sgargianti, che credono di essere a Fregene a Luglio. Imbarazzante. Dopo qualche simpatico convenevole (noi si fa urbex dal 1975) ho chiesto di poter fare le foto in quell’ultima stanza (la più scenografica) che poi sarei andato via in tempo zero. Il consiglio è sempre quello di fotografare prima la stanza più bella, io ovviamente riesco sempre a fare il contrario: anche quando sono da solo (ma nel caso speravo nell’arrivo del sole). Sono uscito rilassato e tranquillo, ho percorso il parco a ritroso, mi sono perso un paio di volte, ma sono riuscito a trovare la via di fuga.

Dopo qualche giorno ho scoperto che nel pomeriggio un altro fotografo, probabilmente più spensierato del sottoscritto, è stato chiuso dentro ed è riuscito ad uscire solo con l’aiuto delle forze dell’ordine (con le conseguenze del caso). E ripensando alle mie impressioni di quel giorno mi torna quel retrogusto amaro di cui parlavo all’inizio e non riesco a comprendere il perché. Forse è lo scampato pericolo.

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Cappella Votiva “La Rotonda”

POSTED ON 7 Apr 2024 IN Landmark     TAGS: church, zenit

Cappella Votiva La Rotonda

La casa dei peluche pazzi

POSTED ON 1 Apr 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Devo essere sincero: non mi aspettavo molto, non credevo che la pazzia dei peluche potesse essere interessante. Poi però mi è capitata l’occasione di passare da queste parti e ho colto la palla al balzo; d’altronde non si può dire no al fascino dell’urbex in solitaria. E se c’è una cosa che può caratterizzare un ambiente urbex è proprio la presenza di peluche, soprattutto se legati ad un periodo storico già fuori moda. È chiaro che il pianoforte, la carrozzina, il biliardo e la macchina da cucire, singer ovviamente, garantiscono un fascino decisamente più decadente, ma il peluche non è da sottovalutare.

La casa dei peluche pazzi è in stato di abbandono da ormai molti anni, il tempo e le intemperie hanno lasciato davvero poco da fotografare e la natura si è ripresa i suoi spazi (si dice sempre così quando un rampicante entra dalla finestra). Però qualche spunto interessante sono riuscito a trovarlo e la presenza di questi brutti pupazzi, distrutti, devastati, inquietanti, riesce a donare alla location un interesse maggiore di quello che pensavo.

Poi all’uscita mi sono dovuto cambiare d’abito perché dopo mi aspettava un evento mondano e non potevo presentarmi con i pantaloni da urbex, sporco e le ragnatele sulla maglia. Non avendo un camerino a disposizione mi sono visto costretto ad arrangiarmi sul sedile posteriore (la zona non è molto trafficata) e mentre mi abbottonavo i pantaloni -puliti- è saltato in aria il bottone a clips. Le imprecazioni sono ancora lì che rimbalzano in macchina.

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Giada -Black-

POSTED ON 1 Apr 2024 IN Portrait     TAGS: model, urbex

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Il collegio segreto

POSTED ON 30 Mar 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX, school

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Ho deciso di definire questo collegio segreto per un motivo un po’ bizzarro e che forse esula dalle caratteristiche intrinseche della location; perché non è affatto segreto, ma nasconde un’insidia. Prima definiamo la situazione: siamo in un piccolo paese desolato, ma talmente desolato che alla richiesta di un bar per un caffè un local, che girava stancamente in bicicletta in cerchio senza apparente destinazione (noia mortale la domenica), ci ha suggerito di andare nel paese vicino (una roba che a raccontarla adesso mi sembra assurda); che qui i foresti non sono graditi (il corsivo è una mia libera interpretazione). Comunque aveva ragione, di bar aperti nemmeno l’ombra e siamo stati costretti ad avanzare senza caffè (per il giubilo dei miei compagni di avventura).

In questo angusta terra di mezzo sembra tutto abbandonato e non c’è anima viva (a parte il tipo simpatico in bicicletta): riusciamo comunque a trovare il nostro obbiettivo, la porta è aperta, l’entrata è semplice. Andiamo alla ricerca della chiesa, trovata, scopro l’aula di chimica, un altro giro veloce e siamo fuori in circa 30 minuti: un po’ di fretta perché avevo notato (dalla finestra) un tipo sospetto (una seconda anima annoiata) che con il cellulare all’orecchio guardava con insistenza nella nostra direzione.

Perché segreto? Semplice, uscendo andiamo in direzione della macchina (nascosta in un parcheggio vicino) e rimaniamo sorpresi da un gruppo di 4 persone con un’aria tipica, e facilmente riconoscibile, che mangiano in piedi dei panini con il bagagliaio della macchina aperta; con un abbigliamento che non avrei definito della domenica. Un paio di occhiate furtive e viene spontanea la domanda: Urbex? Ovviamente si, ci si conosce tutti, e scatta il racconto della nostra domenica in giro per il mondo abbandonato. Lì abbiamo trovato l’allarme, dall’altra parte c’erano i carabinieri, dall’altra parte ancora hanno chiuso con un lucchetto nuovo e siamo dovuti passare dalla finestra. Questo invece bellissimo, avete visto che meraviglia le stanza affrescate nella parte vecchia? Io e Lorena ci siamo guardati, una riflessione veloce e, nonostante la sua titubanza, ci siamo visti costretti (io ho costretto lei) a rientrare per visitare la parte segreta.

E quindi niente, di nuovo tutta la trafila, ma con le indicazioni passo/passo, da veri urbexer di livello, siamo riusciti anche noi a trovare la zona antica, introvabile e nascosta. A nostra discolpa posso dire che si passava da una scala buia e pericolosa, con anche qualche ragnatela, e le nostre paure ancestrali ci hanno impedito di varcare la soglia: poi c’era anche un canestro da basket rovesciato per terra (si vede bene nell’ultima foto) che impediva l’accesso in modo importante. Ma colpa mia, è nel mio DNA essere sempre un po’ frenetico. Bella comunque, il rientro ha meritato la fatica: era proprio necessario, non mi sarei mai perdonato la mancanza. Poi c’è anche quel discorso della Ferrari, ma è un’altra storia da raccontare…

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Monet on Ice

POSTED ON 28 Mar 2024 IN Sport, Performing Arts     TAGS: EVENT

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Dopo Van Gogh (2021) e Klimt (2022) venerdì 12 Gennaio al Palavela di Torino è stata la volta di Claude Monet diventare protagonista con le sue opere della nuova produzione internazionale di Show on Ice, realizzata da Dimensione Eventi con la collaborazione dell’Associazione Culturale Dreams.

Una prima mondiale straordinaria, esclusiva per l’Italia, ancora ospite dell’impianto Olimpico del Palavela di Torino. Al centro della scena il video mapping che utilizza la pista come una tavolozza per disegnare i quadri dell’artista che ha fatto scoprire al mondo l’impressionismo: il ghiaccio diventa acqua vibrante nello “Stagno delle Ninfee”, si infiamma di un rosso vivo ne “I Papaveri”, si tinge dei colori dell’alba ne “Impressione, levare del sole” (il quadro manifesto dell’impressionismo).

In pista, sulle tele disegnate da Monet, si sono alternati campioni internazionali di pattinaggio, atleti fantastici provenienti da tutto il mondo che hanno sorpreso il pubblico con evoluzioni al limite della fisica e delle possibilità umane: Keegan Messing, da Anchorage (Alaska), due volte campione Grand Prix, campione nazionale canadese, Polina Edmunds, da Santa Clara (California), campionessa Four Continents e Usa Classic, Michail Shaidorov, dal Kazakistan, medaglia di bronzo della Coppa di Cina 2023, due volte tra i migliori del Four Continents e tre volte campione nazionale. Tra i protagonisti sui pattini anche la coppia italiana composta da Elisabetta Leccardi e Mattia della Torre, già nel 2022 in Klimt on Ice (il loro Tango ha estasiato il pubblico), la lettone Angelina Kucvalska, la svizzera Yasmine Kimiko Yamada, il francese Clement Pinel, conosciuto in tutto il mondo per il suo super flip, il salto mortale all’indietro con il quale ha raccolto il boato e l’applauso del pubblico.

Il sottofondo musicale è stato eseguito dalla Montecarlo Orchestra composta dalle musiciste Andrea Csury, Herics Csenge, Greta Eszer e Teodora Feher, dirette dal compositore e violinista di fama mondiale Edvin Marton (noto come il violinista dei pattinatori sul ghiaccio) che ha curato le musiche e gli arrangiamenti dello spettacolo e si è esibito in un assolo di violino al centro della pista (sul quale è arrivato con qualche difficoltà e problemi di equilibrio). Il maestro ungherese ha deliziato il pubblico con il suono inconfondibile del suo Stradivari, costruito a Cremona nel 1697 e utilizzato dal grande Nicolò Paganini 200 anni fa. Il violino è di proprietà di una banca Svizzera e Marton ha ottenuto il privilegio di utilizzarlo per tutta la vita durante una competizione mondiale che l’ha visto prevalere su altri 350 violinisti. L’esecuzione dell’Inverno di Vivaldi con la pioggia che bagnava la pista del Palavela è stata qualcosa di meraviglioso e unico.

Fra le novità dell’edizione 2024 la presenza di Sabino Gaita, tenore stabile al Teatro Regio di Torino dove si esibisce da oltre vent’anni, che ha coinvolto il pubblico sulle note della Turandot di Puccini.

Non è semplice raccontare, anche con l’aiuto delle immagini, la bellezza e le emozioni che si provano quando si ha l’onore di assistere ad uno spettacolo di questo livello, di questa meraviglia. I colori e la musica si fondono in uno scenario unico e regalano un palcoscenico, che possiamo definire al limite dell’immaginazione, ad atleti e artisti unici al mondo. Negli occhi e nel cuore rimane la sensazione di essere al cospetto di un evento che rimarrà impresso nella nostra memoria per lungo tempo. Grazie di questa magia.

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Villa Castagnola

POSTED ON 24 Mar 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX, drone

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Villa Castagnola riprende il nome dei proprietari originali, una famiglia di nobili banchieri, e venne costruita all’inizio del secolo scorso. Fu successivamente ceduta alla famiglia Quaglia, che operava nel settore della ceramica e del laterizio, e cambiò nome, ma dopo l’8 settembre 1943 venne espropriata dai nazisti. La Famiglia Quaglia ritornò in possesso della Villa fino alla morte, nel 1972, del commendatore Eugenio Quaglia. Nella seconda metà degli anni ’70 venne comprata dalla società Castagnola che riprese il nome originale; purtroppo a seguito del fallimento, nel 1999, la Villa è in stato di abbandono, c’è un curatore fallimentare che purtroppo non è riuscito a vendere la proprietà.

Nel 2017 diversi roghi (forse dolosi) interessarono la Villa, ci fu l’intervento dei Vigili del Fuoco che dovettero sfondare la porta per riuscire a domare le fiamme. Purtroppo da quel giorno è iniziata l’invasione di ladri e vandali che negli ultimi anni hanno spogliato e devastato Villa Castagnola. Al piano terra, vicino alla piccola chiesa, sino al 2018 c’era anche un tipico gozzo ligure: non ha resistito a lungo, trafugato da qualche filibustiere moderno.

La mia esplorazione di Villa Castagnola è ormai datata 2022. Ho iniziato con un volo d’ispezione con il drone, quindi ho salutato la vicina di casa (uscita sul terrazzo a controllare) e ho chiesto informazioni: gentilmente mi ha detto di fare attenzione e mi ha raccontato degli incendi che hanno reso pericolosa la struttura (in realtà non tanto). Ho fotografato con tutta calma, ma al momento di andare via ho sentito delle voci: in urbex è sempre particolare il momento in cui si percepisce di non essere soli. Sono uscito allo scoperto e ho visto una ragazza che raccontava la storia della Villa a due turisti (non saprei come altro definirli). Mi sono presentato e in logica conseguenza aggiunto alla comitiva: non mi era mai capitato di fare una visita turistica illegale con tanto di guida in un luogo abbandonato.

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Lorena -urbex in black-

POSTED ON 20 Mar 2024 IN Portrait     TAGS: MODEL, studio, black

Lorena -black-

Qualche giorno fa Lorena mi ha chiesto, per un articolo di un giornale, la foto ritratto che le scattai per il progetto Herem nel 2022. Sono riuscito a trovare quel ritratto black/dark in studio, che poi comunque non è stato utilizzato: forse un po’ troppo cattiva in questa foto. Ma mi sono reso conto di non averla mai pubblicata su queste pagine e quindi è giusto correggere il tiro: se arrivate da queste parti con la ricerca Lorena Durante Urbex potete trovare il suo sito qui. :-)

Just Married in Palazzo Fauzone -Paolo-

POSTED ON 20 Mar 2024 IN Portrait     TAGS: EVENT, man, justmarried, 50ne

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Seconda e ultima parte di racconto di un matrimonio nella meravigliosa cornice di Palazzo Fauzone Relais, con la collaborazione di Marcos Atelier. Questa volta il modello è l’aristocratico e affascinante Paolo che indossa un completo blu elettrico di Manuel Ritz. Questa sessione è stata decisamente più complicata in quanto la stanza non era adatta al ritratto maschile e non avevo a disposizione nessuna luce flash in aiuto: mi sono visto costretto ad utilizzare esclusivamente la -poca- luce proveniente dalla finestra e ad alzare gli iso per compensare la mancanza di luminosità. Da Palazzo Fauzone è tutto, non mi rimane che ringraziare Paolo per la disponibilità. :)

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Just Married in Palazzo Fauzone -Tommaso-

POSTED ON 20 Mar 2024 IN Portrait     TAGS: EVENT, man, justmarried, 50ne

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Spiegare bene come e perché mi risulta complicato. Queste immagini sono estrapolate da una giornata dedicata al racconto di un matrimonio nella meravigliosa cornice di Palazzo Fauzone Relais, con la collaborazione di Marcos Atelier. Il vestito è di Carlo Pignatelli, il modello è il bravissimo e bellissimo Tommaso Merlino. Nelle mie pagine non troverete la fortunata in quanto mi sono dedicato esclusivamente allo sposo. In queste poche righe vorrei ringraziare Barbara, la padrona di casa, Tommaso per l’incredibile pazienza e tutto il team di stilisti, truccatori e, perché no, di Fotografi; in particolare Alex di PhotoStudio 3D con il quale ho realizzato queste immagini.

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Dancing Paradiso

POSTED ON 19 Mar 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX, disco

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Del Dancing Paradiso ho sentito tante cose ultimamente e devo ammettere che io non ho nemmeno sfiorato quell’empatia e quella meraviglia che ho letto in quasi tutte le recensioni (perdonatemi il termine). Sono un animo insensibile. Per me il dancing è stato confusione, ecco, confusione è il termine che rende meglio l’idea: dal punto di vista fotografico quasi fastidioso, claustrofobico, un insieme di oggetti alla rinfusa, nel disordine, nel degrado e nel buio quasi totale. Certo, c’è un mondo dietro, la vita della signora Paola si intreccia e si divide fra questi ricordi, fra questi pezzi di vita; purtroppo non sento la voglia di memoria che ascolto da tante parti.

Entrare nel Dancing, con la sua enorme mole di ricordi, mi ha fatto tornare in mente una storia che trovai in rete qualche tempo fa: fra 100 anni saremo tutti morti e sepolti. Fra i nostri discendenti nessuno saprà chi eravamo e nessuno si ricorderà di noi. Tutte le nostre proprietà e le nostre cose saranno di sconosciuti, che non sono ancora nati. E tutto questo insieme di oggetti, prezioso per alcuni, per il resto del mondo è semplicemente confusione: non mi ha lasciato sensazioni positive, mi ha fatto pensare che il tempo scorre velocemente e che tutto quello che oggi conserviamo domani sparirà nel nulla. Anche il Dancing Paradiso, nonostante una storia gloriosa, è diventato un’inutile accozzaglia di oggetti, alcuni orrendamente kitsch, e il tempo riuscirà a cancellare anche questo angolo di mondo destinato a scomparire, scusate la citazione, come lacrime nella pioggia.

Ammetto di aver qualche sintomo di distacco dai sentimenti, ma non credo di essere un replicante come Roy Batty: eppure nonostante fra queste pareti si siano raccontate storie d’amore, di amicizia, di vita, di tempo passato insieme, nonostante ci sia un intreccio di emozioni forti (anche senza andare vicino alle porte di Tannhäuser), anche il Dancing Paradiso è giunto al termine vita. Peccato, ma anche no: qualche volta forse è meglio non guardare indietro.

Se siete amanti del romanticismo, anche eccessivo, vi consiglio di leggere la storia del Dancing Paradiso raccontata da Lorena Durante: lei sicuramente ha percepito l’empatia di questo pezzo di storia.

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In the Air

POSTED ON 18 Mar 2024 IN Landscape     TAGS: travel, sunset, intheair, clouds

On Air

Non avevo mai pubblicato una foto del genere e mai avrei pensavo che un giorno sarei incappato in questo errore. Foto banale e foto da turista. Ma non mi era mai capitato (a memoria) di trovarmi al finestrino di un volo aereo con il tramonto e il tappeto di nuvole. Ho colto l’occasione, estratto la reflex con il grandangolo dallo zaino posizionato sotto il sedile di fronte a me e ho scattato attraverso il finestrino. Nel caso inserire la posizione dello scatto mi risulta particolarmente ostico, diciamo Mar Tirreno al largo di una zona compresa fra Campania e Calabria. Ho incluso un pezzo di ala per dare un’idea di profondità. Prima e ultima volta.

Piazza delle Erbe

POSTED ON 15 Mar 2024 IN City & Architecture     TAGS: nocturne, longexposure

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Quando si parla di viaggio la mia mente torna sempre al concetto di piazza, mi piace legare le città che visito alla loro piazza più importante. E quasi sempre i ricordi si perdono in mezzo a questi spazi immensi, per esempio non riesco a dimenticare Praça do Comércio a Lisbona oppure Piazza Ducale a Vigevano (e vorrei tornarci). Se invece penso a Verona la mia memoria non è legata a Piazza Bra, dove per intenderci si trova l’Arena, ma per uno strano gioco della memoria sono affascinato da Piazza delle Erbe. Probabilmente perché nel mio primo stop a Verona ero rimasto colpito dal fermento, dai giovani, dai locali e dall’allegria che avevo riscontrato fra i palazzi di questa piccola (se paragonata alle altre), ma meravigliosa piazza. Ma in fondo è il cuore di Verona, la più storica, qui si trova l’antico palazzo del comune, Palazzo Maffei, la torre dei Lamberti, la colonna con il leone di San Marco e la celebre fontana sormontata dalla statua denominata Madonna Verona. E quando la scorsa estate sono tornato, con in mente la fotografia, la mia prima idea era proprio di fotografarla in notturna. Ho dovuto attendere, perché al mio arrivo la confusione del mercato era ancora molto presente, ma sul tardissimo (le foto sono scattate a mezzanotte) sono riuscito a fotografarla come nella mia mente avevo immaginato.

E guardo il mondo da un oblò

POSTED ON 14 Mar 2024 IN City & Architecture     TAGS: frombelow, window

E guardo il mondo da un oblò

In questi giorni sono stati nominati i vincitori del Sony World Photography Awards 2024 e nella categoria Natural World & Wildlife ha trionfato il britannico Ian Ford con una incredibile immagine di un giaguaro che azzanna un caimano. La bellezza di questa foto si definisce per via di un’illuminazione praticamente perfetta (forse troppo perfetta) e per il fatto che il giaguaro rivolge lo sguardo al fotografo, come se recitasse una parte.

Non voglio discutere se l’immagine sia onesta oppure falsa, credo che sia scontato che si tratti di una foto reale (sino a prova contraria), il problema è che molti penseranno si tratti di una foto pesantemente elaborata oppure creata dall’intelligenza artificiale. Perché l’arrivo dell’A.I. sul mercato della fotografia è stato qualcosa di deflagrante, come una bomba atomica, ha sconvolto l’intera percezione del mondo dell’immagine.

Quando guardiamo le foto ormai il nostro primo pensiero è subito rivolto all’elaborazione digitale e nell’ultimo periodo ho visto, anche in ambiti di basso livello, foto meravigliose, momenti irripetibili catturati con estrema facilità e il sospetto ormai è sempre presente. E questo sospetto rovina e rende poco credibile qualsiasi immagine, si è persa la certezza del legame tra fotografia e realtà. Come sostiene Dario Bonazza basterebbe avere l’onestà di dichiarare se si tratta di una foto oppure di una sintografia, ma nel nostro mondo questa onestà non è nemmeno auspicabile; serve al più presto una funzione digitale, una firma non cancellabile che permetta subito di comprendere l’origine di un’immagine, che certifichi che quella fotografia è vera, non creata dal computer. E se questo non succederà ci troveremo a navigare in un mondo di falsità e sospetto.

La foto che ho scelto non è casuale, l’ho scattata a Torino alle Gallerie d’Italia durante una giornata grigia e buia; ma con la pressione di qualche tasto, e senza nemmeno troppe competenze informatiche, ho sostituito il cielo e aggiunto un aereo. In questo caso è semplice avere l’onestà di dichiarare, ma è un ambiente davvero molto difficile. Credo che in futuro, sotto il titolo della foto, aggiungerò una dicitura per indicare il tipo di elaborazione digitale. È un’idea.

Dopo la neve…

POSTED ON 10 Mar 2024 IN Landscape     TAGS: snow, sky, clouds

Dopo la neve...

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