Fotografare le Terme di Saturnia non è facile: la quantità di gente in acqua è impressionante e il discorso privacy e rispetto diventa preponderante. Devo ammettere però che si tratta di un luogo per certi versi affascinante perché in quanto ad accesso totalmente libero regala uno spaccato di vita davvero importante. La mia idea era quella di trovare almeno un’immagine senza esseri umani e quindi mi sono alzato prima dell’alba per arrivare in tempo per il sorgere del sole; avevo fatto decisamente male i conti. Quando ho parcheggiato l’auto ho sentito della musica in lontananza e mentre mi avvicinavo alle terme il suono diventava sempre più forte. Avevo già intuito qualcosa ma quando sono arrivato sul posto sono rimasto di stucco, non credevo ai miei occhi: ci saranno state 200 persone, musica da discoteca a tutto volume, tende, asciugamani, gente che dormiva sulla spiaggia, gente che ballava, gente che beveva, un piccolo bar (abusivo chiaramente) allestito in modo improvvisato. Da quanto ho capito le terme di Saturnia (soprattutto in estate) non dormono mai: la sera prima avevano iniziato una sorta di after e la musica non si era fermata per tutta la notte. Ho riposto le mie speranze di fotografare le terme nude e ho cercato di fare buon viso a cattivo gioco. Ho scelto tre foto, faceless come si dice, e sono tutte scattate alle 6 di mattina.
La Balena Bianca è una formazione calcarea (di acque sulfuree) molto particolare che si trova a Bagni San Filippo, una piccola frazione del comune di Castiglione d’Orcia in provincia di Siena, alle pendici del Monte Amiata. Si trova al termine (o quasi) di un percorso termale immerso nella natura e colpisce l’occhio per il suo colore bianco e per la forma che sembra, appunto, quella di una gigantesca bocca di balena. Ci siamo arrivati quasi per caso (non è molto conosciuta) su consiglio di un turista: l’acqua non è caldissima come in altre località termali, ma l’insieme di vasche e cascatelle è davvero affascinante.
Io chiaramente non mi sono dedicato alle acque termali (l’idea di infilarmi nelle vasche non mi ha nemmeno sfiorato), ma ho preferito fotografare i bagnanti molti dei quali (nonostante i numerosi avvisi) camminavano maleducatamente sulla formazione calcarea. Ho utilizzato il 24-105 alla massima focale e ho rubato qualche ritratto. Il testo di Ruggeri che ho messo in calce non ha nessuna attinenza, anzi, è più orientato verso Melville. Ma è una canzone che ho ascoltato per lungo tempo, il titolo è perfetto e mi sono ritrovato a cantarla mentre cercavo di trovare qualche foto interessante.
Dimmi la bianca balena stasera dov’e’
Nella tempesta infinita non c’e’
Mondo di uomini fatto di uomini soli
– Enrico Ruggeri
Il podere Belvedere all’alba è un classicissimo della fotografia di landscape in Italia: vengono da tutto il mondo e non di rado capita di trovare decine di fotografi appostati nell’erba alla ricerca dello scatto perfetto. Io non potevo esimermi, sono andato una mattina di maggio e per fortuna ho trovato un solo compagno di avventura, anche poco loquace (doppia fortuna). Avevo la malcelata speranza che dal buio spuntasse un’alba interessante: sfruttando il periodo di fioritura dei papaveri mi ero messo in testa di fotografare il rosso sfuocato in primo piano e il podere sullo sfondo. Polarizzatore circolare, treppiede, pazienza in dosi massicce (sono arrivato al buio alle 5 di mattina, l’ultima foto riporta come orario 6.37), umidità e quasi 200 scatti, ma poco dopo le 6 sono riuscito a trovare la giusta ripresa, comunque molto vicina all’idea che avevo in mente quando la sera prima avevo impostato la sveglia alle 4.30 del mattino.
Non saprei proprio come catalogare questo racconto di Portoferraio, ma credo che possa dividersi fra street e immaginazione. Al termine della tre giorni elbana, con il gruppo di IgersPiemonte, abbiamo trascorso due ore a fotografare il centro storico della capitale dell’isola. Il tempo è sempre tiranno e quindi abbiamo raccontato il pochissimo che siamo riusciti a intravedere: siamo partiti in direzione opposta e contraria verso l’alto, raggiungendo il pittoresco Forte Stella (2 euro d’ingresso spesi bene), poi siamo ridiscesi verso il basso fra piazze, scalinate e tunnel, sino a raggiungere il mare. È un tipo di fotografia che mi piace, soprattutto se realizzata in gruppo (anche se tendo a distrarmi): credo sia un ottimo modo per migliorarsi e comprendere punti di osservazione diversi dal proprio. Sono tante foto, molto distanti tra loro, un concetto diverso dal reportage e dal racconto fotografico: è un potpourri di immagini senza filo logico se non quello cronologico e geografico. È un processo che tempo fa non avrei seguito e forse nemmeno compreso, ma prendetelo così: senza capo e senza discepoli.
Dovrei descrivere e raccontare una tre giorni davvero strana all’isola d’Elba, ma non voglio tediare nessuno con storie lunghe di amicizia e di incontri; credo basti sapere che dal 14 al 16 ottobre si è tenuta, sull’isola del ferro, l’assemblea annuale di #IgersItalia e ho partecipato per la prima volta in qualità di local (si chiamano così) di #IgersCuneo (seguiteci).
Fra le escursioni previste dal programma al sottoscritto è capitata la più impegnativa dal punto di vista fisico: un trekking abbastanza complicato (a parole, poi in realtà relativamente semplice) per giungere al Castello del Volterraio, la più antica fortificazione dell’isola d’Elba. Un luogo meraviglioso dal quale si può ammirare in tutta la sua bellezza il golfo di Portoferraio. La scelta delle immagini non è molto razionale, ho deciso per una sorta di ordine cronologico per raccontare il Castello e l’ascesa alla vetta; non è un vero e proprio reportage, ma un insieme di immagini singole, direi quasi una raccolta di foto da instagrammare. Ma d’altronde il focus della giornata era proprio quello.
…esso vi appare fosco tra le nuvole, misterioso sotto il sole, maschio e solitario come un guerriero che attenda sempre, da sempre e per sempre nella sua armatura di roccia la chiamata a strenue difese. Non è soltanto bello, il Volterraio è fascinoso, arcano, potente; vive in un suo segreto profondo, al di sopra delle sventure umane e degli stessi eventi di cui è stato protagonista.
– Gin Racheli, “Le isole del Ferro”