Il Tempio del Valadier era da anni sulla mia lista personale di luoghi da fotografare. Una di quelle mete che continui a rimandare perché davvero lontana, ma che resta sempre lì, fissa nella testa ogni volta che ti capita di rivederla online. La sua posizione così insolita – una costruzione neoclassica incastrata in una grotta – lo rende perfetto per una sessione fotografica mirata. La giornata non offriva molto dal punto di vista atmosferico: aveva appena smesso di piovere e il cielo era coperto da nuvole compatte, grigio e piatto. Niente luce scenografica, niente riflessi dorati: solo una scena statica da gestire con calma e precisione. Raggiunta Genga, ho affrontato il sentiero che porta al tempio. Servono circa 10-15 minuti per arrivare in cima: c’è un po’ di salita, all’inizio soprattutto, ma il percorso è facile, lastricato e regolare. Semplice, anche con lo zaino fotografico in spalla.
Il tempio si trova nelle Marche, nel comune di Genga, in provincia di Ancona, all’interno del Parco Naturale della Gola della Rossa e di Frasassi. Fu costruito nel 1828 su iniziativa di papa Leone XII, originario proprio di Genga, che lo pensò come rifugio per chi cercava silenzio e raccoglimento. Il progetto è firmato da Giuseppe Valadier, architetto neoclassico noto per il suo rigore geometrico. Realizzato in travertino chiaro locale, il tempio si incastra con precisione scenografica nella parete rocciosa. Poco distante, la grotta detta rifugio dei peccatori, un tempo usata per ritiri spirituali, oggi fa più la funzione di punto panoramico per la foto da pubblicare sui social.
Questa foto l’ho scattata qualche anno fa, durante una vacanza in Puglia. Avevamo deciso di fermarci a Peschici per un paio di giorni, senza troppi programmi, senza pensieri. Quella sera, dopo aver girato il centro storico e curiosato tra le botteghe, ci siamo seduti in un bar per un aperitivo con vista sul mare. Il tramonto era spettacolare: c’era quell’odore di salsedine nell’aria e le barche erano ferme in porto, a galleggiare fra le onde. A un certo punto mi sono alzato, ho preso la macchina fotografica dallo zaino (sempre pronta) e l’ho appoggiata sulla ringhiera della terrazza, giusto per tenerla ferma. Ho scattato senza pensarci troppo, quasi d’istinto. Non era una foto studiata, solo il bisogno di fermare un momento da ricordare.
La gioia di vivere, in ungherese, si scrive az élet örömét. Recentemente mi hanno parlato di Budapest come possibile meta turistica e, subito, mi sono tornati in mente i ricordi di un viaggio che ho fatto nella capitale ungherese nel 2013. Preistoria, praticamente. Incuriosito, sono andato a cercare le foto di quel periodo e ho trovato 460 scatti, realizzati nell’arco di 4 giorni. Ero con un gruppo eterogeneo di amici e molte di quelle immagini sono semplici foto ricordo. Se dovessi tornare oggi lungo il Danubio, scatterei almeno cinque volte il numero di foto. La qualità di quelle immagini è decisamente bassa e, anche se ne avevo pubblicate alcune, oggi posso dire che molte sono irrimediabili. Tuttavia, alcune, se riviste con gli occhi di oggi, possono essere ancora recuperate. Questa foto di street, per esempio, la trovo interessante. Racconta qualcosa che all’epoca non avevo colto a pieno, ma che nel 2025 apprezzo decisamente di più.
Queste immagini di Pompei hanno quasi 3 anni e forse è il momento di pubblicarle. In realtà anche no, ma lo farò ugualmente. Ne ho scelto 21, senza un filo logico, senza un’idea precisa: è stata una visita guidata, ma disordinata, alla ricerca delle storia e dei luoghi più iconici, conosciuti e interessanti. Ci sarebbero tantissime cose da scrivere per raccontare Pompei, ma credo che qualcosa di interessante in rete si possa trovare senza obbligatoriamente aggiungere anche le mie parole. Inoltre la memoria è labile, il tempo tiranno e mi ricordo pochissimo. Potrei parlare di fotografia, ma anche qui rischierei di cadere nel banale. Un suggerimento però mi sento di condividerlo: se decidete di visitare i resti di Pompei fatevi accompagnare da un guida, senza aiuto è difficile capire e comprendere la storia di questo luogo magico.