Delle Maschere

POSTED ON 25 Mag 2023 IN Portrait     TAGS: silver, transfigurative, museum

Delle Maschere

Di Pellizza

POSTED ON 22 Mag 2023 IN Landmark, Details     TAGS: EVENT, silver, museum, transfigurative, wideaperture

Di Pellizza

Volta dello Scalone di Palazzo Reale

POSTED ON 28 Apr 2023 IN Landmark     TAGS: museum, history, wideaperture

Volta dello Scalone di Palazzo Reale

Elliott Erwitt “Family”

POSTED ON 26 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: EVENT, museum

Family di Ellott Erwitt /01

Il 3 Marzo scorso, nella splendida cornice della palazzina di Caccia di Stupinigi, ho presenziato all’inaugurazione della mostra del grande Elliott Erwitt. La mostra s’intitola Family e raccoglie gli scatti del maestro che hanno meglio descritto il concetto inesprimibile e totalizzante della famiglia. La mostra consta di non so quante foto, non ho trovato il numero e non le ho contate (ma sono tantissime), tutte rigorosamente in bianco e nero come nello stile del fotografo statunitense; raccontano in modo variegato e moderno il concetto di famiglia e rappresentano uno spaccato molto interessante della nostra società. Il tutto visto attraverso la lente ironica, ma anche dolce e sprezzante, di Erwitt. E’ una mostra assolutamente da vedere se siete appassionati di fotografia, ma anche se non lo siete: sino all’11 giugno 2023.

Elliott Erwitt, nato Elio Romano Erwitz (Parigi, 26 luglio 1928), è un fotografo statunitense specializzato in fotografia pubblicitaria e documentaria, noto per i suoi scatti in bianco e nero che ritraggono situazioni ironiche e assurde di tutti i giorni. Seguì lo stile di Henri Cartier-Bresson, maestro nel cogliere l’attimo decisivo.

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Like an Egyptian

POSTED ON 26 Apr 2023 IN Landmark     TAGS: museum, wideaperture, 50ne

Like an Egyptian

Accademia delle Scienze di Torino

POSTED ON 21 Apr 2023 IN Landmark, Reportage     TAGS: EVENT, museum, monument, history

Accademia delle Scienze /04

L’Accademia delle Scienze di Torino nasce nel 1757 per iniziativa del conte Angelo Saluzzo di Monesiglio, del medico Giovanni Francesco Cigna e del matematico Luigi Lagrange. Nel 1783 Vittorio Amedeo III concede le lettere patenti di fondazione della Reale Accademia delle Scienze. Il motto scelto dai Soci Veritas et utilitas esprimeva il duplice impegno dell’Accademia per il progresso della scienza e per la sua finalizzazione a vantaggio della società.

Mercoledì scorso, con la guida di Elena Borgi, responsabile della biblioteca, mi sono lanciato in un viaggio nella storia e nella scienza che posso, senza dubbio, definire meraviglioso. L’ambiente è di rara bellezza, le sale che abbiamo visitato conservano un fascino trepidante e non possono che stupire e meravigliare chiunque abbia l’onore di varcare la soglia di ingresso. Avevo già visto qualche immagine della Sala dei Mappamondi, che deve il nome ai due preziosi globi del cartografo veneziano Vincenzo Maria Coronelli conservati al suo interno, ma osservarla dal vivo lascia davvero senza fiato. E poi si passa nella sala della lettura (superando i busti di Pitagora e Euclide) che forse è meno scenografica, ma che mostra un soffitto incredibile (affrescato con soggetti ispirati all’ornitologia, tra cui gufi, struzzi, pavoni e pellicani) e ha le pareti ricoperte da librerie in legno che ospitano le collezioni librarie più antiche.

Ci sarebbero un’infinità di storie da raccontare, ma come sempre mi piace dire io faccio foto, mica scrivo. Sul sito dell’Accademia si può leggere la storia di questo luogo che mi ha lasciato delle sensazioni che posso definire da brividi (anche grazie al racconto e alla competenza di Elena Borgi). Dopo la visita ho iniziato ad ascoltare il podcast La Scienza, che storia!, prodotto dall’Accademia (al momento sono 9 puntate) e che parla di divulgazione storico-scientifica in modo semplice e, per certi versi, anche divertente. Ho scelto 20 foto e purtroppo non sono molto soddisfatto: il tempo è stato tiranno e non ha aiutato il compito del povero fotografo. Mi sarebbe piaciuto avere più spazio, più calma e meditare maggiormente prima di premere il pulsante di scatto: ma devo ammettere che quando osservo queste immagini mi tornano bene in mente le sensazioni che ho provato e il profumo della biblioteca.

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Villa della Regina -gioiello barocco-

POSTED ON 13 Apr 2023 IN Landmark, Reportage     TAGS: monument, museum

Villa della Regina /02

La Villa della Regina è una villa seicentesca situata sulla collina di Torino e costruita per volere di Maurizio di Savoia, prima cardinale e poi, dal 1641, principe d’Oneglia, e passata poi a sua moglie Ludovica di Savoia. Il Cardinal Maurizio, come veniva chiamato, affidò, nel 1615, il progetto all’architetto Ascanio Vitozzi e, dopo la morte di quest’ultimo, a Carlo e Amedeo di Castellamonte. Secondo il progetto originale la villa avrebbe dovuto assumere le sembianze di una sontuosa residenza di campagna, con tanto di vigneti. Oggi, difatti rimane visibile all’esterno della villa la Vigna della Regina, unico esempio di vigneto urbano di Torino.

Il primo nome della villa fu Villa Ludovica, perché divenne residenza personale di Ludovica di Savoia. Nella villa, Maurizio di Savoia era solito organizzare riunioni di accademici e di intellettuali, durante le quali si discuteva, nei molteplici salotti presenti nell’edificio, di arte, scienza, filosofia e matematica. Dopo la morte di Ludovica di Savoia, nel 1692, il complesso divenne la residenza della regina Anna Maria di Orléans, moglie di Vittorio Amedeo II, che in particolare la elesse a suo soggiorno prediletto dopo averne affidato una nuova progettazione a Filippo Juvarra che curò ogni aspetto dell’interno e degli esterni, comprese le più minute decorazioni.

Nel 1865, Vittorio Emanuele II ne fece dono all’Istituto per le Figlie dei Militari. Purtroppo, il complesso fu pesantemente danneggiato durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e in seguito cadde in stato di abbandono. Bisognerà attendere il 1994, anno in cui la villa diviene proprietà dei beni artistici dello Stato, per far sì che abbia inizio il progetto di recupero e restauro dell’edificio.

Fa parte del circuito delle Residenze sabaude in Piemonte e, dal 1997, la Villa è iscritta alla Lista del Patrimonio dell’umanità come parte del sito seriale UNESCO Residenze Sabaude.

All’interno della residenza si trovano affreschi e quadri di Giovanni Battista Crosato, Daniel Seiter e Corrado Giaquinto, posti nel grande salone principale. Nelle sale adiacenti sono notevoli i quattro Gabinetti Cinesi in raffinato legno laccato e dorato. Gran parte degli stucchi, fra i quali le decorazioni dell’anticamera con soffitto verde e della sala di Anna Maria di Orléans, sono opera di Pietro Somazzi.

Dietro il palazzo si estende un vasto giardino emiciclico scavato nella collina, posto su 3 livelli suddivisi da filari di siepi di bosso. Dal corpo centrale della facciata retrostante si sviluppa un’esedra semicircolare che racchiude una piccola vasca quadrilobata in marmo. L’ambiente dell’esedra è delimitato da un muro semicircolare su cui sono scavate 20 nicchie quasi tutte adorne di statue. All’estremità Sud della villa, a destra della facciata principale, sorge il Padiglione dei Solinghi, una costruzione a due piani a forma di pagoda in cui si riuniva l’Accademia dei Solinghi, circolo di intellettuali fondato proprio da Maurizio di Savoia.

Villa della Regina è un piccolo/grande gioiello barocco della collina torinese, costituisce il fondale scenografico oltre il Po, e merita assolutamente una visita. Nell’articolo trovate 52 immagini, ovviamente tutte scattate dal sottoscritto con grandangolo, normale 50mm e, le ultime, con il drone. Non sono riuscito ad affrontare tutti gli ambienti della Villa, ma credo che in queste foto si riesca a comprendere la maestosità di questo straordinario capolavoro.

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Anıtkabir, il mausoleo di Atatürk

POSTED ON 2 Apr 2023 IN Landmark     TAGS: travel, art, museum, history

Anıtkabir, il mausoleo di Atatürk

Cappella della Sacra Sindone

POSTED ON 21 Mar 2023 IN Landmark     TAGS: church, art, museum, zenit

Cappella della Sacra Sindone /01

Credo non ci sia molto da raccontare sulla Cappella della Sacra Sindone, il capolavoro di Guarino Guarini, patrimonio Unesco dal 1997 e riaperta nel 2018 dopo 21 anni di restauro in seguito all’incendio che divampò nella notte fra l’11 e il 12 aprile del 1997. Dopo aver visto diverse immagini volevo provare a scattare una foto zenitale: mi ero portato anche un piccolo treppiedi per riuscire nel mio intento. Poi appena entrato mi sono accorto che sarebbe stato impossibile in quanto il centro della Cappella è occupato da un enorme altare sul quale è vietato salire. Ho quindi dovuto accontentarmi della luminosità del mio 14mm Sigma e ho scattato a mano libera, ma ferma, a f/2.5. Niente facile riuscire a mantenere una prospettiva centrale, ma dopo diversi tentativi credo di essere riuscito a portare a termine l’impresa zenitale con discreto successo.

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The World of Banksy

POSTED ON 18 Mar 2023 IN Reportage     TAGS: art, museum, graffiti

The World of Banksy /09

Non ero convinto ad andare a vedere, nella sala degli Stemmi della Stazione Porta Nuova di Torino, la mostra The World of Banksy – The immersive experience dedicata all’artista sconosciuto più famoso al mondo. Poi ho vinto un paio di biglietti e sono andato. :-) In effetti la prima idea (non andare) non era completamente sbagliata: la mostra è molto bella e contiene spunti interessanti, che portano a pensare, a riflettere. Ma dal punto di vista artistico sono chiaramente riproduzioni di graffiti e per chi conosce la storia e le idee di Banksy non dice nulla di nuovo. Ho comunque scoperto immagini che non conoscevo e ho fotografato: non sono foto artistiche e probabilmente non sono nemmeno valida documentazione. Mi piace però pensare che siano un ricordo, perché la foto può essere anche così e qualche volta ho necessità di tornare al passato, a quando ho iniziato a fotografare per bloccare momenti di vita.

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I graffiti sono stati utilizzati per dare inizio a rivoluzioni, fermare le guerre, e in generale sono la voce delle persone che non sono ascoltate.
– Banksy

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Museo della Mille Miglia

POSTED ON 26 Gen 2023 IN Reportage     TAGS: museum

Mille Miglia /02

Non sono un appassionato di automobili e nemmeno di sport automobilistici. E non mi piace nemmeno fotografare le automobili, forse in gara, ma ho provato raramente; anche se da bambino andavo con mio padre a vedere le prove speciali del Rally di Sanremo (a Rezzo). Però devo ammettere che la storia, qualsiasi tipo di storia, esercita sul sottoscritto un fascino particolare: e potrei ascoltare per ore i racconti, le leggende che si intrecciano con la realtà, le cronache dell’epoca e le curiosità degli eventi sportivi. Sono rimasto estasiato a sentire la storia della Mille Miglia, “La corsa più bella del mondo” come ebbe a dire Enzo Ferrari. Perché la Mille Miglia non è semplicemente una corsa automobilistica, è la storia di questo sport, è un mito che continua nel tempo, anche a distanza di oltre 60 anni dall’ultima vera gara. Il museo (bellissimo, ingresso 10 euro) conserva i cimeli, i reperti dell’epoca (fra cui circa centotrentamila documenti) e ovviamente alcune delle automobili (e non solo) che hanno reso celebre questa gara. Il Museo ha aperto al pubblico il 10 Novembre 2004 ed è situato all’interno nel monastero di Santa Eufemia, di proprietà del Comune di Brescia, complesso dal grande valore archeologico, storico e architettonico che da lungo tempo stava subendo un degrado inarrestabile e che grazie all’aiuto di fondi privati è stato recuperato.

Fra le auto esposte due sono decisamente particolari: la Fiat 1500 Cabriolet del 1939 la cui carrozzeria arrugginita mostra i segni del tempo con un fascino molto particolare e l’Alfa Romeo Giulietta SZT, prototipo della coda tronca restaurata con un approccio conservativo solo su metà della carrozzeria e premiata dall’Unesco nel 2016 proprio per le tecniche innovative utilizzate. Fanno parte della collezione privata di Corrado Lopresto, il collezionista italiano di auto d’epoca più famoso al mondo, titolare di una collezione di prototipi italiani che è punto di riferimento internazionale per la ricerca, la storia e la cultura del car-design made in Italy. Sono inserite in una mostra temporanea, composta da 4 esemplari, dal titolo Inossidabile Eleganza.

Come scrivevo pocanzi non sono un grande fotografo di automobili, quindi ho cercato di trovare i dettagli più intriganti delle auto d’epoca e qualche particolare curioso. Bellissimo il manifesto d’epoca che ricorda che nel 1921 a Brescia (precisamente a Montichiari) si disputò il primo Gran Premio d’Italia, poi spostato all’autodromo di Monza, e davvero romantico il suggerimento di fare attenzione al passaggio dei corridori, perché la Mille Miglia si disputava sulle strade della prima metà del secolo scorso. Che pionieri, che epoca!

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Ci sono due cose che nessun uomo ammetterà mai di non saper fare bene: guidare e fare l’amore.
– Stirling Moss

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Brixia -Parco archeologico di Brescia romana-

POSTED ON 26 Gen 2023 IN Landmark, Reportage     TAGS: museum, monument

Brixia /04

Il parco archeologico di Brescia romana è parte del corridoio Unesco che comprende, dal 2011, anche il complesso monastico di San Salvatore e Santa Giulia. Prima che diventasse sito Unesco avevo già visitato il parco, ma devo ammettere che negli ultimi anni sono stati svolti lavori importanti che hanno trasformato l’intera zona in qualcosa di meraviglioso.

Quando siamo entrati nel Santuario il meteo non era dei migliori, il cielo plumbeo, ma tornati all’aperto sono arrivati l’azzurro e le nuvolette carine che mi hanno permesso di fotografare in maniera più interessante il tempio: ho scoperto che le parti bianche sono le uniche originali, mentre il resto è ricostruito in laterizio. È una tecnica che oggi non sarebbe accettabile, ma che nel secolo scorso veniva utilizzata largamente; l’impatto scenografico non è così male, anzi, infatti nonostante le nuove tecnologie si è deciso di non modificare la ricostruzione storica di quasi 100 anni fa.

L’altro pezzo da novanta dell’area archeologica è la Vittoria Alata, ma il motivo di tale importanza è possibile comprenderlo solo osservandola da vicino: i dettagli, i particolari, l’impatto visivo. È ritornata a Brescia dopo due anni di restauro condotto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è un pezzo unico per composizione, materiale e conservazione, e uno dei pochi bronzi romani proveniente da scavo giunti fino a noi. Dal vivo è bellissima. Sentire la sua storia riporta indietro nel passato e permette di riflettere, comprendere al meglio la qualità e il tempo che serve per il recupero e la manutenzione di questi straordinari manufatti

L’area è stata progressivamente portata in luce e valorizzata a partire dal 1823, quando grazie a una sottoscrizione pubblica, l’Ateneo di Scienze Lettere e Arti di Brescia diede avvio a indagini archeologiche partendo dai pochi elementi affioranti all’interno di proprietà private. La campagna portò a risultati straordinari, riconoscendo il tempio Capitolino e numerosi suoi arredi, il teatro romano e il deposito dei grandi bronzi al quale appartiene anche la Vittoria Alata, tanto che, all’interno del tempio restaurato, nel 1830 venne aperto il Museo Patrio, primo dei musei cittadini.

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Al museo di Santa Giulia -in notturna-

POSTED ON 25 Gen 2023 IN Landmark, Reportage     TAGS: event, museum, monument

Museo di Santa Giulia /02

Il museo di Santa Giulia è il museo più importante di Brescia, si trova in via dei Musei (buona idea) ed è ospitato all’interno del monastero di Santa Giulia, fatto erigere nel 753, in epoca Longobarda, da Re Desiderio e da sua moglie Ansa. Il sito fa parte di una serie di monumenti che comprendono monasteri, chiese e fortezze e che sono divenuti un sito UNESCO seriale nel giugno 2011, perché testimoniano il ruolo significativo del popolo longobardo per lo sviluppo spirituale e culturale dell’Europa nella transizione fra la Classicità e il Medioevo.

Ho avuto il piacere e l’onore di visitarlo in esclusiva (e in notturna) con la guida di Francesca Morandini, curatrice delle sezioni archeologiche del museo, e di Arianna Petricone, referente di Italia Longobardorum e storica dell’arte medievale. Ho già parlato della questione WOW e la nostra invasione digitale è stata improntata alla visita delle zone più interessanti e scenografiche dell’intero complesso: d’altronde si parla di 14000 metri quadrati di museo e fermarsi su ogni singolo reperto sarebbe stato impossibile.

Abbiamo ammirato la Chiesa di San Salvatore, il rilievo di Pavone, il coro delle Monache -WOW-, la cripta, l’armonium delle allodole impazzite (opera moderna dell’artista Emilio Isgrò) e la chiesa di Santa Maria in Solario -WOW- composta da due sale e che conserva due dei reperti più importanti del museo: la lipsanoteca e la croce di San Desiderio. All’uscita ho anche fotografato il tempio capitolino nell’area archeologica: esula un po’ dal contesto di questo racconto fotografico, ma non ho resistito alla tentazione.

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Gregory Crewdson – Eveningside

POSTED ON 20 Gen 2023 IN Street     TAGS: silver, museum

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Gregory Crewdson - Eveningside /01

I colori della fede a Venezia

POSTED ON 9 Dic 2022 IN Reportage     TAGS: event, art, museum

“L’annunciazione” di Tiziano (1563-1565)“L’ultima cena” di Tintoretto (1561-1566)

Il battesimo di Cristo del Veronese (1560-1561)“Resurrezione di Cristo” del Veronese (1560)“La Crocefissione” di Tintoretto (1560)

Al complesso monumentale di San Francesco di Cuneo sono esposte 5 meravigliose pale d’altare di tre grandi maestri del rinascimento veneto: Tiziano Vecellio, Jacopo Robusti detto il Tintoretto e Paolo Caliari detto il Veronese. La mostra, a cura di don Gianmatteo Caputo e di Giovanni Carlo Federico Villa con il supporto organizzativo di MondoMostre, è allestita in modo elegante, maestoso e completo, è un progetto espositivo di Fondazione CRC e Intesa Sanpaolo ed è completamente gratuita. Assolutamente da visitare.

Apre la mostra l’“Annunciazione” (1563-1565) di Tiziano proveniente dalla Chiesa di San Salvador. Del Veronese vengono presentate il “Battesimo di Cristo” (1560-1561) dalla Chiesa del Redentore e la “Resurrezione di Cristo” (1560 circa) dalla Chiesa di San Francesco della Vigna. Di Tintoretto vengono esposte l’“Ultima Cena” (1561-1566) dalla Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio detta San Trovaso e la “Crocifissione” (1560 circa) dalla Chiesa di Santa Maria del Rosario detta dei Gesuati.

Fotografare è consentito, senza treppiede, ma complicato date le condizioni di luce: ho scattato in manuale a tuttaapertura (f/2.8), impostando 1/80 di secondo (forse sfruttando la stabilizzazione avrei potuto osare di più, ma ho preferito non rischiare) e 800 ISO. Non volevo riprodurre il catalogo della mostra, mi interessava però che le opere fossero ben visibili e nitide senza cercare svolazzi ed eventuali velleità artistiche.

Sere d’Estate alla Venaria Reale

POSTED ON 2 Ago 2022 IN Landmark, Reportage     TAGS: event, monument, museum

Sere d'Estate alla Venaria /11

Sono stato per la prima volta alla Venaria Reale nel Novembre 2007. In questi quasi 15 anni, nonostante mi sia trasferito in Piemonte, non mi era mai capitata l’occasione di tornare. Questo sino a sabato scorso quando grazie all’organizzazione di Igers Piemonte e del sempreattivo Tommaso Agate sono stato invitato a fotografare le Sere d’Estate e #PlayVenaria, una straordinaria mostra che indaga i videogiochi come decima forma d’arte praticata da 3 miliardi di persone nel mondo.

È stata una scoperta meravigliosa perché visitare la Venaria durante il tramonto è qualcosa di unico; tutti gli eventi (mostre, visita, giardini, spettacoli) fanno parte di Play – Un anno tutto da giocare, la proposta culturale che contrassegna tutto il 2022 della Reggia. La mostra rimarrà aperta sino al 15 gennaio 2023 (un po’ di tempo c’è ancora), mentre Sere d’Estate (e il nome potrebbe indicare qualcosa) sarà in calendario sino al 14 di Agosto.

Ho scelto 44 foto pubblicate rigorosamente in ordine cronologico: la Galleria Grande, la mostra #PlayVenaria, gli interni della Reggia al tramonto, il giardino durante le sere d’Estate e infine l’evento notturno: il Venaria Light Show. Un gioco di interazione e cooperazione creativa che permette ai visitatori (soprattutto i più giovani, fra cui mia figlia) attraverso una tastiera gigante di 4 metri di agire sull’intera facciata della Galleria Grande trasformandola in un teatro, con effetti di luci e scenografie sempre diverse. Un fantastico, emozionante videogioco reale, prosecuzione ideale della mostra Play – videogames, arte e oltre, allestita nelle Sale delle Arti della Reggia. Le foto rendono solo parzialmente un’idea della bellezza e delle emozioni che può regalare la Venaria al calar della sera: in Italia è praticamente impossibile trovare un luogo d’arte aperto oltre il tramonto e sino a sera inoltrata, ma credo che sia un esperimento e un’idea da seguire con coraggio e convinzione.

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