Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale, celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto. Per l’occasione ho deciso di andare a Borgo San Dalmazzo e visitare il Memo 4345. Cos’è il Memo 4345? È uno spazio per conoscere, capire, ricordare e interrogarsi. Non è semplice raccontare la storia europea della persecuzione ebraica, ma qui nascono domande, il visitatore viene guidato alla riflessione e vengono poste le basi per comprendere gli elementi essenziali della Shoah in Europa.
Avevo già visitato il Memo 4345 l’anno scorso, ho deciso di tornare con calma per fotografare. Ho chiesto il permesso e con la tranquillità che richiede il luogo ho scattato (senza treppiede) dettagli e panoramiche. Mi sono concentrato sulla scritta GENOCIDIO, che può diventare un pugno nello stomaco, e sulle valigie nel centro della navata che sembrano un po’ slegate al contesto, ma al tempo stesso trasformano l’atmosfera e la rendono malinconica e triste, perché giustamente portano alla riflessione e impongono una domanda forte: cosa siamo stati capaci di fare?
È più difficile onorare la memoria dei senza nome che non quella degli uomini famosi.
– Walter Benjamin
L’Accademia delle Scienze di Torino nasce nel 1757 per iniziativa del conte Angelo Saluzzo di Monesiglio, del medico Giovanni Francesco Cigna e del matematico Luigi Lagrange. Nel 1783 Vittorio Amedeo III concede le lettere patenti di fondazione della Reale Accademia delle Scienze. Il motto scelto dai Soci Veritas et utilitas esprimeva il duplice impegno dell’Accademia per il progresso della scienza e per la sua finalizzazione a vantaggio della società.
Ci sarebbero un’infinità di storie da raccontare, ma come sempre mi piace dire io faccio foto, mica scrivo. Sul sito dell’Accademia si può leggere la storia di questo luogo che mi ha lasciato delle sensazioni che posso definire da brividi (anche grazie al racconto e alla competenza di Elena Borgi). Dopo la visita ho iniziato ad ascoltare il podcast La Scienza, che storia!, prodotto dall’Accademia (al momento sono 9 puntate) e che parla di divulgazione storico-scientifica in modo semplice e, per certi versi, anche divertente. Ho scelto 20 foto e purtroppo non sono molto soddisfatto: il tempo è stato tiranno e non ha aiutato il compito del povero fotografo. Mi sarebbe piaciuto avere più spazio, più calma e meditare maggiormente prima di premere il pulsante di scatto: ma devo ammettere che quando osservo queste immagini mi tornano bene in mente le sensazioni che ho provato e il profumo della biblioteca.
Il mausoleo di Ciano si trova a Livorno, sulle colline alle spalle della città, in località Monteburrone. Avrebbe dovuto essere la tomba del gerarca fascista Costanzo Ciano, nato appunto a Livorno e morto nel 1939. La costruzione fu affidata allo scultore Arturo Dazzi per la parte statuaria, che a sua volta chiamò Gaetano Rapisardi per la parte architettonica. I lavori iniziarono velocemente, ma furono bloccati dalla caduta del regime fascista alla fine della seconda guerra mondiale.
Attualmente il mausoleo di Ciano giace abbandonato, da oltre 70 anni. Praticamente un enorme monumento, si tratta di un massiccio torrione alto circa 17 metri, dedicato alla caduta del regime fascista. La vista dal tetto (che attualmente è senza protezioni e di facile accesso attraverso una scala esterna) è incredibile, domina tutta Livorno e si estende sino alle isole dell’arcipelago toscano (Capraia, Gorgona, Elba); nelle giornate limpide si può anche ammirare il profilo della Corsica. Recentemente il fumettista Daniele Caluri aveva proposto (a sue spese) di trasformarlo in qualcosa di simile al deposito di Paperon de’ Paperoni e sarebbe stato semplicemente fantastico. Purtroppo l’idea non è andata in porto, davvero un grande peccato: non oso immaginare le orde di turisti in visita (e la strada non è delle più agevoli) ad una delle più curiose attrazioni del mondo.