Villa dei Tre Laghi -Villa Dora-

POSTED ON 29 Mag 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Ho sempre sentito parlare di questa Villa, abbandonata da ormai troppo tempo, con il nome di Villa dei Tre Laghi: forse per gli affreschi, che non sono riuscito a decifrare, più probabilmente per la vicinanza con tre piccoli laghi: lago Sirio, lago Pistono e Lago San Michele. Il vero nome, da quanto sono riuscito a scoprire sul web, dovrebbe essere Villa Dora. La struttura è talmente fatiscente che quasi non permette di datare l’abbandono: sicuramente nel secolo scorso, ma è davvero complicato capire da quanto tempo sia lasciata al suo destino.

La parte più interessante di Villa Dora è sicuramente il secondo piano, quello che può essere definito nobile: il salone principale è meravigliosamente affrescato con 4 dipinti, uno per ogni parete. Tutte le altre stanze del secondo piano sono comunque di ottimo livello: si intuisce, anche se il tempo non perdona, la qualità e l’eleganza in quasi tutti gli ambienti nonostante l’elevato livello di degrado. All’interno non è rimasto più nulla: quel poco che si intuisce dei camini, le decorazioni alle pareti, un lavello. Uscendo dalla proprietà di può visitare anche la piccola cappella, anche lei destinata a collassare su se stessa in breve tempo.

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Chiesa di San Giacomo

POSTED ON 18 Mag 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

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Non ho idea dei numeri, ma credo che la quantità di chiese abbandonate in Italia sia elevatissima. Basta alzare lo sguardo e possiamo trovare un edificio religioso distrutto; le piccole cappelle sono la maggioranza, ma ci sono anche chiese di grandi dimensioni nell’elenco dell’abbandono ecclesiastico italiano. È chiaro che si tratta di un fenomeno dovuto soprattutto all’età: con il tempo crolli e cedimenti strutturali possono segnare un patrimonio artistico, perché di patrimonio si tratta, che ha una storia importante alle spalle, secolare, in alcuni casi anche millenaria. La chiesa di San Giacomo di Laccio, frazione di Torriglia in provincia di Genova, ha oltre 500 anni (fu fatta costruire dal Principe Doria per venire incontro alle esigenze delle frazioni) e i segni dell’invecchiamento si vedono tutti. Nel secolo scorso, dal 1930 circa, ha subito un progressivo decadimento e la posizione, poco felice, non ha certo aiutato. Negli ultimi dieci anni si è cercato un recupero con la ricostruzione parziale del tetto, il rifacimento delle coperture e il consolidamento del terreno di fondazione della chiesa: purtroppo questi lavori non sono mai stati terminati. Come riportato sul catalogo generale dei beni culturali l’edificio e il campanile sono oggi in completo abbandono e in gravissimo degrado.

La chiesa di San Giacomo in Laccio risale alla metà del ‘500, quando il Principe Doria la fece costruire per andare incontro alle esigenze delle diverse frazioni che, per la distanza, specie in inverno, non potevano recarsi alla chiesa di Torriglia. Per la costruzione della chiesa furono utilizzati materiali locali, come ancora visibile in facciata a nella parte esterna delle navate laterali. La facciata, a salienti, è suddivisa da lesene in tre parti e sormontata da un frontone triangolare. Rimane leggibile tutt’oggi l’aggiunta in tempi successivi delle navate laterali. La pianta è a tre navate con presbiterio, rialzato rispetto al livello della chiesa, a terminazione semicircolare. Lo stato di conservazione attuale della chiesa non ne consente un’ulteriore descrizione, si sono avviati i lavori di restauro che porteranno alla ricollocazione degli antichi marmi, degli altari e degli apparati decorativi.

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Albergo Residenziale Superga

POSTED ON 12 Mag 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, hotel

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L’albergo Superga si trova vicino a Torino, alle pendici del Colle del quale porta il nome: è abbandonato ormai da oltre vent’anni, ma racconta una storia bellissima di solidarietà e aiuto. Perché prima di diventare Albergo Residenziale è stato un istituto che ospitava giovani in situazione di difficoltà famigliare.

In Italia, dopo la seconda guerra mondiale, migliaia di bambini avevano perso entrambi i genitori, anche l’Arma dei carabinieri si trovò ad affrontare il problema dell’assistenza alle famiglie e soprattutto ai figli dei militari scomparsi. Un gruppo di ufficiali dello Stato Maggiore del Comando Generale, coordinati dal Generale di Divisione Alfredo Ferrari e dal Colonnello Romano dalla Chiesa, all’epoca Capo di Stato Maggiore dell’Arma, decisero di creare un Ente che provvedesse alla realizzazione di istituti per raccogliere subito i giovani in situazioni di particolare difficoltà e, nel contempo, di assicurare a tutti, con assegni di studio da corrispondere alle famiglie, l’opportunità di poter completare l’iter scolastico prescelto. Il Governo, impegnato nella ricostruzione nazionale, non poteva aiutare questa iniziativa così il Comandante Generale dell’epoca, Gen. Fedele de Giorgis, lanciò un appello a tutti i Carabinieri d’Italia perché donassero una giornata della tredicesima mensilità e un piccolo contributo mensile per gli anni futuri. Fu raccolta così in tempi brevissimi la rilevante somma di oltre quaranta milioni di lire, che servì per acquistare un complesso residenziale vicino a Torino, sulle pendici del colle Superga. Il 19 luglio 1949, dopo appena sette mesi dalla nascita dell’ente, fu inaugurato il primo Collegio, affidato ai Padri Salesiani di San Giovanni Bosco, e vi entrarono i primi cento piccoli convittori.

Nel 1965 il complesso venne ristrutturato e la sua gestione passò in mano ai Padri Somaschi. Alla fine dell’anno scolastico 1977/78, anche a causa dell’esiguo numero di ospiti, l’istituto venne riconvertito in Albergo Residenziale per poi chiudere definitivamente nel 2002. Negli anni si sono perse le tracce e la memoria di questo complesso, che nasce nella seconda metà dell’800 come convento dei piccoli Fratelli di Maria: le continue e molteplici trasformazioni hanno cambiato radicalmente la struttura e dell’aspetto originale non rimane più nulla. Un peccato che di una storia così bella e importante rimangano solo una brutta insegna e i muri scrostati di un vecchio albergo abbandonato.

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Garage Marcon-I

POSTED ON 7 Mag 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, car

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La storia delle foto di Garage Marconi è decisamente bizzarra; dopo un primo tentativo a vuoto (troppa gente, non ci siamo fidati) Lorena è tornata ed è riuscita a fotografare la celebre Lancia Fulvia GT (ha anche trovato e messo al suo posto la I mancante). Ho quindi deciso di tentare nuovamente e, giunto sul posto, mi sono imbattuto in due ragazzi molto giovani: abitano proprio di fronte al garage. Ho chiesto informazioni e mi hanno detto che la zona era disabitata da tempo, in vendita, e che loro non mi avrebbero detto nulla. Sono entrato, ho scattato le foto e in pochi minuti sono tornato in strada. I due ragazzi erano ancora lì, ad aspettarmi: “Ma è solo una vecchia Lancia distrutta, perché venite tutti i fotografarla?“. Mi hanno strappato una risata e ho pensato ad una risposta lunga e dettagliata. Ma sono riuscito a dire solo “perché è bellissima“.

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Forza Napoli

POSTED ON 4 Mag 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

Forza Napoli

Teatro Rosso

POSTED ON 30 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, theater

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L’esperienza al teatro Rosso è stata molto sgradevole. E forse è un peccato perché riguardando le foto non è nemmeno così male, anzi, gli spunti fotografici sono decisamente interessanti. Purtroppo come tanti luoghi abbandonati è diventato preda di occupatori abusivi, animali che mangiano oro e cagano piombo come avrebbe detto mio padre; e camminare con i piedi nel guano di piccione non è una bella esperienza.

Questo piccolo teatro si trova ai margini di una città di provincia del Nord Italia, da fuori ha un aspetto moderno, quasi razionale, ma appena entrati si percepisce la differenza fra interno ed esterno. È un unico ambiente, non mi sono addentrato alla ricerca delle quinte, con una scala in cemento (orrenda) che collega platea e galleria. Gli arredi sono completamente in legno, sarebbe meglio dire erano, molto retrò, l’umidità ha preso il sopravvento (la zona non è una delle migliori da quel punto di vista) e dal soffitto iniziano a staccarsi pezzi di intonaco e mattoni: praticamente un disastro. Come diciamo noi appassionati del genere: non vale la pena, giusto 2 foto, ma se passi in zona…

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Gemma di Riso

POSTED ON 27 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, industrial

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Quando si visita una villa abbandonata, oppure un’abitazione privata, si capiscono e percepiscono le persone che l’hanno vissuta. Il loro stile di vita, le loro passioni, come si vestivano. È un gioco di ricerca a ritroso nel tempo, è una specie di causa/effetto per molti versi anche intrigante e affascinante. Nell’urbex industriale la partita è completamente diversa, perché sono luoghi meno intimi, il rovescio della medaglia consiste in una ricostruzione più semplice della storia: gli elementi sono pochi e generalmente più basici.

Nel caso di questa piccola azienda per la produzione di riso (non vi nascondo ovviamente che siamo nella zona del Vercellese) ho trovato però un paio di elementi decisamente destabilizzanti e fuori luogo. Perchè in mezzo agli uffici, ai magazzini per lo stoccaggio, i bagni, i macchinari e le solite immagini religiose, abbiamo trovato un motoscafo e un calciobalilla. Quest’ultimo decisamente affascinante: immaginare i dipendenti, che finito l’orario di lavoro, oppure in pausa, si sfidavano a partite di biliardino fa pensare ad un’atmosfera molto famigliare e serena.

Ma il motoscafo? Cioè, capisco le risaie allagate, ma il motoscafo? Devo ammettere che quando l’ho visto sono rimasto decisamente perplesso; mi sono immaginato l’utilizzo del motoscafo come mezzo per muoversi nelle risaie al fine controllare le piantagioni; ovviamente sto scherzando (meglio dirlo prima che qualcuno mi prenda sul serio), certo una passione per il mare e la motonautica del titolare potrebbe essere. L’unica soluzione plausibile all’indovinello. E niente, ci sto ancora pensando adesso.

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Villa Anastasia

POSTED ON 25 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Mi ero segnato 4 pin (puntaspilli da mappa) da verificare, perché ero convinto che in quella zona ci fosse una location poco conosciuta, ma molto intrigante. I primi tre sono un buco nell’acqua e perdo un po’ di quella fiducia che mi aveva accompagnato dalla sera prima. Per riposarmi qualche minuto entro in un caffè (splash!), ma mentre sono al bancone guardo fuori e noto un portone, antico e malandato, leggermente aperto. Proprio di fronte al bar, davanti al mio muso. Ho pensato che un tentativo avrei potuto farlo. Come darmi torto?

Esco dal caffè, mi asciugo al sole di febbraio, attraverso rapido la strada, guardo intorno con indifferenza e spingo piano il portone. Si apre lentamente, con un rumore sinistro, e davanti ai miei occhi si presenta la visione di un giardino in pessimo stato, una scala e un porticato. Chiedo sommessamente il permesso di entrare, richiudo il portone e salgo le scale. È un labirinto nel quale è facile perdersi: giro un paio di stanze vuote, il luogo è chiaramente disabitato e in stato di abbandono da tempo. Ci sono calcinacci, pareti scrostate, polvere. Ad un certo punto giro un angolo e, pensate a una qualsiasi esclamazione di sorpresa blasfema, mi ritrovo in una stanza con un meraviglioso soffitto affrescato, un letto, un materasso altissimo e un mobile: non è la location che cercavo, ma è comunque qualcosa di meraviglioso e mai visto prima. Sento crescere l’ansia perché non capisco esattamente dove mi trovo, prendo il treppiedi e scatto con il grandangolo. Entro nella stanza successiva ed eccomi in una cucina, antica, con il soffitto completamente dipinto con immagini di volatili, al centro una di quelle stufe che da queste parti viene chiamata putagè, un lavello in marmo, una credenza, una scopa di saggina e diversi oggetti impolverati. Prendo il 50mm, ovviamente alla massima apertura disponibile e inizio a perdermi nei dettagli.

Continuo il mio giro, ma non c’è molto altro: una camera da letto semidistrutta, diverse stanze vuote, pareti colorate di un rosso vermiglio che fulmina, un caminetto, un corridoio esterno (che guarda sul giardino). Scatto tutto il possibile con un certa fretta, ritorno, non senza essermi perso un paio di volte, alle scale, attraverso il giardino ed esco. Sono fuori, l’adrenalina cala drasticamente, controllo il display della macchina fotografica e sono decisamente soddisfatto: non è stato un viaggio a vuoto (ed è sempre una bella sensazione). Torno alla macchina e inserisco sul navigatore le coordinate della quarta location da verificare. Vi svelo un segreto, ma non ditelo a nessuno: l’avevo lasciata per ultima perché tanto fuori mano, un po’ nascosta fra le campagne, ma inaspettatamente si rivelerà quella giusta. Ma è un’altra storia che al momento preferisco non raccontare.

Perché Villa Anastasia? Non lo so in realtà, ma è stato un colpo di fulmine: volevo un nome aristocratico e la dinastia Romanov mi è sembrata perfetta.

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Mausoleo Crespi

POSTED ON 19 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, church, religion

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Il Mausoleo Crespi si trova in cima ad una collina, nel paese di Nè, in provincia di Genova. Arrivarci non è per niente facile: si sale e si scende in mezzo ai rovi, si striscia, si scavalca. Se quando sei quasi arrivato ti accorgi di aver lasciato il treppiede in macchina la distanza da percorrere praticamente si raddoppia: ma è tutta attività fisica e bestemmie.

La storia del Mausoleo è avvolta dal mistero: non si trovano fonti affidabili in rete, solo qualche voce riportata. Gli abitanti della zona non ricordano, altri non conoscono nemmeno l’esistenza del Mausoleo. Fu costruito da Armando Giovanni Crespi, che faceva parte di una famiglia dei facoltosi cotonieri dell’epoca e azionisti del Corriere della Sera, nel 1912; la sua ascendenza era molto legata ai luoghi di culto. L’ultima inumazione avvenne nel 1965. Non sono riuscito a scoprire altro.

Il mausoleo è diviso in 2 parti: al piano superiore troviamo una piccola e meravigliosa cappella, mentre al piano inferiore le tombe della famiglia. Purtroppo negli anni i vandali, nonostante la posizione infelice, non hanno risparmiato le vetrate, le porte, l’altare e nemmeno le bare: sono stati portati via i busti, le vesti talari e diversi suppellettili. Un vero peccato perché il Mausoleo è un piccolo gioiello architettonico e un pezzo di storia molto importante del nostro paese.

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Terme del Corallo

POSTED ON 16 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Ho inserito le foto delle Terme del Corallo nella categoria urbex perché le prime foto che vidi di questa straordinaria location rappresentavano davvero un luogo abbandonato. Nel 1854 in questa zona era stata scoperta una polla d’acqua salata che fu ritenuta idonea alla cura delle malattie dell’apparato digerente. Nel 1856 venne costruito un tempietto ottagonale che chiuse la sorgente per favorirne lo sfruttamento commerciale.

Scorrente per tramite occulto quest’acqua sorgiva bagnò per secoli inutilmente sotterra limo vile infecondo curiosità industre commise oggi alla scienza rilevarne i principii e l’uso benefico onde meritamente si noma acqua della salute ed ecco sopra la terra deserta non invano augurato all’utile pubblico un sorriso dell’arte.

Il successo della sorgente fu talmente grande che all’inizio del ‘900 fu rilevata dalla società Acque della Salute, che decise di costruirvi intorno uno stabilimento vero e proprio. Lo stabilimento termale Acque della Salute fu costruito nel 1903 su progetto dell’ingegnere Angiolo Badaloni. Le terme furono completate rapidamente e inaugurate nel luglio del 1904; nello stesso anno fu aperta una linea tranviaria che dallo stabilimento conduceva fino al centro cittadino. In breve le Acque della Salute divennero uno dei principali centri di attrazione di Livorno, che all’epoca era ancora una delle capitali italiane del turismo balneare. Fu innalzato anche un lussuoso albergo, l’Hotel Corallo, dotato già all’epoca di ascensori elettrici.

Il progetto di Badaloni si articola in tre edifici funzionalmente distinti, collegati tra loro da eleganti colonnati e disposti attorno ad un giardino aperto verso la strada: i padiglioni sono impreziositi da una elegante decorazione liberty e dall’impiego di molti elementi in calcestruzzo armato secondo la tecnica Hennebique. L’edificio a sinistra del corpo centrale accoglieva i laboratori medici e gli uffici della direzione; il padiglione destro, simile al precedente e caratterizzato da un’abside, era invece destinato alla distribuzione delle acque, alle quali venne dato il nome di Sovrana, Corallo, Còrsia, Preziosa e Vittoria, così da distinguerne le proprietà terapeutiche. Entrambi i padiglioni presentano maioliche, realizzate dall’artista Ernesto Bellandi, inserite a lato delle arcate che definiscono gli ingressi ai due edifici. Il corpo centrale, ornato da un grande portico ad arcate a tutto sesto, ospitava, al piano seminterrato, i bagni per il trattamento termale, mentre, al piano superiore si trovava un grande salone delle feste, affiancato da alcune sale minori riservate ad attività ricreative e a un ristorante.

La storia delle Terme del Corallo prosegue lungo tutto il secolo scorso. Nel 1968 un incendio danneggiò porzione della copertura del padiglione centrale e l’intero complesso andò velocemente in decadenza. Nel 1982 venne costruito un moderno cavalcavia che porto un grave danno di immagine alla struttura: lo stabilimento venne abbandonato e lasciato nell’incuria. Negli anni successivi furono promossi tantissimi tentativi di recupero, ma nell’ultimo periodo qualcosa è cambiato. Dal 2016 l’associazione Reset ha deciso di prendersi cura di questo luogo per cercare di riportarlo in vita: lo ha messo in sicurezza, i volontari si sono occupati di pulirlo e sono state organizzate giornate di sensibilizzazione e visite guidate. Le mie immagini risalgono al maggio 2021; qualche mese prima, nel dicembre 2020, il complesso era stato visitato dal direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, per valutare la proposta di fare dell’ex stabilimento uno dei presidi del progetto “Uffizi Diffusi“. Il 21 luglio 2022, nel corso di una cerimonia, le autorità hanno ufficialmente dato il via ai lavori di restauro della sala della Mescita, del colonnato adiacente e delle biglietterie.

La storia delle Terme del Corallo probabilmente è destinata ad avere un lieto fine. Un evento più unico che raro nel mondo dell’esplorazione urbex, ma chi ha avuto la fortuna di visitare questo luogo negli anni del declino e dell’abbandono già sapeva che non poteva che esserci un epilogo positivo; perché in questa parte di mondo la meraviglia è di casa e non si può che rimanere a bocca aperta ammirando la bellezza dell’opera progettata, all’inizio del secolo scorso, da Angiolo Badaloni.

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Scotsman’s house (Casa dello Scozzese)

POSTED ON 13 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Quando si esplora una location abbandonata può capitare, e capita non di rado, di scoprire tesori inaspettati e di rimanere positivamente sorpresi contro ogni aspettativa: ci sono luoghi poco considerati dal grande pubblico dell’urbex, ma che possono trasformarsi in piccole perle per gli amanti della fotografia.

Quella che viene denominata, con una certa dose di fantasia e malcelata ironia, casa dello Scozzese fa parte proprio di questa categoria; dalle frasi sentite e dalle poche foto pensavo di trovare un’ambientazione poco attraente, senza grandi spunti fotografici e con una sola stanza di prestigio. E invece…

Oltre alla stanza che dà il nome alla location, per via della tappezzeria che dovrebbe essere tipica di una certa zona della Gran Bretagna, ci sono almeno altri tre locali di notevole valore fotografico, un pianoforte, un prestigioso soffitto, un paio di biciclette e una vasca da bagno che posso definire, senza paura di smentita, intrigante. E soprattutto poca confusione, che nella mia fotografia amo il rigore asettico di certe ambientazioni minimaliste che quasi mai vengono apprezzate come dovrebbero. Sono entrato, dalla porta principale ovviamente, senza grosse aspettative e sono uscito con 16 foto che reputo davvero molto interessanti. Ah, la meravigliosa Scozia, le cornamuse, il whisky, Gordon Strachan, Edimburgo…

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La Chiesa Rosa

POSTED ON 12 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

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Definire e descrivere la Chiesa Rosa non è un’impresa semplice. È chiamata rosa perché il sole che entra dalle vetrate, e arriva sulle pareti, crea giochi di luce molto particolari, riflessi rosa, ed evidenzia decorazioni e stucchi. Quando ci si posiziona perfettamente al centro della navata e si guarda verso l’altare la definizione di chiesa è quasi riduttiva: la somiglianza con un teatro è notevole, con le colonne e la scalinata interna. Non mi era mai capitato di vedere un presbiterio di questo tipo, l’abside è nascosto e sembra quasi di entrare in scena, sul palco. Ma il dettaglio più bello sono le due file di quattro colonne con capitello, di cui le due laterali solo parziali, che insieme alla scalinata dividono la navata centrale e delimitano il transetto con una soluzione architettonica che non ho mai trovato in nessun’altra chiesa (almeno abbandonata).

Nella zona del presbiterio è situato l’altare marmoreo delimitato da quattro colonne, coperto da volta a botte e terminante in un’abside a terminazione rettilinea.

La Chiesa Rosa, il cui vero nome è San Giacomo del Bosco, fu edificata a partire dal 1680, ha una storia importante ed è ancora consacrata. Negli ultimi anni si è cercato un difficile recupero, la chiesa è chiusa e in condizioni complicate a causa di lesioni strutturali e copiose infiltrazioni di pioggia che hanno permesso all’umidità in risalita di danneggiare progressivamente materiali e superfici. Nel 2016 si è concluso un primo lotto di lavori per il rifacimento del tetto e la messa in sicurezza, con il finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana e di Banca San Paolo. Purtroppo negli ultimi anni, nonostante i numerosi appelli, a causa dell’atavica mancanza di fondi la situazione è andata peggiorando e senza interventi urgenti la Chiesa Rosa è destinata a rimanere in condizioni precarie, abbandonata e chiusa.

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Darkness

POSTED ON 10 Apr 2023 IN Portrait     TAGS: MODEL, urbex

Darkness

Villa Tre Cime

POSTED ON 9 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: urbex

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Questa villa viene definita Tre Cime per via di un quadro/poster delle celebri Tre Cime di Lavaredo nella camera da letto principale. Qualcuno l’ha definita anche Turista per sempre in omaggio ad un noto fotografo urbex, ma è un’altra storia che probabilmente nemmeno ci interessa.

Per la foto di copertina ho scelto però un’immagine diversa: lo studio dell’abitazione che si trova al primo piano. Quando sono entrato nella stanza, con le finestre e le persiane chiuse, la luce era inesistente, un solo grande bagliore arrivava dalla porta aperta sul corridoio. Ho sistemato il treppiede e la macchina fotografica completamente al buio utilizzando solo una torcia: per riuscire ad ottenere una foto visibile all’occhio umano ho dovuto impostare 800 ISO e f/2.8 (apertura massima del 15-35). Tempo di scatto di 20 secondi, ma nonostante tutto ho dovuto alzare la luminosità al limite del consentito in post. È un po’ forzata, ma per le condizioni di luce non posso che dirmi soddisfatto.

C’è anche un aneddoto divertente relativo a Villa Tre Cime. Recentemente ho accompagnato un gruppo di urbexer francesi in visita nel bel paese e il passaggio da queste parti è stato quasi obbligatorio. Al momento di entrare, anziché passare dal buco nella recinzione, ho deciso di scavalcare, ma non troppo agevolmente. Ho calcolato male la coppia forza necessaria/dinamica del salto e mi sono procurato una profonda abrasione sul palmo della mano (sono quasi guarito); per non farmi mancare niente sono anche rimasto agganciato con i pantaloni che si sono strappati lasciandomi in vista parte del fondoschiena. Ovviamente fra l’ilarità dei presenti.

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L’ostello di carta

POSTED ON 4 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

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L’ostello di Carta è una struttura ricettiva, tipicamente dedicata ai giovani, sulle colline dell’entroterra savonese. È un classico dormitorio, con stanze e bagni in comune, ma con una vista strepitosa sul mar ligure. È abbandonato ormai da tempo e le stanze hanno le pareti ricoperte di graffiti e i letti, di cui molti a castello, sono ammassati e sparsi per tutta la struttura.

L’ho definito di carta (e si tratta di un evidente gioco di parole legato ad una celebre serie TV) perché al secondo piano si trova una stanza davvero particolare. Io non so perché e ovviamente nemmeno chi. Ma qualcuno si è preso la briga di tappezzare questa stanza con le pagine di un libro. È affascinante, un lavoro lungo e certosino. Forse si è costruito un set per scattare una fotografia diversa dal solito, magari per una ripresa video. Io mi immagino una modella con un vestito composto da fogli di carta. Sul lato destro della stanza c’è una scrivania con sopra un libro, molto grande, aperto. Mi viene in mente O’ famo strano, prendendo in prestito la frase cult resa celebre dalla coppia Carlo Verdone/Claudia Gerini nel film “Viaggi di Nozze”.

Il resto dell’ostello, dopo aver visto la stanza dei fogli, perde fascino; c’è un bellissimo calciobalilla, in ottime condizioni, sulle scale: e subito mi sono immaginato le tiratissime partite fra i giovani ospiti della struttura. E poi un’infinita di stanze, locali, bagni, tutti uguali fra loro. L’esterno è decisamente in stile moderno, funzionale -tanto cemento- e credo che non dovesse essere meraviglioso nemmeno nei momenti di massimo splendore. Comunque direi location 5, servizio 4, prezzi interessanti e sotto la media. Almeno spero.

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La palazzina Liberty di Ferrania

POSTED ON 1 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, industrial, liberty, drone

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Di fronte alla vecchia fabbrica della Ferrania trova spazio una strana palazzina in stile liberty. È la centrale Elettrica SIPE, ormai abbandonata da tempo e vincolata dalla Soprintendenza ligure dal 2016. È bellissima. Costruita nel 1916 su progetto dell’architetto milanese Cesare Mazzocchi mostra ancora la sua antica bellezza, nonostante sia dimenticata da anni, con le meravigliose decorazioni geometriche, gli enormi finestroni e il ferro battuto. I disegni originali del progetto -studiati da Alberto Manzini- sono conservati presso l’archivio del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (MART) e riprodotti presso il Ferrania Film Museum.

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