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Villa Missale
POSTED ON 20 Giu 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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L’ho sempre sentita definire Villa Missale, immagino in riferimento al libro liturgico; in realtà mi sembra molto forzato. Il nome più adatto sarebbe probabilmente Villa del Religioso, per l’enorme quantità di simboli cattolici presenti: un quadro di padre Pio, diverse foto di pontefici, due crocifissi, la madonna, un rosario e dimentico sicuramente qualcosa. La presenza inoltre di una chiesa all’interno fa pensare che questa Villa fosse abitata da persone molto credenti e devote.

Ma se devo raccontare qualcosa di Villa Missale posso dire, senza smentita, che fra queste pareti ho dimostrato un certo sangue freddo e una certa incoscienza: ero con Lorena e sapevamo dal principio che non si trattava di una location tranquilla, le voci in merito non erano rassicuranti. Quasi alla fine del nostro giro di foto ho sentito gridare in lontananza. Parole ed insulti pesanti. Ero al piano superiore e quando ho capito che non avrebbe smesso sono sceso: ho trovato Lorena alla prese con il pianoforte. Le ho chiesto, non senza un briciolo di ironia, se quelle grida disumane fossero indirizzate a noi, lei mi ha risposto affermativamente (come se fosse normale) e mi ha chiesto di poter scattare le ultime foto. Non c’è fretta. Ho aspettato, quindi abbiamo smontato con calma l’attrezzatura e siamo usciti; il tutto mentre il nostro amico, che probabilmente era il vicino di casa, continuava a intimarci di andare in un certo specifico posto. Non ci siamo agitati più di tanto, ho salutato gentilmente e poi siamo usciti.

Purtroppo non sono niente soddisfatto delle foto. Sono passati oltre due anni (correva l’anno 2022), ma riguardando a mente fredda il mio lavoro proprio non riesco a trovarlo nemmeno decente. Qualcosa di interessante c’è, ma data la qualità della location avrei potuto fare sicuramente di meglio: meglio nei dettagli, meglio nelle alte luci, meglio nella composizione. Sono immagini che si perdono nel tempo e che non possono tornare, ed è un peccato: come sempre.

La religione è per le persone che hanno paura di andare all’inferno.
La spiritualità è per coloro che ci sono già stati.
– Neil Gaiman

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I Graffiti del Collegio
POSTED ON 17 Giu 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX, school, graffiti

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Il collegio dei Salesiani di Peveragno nasconde, ma non troppo, un fascino inconfondibile. Per la posizione, per la storia, per i racconti che ho letto in calce al mio primo articolo dedicato. È una storia che si costruisce e cambia punto di vista, di continuo. Sono tornato recentemente per portare un amico e ho scoperto un mondo totalmente diverso: il collegio ha vita propria, si evolve e diventa nuovo ogni volta. I graffiti sono in evoluzione, sempre più belli, sempre più moderni. E niente, ogni volta diventa un’esperienza, ogni volta è diverso.

È più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo.
– Frederic Jameson

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Villa Sultana
POSTED ON 14 Giu 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Villa La Sultana è immersa in un lussureggiante parco di circa 14.000 metri quadri e ricco di piante d’alto fusto, palmizi e di essenze di grande pregio botanico. Si trova nella zona centrale di Ospedaletti, in provincia di Imperia, proprio sopra la spiaggia con accesso da Corso Regina Margherita a poche centinaia di metri dal mare. Fu costruita alla fine del 1800 per opera dell’architetto francese Sébastien-Marcel Biasini (1841-1913).

Villa Sultana fu concepita come luogo ricreativo, nel quale l’aristocrazia di tutta Europa ed in particolare quella orientale, potevano ritrovarsi per giocare e divertirsi attorno ai tavoli verdi o per conversare sugli argomenti più diversi al circolo. Villa Sultana, su licenza rilasciata dal Sotto Prefetto di Sanremo, ospitò così il primo Casinò d’Italia dal 1884, anno della sua inaugurazione, sino al 1905, quando la Società che lo gestiva cedette la licenza alla città di Sanremo. Da allora continuò solo come circolo privato, frequentata da un turismo di eccellenza sino a quando i venti di guerra nell’agosto del 1914 posero fine alla Belle Epoque. All’inizio della II guerra mondiale, già chiusa da anni, la Villa ospitò reparti militari sino alla conclusione del conflitto. Successivamente subì alcune trasformazioni e venne adibita a residenza privata sino alla fine degli anni ’50. Rimasta vuota e disabitata è stata lasciata al suo destino fatto di incuria e decadenza.

L’abbandono di Villa Sultana esiste da prima del sottoscritto e quando, da ragazzo, passavo da Ospedaletti era come se non esistesse: abbandonata da talmente tanto tempo che diventava parte del paesaggio. Purtroppo il passare del tempo e l’incuria hanno reso questa meraviglia irrecuperabile: non riesco a immaginare il passato, ma credo che dovesse essere di una bellezza da mozzare il fiato. Attualmente questa straordinaria bellezza si riesce solo a percepire: la posizione, il parco e la parte esterna della struttura sono un indizio importante per provare a capire e comprendere la storia. Devo ammettere che riuscire a fotografarla dopo averla vista tante volte senza un vero interesse specifico mi ha lasciato una strana sensazione di vuoto. È uno dei lati interessanti dell’urbex.

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La dimora del prete
POSTED ON 2 Giu 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Una piccola frazione, una paese quasi abbandonato. Quattro case, una cascina, poche vie strette, una chiesa abbarbicata in alto: bellissima, che osserva e controlla il paese dall’alto. E poi c’è Italo, in pensione da tempo, ultimo abitante del paese; vive da solo, gli acciacchi non lo lasciano in pace, ma ad abbandonare la sua casa non ci pensa nemmeno: è nato qui e vuole rimanerci.

Il resto del paese è totalmente in stato di abbandono: la casa di Italo è l’ultima in fondo alla via principale, il resto è deserto e silenzio. Ma in centro una casa è particolare: sono tre stanze non collegate internamente da loro, ma unite da un terrazzo. Siamo al secondo piano, non si può passare da una stanza all’altra, ma bisogna uscire per muoversi. Il bagno è nascosto e si trova all’esterno. Qui viveva il prete, colui che controllava la chiesa del Santo Sudario, lassù in alto.

Purtroppo questa borgata è destinata a scomparire, a morire: è rimasto solo Italo a difendere il fortino e quando lui avrà finito la voglia di continuare nessuno avrà la forza e l’interesse di tornare qui. È il destino di tanti piccoli paesi, minuscoli avamposti nascosti tra le montagne che nel secolo scorso hanno fatto la storia del nostro paese, ma che nel prossimo futuro saranno destinati inevitabilmente all’oblio. Non esiste una soluzione, è il mondo che va avanti nella direzione sbagliata.

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Il villino della Volpe Impagliata
POSTED ON 28 Mag 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Ci sono esplorazioni di luoghi apparentemente brutti, svogliati, poco significativi, ma che in realtà regalano soddisfazioni enormi. Magari non dal punto di vista fotografico, ma sicuramente dal punto di vista emotivo. E il Villino della Volpe Impagliata fa parte di questa ampia categoria di luoghi emozionali. Villino è una definizione molto indovinata, perché si tratta davvero di una piccola costruzione alla periferia di una paese di provincia: due piani, tre stanze per piano. Tutto ridotto ai minimi termini.

Ma in questi ridotto numero di metri quadri si nasconde l’urbex più autentico. Perché la casa è abbandonata da tantissimo tempo, circondata da una fitta vegetazione e quasi interamente ricoperta di edera. La porta principale è spalancata, le macerie sono ovunque e appena si varca la soglia di ingresso si capisce che l’abbandono è un dato di fatto compiuto e non discutibile. Ma ci sono due oggetti che attirano l’attenzione, la mia sicuramente, e fanno pensare al passato: la volpe impagliata, che regala il nome alla villa, ma soprattutto il frigorifero RadioMarelli che riporta indietro nel tempo, all’immediato dopoguerra, al paese che prova a rialzarsi rilanciando il proprio settore industriale. E poi c’è la polvere, una lucidatrice, un televisore a tubo catodico, lampadari di un certo tipo, tutto quanto ricorda la seconda metà del secolo scorso.

Poi devo ammettere che la volpe impagliata non lascia indifferenti: nel centro del salotto, inquietante, rovinata dal tempo e dall’umidità (il clima da queste parti non è salubre e le finestre sono spalancate), dona alla stanza un aspetto decisamente macabro e spettrale. L’odore di umido certo non aiuta e le ragnatele completano il quadro tipico del mondo urbex, quello sporco e dannato. Qui le impronte rimangono davvero nella polvere.

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L’albergo del Tempio Perduto
POSTED ON 25 Mag 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX, hotel

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Non conosco il nome reale di questo albergo, non sono riuscito a trovare nessun documento, niente che potesse portare a qualche indicazione utile. Certamente è qualcosa di molto particolare, con un ingresso che potrebbe essere quello di un casa popolare e una hall davvero bizzarra, un po’ fuori dal tempo. E giocando sul gioco di parole tempio/tempo ho trovato un nome che potesse rendere l’idea.

Si, perché una delle caratteristiche di questo albergo, la più importante e anche l’unica di un certo rilievo, è la presenza di un locale a forma di tempio: cattolico presumo, dalla frase di Antonio Rosmini dipinta su una delle pareti. A prima vista ho pensato si trattasse di una chiesa, anche se l’assenza di un vero e proprio altare potrebbe portare in altre direzioni. Ci sono colonne gotiche interamente dorate, delle bellissime vetrate con simboli religiosi (le chiavi incrociate di San Pietro e la bandiera del vaticano), un soffitto a cassettoni: chi ha progettato questa scenografia certamente intendeva dare un’impronta molto religiosa alla sua struttura.

Non conosco il motivo della chiusura e del successivo abbandono; e non riesco nemmeno ad avere un’idea, a immaginare qualcosa che possa avere un senso. Anche perché siamo in una zona a chiara vocazione turistica e trovare una chiesa dentro a un albergo sinceramente non mi era mai capitato. La piscina certo, la sauna, la palestra, ma davvero una chiesa esce dalla mia capacità di comprensione. Ma sicuramente si trattava di una struttura ricettiva un po’ particolare.

Adorare, tacere, godere.
– Antonio Rosmini

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