Il 27 Gennaio su La Stampa è uscito un interessante articolo sull’ex collegio salesiano a Madonna dei Boschi di Peveragno. Un ecomostro come viene definito. In effetti la struttura è parecchio brutta (uso un eufemismo), costruita con il gusto orrendo e squadrato tipico degli anni sessanta e soprattutto è in rovina da ormai oltre trent’anni. Data la mia folle voglia di Urbex non ho resistito alla tentazione di un giro di perlustrazione. Arrivarci è stato abbastanza semplice: si parcheggia la macchina in località Madonna dei Boschi, si segue il sentiero e ci si trova davanti al gigante di cemento. E’ enorme. Da fuori è davvero impressionante. Il primo impatto è da paura: si arriva in quello che era una sorta di campo da basket, una specie di playground americano. Di intero non c’è più niente, i graffiti sui muri (anche volgari) sono ovunque. Il bagno esterno (uno dei tanti disseminati lungo la struttura) è devastato, i sanitari sono tutti spaccati, per terra si trova un po’ tutto: probabilmente per le razzie degli anni successivi alla chiusura (sulla stampa di parla di 1981 ma negli uffici ho trovato fatture e calendari del 1987).
Vicino al campo da Basket si trova il teatro: è davvero grande e forse un po’ eccessivo per il tipo di struttura. Non ho idea di quante persone potesse contenere ma credo diverse centinaia. Si entra da una delle porte spalancate e si arriva nell’atrio: una gigantografia di Don Bosco disegnata sulla parete ci accoglie nell’ingresso. Bottiglie di vino vuote dappertutto: qui qualcuno deve aver fatto parecchia festa nel corso degli anni. Vicino all’entrata quella che probabilmente era una palestra: rimangono solo il cavallo con le maniglie, anche in versione senza maniglie, e un vecchio ferro da stiro. Sedie rovinate qua e là, la luce entra dai vetri rotti.
Sempre al primo piano c’è la cucina, è ancora intatta nonostante i raid vandalici. Si trovano ancora i piatti sporchi (nessuno negli anni ha trovato la voglia di lavarli), le posate, il contenitore dell’olio e una serie di misteriosi barattoli. Immagino che nei primi tempi dopo la chiusura sia stata una razzia continua. I termosifoni sono spariti e per terra sono rimasti i nippli di unione: qualcuno deve averli smontati sul posto per agevolare il trasporto. Sempre al primo piano si entra nella chiesa e si rimane davvero sorpresi: è bellissima e praticamente intatta. Anche i vandali hanno avuto timore di Dio. Le vetrate sono meravigliose, la luce entra radente e colorata attraverso i mosaici lasciando un’atmosfera di tranquillità e pace.
Le aule della scuola (raggruppate nei primi due piani) hanno ancora i banchi allineati, quei banchi con il contenitore che mi hanno ricordato alcuni film degli anni ’70, ci sono libri (quasi tutti di chiesa) buttati per terra, in grandi mucchi. Le scritte, che in alcuni casi danno impressione di voler spaventare, come fossimo in un film dell’orrore, sono disegnate con lo spray nero sulle pareti. Salendo ai piani superiori si trovano le camerate degli studenti. Il primo impatto è quello degli ospedali da campo di guerra: tanti letti in fila, niente che possa rendere confortevole il sonno, soffitto basso. Un po’ triste. Siamo riusciti a trovare anche l’infermeria e forse queste sono le stanze maggiormente devastate. Si trovano confezioni di medicine sparse un po’ ovunque come se qualcuno avesse cercato a lungo qualcosa che potesse ancora servire. L’odore è tremendo. All’ultimo piano si arriva in soffitta e qui ho visto gli addobbi di Natale: una stella cometa in polistirolo, il presepe, le ghirlande.
Mentro scendevo per uscire ho riflettuto un po’ su come dovesse essere questo collegio durante gli anni ’70. Centinaia di bambini di tutte le età, tutti vestiti uguali, con il grembiule. Un rumore di fondo pazzesco ma probabilmente felice. Ho trovato foto e appunti di quegli anni e mi sono immedesimato, ho immaginato la vita lì dentro. E nonostante intorno avessi la devastazione e il degrado questo pensiero mi ha strappato un sorriso. Nonostante i proclami e le buone intenzioni questo gigante di cemento armato rimarrà in piedi ancora per molto. E forse non è poi così una brutta cosa.
L’ex collegio salesiano a Madonna dei Boschi di Peveragno cade a pezzi. La struttura è ben visibile dal paese: 8 piani di cemento armato con palestra, teatro, camerate per 200 studenti, cucine, lavanderia, aule, uffici e alloggi per gli educatori. Costruita a metà degli Anni ’60, accanto al Santuario, è stata chiusa nel 1981. Nel ’97 venduta dai Salesiani a un’immobiliare di Rimini, che fallisce dopo la morte del titolare. Passa a una società di Ravenna, che fallisce a sua volta. Sarà messa all’asta dal tribunale di Rimini. Il complesso è chiuso con catene a lucchetti, ma sul retro porte sfondate attraverso le quali chiunque può entrare (nel tempo gli abitanti della zona hanno più volte chiamato i carabinieri per raid e intrusioni). (Fonte La Stampa)
Bellissimo servizio. ;)
ho visto in prima linea la costruzione crescita dell’ecomostro che venne costruito negli anni ’60. Era l’aspirantato dell’ispettoria salesiana subbalpina. L’aspirantato è l’equivalente del seminario minore diocesano. Lìispettoria aveva già un aspirantato a Chieri ma, nonostante ciò venne ampliato questo edificio con un investimento enorme per l’ispettoria di allora che spremette per bene per anni tutta l’ispettoria per avere fondi per costruire questo monumento che divenne ben presto un monumento all’inutilità. I lavori vennero iniziati alla chetichella dall’ispettore di allora che pose poi il capitolo salesiano di fronte al fatto quasi compiuto e che approvò l’iniziativa anche se seppi che c’erano state molte perplessità e venne considerata un colpo di mano.
l’ispettore di quel periodo non venne riconfermato e ne venne messo in un’altra ispettoria, e morirà due anni dopo il termine del suo mandato. La crisi delle vocazioni era in atto già fin da allora, e venne chiuso l’aspirantato di Chieri e tenuto aperto quello di Madonna dei Boschi. Poi anche Madonna dei Boschi divenne insostenibile e quello che successe lo vediamo tutti. L’opera venne concepita con criteri megalomani, senza considerare le mutazioni in corso dei tempi, ed anche con una certa superbia direi. Nel resto dell’ispettoria venne poi molto criticata perchè era un peso economico esagerato con utilità discutibile. Certamente questo edificio fu realizzato con poco spirito di modestia, attenzione alla povertà, ed anche con una certa insubordinazione. In sè, se non fosse stato abbandonato non sarebbe proprio un ecomostro ma fu concepito come il classico collegio: camerate, grandi sale studio e quindi poco riciclabile. Ho vissuto 5 anni della mia adolescenza là dentro per 10 mesi e mezzo l’anno, allora non si andava a casa neppure a Natale, e si passava mezza estate là in quelle mura. Si ragionava come se tutto quello che vedevamo fosse inamovibile, sforzandoci per essere adeguati ad un mondo che aveva poco senso di esistere e che stava scomparendo.
Grazie Maurizio. E soprattutto grazie Giuseppe per la tua storia.
Mi piace molto come scrivi, questo pezzo lo conferma… Mi è venuta voglia di andarlo a visitare… :-)
Che bel racconto, grazie Giuseppe e bel servizio, antro sicuramente a visitarlo.
Un vero peccato che non si riesca a riutilizzarlo, a me sembra una struttura bellissima ed abbatterla ormai che è costruita sarebbe un’altro spreco su spreco.
Sono stato uno dei ragazzi che hanno frequentato quella struttura, Gli anni sono stati 1969-1970.
Devo correggere una piccola imprecisione, non c’erano bambini e non avevamo i grembiulini, ognuno era in borghese. C’erano le medie , la IV e V Ginnasio, (che corrispondono all’attuale biennio per il liceo classico ed i licei classico e scientifico).
Ricordo i campi estivi, i giochi, le escursioni sulla Bisalta… le colazioni e le messe.
(Erano i tempi della messa Rock, con le canzoni di Domenico Machetta, e ricordo i preti che suonavano batteria, organo hammond e chitarra elettrica).
Non mi ero trovato bene per motivi personali, più che altro non amavo l’ambiente esclusivamente maschile, però è indubbio che essendo parte della mia giovinezza un po’ di malinconia mi è venuta nel leggere di quella desolazione.
Grazie molte per questo reportage
->Bruno: Grazie a te per aver condiviso con noi la tua esperienza. La messa rock mi era sfuggita. ;-)
Qualcuno mi saprebbe dire se ci sarebbero grosse difficoltà nel poter visitare tale meraviglia?
Sono un appassionato di fotografia…
Grazie.
->Poseidon: No, non ci sono grosse difficoltà. L’accesso è abbastanza libero e all’interno è quasi sempre vuoto. Ti consiglio comunque di non andare da solo e di portare una luce.
Ci ho passato 4 anni, un’epoca che col tempo è diventata da favola. Correggo il fatto che si stava 9 mesi e si poteva andare a casa a Natale e Pasqua.
Si imparava a studiare, a lavorare, a alzarsi presto ed essere puntuali. Una volta alla settimana camminate e gite su per i boschi. Neve castagne fragole i vaghi ricordi.
Ho iniziato a studiare piano. Messa beat di machetta. Cantavamo e suonavamo anche noi.
Ogni classe preparava un’opera di teatro all’anno e le domeniche c’era la “prima” (e anche l’ultima) di quell’opera nel bel teatro pieno di parenti e amici.
Tutti i giorni 2 partite di calcio: dopo mangiato e a metà pomeriggio.
Si giocavano 4 e anche 5 partite sullo stesso campo, da 8 a 10 squadre (gli alunni eravamo un 130 140). Sembra un casino ma funzionava dato che ci si conosceva tutti. Poi c’erano i tornei e campionati con le maglie e le divise. Si mangiava spartano, sano e abbondante. Nelle foto di gruppo tutti belli magri con un grassone. Le aule di oggi sono 15 grassoni e qualche magro (ndr).
Non circolavano ne monete ne banconote, non esistevano telefonini, gps, internet sigarette etc e si viveva benissimo. Io ero fra i piu ribelli e fan (con 10 anni) dei Beatles Riuscii a far portare il giradischi e a far ascoltare rubber soul a tutta la classe.
La tele (all’epoca Rai uno e Rai due in bianco e nero) era off-limit. Ci facevano vedere la finale della coppa campioni. In via eccezionale fui l’unico cui permisero vedere la trasmissione in mondo visione di ‘All you need is love’ dei Beatles nel 1968. Sala tele dei “superiori” cosi si chiamavano i salesiani. Io circondato da una decina di loro . Alla fine piacque a tutti. Nell ampio cortile si giocava a bandiera araba, un gioco di gruppo con 2 squadre e una bandiera che acchiappava un casino e ci faceva correre da matti.
Devo la mia ottima forma fisica a quesi 4 anni di intensa attività.
L’ho rivisitato con molta nostalgia e putroppo oggi è il relitto di un tempo che fu e che non tornerà più come le piazze e le periferie delle nostre città nei film in bianco e nero degli anni 50 e 60. Il ricordo è estremamente positivo. Salesiani maestri di vita e di insegnamento, capaci di rallegrare le giornate di un periodo complicato (dai 10 ai 14 anni) in modo semplice e naturale. Non ricordo episodi spiacevoli.
Grazie Fiore, bellissimo ricordo. :-)
Ho trascorso 5 anni a Madonna dei Boschi. Mi sembra di ricordare Fiore Ambrogio, che forse ha un anno più di me.
Confermo tutto quanto scritto nel suo “ricordo”, con una piccola aggiunta. D’inverno in alternativa a giocare le 2 partite di calcio, si poteva andare sulla slitta sulla collina adiacente all’Istituto. Quante emozioni scendere sullo slittino, non seduti ma “coricati” a pancia in giù.
Ripenso con nostalgia a quei giorni!!!!
Sono stato in quel collegio nel 1965. Per fortuna un anno solo.
In nove mesi sono andata a casa la sera di Natale, dopo la messa di mezzanotte, per tre giorni. A Pasqua si stava in collegio. Non si potevano portare i pantaloni corti neanche per giocare a calcio.
Sveglia al mattino presto, messa, colazione e in classe; pomeriggio un po’ di ricreazione, compito in classe, tutti i giorni, tipo: al lunedì italiano, martedì latino (si perché in seconda media si faceva latino) ecc., studio, messa alla sera, cena, ricreazione, rosario e a nanna.
Salve. Scrivo in riferimento all’articolo della stampa riguardante il collegio salesiano di Peveragno. Vedere le sue foto mi ha fatto dispiacere. sono stato li….come allievo. Era il 1983 se non sbaglio. Il collegio era ancora aperto. Eravamo circa 90 ragazzi, tutti in borghese. Dalla prima alla terza media, con noi c’erano un dozzina tra salesiani e sorelle di “maria ausiliatrice”.
Ricordo quel periodo come uno tra i più belli delle mia vita.
Un posto incantato, anche se ritenete che la struttura era bruttina. Ero lì perché mi ritenevano un ragazzo vivace… molto vivace. Ho imparato un sacco di cose, oltre quelle standar della scuola. Ho imparato a rilegare i libri a mano, fare portavasi in liuta, suonare un po’ di chitarra e batteria. Ho imparato a condividere e sostenere il prossimo. A farmi sostenere. Lunghe passeggiate nei boschi. Ciaspolate, ho scoperto cosa fossero le ghette. Ho imparato a stare solo con me stesso e il desiderio di sedermi in chiesa da solo a parlare con Lui… ho avuto il bastone e la carota… sono fiero di essere un ex allievo di Peveragno e ex allievo salesiano… avrei da raccontare per ore di esperienze vissute li, in quel posto.
Il direttore di quel collegio mi ha sposato e prima di me mia sorella… siamo ancora amici dopo 30 e più anni.
Bucci Fabrizio un ex allievo.
Sono stato in quel seminario (non era un collegio) dal 1963 al 1967 dalle medie al ginnasio.
Non abbiamo mai avuto grembiuli se non per l’ora di disegno/pittura.
La televisione era Off limits e si potevano vedere solo le partite di coppa campioni che trasmetteva la RAI.
I giorni di vacanza a casa erano solo quei pochi intorno al Natale perché d’estate si andava a Castelmagno e si dormiva sotto i tetti del Santuario. Ogni giorno si faceva una lunga camminata/scalata che durava l’intera giornata.
I miei polmoni ringraziano ancora adesso.
Purtroppo in questo periodo ho anche avuto a che fare con la pedofilia ma per fortuna sono riuscito a svicolare anche se quel ricordo rimane ancora oggi.
Almeno 4 o 5 volte all’anno torno in quel posto e mi vengono giù le lacrime a vedere come si è ridotto il seminario.
E’ facile, con la mentalità di oggi, chiamarlo “ecomostro” ma vi garantisco che allora era una meraviglia apprezzata da tutti.
In quei tempi, per famiglie povere come la mia, era l’unico modo per far studiare i figli senza spendere quattrini.
Nei miei ricordi ci sarebbero cose belle ed altre molto brutte ma l’infanzia di allora fa si che prevalgano quelle belle.
A disposizione di tutti.
Ho frequentato le medie in quel meraviglioso collegio 1970/73 .Vedere queste foto mi ha provocato una stretta al cuore.Il bellissimo teatro, veniva impiegato per la proiezione del film domenicale ai ragazzi e parenti , oltre alle occasioni particolari come i teatri , gare canore ecc.La messa domenicale era accompagnata musicalmente dal “complessino”.I ragazzi potevano partecipare a moltissime attività, io per es. ho imparato a suonare uno sturumento, conoscere e collezionare minerali, ellettronica e molto altro. Si praticava moltissimo sport, calcio pallacanestro ecc. per contro niente tv,ma non ne sentivi la mancanza.Una cosa stupenda la chiesa, ricordo l’emozione che provai la prima volta che vidi il Cristo raffigurato con le tavole “Io sono La Via La Verità La Vita”.
Posso solo confermare quanto sia stato utile per la mia formazione, spero di leggere altre testimonianze.
Senza neanche un filo di presunzione mi posso definire un ex-allievo salesiano di lungo corso, perchè ho trascorso 8 anni all’interno di due collegi salesiani dall’ottobre 1959 al luglio 1967 . I primi 5 anni [media e ginnasio] al Richelmy di Torino, dietro l’ospedale Maria Vittoria [istituto chiuso nel 2000 e venduto ad un società francese che lo ha adibito a casa di riposo di prestigio] e poi 3 anni a Valsalice [ Liceo Classico] fino al 1967.
Si è trattato di un periodo della vita faticoso dagli 11 ai 19 anni, difficile, ma non infelice anche se, oltre alle vacanze estive, si andava a casa solo ai Santi a Natale ed a Pasqua.
Un amico mio che ha conseguito la maturità con me nel 1967 a Valsalice è riuscito a far meglio, perchè aveva trascorso nel 1957-58 e 1958 -59 anche gli ultimi due anni delle elementari al Richelmy, alla scuola di Don Coggiola……
Devo dire che, per quanto riguarda le scuole salesiane di allora, si trattava di anni “ruggenti”
sia per quanto si riferisce alla scuola in sè, alla disciplina, alla serietà dello studio , ma sopratutto alla qualità degli insegnanti e dell’ intero corpo docente in generale , tutti professori salesiani di grande capacità ed esperienza , oltre che in genere professori di chiara fama …..adesso le cose sono molto cambiate e comunque “quello che è stato… non sarà mai più”……
La scuola media non era ancora “unica” e ancora si studiava il latino….
Ad ogni modo quando ho letto sulla Stampa il primo articolo sull’ “ecomostro” di Peveragno, che non avevo mai visto prima e di cui avevo solo vagamente sentito parlare, sono stato preso da più di una curiosità. Mi chiedevo intanto: ma questa è l’unica casa salesiana di Cuneo o ce ne sono state altre? : ho capito che non ve ne erano altre se si esclude una parrocchia con annesso oratorio ancora oggi in attività quasi nel concentrico della città di Cuneo..
Ma allora – mi sono detto – un mio professore di ginnasio ( Richelmy 1962-63—1963-64 ) Stai a vedere che era finito proprio a Peveragno….. era morto a Cuneo … avevo avuto una notizia vaga della sua morte fatta risalire ai primi di dicembre 1983….Si chiamava così: Don Pietro Riccardino, professore di greco e di latino ma anche di italiano, uno “innamorato” dei Promessi Sposi…..
Decido allora di fare una visita a Peveragno sulle sue tracce per vedere di saperne di più anche se mi rendevo conto che essendo trascorsi quasi 35 anni dalla sua morte, si trattava di una missione quasi impossibile…]
Parto una domenica pomeriggio dell’estate 2017 con la moglie alla volta di Peveragno. Arrivato quasi in centro paese chiedo: “da questa parte vado bene per località Madonna dei Boschi ‘” , dice: deve tener la destra e poi inerpicarsi…. ma il mio interlocutore di Peveragno davanti ad un “forestiero” che non sapeva dove fosse l’ “ecomostro” sembrava più interessato a far delle domande che a fornire delle risposte..- dice – ma come mai lei vuole andare vedere questo istituto in rovina ??
E poi ancora … una domenica d’estate .. quando tutti sono al mare…..
Dico – sono alla ricerca delle tracce di un mio professore, del Ginnasio, primi anni 60, certo Don Riccardino Pietro…. è rimasto a bocca aperta : “ma quello è stato anche mio professore di greco e di latino proprio a Madonna dei Boschi – dice – era un tipo severo” e…. intanto… ricordavamo assieme i nomignoli con cui lo sopprannominavano da sempre i suoi allievi : ” Il Cefa”, dal greco “Kefa” [ Pietra] (lui Pietro ) ma anche da mettere in relazione alla sua “crapa pelata e translucida” . E intanto tenendo il finestrino della macchina aperto continuavo a discutere con il mio interlocutore occasionale… ed il discorso è caduto sulla persona che aveva voluto e quasi deciso “d’autorità” la costruzione di quell’istituto di Peveragno, certo Don Pilotto, [ da noi soprannominato “Penna Bianca”.] ….. Era l’ Ispettore dell’ Ispettoria Salesiana Subalpina di allora , un uomo che fin da principio nelle sue tourneè di Ispettore anche negli istituti dove ho studiato mi è sempre sembrato un gigante [dal punto di vista fisico, dico, alto poco meno di due metri] e ricordavamo entrambi anche il suo fido “scudiero” ( l’ autista) sig. Ghietti, [credo fosse un coadiutore salesiano] uno “piccoletto” che l’accompagnava dappertutto nelle visite ai vari Istituti e intanto intratteneva con trucchi e giochini vari gli allievi degli istituti [una specie di giullare a tempo pieno insomma durante le visite “ispettive” del suo “principale”!]
Bene bene – dico- ho capito che sono sulla strada giusta.
In poco tempo arrivo alla fine della strada davanti ad una chiesetta, vedo che all’interno ci sono delle immagini sacre in distribuzione che ricordano Don Bosco, Maria ausiliatrice ecc. ecc. tutte cose del mondo salesiano insomma capisco che quella chiesetta [ che credo facesse corpo unico con l’ Istituto] è ancora tenuta in vita dai salesiani.Decido di partire per la mia escursione . Percorrendo uno sgaruglio a destra della chiesetta attraverso piccoli ruderi di costruzioni agricole scendo ad un piano molto più basso rispetto alla chiesa , mi lascio alla destra i resti di un campo da pallavolo: un rete stracciata e i pali di sostegno semidivelti appoggiati a terra. Davanti a me si apre l’accesso al colleggio dalla parte del bosco.
Al primo impatto uno scenario di devastazione, vandalismo e rovina. Non ci sono rumori nè si nota la presenza di anima viva . Mia moglie, al mio fianco incomincia a sollevare qualche dubbio…non ci sarà pericolo che poi sbuchi qualcuno o ci cada qualcosa addosso? …ma la curiosità ha il sopravvento : percorrendo una rampa di scale semicoperta arriviamo ad un piano di riferimennto del collegio, come una “piazza” sopraelevata a cielo aperto. Tutto attorno alla piazza si elevano alti i piani delle aule, dei dormitori e dei servizi . Davanti a noi dall’altra parte della piazza “sopraelevata” il portone di ingresso della chiesa dell’ istituto. Ci avviciniamo a quella porta d’ingresso piuttosto massiccia e con cautela e con fare guardingo tento di aprirla con una spinta; ma pare ci sia qualcosa che la tenga bloccata , spingo con più forza e… mi prenda un colpo….!! nel silenzio più assoluto, dietro quella porta come appoggiata alla stessa con la schiena c’era una donna che a me è parsa molto anziana , di etnia apparentemente giapponese, tutta rugusa e con rughe profonde e marcate che stava dietro ad un treppiede con una macchina fotografica mega tecnologica con una valigia di teleobbiettivi e attrezzatura fotografica varia. E’ mancato poco che facessi capitombolare in avanti lei , il suo cavalletto e tutto il suo armantario puntato verso i fregi e le sculture e i quadri religiosi , di espressione e gusto moderno ma riccamente colorate che contornano la parete dietro l’altar maggiore [ dall’ altra parte della chiesa rispetto all’ ingresso] I disegni. i bassorilievi e le figure sono incastonate sullo sfondo di quello come dentro a dei grossi “favi” esagonali di un alveare…
A gesti porgo le mie scuse per l’accaduto, quella mi fa due profondi inchini, rimette a posto le sua macchine e noi ci avviamo verso la parte destra della chiesa . Volgendo lo sguardo indietro verso l’ingresso ho visto che su tutta la parete d’ ingresso della chiesa c’è un organo le cui canne sono distribuite lungo tutta la parete della chiesa che sovrasta l’ingresso della chiesa stessa su un fronte che rasenta i 25 – 30 metri. Alcune delle numerosisime canne sono state divelte dai vandali e schiacciate a terra. Noi ci avviamo rapidamente fin dietro l’altar maggiore da cui attraverso ampie finestre si vede da una posizione elevata il bosco che circonda l’ intero edificio in una tmosfera selvatica di indescrivibile bellezza. Per terra a destra e a sinistra macerie e mattoni rotti e suppellittili varie. Passiamo davanti a gradini dell’altare maggiore e andiamo da parte opposta rispetto a quello:alla sinistra per chi guarda l’ altare, ci siamo accorti di essere entrati nell’ area della sacrestia: lì tutti i mobili della sacrestia risultano semi divelti e i cassetti della sacrestia estratti con tutto il loro contenuto sparso a terra. Ci sono molti volantini di colore bianco che richiamano subito la mia attenzione : mi basta un sguardo per capire che in quel momemento, in maniera assolutamente inaspettata, casuale e direi “misteriosa”; avevo messo gli occhi addosso a quello che cercavo : Il ricordo, il panegirico funebre di Don Pietro Riccardino.
Ne prendo uno soltanto: ce n’erano a decine. Dico a mia moglie “mettilo nella borsa e andiamo”.
Dopo quel ritrovamento non mi sono più avventurato verso i piani alti dell’ edificio: lo farò eventualmente un’ altra volta anche perchè mia moglie continuava a dire “andiamo via, andiamo via, ho paura”.
In pochi minuti riguadagnamo la macchina Prima di ripartitre mi soffermmo ancora un momento per guardare meglio da vicino quella chiesetta di cui parlavo all’inizio..
Davanti alla chiesetta c’ è anche un piccolo porticato. Guardando le bacheche appoggiate al portico [ bacheche e portico sono in stato di quasi totale abbandono ] il mio sguardo viene attratto da un quadretto con una fotografia all’interno, non troppo danneggiata dalle intemperie : si tratta di una fotografia , di un un primo piano di Don Riccardino che sorregge in entrambe le mani due “mazzi” di funghi porcini enormi che aveva evidentemente appena raccolto nei boschi circostanti l’ istituto. la foto quando io l’ho vista l’estate scorsa era scivolata un po’ di lato all’ interno della cornice, sotto il vetro. La faccia è gli occhi [magnetici] del nostro personaggio sono raggianti di soddisfazione: per il ritrovamento dei funghi……dico io ……ma qualcuno – non contento – ha scritto a stampa sotto la foto a caratteri cubitali. “ Questi occhi vedranno Dio”..
Va beh … va… facciamo pausa…. …..ci siamo capiti ……
Riguadagnamo la macchina e con percorso inverso , riprendiamo la strada di casa in provincia di Torino..
Arrivato a casa mi sono accorto che il documento di cui ero venuto in possesso non era il classico elogio funebre che si usava per i sacerdoti salesiani quantunque importanti nel corso degli anni ‘80 e anche oltre, parlo dell’ elogio funebre abituale riservato ai grandi rappresentanti del GOTA salesiano degli anni andati [ di Valsalice , ad esempio]…..con una pagina di sommario di quello che hanno fatto e detto e scritto, ….no, no : qui per Don Riccardino si tratta di un curriculum vitae dettagliatissimo dalla nascita alla morte con passaggi descrittivi incredibili ed imperdibili che corrono per ben sei pagine, avanti-retro su un pieghevole scritto molto fitto: cose di cui io non ero assolutamente a conoscenza. [ e neanche credo i miei compagni di corso di allora]
Ho provveduto a fare copia scanner del documento in mio possesso in modo da poterlo rendere disponibile.
Chi fosse interessato a questo documento, perchè ha conosciuto personalmente o è stato allievo di don Riccardino ne può fare richiesta al sottoscritto alla mail i1apq@libero.it : glielo spedirò per e-mail a stretto giro di posta senza problemi.
Saluti a tutti
Domenico
facendo appello alla memoria e con il solo aiuto di una vecchia foto in bianco e nero della classe provo a ricordare i compagni di classe della stagione
1967 maestro Clerici
1968 Don Gianni Ghiglione
1969 Don Gianni – Don Franco Scaglia
1970 Don Gianni – Don Franco Scaglia
Pira Giorgio
Ardano Paolo
Pionzo ….
Armando Silvio di zona Saluzzio
Gerthroux Raimondo di Costigliole Saluzzo
Giraudo Livio di caramagna
Piccirillo …..
Mondino ….
Campana …. di Peveragno (suo padre era il barbiere del collegio)
Pittavino ….. di Roccavione/roaschia
Demaria …
Marchisio Claudio …di San Lorenzo
ricordo Riccardo Turco anche se di altra classe
se qualcuno legge il messaggio, che si faccia vivo!
dopo il collegio ho solo rivisto Gerthroux e recentemente Campana
Fiore Ambrogio
Per diversi anni della mia vita ho girato l’ Italia fotografando luoghi abbandonati di ogni genere. Fabbriche, borghi, basi militari, ospedali, scuole, prima e dopo l avvento della rete. Ma nulla mi ha lasciato un segno dentro come i luoghi che furono dei bambini o i centri psichiatrici. Non sono mai stato qui Peveragno. Non è la prima volta che vedo pubblicati dei bei lavori/documentari con sotto i commoventi commenti di coloro che ci vissero. Noto spesso in queste testimonianze, malinconia, tristezza, desiderio di poter tornare a quegli anni o volerli dimenticare per sempre. In ogni caso sentimenti molto forti che a volte tormentano la persona. Ho anche conosciuto degli ex bambini di questi luoghi, in particolare di una brutta colonia in centr Italia. Volevo sempliciemente dire che sentimenti forti nei confronti della nostra gioventù li abbiamo tutti. Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia che non ha poi avuto l esigenza di mandarmi in certi luoghi (parlo non tanto in merito ai salesiani ma ad altri collegi) e posso testimoniare che chiunque, ripensando alla propria vita fino ai 15/16 anni prova sentimenti di forte amore/odio/malinconia/tristezza/felicità ecc.. che mischiati ai ricordi annebbiati dal tempo possono talvolta creare una pericolosa miscela. Ci sono persone che soffrono per tutta una vita pensando che certi sentimenti che provano rispetto alla propria giovinezza, esistono solo per via della loro personale esperienza che hanno vissuto e vivono male il presente, i ricordi e si condizionano per sempre il futuro. Certo frequentando certi luoghi si vivono esperienze che possono essere molto più forti di quelle di un bimbo vissuto sempre in famiglia. Ma quelle sensazioni che si provano ripensando alla propria giovinezza sono comuni a tutto il genere umano! Non si provano solo per ciò che di insolito si è vissuto. Spero di aver dato un piccolo spunto di riflessione a chi potrebbe averne bisogno. Un ultimo consiglio, come lo ha già dato qualcuno se non il titolare del sito stesso: non visitate mai questi luoghi da soli. Almeno in due ma meglio se in tre o poco più. Scarpe grosse, luci, acqua e panini. Leggera ma essenziale l’attrezzatura fotografica (una fotocamera anche compatta con zoom 24-90 più smartphone possono bastare) magari evitando il treppiede. Borsa fotografica di piccole dimensioni ma in cui, in caso di bisogno, ci possa stare tutto ciò che avete per le mani in caso ci si debba allontanare velocemente o scavalcare. Lasciate detto ad una persona di fiducia dove andate
leggo con piacere l’interesse per quello che ricordo che ho scritto. Ci sono molte istanze per abbattere ledificio perchè è un ecomostro. Questo edificio è comunque di tutto rispetto, con vari locali molto interessanti, ed abbatterlo così perchè non è bello è fare una mostruosità più grave di quella che si è fatta quando lo si è costruito. Certo questa volta si spera che si faranno le cose cum grano salis, ma non è il caso di aggiungere danni a danni. Invece di volere fare soldi sarebbe stato il caso di pensare di donarlo qualche opera sociale. Ora che è pignorato tanto vale che la banca lo doni a qualche onlus saggia che lo utilizzi, tanto nessuno investirà soldi in questo palazzo. È un pugno in un occhio rispetto a tutto quello che lo circonda, ma demolirlo sarebbe un costo enorme e ripristinare lo stato precedente praticamente impossibile oltre che costosissimo.
Io di di idee da proporre ne avrei, chi ne ha le metta giù poi cercheremo qualcuno qualcosa assieme. Vedo che siamo in molti a seguire queste pagine,
Complimenti per il servizio fotografico.ho passato in questi locali 3 anni della mia gioventù. Sono stati anni spensierati e felici .erano gli anni 69 70 71.mi sento molta tristezza dentro nel vedere lo stato di abbandono in cui si trova il collegio. Si vedeva già allora che era destinato a finire male. Spazi enormi per 120 -130 ragazzi.Un gigante di 11 piani mi sembrava una cattedrale nel deserto per così pochi giovani. Mi ricordo di don Urbinis ;
don Capra con le sue proiezioni di diapositive nello splendido teatro ,il festival canoro .Complimenti ancora e un saluto da un ex ragazzino di 64 anni.Aldo Bonetto
Faccio riferimento al testo del commento precedente scritto da Aldo Bonetto. Ad un certo punto parla di un certo Don Capra: credo si riferisca Don Giuseppe Capra che ho conosciuto come assistente a Valsalice negli anni della mia permanenza dal 1964-65 al 1966-67.
Collego il nome di questo Don Capra che è venuto a mancare 6 o 7 anni fa ad un fatto successo nell’estate del 1965 , se non ricordo male: Don Capra stava in montagna in compagnia di Don Giobbio, professore di inglese, molto conosciuto, e non solo in Italia, per la sua capacità di tenere conferenze e prediche in inglese e anche nei paesi anglosassoni. Riferisco tutto questo a braccio e in forma di pettegolezzo . Trovandosi in compagnia di Don Capra in quell’ estate in alta montagna, ad un certo punto è successo qualcosa di inatteso ed inspiegabile: pare che Don Giobbio ad un certo punto allargasse le braccia e si mettesse a correre verso il precipizio che si apriva davanti a loro, quasi volesse prendere il volo: naturalmente cadde sfracellandosi sulle rocce. Non si seppe mai il motivo di quel gesto o che cosa gli sia passato per la testa. Alcuni parlarono di disgrazia altri più o meno apertamente di suicidio. Sta di fatto che Don Capra, che era con lui, ne rimase profondamente scosso e questo fatto credo, segnò in parte la sua vita futura di salesiano . Per molti anni fu a Valdocco, proprio dietro la Chiesa Maria Ausiliatrice in funzione ed in qualità di “esorcista” autorizzato in questa attività dall’ autorità ecclesiastica. Lo incontrai l’ ultima volta nel 2012 all’ istituto Salesiano di Fossano in compagnia di Don Aldo Bertolino, Fratello di Don Mario Bertolino, morto in un incidente stradale nel 1996 all’ uscita della tangeziale a Venaria. Entrambi i fratelli sono stati assistenti rispettivamente al Richelmy ed a Valsalice negli anni di mia permanenza in quegli istituti. Anche Don Aldo Bertolino ha avuto problemi gravi di salute ed è venuto a mancare nel Settembre del 2016. Non mi dilungo oltre nel pettegolezzo, ma sono sicuro che delle persone citate alcuni dei lettori occasionali di queste note si ricorderanno certamente.
Saluti a tutti da
Domenico
Chiedo scusa per quanto erroneamente da me riportato nell’ ultimo commento, ma a più di 55 anni di distanza dai fatti raccontati e con l ‘invecchiamento da parte di chi scrive qualcosa può sfuggire . E di fatti mi è sfuggito un errore grossolano. Il sacerdote salesiano da me confuso con Don Giobbio era in realtà Don Aristide Vesco e a lui va riferita la descrizione di quanto avvenuto alla metà degli anni ’60. Anche Don Vesco era persona molto conosciuta nel mondo salesiano, anche nell’ ambito dell’ editoria ( penso alla collana di libri del “Graal”)
A lui , e non a Don Giobbio, intendevo riferirmi mio precedente commento a un episodio che è rimasto in parte oscuro riguardo alla morte di Don Vesco che
in quel frangente era in compagnia di Don Capra. Nel ricordo del necrologio di Don Vesco nulla è trapelato, almeno in forma ufficiale, sulle circostanze della sua
morte. Per il resto del testo del mio precedente commento tutto rimane valido come da me riportato. Questa precisazione mi sembrava doverosa da parte mia, prima che qualcuno eventualmente , ricordandosi di quell’ evento , mi venga a
redarguire per il mio “svarione” nello scambio di persona….
Sempre riguardo al periodo 1967-1970 mi sforzo di ricordare i “superiori” di allora
Don Pellegrino (direttore, morto pochi anni fa quasi centenario) Don Cattanea (direttore) alto , ricordo pettinatura all indietro di una folta chioma nera (un precursore di Fonzie , senza offesa), molto vicino ai ragazzi . In seguito a un piccolo subbuglio nato fra gli undicenni della prima media si prese la briga si spìegare ad uno ad uno come nascevano i bambini !! cose che in casa, all epoca erano strettamente tabu` de si commentavano a bassa voce fra i ragazzi ,..
Don Carniel , professore di matematica, che quando si arrabbiava lo faceva per davvero , Don Rosa , animatore delle colonie estive , noto per il suo “Allegria” che forse coniò prima di Mike Bongiorno .. Don Gianni Ghiglione con il quale mantengo tuttora vivi i contatti, Don Scaglia, giovane maestro di piano all epoca,.
Don Piero confessore e rettore del Santuario . Un gran brav uomo di vecchio stampo , Don Urbinis prof di inglese,allora ancora relativamente giovane, ricordo che veniva dal Vietnam (missionario?) e che ero riuscito a stupire elencandogli con buona pronuncia i titoli di tutte le canzoni dei Beatles nell ordine in cui apparivano sugli LP ! dal primo all ultimo
mi disse che solo con quello avevo già un vocabolario di oltre 100 parole e che con
200 vocaboli si puo` andare in giro per il mondo anglofono! non ci avevo pensato , avevo 11 anni allora… il sig Airasca era l infermiere, un uomo minuto , scarno ma
assolutamente dedito alla causa. Don Riccardino. non l avevo come prof ma aveva una fama ormai leggendaria di uomo dotto, di una cultura sterminata specie nel campo teologico , un vero fuoriserie!
Don Turina, Don Compagnoni che ho ritrovato ultranovantenne a Torino e don Cei
alto, magrissimo e abile batterista di cui avevo avuto modo di apprezzarne la bravura e infine don Virgilio Zucca , consigliere, di cui ricordo un aneddoto diventato proverbiale. Dopo essermi comportato molto male durante il pasto mi aveva preso per un orecchio e accompagnato alla porta del refettorio per espellermi (la porta era una grande intelaiatura di ferro con vetri provvisti di griglia metallica interna a rete)
dato che non stavo fermo mi fece dare una zuccata contro la porta. risultato : io non mi feci assolutamente nulla mentre nella vetrata si aprì un buco circolare di 7/8 cm di diametro con i cocci di vetro al suolo… mi chiese subito se mi ero fatto male e gli dissi di no, che non era successo niente. alla fine dovetti quasi tranquillizarlo io e non il contrario L evento non mi traumatizzo per niente, non intervennero `psicologi, telefoni azzurri , talkshow , ne `si verificarono atti di violenza da parte di genitori contro insegnanti. Mio padre lo venne poi a sapere e non ricordo bene se si complimentò per la buona disciplina impartita o se mi chiese l altra guancia per darmi lui il resto.. sinceramente non ricordo.
altri tempi , altra disciplina . disciplina di cui c´ è urgente bisogno oggi , ma va a toccare qualcuno per metterlo in riga …
I miei ricordi si fermano qui , sono passato 50 anni ..
faccio appello ai miei ex compagni di scuola (i nomi che ricordo, in un precedente messaggio)
Ho trascorso in questo collegio tre anni delle medie, che ricordo con grande nostalgia, dal 68 al 71. Ricordo bene Claudio Turco e Bonetto miei compagni di classe, come anche il grande fan dei Beatles. Oltre ai superiori che avete già menzionato ricordo ancora : il “dire” don Mario Colombo direttore, don Serafino Chiesa (che poi è andato missionario in America latina), don Marocchino, don Poletto che suonava la tromba,don Attilio e il sig. Agostino coadiutore. I miei compagni di classe : Aimar, Aliberti, Arnaudo, Bonetto, Bonino, Cavallo, Dadone, Fantino, Fiandino ( Ciotu ), Gautero, Giraudi, Goletto, Gondolo, Luciano, Parizia, Pirra,
Proseguo: Raspo, Ravera, Russo, Savio, Toselli, Turco Claudio, Turco Giandomenico, Vietto. Chiedo venia se ho dimenticato qualcuno. Ciao a tutti, alla prossima…
Salve, siccome vedo che nessuno ancora lo ha accennato, presumo che non tutti lo sappiano, la bella notizia è questa: il “nostro” collegio (non mi piace chiamarlo mostro) non verrà abbattuto, ma sarà ristrutturato dalla società che lo ha comprato all’ultima asta che si è tenuta a Rimini qualche tempo fa. Se non ricordo male dovrebbe essere una società che opera nel settore dell’energia che lo ha acquisito per pochi soldi. Da parte mia spero vivamente che mantengano fede all’impegno preso e salvino dalla distruzione questa meraviglia.
->Giovanni: ciao, la notizia dell’inizio di lavori è di quest’estate. Hanno blindato e iniziato a fare qualcosa all’interno. Vediamo come si evolve la situazione.
Ciao Samuele, grazie per l’ aggiornamento
Grazie Giovanni Barolo x l aggiornamento . Poletti che suonava la tromba …. e chi non se lo ricorda?
I tuoi anni sono quasi gli stessi del mio periodo 1967-1970 probabilmente eri una classe più giovane, nella mia classe c era un tal Barale Mario col cognome simile al tuo .
Son contento che non lo buttino giù , come fanno gli islamisti con le statue…
Facendo seguito a miei precedenti interventi,
Con il permesso di Samuele, che naturalmente può censurare e bloccare questa mia segnalazione, in quanto questo sito è suo e non mio, e fatte salve altre eventuali limitazioni di copyright, che però non credo esistano, in quanto il contenuto è di pubblico dominio, mi permetterei di segnalare il seguente filmato di youtube riguardo all’ istituto salesiano di Peveragno:
https://www.youtube.com/watch?v=aBuDhkJHBPs
con i relativi commenti, che mi sembrano molto interessanti.
saluti
Domenico
Per Domenico
Molto interessante il video. Mi manca solo la parte del teatro ed i locali attigui dove si custodivano costumi, strumenti etc.. entrando nell edificio dal campo di basket la prima porta a destra accedeva al teatro.
Mentre il 95% di quanto esponi e`fondamentalmente corretto devo invece correggerti, per amor del vero, circa la palazzina attigua al collegio e che riprendi intorno al minuto 23 e che hai descritto come “zona riservata alla direzione e al servizio tecnico”, non era cosi`
La direzione era un unico ufficio al primo piano sopra la chiesa , giusto sopra la sacrestia , e dalla cui finestra si vedeva lateralmente e dall` alto l altare .
la palazzina era residenza esclusiva delle suore di Maria Ausiliatrice che erano le incaricate di lavare lenzuola e quant altro e di garantire il servizio cucina. in 4 anni non le ho mai viste
non esisteva contatto con la parte maschile del collegio e il cibo veniva trasladato dalla cucina al refettorio mediante quelle giratorie di gran capacità che impedivano vedere comuinque chi c era dall altra parte.`
l ultima volta che ho visitato il lungo e in largo le rovine del collegio (qualche anno fa) per la prima volta sono riuscito ad accedere a quella palazzina . l ho trovata spartana ,
un vero peccato sono i graffiti , in parte idioti e in parte blasfemi , nessuno minimamente intelligente : la banda di deficienti che ha visitato il collegio poteva evitare di insozzare tutta la struttura se non altro per un minimo di rispetto per chi c`´ e` stato prima di loro .Ma d altra parte non si puo` chiedere a un branco di animali cio` che ci si aspetta da persone minimamente decenti.
Caro Ambrogio Fiore, tengo a precisare che il video non è mio ma l’ ho scaricato da internet e lo puoi trovare facilmentte scrivendo ” grande istituto salesiano in abbandono… o simili” . Stavo pensando a quel video e mi è venuto in mente di aprire questo blog per scrivere qualcosa a proposito delle suore che vivevano nell’ istituto , ma tu mi hai preceduto in tutto e per tutto. Difatti nel video si vede la famosa RUOTA che tu chiami “giratoria” che separava l’ ambiente dei salesiani e degli studenti [maschi] dal mondo delle suore [ figlie di Maria Ausiliatrice – salesiane] e manco a dirlo (femmine). I 2 mondi erano intercomunicanti solo attraverso la RUOTA che nel filmato si vede benissimo: attraverso la “ruota” le suore facevano passare per salesiani e studenti, la colazione, il pranzo e la cena, i vestiti che andavano nelle lavatrici che nel video si vedono altrettanto bene. I pasti venivano preparati dalle suore in quelle cucine e dopo essere arrivati di qua della Ruota venivano portati poi sui tavoli della Mensa da inservienti o coadiutori salesiani. Nel video si vede anche la chiesetta [ la cappella] in cui evidentemente si ritiravano in preghiera le suore e lo spazio esterno, il cortile ad esse riservato: chi ha effettuato il video , forse per mancanza di conoscenza specifica delle cose non ha evidenziato certi particolari ed è per questo che ho pensato di riprendere questo discorso: ti dico bravo nell’ avermi preceduto. E’ da dire che in tutti gli istituti salesiani in cui c’erano degli studenti “interni” cioè in collegio a tempo pieno esistevano questi spazi delle suore salesiane che si occupavano diremmo delle faccende più umili, ma non meno importanti per la vita della comunità. A questo proposito mi viene in mente un piccolo aneddoto. Dopo aver lasciato i 2 istituti salesiani in cui ho studiato, verso la fine degli anni 60, avendo bisogno di una consulenza ero andato a trovare un mio professore di matematica del ginnasio che nel frattempo era stato trasferito in un altro istitituto ( L’ Agnelli di Torino) – Devo stare un po’ in campana nel raccontare perchè quel salesiano, ancorchè ultranovantenne oggi, è ancora presente nella comunità salesiana fuori della nostra regione e non vorrei provocare qualche disguido o dissapore. Come lo trovo lì all’ Agnelli allora, soliti convenevoli, ciao Mecu, come stai? e poi dice ti posso offrire un caffè ? Volentieri dico io. Dice: andiamo a chiedere alle suore se ci fanno un caffè: ci avviciniamo alla ruota ; bussa sul legno – sì prego – suora, sono don C. sono con un amico ci fa un caffé per cortesia . Senz’altro, ben volentieri: Passano 10 minuti , la ruota gira e ci si para davanti una scodella piena di caffè di quelle che si utilizzavano al mattino per il caffè-latte a colazione, il contenitore dello zucchero , un cucchiaio e nient’ altro: Oh “dice Don C.” che ti devo dire , facciamo alla maniera primitiva o alla miniera degli “scout” un po’ bevi tu alla scodella e un po’ bevo io – nessun problema. Alla fine il don C. salesiano mi dice: “però Mecu, ma ste monje a son poi propi quace, neh !”….. non credo che la cosa abbia bisogno di traduzione……comunque anche se sembrano cose proiettate fuori del tempo, io personalmente le ricordo con nostalgia….
Interessante commento il tuo, Domenico.
Nei miei 4 anni di collegio non ho mai visto le suore.
ricordo pero` che il cibo era buono ed abbondante. facevano spesso una buona minestra di riso
confermo il cafffelatte la mattina in un tazzone che all epoca mi sembrava enorme.
La domenica i miei mi portavano a volte biscotti e cioccolato. adesso che ci penso era l unico
status symbol esistente all epoca e chi più riceveva più saliva sulla “scala sociale” del collegio…salvo poi ridiscendere quando si era pappato tutto ..
rivangando nella memoria … una mattina ci eravamo svegliati con 20 cm di neve. ogni mattina si formavano gruppi per spazzare pavimenti con la segatura. quella mattina non lo feci e con la pala disegnai un enorme W BEATLES nel centro del cortile.
naturalmente mi beccarono e la punizione fu percorrere tutti i 3 lati dei portici con flessioni stile papero (si dice cosi?) non mi lamentai piu` di tanto,..,.
Anch’io come molti di voi ho trascorso gli anni delle scuole medie a Madonna dei Boschi e più precisamente dal 1973 al 1976, ricordo molti dei Salesiani che avete citato.
Nella nostra classe di allora c’era Don Zucchi Romano appena arrivato da Torino ma ricordo con piacere anche il mitico Consi Don Gianpaolo Delsanto che dirigeva l’orchestrina.
Nel 1989 mi sono sposato ed ho voluto farlo nella chiesa del Collegio, il Sig. Botto, ultimo custode del Santuario ora trasferito a Cuneo, ha fatto di tutto per poter preparare al meglio la chiesa che comunque allora era ancora intatta come il resto del collegio anche se veniva solamente più utilizzata la parte vecchia, per ragioni di sicurezza, per ospitare ragazzi in vacanza.
Mi riferisco all’ ultimo commento di Ivo Dutto, là dove parla di Don Romano Zucchi . Ti posso dire che è stato mio assistente di studio presso l’ istituto Richelmy di Torino, di cui ho parlato in un mio precedente commento . Questa attività di assistente di studio risaliva alla prima metà degli anni ’60, al tempo in cui io frequentavo, come interno, la scuola Media e il Ginnasio in quell’ istituto. Noi l’avevamo soprannominato ” Occhio di Pollo” non tanto perchè portava , se non ricordo male, degli occhiali da vista con lenti molto spesse , ma piuttosto perchè, sotto gli occhiali, nascondeva un certo strabismo . Come assistente di studio , mi aveva fatto passare qualche dispiacere con un mio professore di allora, , ma non ricordo più i termini esatti della questione….
qualche aggiornamento sulla situazione del collegio? sono iniziati i lavori?
chi lo gestisce? grazie
L’altro ieri, il 26 aprile 2023, ho trovato quasi per caso le immagini della chiesa e del seminario della Madonna dei Boschi.
Non ne sapevo assolutamente nulla.
Sono tramortito, l’autore degli affreschi, della via crucis, delle vetrate e dello studio dell’arredo è mio padre, Luciano Bartoli.
Io stesso ho collaborato con la realizzazione degli smalti su rame del paliotto dell’altare e del tabernacolo (1965).
Mi farebbe piacere essere contattato per avere qualche notizia in più: ellibartoli@gmail.com
In allegato una foto dell’altare e un articolo su mio padre dell’anno scorso dove in maniera sintetica può avere una prima infarinatura sull’autore.
Grazie per l’attenzione,
Giuliano Bartoli
Naturalmente non sono riuscito ad allegare foto e articolo su mio padre… chi avesse interesse può contattarmi e sarò contento di inviare notizie sulla vita e sulle opere di papà che ha lavorato tantissimo, in italia e anche all’estero.
Ho catalogato tantissimi suoi lavori tutti imperniati sul tema del sacro e distribuiti in una novantina (per ora…) di chiese, chiesette e cattedrali, affreschi, mosaici, vetrate, pitture su tela e su tavola, la creazione di fonti battesimali, lampade, cancelli, arredi sacri e sacri paramenti, ma pure un numero sorprendente di opere scritte, tutte sempre sul tema del sacro come “La Chiave- per la comprensione del simbolismo e dei segni del sacro” (Edito nel 1982 e con 5 ristampe).
Grazie ancora.
Giuliano Bartoli
Non avevo letto il tuo messaggio. non ci conosciamo ma mi sembra doveroso fare dei sinceri complimenti a tuo padre seppure con mezzo secolo di ritardo…
ricordo che le vetrate della chiesa , sempre luminose, destavano in me un profondo interesse al punto di distrarmi incantato durante varie fasi dei servizi religiosi
Ho già scritto commenti su questo collegio/aspirantato salesiano/ecomostro, ma ora, dopo anni di analisi e ripensamenti voglio raccontare tutto quello che so ed analizzare tutto quello che posso anche in un contesto più ampio e generale. Ora mi dilungo in una analisi più completa.
L’edificio di Madonna dei Boschi venne acquistato dai Salesiani nel 1930 dal comune di Peveragno e veiva utilizzato come soggiorno estivo per i ragazzi dell’aspirantato di Chieri. Aspirantato era, per i Salesiani l’equivalente del seminario minore del clero secolare.
Poi l’istituto di Chieri trovò sistemazione ad Ulzio e quindi questo edificio era disponibile per altri scopi. Ma Peveragno era diocesi di Mondovì e la diocesi di Mondovì aveva mai gradito la presenza dei salesiani nel suo territorio per timore di perdere “vocazioni” perché c’erano comunque già molti che si erano fatti salesiani nella diocesi.
Parliamo del 1956 circa. L’ispettore dell’ispettoria subalpina, don Maniero andò a parlare al vescovo per arrivare ad un accordo ed il vescovo inaspettatamente lo invitò a mettere a Madonna dei Boschi “i vostri cardellini” e con questo intendeva i loro seminaristi/aspiranti. La proposta fu del tutto inaspettata e gradita e subito venne sistemato l’edificio in modo da potere raccogliere una cinquantina di ragazzi e due classi. L’edificio passò da due a tre piani. Nel 1959-1960 ci fu una prima media e poi i ragazzi di questa prima media andarono a continuare nell’aspirantato storico di Chieri.
Nel 1960-61 ci furono due classi, una quinta elementare ed una prima media. Questa volta la prima media non emigrò più ma continuò gli studi a Peveragno fino alla quinta ginnasio, io sono stato in quella prima media diciamo capostipite.
Ovviamente in seconda media si stava allo stretto ed in terza media eravamo al molto stretto con molte sistemazioni di emergenza.
Intento l’ispettore dell’ispettoria subalpina era cambiato e questi fece partire il progetto e l’esecuzione di quello che poi è stato. A lavori inoltrati, praticamente irreversibili, chiese l’autorizzazione ai superiori generali che si trovarono con le spalle al muro con un’opera che era ormai estemporanea: stavano chiudendo diversi aspirantati in Piemonte per mancanza di ragazzi.
Fu un vero e proprio golpe che lasciò pesanti ripercussioni per anni e decenni ed anche generò i presupposti dello scempio cui abbiamo assistito nei vari filmati.
Il rettor maggiore di allora, Don Ziggiotti non accettò l’anno successivo di essere rinconfermato, quella era stata tutto sommato una insubordinazione grave sia nel modo che nella gravità della materia, perché l’importo economico era notevolissimo e condizionava fortemente tutta l’economia dell’ispettoria, ed inoltre di fatto era una mancanza grave all’obbedienza. Una azione simile è impensabile anche in una azienda privata. I rettori maggiori erano stati paticamente a vita ma Don Ziggiotti che non era nemmeno molto vecchio si ritirò senza commentare, ma penso che una delle ragioni importanti anzi forse la ragione fosse questa scorrettezza oltretutto azzardata e assurda per quello che ormai era sotto gli occhi di tutti: due aspirantati di un’altra ispettoria in Piemonte venivano chiusi nel periodo 1960-62.
La seconda conseguenza fu per l’ispettore in carica che appena finito il suo mandato venne destinato dal rettor maggiore successivo ad incarico di facciata o anche meno.
La terza conseguenza fu che tutti gli istituti dell’ispettoria subalpina dovevano pompare soldi a più non posso in quel pozzo infinito che era Madonna dei Boschi e quindi tutte le rette dei collegi si impennarono.
La pensata alla base di quell’obbrobrio fu che si sarebbero raccolte vocazioni a piene mani in diocesi di Mondovì con un così bel collegio: si erano disseccato l’ orto delle vocazioni per eccellenza per i salesiani in Italia che era la Sardegna, nella diocesi di Mondovì successe ben poco nonostante lo sforzo di proselitismo costante ed assiduo.
Contemporaneamente stava aumentando la laicizzazione della società ovunque, le famiglie avevano uno o due figli, non tre o quattro come prima, la scuola media unica aveva diffusione capillare in tutti i paesi.
Con la scuola media unica le scuole professionali dei salesiani che avevano ragazzi di 11-15 anni si trovarono annientate, c’erano anche meno mezzi per lavorare e raccogliere fondi per i salesiani.
Il grande edificio divenne agibile nel 1964, io feci la quinta ginnasio in esso, ma 11 anni dopo passai a salutare ed era già decisamente in calo. Si era chiuso l’aspirantato storico di Chieri per tenere in funzione quello di Madonna dei Boschi.
Questa opera faraonica oltre ad essere invisa a molti salesiani per tutti i sacrifici e condizionamenti che imponeva, aveva anche destato molte perplessità nei cooperatori e benefattori dei salesiani.
Non è l’unica cattedrale nel deserto che i salesiani costruirono in quegli anni, cattedrali che come questa, a stento funzionarono per alcuni anni, ma certamente sono state spesso frutto di miopia, ambizione, megalomania.
Nello stesso periodo i salesiani costruirono il tempio di Castelnuovo Don Bosco, altra opera ciclopica e colossale e spesa altrettanto ingente. Certamente i salesiani, per lo meno una buona parte di loro, stavano perdendo o la avevano mai avuta lucidità su quello che stava succedendo attorno nel mondo e su quello che era la missione sancita nelle loro costituzioni che era quello di aiutare la gioventù specialmente i più poveri. Per finanziare le grandi opere occorrevano grandi entrate e quindi con scuole per gente che potesse pagare bene, mentre nel frattempo questo trionfalismo lasciava perplessità in genere all’estero ed anche all’interno.
L’istituto di Madonna dei Boschi divenne così un monumento all’inutilità, venne chiuso l’aspirantato di Chieri per mantenere quello di Peveragno ma dopo un po’ non ce n’era più per nessuno e quindi Madonna dei Boschi venne messo in vendita negli anni ‘80.
L’edificio era stato costruito a regola d’arte dal punto di vista strutturale ed architettonico ma dal punto di vista funzionale era simile ad un collegio ottocentesco o ad una caserma, con grandi camerate, bagni e servizi collettivi.
Energeticamente non aveva nessun criterio di risparmio energetico e la struttura aveva una larghezza calpestabile di 12 metri una vera lama di radiatore, oltre ad offrire poca chance ad eventuali ristrutturazioni di interni.
Comunque un compratore venne trovato, per quale importo non sono mai riuscito a saperlo con sicurezza, questo è un classico della chiesa cattolica quando si incassano soldi. Si parla di 14 miliardi di lire di allora ma non ne ho la certezza. Diciamo che il valore strutturale era quello, ma per utilizzare una simile costruzione si dovevano avere delle idee ben chiare e dei progetti ben vagliati.
I salesiani cercarono di fare cassa il più possibile, visto anche i sacrifici che era costata quella costruzione, ma molti osservatori esterni, ex-allievi e benfattori avrebbero preferito che il tutto fosse stato destinato a qualche istituzione pubblica o privata che la utilizzasse per scopi sociali. Venne gustificata la vendita asserendo che con quei guadagni si sarebbero aiutate le missioni salesiane, ci sta anche, ma sarebbe stato anche meglio che ci fosse stato un rendiconto pubblico di tutta l’operazione.
L’azienda acquirente fallì in seguito alla morte del fondatore, venne messa all’asta e comprata da un’altra azienda che a sua volta fallì e venne rimessa all’asta di nuovo e di nuovo acquistata recentemente per 50 mila euro. Il nuovo acquirente ha detto di volere rimettere in vita l’edificio che in questi anni di abbandono ha subito tutto quello che i filmati vari su youtube ci fanno vedere.
Vorrei lasciare ulteriore commento su quello che veramente fu Madonna dei Boschi nel periodo iniziale.
Non era proprio una vita idilliaca, e, tutto sommato, i vari errori di pianificazione di investimenti che furono fatti denotano un distacco dalla realtà generale, non solo di pianificazione edilizia.
Eravamo obbligati al collegio 10 mesi e mezzo all’anno, potevamo stare a casa solo a luglio e mezzo mese di settembre. Fino al 1964 non si andava a casa né a Natale, né a Pasqua né in nessun altro caso.
L’educazione religiosa era del massimo integralismo con messa e comunione quotidiana, confessione settimanale, esercizi spirituali durante l’anno, preghiera prima dello studio, prima dei pasti, prima di andare a dormire. Durante la messa si recitava in stucchevole coro il rosario.
La predicazione era di stampo terroristico con frequenti riferimenti alla morte, al peccato mortale, al castigo eterno nell’inferno.
Un po’ di schiaffoni volavano non raramente e, per i più ribelli, c’era la paternale pubblica del sabato sera prima di cena, un vero processo accusatorio con pene del caso.
Una pratia religiosa terribile, da puro film horror era l’esercizio della buona morte, con la litania della buona morte. Se volete la trovate nel seguente link https://www.donboscosanto.eu/download_orig/Don_Bosco-Il_giovane_provveduto-i.pdf
a pagina 140. Tutto il rito completo veniva eseguito puntualmente all’inizio di ogni mese.
L’insieme del tutto ha lasciato segni molto pesanti sulla mente di alcuni di noi.
E quello non era l’unico problema. Dopo la terza media quando sono tornato in vacanza avevo una tosse ostinata con febbre. Risultò che avevo una adenopatia ilare bilatera grave ed ero sotto peso. La cena standard era un piatto di minestra ed una mela cotta…
Eravamo in 13 in terza media, siamo tornati in 5, dei rimanenti 8 alcuni avevano avuto problemi anche loro. In seguito a questo furono presi un po’ di provvedimenti, ma arrivare a quel punto fu una trascuranza grave direi. Di quei 5 che eravamo, due sono diventati salesiani.
La cosa grottesca non è che mancasse il cibo ma le suore si preoccupavano che i nostri superiori fossero molto ben serviti: in effetti era scandaloso quello che preparavano per loro e quello che davano a noi ed era sotto i nostri occhi. La cosa inverosimile è che nessuno dei salesiani gridasse allo scandalo, erano serviti in modo principesco. Loro non pretendevano quanto ricevevano ma erano comunque conniventi e/o distratti.
Per chi avesse bisogno di prove, ho tuttora le calcificazioni all’ilo dei polmoni.
Come un altro segno che è rimasto a me e a qualche compagno di quegli anni è che se non ci controlliamo mangiamo come gli ex-internati dei lager, come se avessimo paura che ce lo portino via.
Io rimasi 5 anni a Madonna dei Boschi e 9 mesi in noviziato a Chieri/villa Moglia. Riuscii ad integrarmi di nuovo con la gioventù del mio paese a 23 anni grazie all’aiuto di ragazzi più giovani di me di 5, 7 anni che mi aiutarono ad uscire dal mio isolamento da cui non riuscivo a livìberarmi.
Altra cosa che mi è rimasta ma in positivo: ho imparato la musica, a leggere e suonare pianoforte ed organo, diversamente non avrei mai iniziato.
Mi pesa di raccontare queste cose, e ci sono altre cose anche più pesanti che non mi riguardarono direttamente, ma voglio solo far capire che era un mondo anomalo con adulti che vivevano una realtà filtrata da religione, culto della persona e della congregazione, giustificazione totale nel cedere ed obbedire per cui sfuggiva la realtà ed il buon seno comune.
Ho fatto a Madonna dei boschi medie e ginnasio, 5 anni con inizio autunno 1964.
Grazie a Domenico per il video segnalato che mi ha fatto affiorare tanti ricordi anche se non è piacevole vedere lo stato di abbandono in cui versa il collegio.
Conosco quasi tutti i nominativi che sono stati ricordati anche se credo siate tutti più giovani di me di qualche anno.
Grazie ancora per i bei ricordi rievocati.
ho riletto il messaggio di giuseppe Gamerra. posso solo dedurne che molte cose cambiarono nel `pèriodo immediatamente successivo al suo . in 4 anni non ebbi mai la sensazione di essere mal nutrito e in quanto alla intensità religiosa non era cosi`forte come la descrive . messa tutti i gironi questo si` ma le altre pratiche molto alleggerite rispetto a quanto descrivi. Mi integrai senza traumi nella società frequentando il liceo scientifico delle Scuole Cristiane di Torino studiando, andando ai concerti del Palasport (Genesis , King Crimson , Santana…che tempi!) con gli amici per poi emigrare in Belgio una volta finito il Liceo.
in quanto a Mario Boglione il nome non mi è del tutto nuovo ma non ci frequentavamo. quando entrai per iniziare la 5a elementare lui era già in 3za media e a quell età le differenze sono
notevoli in collegio o fuori dal collegio… .. spero che qualcun altro si faccia vivo per tenere in piedi questa specie di chat aperto ma nostalgicamente interessante.
alla nostra età gjuardiamo più indietro che avanti…
Consultando tutti gli interventi apparsi su questo blog, leggendo i testi , i contesti e sbirciando tra le tra le righe , mi è parso di veder trasparire qua e là l’ affermazione che la vita religiosa all’ interno dell’ istituto fosse un tantino opprimente: io non so come fosse all’ interno di questo istituto di Peveragno, da intendersi come un seminario salesiano : io parlo per me , sotto questo aspetto io non mi posso lamentare nel senso che durante i 5 anni al Richelmy [ media e ginnasio] in ambito di assoluta competizione volontaria , senza costrizione di nessun tipo, ho sempre partecipato all’ assegnazione dei premi di religione per classe, ottenendo anche dei buoni risultati [ c’ è sempre qualcuno che riesce a fare meglio di te per quanto tu ti possa impegnare in una qualsiasi avventura…] In tutti i modi in quell’istituto non ho mai avuto la sensazione che qualcuno fosse discriminato per motivi di carattere religioso. Per quanto riguarda il collegio di Valsalice di allora il discorso a questo riguardo va anche oltre. Benché negli ultimi due anni di permanenza in collegio non mi sia mai , dico mai avvicinato ai sacramenti nessuno è venuto a dirmi , “perchè tu non fai la comunione o non ti vai a confessare” , né a scuola mi sono sentito mai discriminato per questi motivi, benché il catechista , assistente nella chiesa, fosse anche mio professore di greco e di latino. Inoltre nei tre anni di Liceo classico anche se i miei genitori si siano presentati molto raramente ai professori , mai nessuno mi ha fatto osservazione al riguardo : forse avvicinandosi ai 20 anni di età si pensava che ognuno a quel punto fosse responsabile di se stesso. In terza liceo interni nel 1967 eravamo in 21; di questi 3 sono stati bocciati all’ esame di maturità classica [ la commissione esaminatrice era esterna ancorché la scuola fosse pareggiata], altri sono stati rimandati in una o più materie] comunque tutti si sono laureati, ad eccezione del sottoscritto ed un altro mio compagno di corso . A oggi di quei 21 [ alcuni hanno occupato anche posti e professioni di prestigio nella società] sono già mancati in 7. Da un po’ di tempo , ogni anno in estate , uno sparuto numero di sopravvissuti [ di 76 anni di età] ci troviamo per un pranzo conviviale con le rispettive mogli. Per quanto mi riguarda non posso dire che nelle scuole salesiane da me frequentate, la religiosità o l’educazione impartita fosse in qualche modo “oscurantista” o “coercitiva” a quell’epoca, nonostante gli esercizi spirituali [ di solito tre giorni – di “vacanza” interna dalla scuola – a partire dal mercoledì delle ceneri] e nonostante l’esercizio della buona morte…che qualcuno ha ricordato.
concordo con DOMENICO, nei miei 4 anni in collegio 1967-1970 non ebbi mai la sensazione di essere sotto pressione per le pratiche religiose.
pochi giorni fa ho letto sulla stampa che è mancato LIVIO GIRAUDI . ricordo , se non sbaglio , che era originario di Caramagna e poi a giudicare dall articolo pare sia rimasto in “zona” (Peveragno, Boves etc..) lo ricordo buon studente ,diligente , fra i primi della classe . non eravamo amici intimi (io ero piuttosto ribelle e disbela`..)
mentre lui era piu` prudente , un bravo ragazzo insomma. mi è dispiaciuto , anche se dall epoca del collegio non l avevo mai piu`rivisto .
sarebbero gradite novità da parte di altri ex allievi dell epoca che magari sono entrati in queste pagine.
alla nostra età fatalmente guardiamo piu`indietro che avanti …