Villa dei Cipressi ha una struttura architettonica molto simile alla tipologia tradizionale delle dimore signorili sparse nella campagna toscana, una costruzione salda e quadrata, strutturata su tre piani; da fuori sembra rigorosa e spartana, mentre all’interno è poetica e armoniosa. Non si hanno informazioni reali sulla costruzione della Villa, le fonti più attendibili dicono che venne costruita alla fine dell’800 sui resti probabilmente di un edificio meno importante.
Le informazioni sono lapidarie e confuse. Icilio Betti volle donare alla sua amata qualcosa di meraviglioso come regalo di nozze. Per realizzare la sua idea Icilio chiamò il fiorentino Galileo Chini, uno dei giovani pittori liberty più conosciuti dell’epoca: la stanza più importante del piano nobile, il salone, venne dipinta con due affreschi di straordinaria bellezza. Questa è la narrazione poetica, la magia, in realtà non ci sono molte certezze: nel 1981 una verifica da parte della Soprintendenza non rilevò alcun elemento meritevole di tutela. Nel 1983 durante un ulteriore sopralluogo della Soprintendenza, in occasione della redazione degli elenchi degli
La Villa è disabitata: nel 1999 il Comune ha sottoposto l’immobile al provvedimento di vincolo storico architettonico da parte del Ministero per salvaguardarlo. Nel 2016 la proprietà è stata ceduta ad un facoltoso inglese che, secondo le voci, avrebbe l’intenzione di restaurare la villa che non è mai stata abitata, ma in un secolo, compresa la guerra, è invecchiata ugualmente, forse maggiormente. Gli affreschi attribuiti al Chini sono ormai in condizioni pessime, nel 2018 Italia Liberty provò ad organizzare una raccolta di fondi per salvare il salvabile e come sempre in queste situazioni si iniziò a parlare di museo, un museo dedicato al Liberty Italiano (un’utopia data la posizione della Villa). Purtroppo negli ultimi anni non si è mosso nulla e gli affreschi sono destinati a morire nel tempo.