
Il Parco Nazionale del þingvellir (detto anche Thingvellir) è un luogo unico al mondo. Si trova nel Golden Circle e qui si arriva davvero alle origini della terra; perché in questo parco si incontrano le placche tettoniche del Nord America e dell’Eurasia. Queste placche tettoniche simboleggiano la deriva dei continenti e sono, dal punto di vista geologico, uno spettacolo unico.
Il risultato è anche una fossa tettonica (rift valley) che taglia attraverso svariate parti del paese, inclusa la Fenditura di Silfra nel parco nazionale del Thingvellir. Questa zona si è riempita d’acqua ed è adesso un punto popolare per le immersioni. Avventurieri subacquei affontano le fredde acque turchesi per nuotare tra le formazioni rocciose vulcaniche e le placche tettoniche. Anche lontano dalla Fenditura, la crepa nella crosta terrestre si muove lentamente, di millimetri, ogni anno. È una vista impressionante.
Non sono riuscito a fotografare come avrei voluto il canyon che rappresenta la fossa tettonica, l’ideale sarebbe stato scegliere un punto sopraelevato, però questa immagine presa da dentro mi piace e credo riesca a far immaginare come la crosta terrestre possa letteralmente spaccarsi.
POSTED ON 9 Lug 2022 IN
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Proteggi il mio cuore
Tenta di capirlo, difendilo dalla tua arroganza
Espandi la sua anima più pura
Esplora la sua sofferenza
– Michele Dol (Twitter)

ALLE VITTIME DI FATALE DISGRAZIA
IL 1° REGGIMENTO ARTIGLIERIA MONTANA
QUESTO RICORDO ERESSE
GARDETTA – LVGLIO 1926 LVGLIO 1928
“non toccate i proietti inesplosi”

Quando arriva maggio la camminata al Pis del Pes è un grande classico. Io non conosco nessun cuneese che non sia stato almeno una volta da queste parti, è un evento e la domenica sembra di essere in piazza Galimberti. Ci si arriva dopo un’ora di cammino dal rifugio di Pian delle Gorre, nel comune di Chiusa Pesio. In questo periodo dell’anno lo scioglimento delle nevi porta alla formazione di questa piccola serie di cascate e da qui nasce il fiume Pesio. In realtà il Pis del Pesio non è solo un getto d’acqua temporaneo, ma una vera e propria grotta percorribile per quasi 1922 metri di sviluppo e 89 di profondità; uno spettacolo della natura. E quest’anno, dopo aver visto mille e mille foto, ho deciso di salire anche io. Ho scelto due posizioni: dietro il getto principale, in un piccolo antro nascosto, e quasi frontalmente nel punto in cui al culmine della salita si scorge la cascata. Per scattare la prima foto mi sono completamente bagnato (o quasi)(acqua ovunque), per la seconda invece ho utilizzato un filtro ND che mi ha permesso di portare il tempo di esposizione a 25 secondi. Per compiere tutta l’impresa (salita, discesa e foto) ho impiegato poco più di due ore: il tempo indicato per la sola salita è di 1h e 40′. E infatti adesso sono leggermente stanco.


La foto di copertina è stata selezionata per essere una delle dodici immagini del calendario 2023 di Paroldo – Altra Langa dal titolo “Le forme dell’acqua” con questa motivazione:
Non poteva mancare una rappresentazione della forza, irruenza, maestosità dell’acqua, e questa fotografia ne rende bene l’immagine. Guardandola, capita, prima di vederne i dettagli, di sentire il rumore della cascata. L’occhio viene guidato allo scroscio da un abile uso della cornice circolare, forse ottenuta con un obiettivo fisheye, nella quale le ombre, giustamente, restano ombre e i dettagli si devono intuire. Crediamo di conoscere il luogo, sappiamo che si deve raggiungere in primavera, scarpinando, e facendo finta di non vedere i cartelli di pericolo. Quindi complimenti anche per questo.
POSTED ON 20 Apr 2021 IN
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Ha nevicato. Il terrazzo è bellissimo, vedo la neve intonsa e le montagne che vigilano. Dopo i fiocchi di neve di questa notte il cielo si è pulito, un timido sole riscalda il freddo della mattina, l’aria è frizzante, ma positiva. Non voglio camminare perché ho paura di rovinare la poesia, la perfezione: non c’è una regola, non è matematica eppure è tutto così preciso che sembra ragionato a tavolino. Rimango in silenzio sulla porta ad osservare la magia e non trovo parole, non ho il coraggio di avventurarmi all’esterno, non voglio provare imbarazzo per le mie impronte. Forse è una scusa, perché il freddo arriva anche qui e punge la pelle del viso in modo quasi doloroso. E’ inverno e la neve è un simbolo, una geometria quasi perfetta che mi racconta il senso della natura.
POSTED ON 16 Apr 2021 IN
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Sulla croce che domina il Sass Pordoi c’è un targa con una scritta particolare: “Cercate le cose di lassù. 50° Anniversario 1962-2012”. E’ stata aggiunta, e si capisce, nel 2012. E pensare che da quasi 60 anni (l’anno prossimo) questa croce domina una delle più conosciute cime delle Dolomiti è tristemente aberrante. Il tema delle croci in vetta alle nostre montagne è dibattuto da tempo e non può lasciare indifferenti soprattutto in un paese che si professa laico. E’ una delle cose al quale non si pensa mai, eppure nella natura incontaminata si continuano a costruire gigantesche strutture in metallo, plastica, cemento e vetroresina, generalmente di rara bruttezza (e pericolosità). Non confondiamo l’immanente con il trascendente. Ogni giorno che passa è un giorno perso: iniziamo a decrocifiggere la montagna.
Non c’è vetta di monte che non sia stata marcata da un qualche simbolo religioso, il crocifisso in testa a tutti, soprattutto nel nostro paese. La sommità delle montagne è stata luogo privilegiato della trascendenza, metafora dell’ascesa al cielo, sentiero di purificazione interiore. È sembrato perciò normale appropriarsi di questi vertici, della loro potente suggestione per veicolare il sacro. Allora percuoterli, scavarli, cementificarli per collocarvi sopra una più o meno grande croce è parso ovvio, una testimonianza di fede, un luogo privilegiato per il contatto col divino.
POSTED ON 14 Apr 2021 IN
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POSTED ON 13 Apr 2021 IN
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Il lago di Misurina è un luogo straordinario, una bellezza che mi lascia sempre senza parole. Non è la prima volta che passo da queste parti, sono tornato a distanza di 13 anni e come allora ho circumnavigato il lago alla ricerca di fotografie. E mi piace scattare le stesse foto per capire se nel tempo si vedono i miglioramenti, anche nella scelta del momento. Rispetto al 2007 sono cambiate tante cose nel mio approccio alla fotografia: sicuramente all’epoca non avevo con me il treppiede che invece adesso non dimentico mai (con la testa micrometrica) e nelle foto di landscape la differenza di vede. E poi oggi ho la possibilità e la voglia di cercare la fotografia come parte integrante del viaggio, mentre all’epoca era semplicemente un’aggiunta importante, un ricordo da condividere con il me stesso del futuro.






POSTED ON 11 Apr 2021 IN
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POSTED ON 4 Apr 2021 IN
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POSTED ON 11 Mar 2021 IN
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Poco distante dal meraviglioso Passo Pordoi si trova un sacrario germanico in memoria dei caduti austro-tedeschi della Grande Guerra. Qui si trovano le spoglie di 454 caduti dell’esercito tedesco e 8.128 di quello austro-ungarico (oltre a 849 soldati appartenuti alla Wehrmacht, l’esercito tedesco nella Seconda Guerra Mondiale). La struttura del Sacrario richiama i tipici Totenburg tedeschi, ovvero le Fortezze dei morti: è di forma circolare (54 metri di diametro), articolato su tre piani e riproduce una sorta di struttura difensiva militare. Nella parte esterna, quella più bassa, si trovano i loculi risalenti alla Seconda guerra Mondiale mentre nei due piani interni, a forma ottagonale, hanno trovato spazio gli altri caduti. All’entrata, appoggiata ad una parete, si trova la “Namenlist” con i nomi di tutti i soldati sepolti, una lampada votiva e diverse statue di soldati sofferenti per la perdita dei loro commilitoni. Ci si arriva percorrendo una piccola strada di montagna, è pochissimo frequentato perché non attira il grande pubblico, ma è un ricordo importante ed è estremamente tedesco. Assolutamente da visitare.



POSTED ON 11 Mar 2021 IN
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Ispirato dalle parole e dalle foto di Lorena ho deciso di partire alla volta di Chiusa Pesio per immergermi per qualche ora nella natura autunnale. Il Pilone dell’Olocco, il mio punto di partenza, dista circa 15 minuti da casa mia e quindi posso dire che si tratta di un’escursione dietro casa: sto parlando del giro delle Borgate, una camminata relativamente semplice che attraverso un percorso ad anello in mezzo ai castagni permette di visitare Borgata Faggin, Borgata Nonetta, Biroe, Castello, Mauri, Romanin, Barril per arrivare alla bellissima Borgata Baudinet (recentemente ristrutturata) dalla quale si può ammirare una spettacolare vista della Bisalta. I colori dell’autunno (ci sono stato a fine ottobre) sono meravigliosi e si cammina davvero su un tappeto di foglie colorate. Il percorso dovrebbe essere di poco superiore ai 6 chilometri, ma il mio GPS è arrivato a segnarne più del doppio: è che ho una passione smisurata per le strade complicate, le guide tendono a dimenticare le deviazioni e io riesco sempre a prendere quella sbagliata. Anche questa è una dote. Ho fotografato esclusivamente con il 15-35, sempre su treppiede (si, ho fatto trekking pesante), e polarizzatore landscape. Le foto sono in ordine cronologico per dare un’idea del cambiare dei colori in base al sole: sono partito prima dell’alba e ho chiuso l’anello poco dopo le 11; il tempo di percorrenza non è molto indicativo in quanto le soste fotografiche sono state numerose (ma solo 150 foto). Vorrei far notare che in tutto l’articolo non ho mai menzionato il termine foliage. Che bravissimo.































Avevo promesso una foto delle Torri del Vajolet e amo mantenere le promesse. L’ascesa che porta dal rifugio Vajolet al rifugio Re Alberto Primo è decisamente difficile e in alcuni punti impegnativi è dotata di una corda metallica per aiutarsi nella salita. Ho percorso questo tratto in un tempo praticamente record (quasi di corsa) grazie all’aiuto di un esperto conoscitore della zona che mi preceduto (aveva fretta) e con il quale ho scambiato qualche parola durante il tragitto: è stato davvero divertente utilizzare una via secondaria e superare le centinaia di persone (purtroppo alcune davvero inesperte) che avanzavano troppo lentamente. Arrivato sul piano che permette di ammirare le Torri sono rimasto un po’ deluso: purtroppo l’orario era forse il peggiore e il cielo troppo terso. Ho provato comunque con il polarizzatore e un filtro ND per ottenere un mosso delle poche nuvole e per eliminare le persone che brulicavano in cresta. Non è una foto che rimarrà nella mia personale storia fotografica, ma era comunque un obbiettivo. E mi piace lasciare qui la prova di un traguardo raggiunto.
POSTED ON 25 Ott 2020 IN
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L’estate scorsa ho deciso per una piccola e veloce escursione al rifugio Migliorero. Non sono un esperto cartografo, anzi, ma posso affermare con certezza che si trova nella zona di Vinadio (cioè, si parte da lì), nel vallone dell’Ischiator. E’ un’escursione semplice e molto bella, per arrivare al rifugio ci vogliono meno di due ore, andando piano. Ma è quando si arriva al rifugio che diventa davvero uno spettacolo: si trova abbarbicato in cima ad uno sperone e piuttosto che un rifugio di montagna sembra un castello (infatti nasce negli anni 30 del secolo scorso come albergo in quota). Purtroppo l’ora del mezzogiorno non mi ha permesso di scattare nulla di memorabile, però voglio ugualmente lasciare traccia di quella visione con 4 foto del Rifugio Migliorero da quasi tutte le angolazioni. La prossima volta punto ad arrivare all’alba. Seeeee…


