
Sono giorni di tristezza, di lacrime, di malinconia, di rimpianti, di risate fuori tempo, di ringraziamenti. Anche di ricordi. Sono tornato indietro nel mio archivio e ho compiuto un salto a ritroso nel passato fra immagini, momenti, storie e amici. Il tempo scorre inesorabile: bambini che sono diventati adulti, adulti che sono diventati anziani e qualche ricordo dolce che porta altre lacrime oppure un sorriso amaro. Oggi, più che mai, ho la sensazione che il mondo mi scorra fra le mani in modo troppo veloce e ingiusto.
Ho scattato questa foto nel 2005, settembre inoltrato e l’estate che volge al termine, la partenza di una gara di pesca al bolentino: una delle grandi passioni di
mio padre. Mi ricordo le uscite con il
gozzo per andare in mare aperto, magari al mattino presto, oppure di notte, e non soffrivo il mal di mare all’epoca: mi piace dire
questione di abitudine. Facendo due rapidi calcoli lui era più giovane di me adesso e mi sembrava un
gigante, mentre io oggi, al confronto, mi sento un inutile lillipuziano. Domani si chiude un cerchio e si apre un portone, oppure una voragine: il futuro è da decifrare. Sicuramente nel cuore c’è una
ferita grande che farà tanta fatica a rimarginarsi. E quel tempo
che scorre inesorabile ci costringe a guardare avanti, ma non ci vieta di ricordare indietro. Che bello quel video in cui, con la tua voce, mi vietavi di registrare e sorridevi: ma per fortuna, quella volta,
non ti ho dato ascolto.

Questa mattina, mentre andavo al lavoro in direzione Mondovì, mi sono accorto subito che la luce era diversa dal solito. C’era qualcosa nell’aria, il cielo era davvero intrigante e i raggi del sole che filtravano attraverso le nuvole rendevano l’atmosfera molto particolare. Avevo con me solo il 100mm macro: sarebbe dovuto bastare, anzi, sarebbe stato quasi perfetto. Appena arrivato al lavoro, con qualche minuto di anticipo, mi sono catapultato sul tetto per cercare la solita immagine di Mondovì Piazza. Purtroppo la bellezza estetica della luce aveva già raggiunto la punta massima ed era ormai in parabola discendente; ho scattato ugualmente a mano libera (non avevo tempo per il treppiede) con apertura f/5 e un tempo di 1/80. Certamente non quel che si può definire uno scatto eccezionale, ma comunque qualcosa da conservare. È anche uno Ius Primae Fotis, la prima foto pubblicata con il nuovo Canon RF 100mm f/2.8 L MACRO IS USM (sembra davvero nitido come dicono); spero che la prossima appartenga alla categoria Macro.

Il podere Belvedere all’alba è un classicissimo della fotografia di landscape in Italia: vengono da tutto il mondo e non di rado capita di trovare decine di fotografi appostati nell’erba alla ricerca dello scatto perfetto. Io non potevo esimermi, sono andato una mattina di maggio e per fortuna ho trovato un solo compagno di avventura, anche poco loquace (doppia fortuna). Avevo la malcelata speranza che dal buio spuntasse un’alba interessante: sfruttando il periodo di fioritura dei papaveri mi ero messo in testa di fotografare il rosso sfuocato in primo piano e il podere sullo sfondo. Polarizzatore circolare, treppiede, pazienza in dosi massicce (sono arrivato al buio alle 5 di mattina, l’ultima foto riporta come orario 6.37), umidità e quasi 200 scatti, ma poco dopo le 6 sono riuscito a trovare la giusta ripresa, comunque molto vicina all’idea che avevo in mente quando la sera prima avevo impostato la sveglia alle 4.30 del mattino.

Ho scattato questa foto con il drone esclusivamente per partecipare (all’ultimo giorno utile) al concorso organizzato dalla Pro Loco di Vicoforte dal titolo VicoFoliage (con chiari ed evidenti riferimenti all’autunno). La giuria composta da Davide Gonella, Elena Fenoglio e Gianpiero Secco ha deciso di dedicarle addirittura una menzione speciale. Ecco la motivazione:
Menzione speciale per questo scatto, forte di una composizione particolare, composta di vuoti e pieni nella zona del bosco e la presenza di una strada sul bordo dell’inquadratura, e ravvivata dall’uso di un viraggio accattivante. Le sensazioni che suscita sono al contempo di una confortante malinconia autunnale e, dall’altra, di un non ben precisato mistero nascosto. La risultante è un’oscillazione impalpabile tra il certo e l’incerto, il rassicurante e l’ignoto, i quali portano inevitabilmente a interrogarsi.

Questa è una foto un po’ diversa dal solito. Non certo per il soggetto (ho già fotografato diverse volte da questa posizione e anche meglio) ma per la scelta tecnica: è la prima foto scattata direttamente in JPG da moltissimo tempo. Ho caricato in camera qualche picture style di Canon e ho deciso di provare l’effetto che hanno sull’immagine finale in JPG. Su Digital Photo Professional, il software di Canon, gli stili vengono applicati anche al RAW, ma possono essere eventualmente rimossi; con Lightroom invece è necessario scattare direttamente in formato JPG (io in realtà scelgo entrambi) per visualizzare l’immagine corretta con il Picture Style. Gli stili sono tantissimi, ne ho scaricati quasi 200: in questo caso ho utilizzato un B&W con filtro verde e contrasto al massimo per enfatizzare le sfumature del cielo.

Mia Galeazza, che sei vita e memoria. Mia Galeazza, che mi fai impazzire ed emozionare, che mi fai tornare bambino, che mi fai ridere, che mi fai riflettere e comprendere. Mia Galeazza, che torni come un sogno nella mia mente, che rinfreschi il cervello e che fai brillare la mia fantasia. Il tuo suono è duro e appassionato, ma è come musica per chi sa ascoltarti. Il tuo odore è forte e inebriante, ma si trasforma in profumo dolcissimo sotto la luna di Agosto. Mia Galeazza, diventi meravigliosa, incantevole e unica al sorgere del sole, sei come una storia infinita che fa terminare i pensieri nel vortice di un’alba sospesa e interminabile. Mia Galeazza, sei tutto quello che posso immaginare, sei il mio posto nel mondo e sei come la passione vera: bellissima da vivere, impossibile da descrivere.