Il mese era ottobre, un mese di giorni che si accorciavano, ma di luce dorata dall’alba al tramonto. Non rimaneva molto tempo prima dell’arrivo dell’inverno.
– Elisabeth de Waal
Per i noti motivi legati all’emergenza Codiv-19 quest’anno tutte gli spettacoli del carnevale sono stati annullati. Per la città di Mondovì che ha una tradizione importante con il suo Carlevè è un brutto colpo, ma i monregalesi non si sono dati per vinti. E con l’aiuto di qualche sponsor la Famija Monregaleisa ha allestito questo Moro (la maschera simbolo del carnevale monregalese) enorme (oltre 20 metri) e gonfiabile sulla piazza del Belvedere. Subito è scattata in automatico la definizione Gigamoro. Ho provato a scattare qualche foto all’alba, ma la sorte non mi ha aiutato con le condizioni atmosferiche. Ho deciso di sfruttare l’unica occasione possibile con il sole di mezzogiorno: prima uno scatto con il drone e poi un controluce che enfatizza le 9 lamelle del 15-35 Canon RF chiuso a f/16 (il famoso Sunny f/16).
Domenica 23 giugno ho partecipato alla Milano Photo Marathon. E’ stata la mia settima partecipazione ad una tappa dell’Italia Photo Marathon (2 volte a Torino, 3 volte a Genova, 2 volte a Milano). Il capoluogo lombardo è per il sottoscritto una città difficile: non la conosco, le distanze sono enormi e il tempo si dilata in modo incredibile. Quest’anno ho avuto anche qualche problema di gestione degli spostamenti (roba personale) e quindi trovare spunti e ispirazione per i 9 temi proposti dall’organizzazione è stato davvero difficile. Ma devo ammettere che questa foto, una delle ultime che ho scattato, mi piace davvero tanto: perchè è un’idea interessante fuori dall’ordinario ed è realizzata con conoscenza e tecnica. E’ una foto che qualche anno fa non avrei nemmeno pensato. Il titolo era sotto il sole e immaginavo già, vista la giornata caldissima, centinaia di foto di persone sdraiate a prendere i raggi del sole magari con copricapi e abbigliamenti improponibili. Io invece ho deciso che il sole doveva essere protagonista della foto e l’unico modo per ottenere l’effetto che cercavo era quello di sottoesporre e creare un controluce fortissimo (con tanto di silhouette). Mi sono sistemato in piazza Gae Aulenti, ho fatto in modo che il solo fosse in mezzo ai palazzi e ho scattato a f/13 sottoesponendo di 3 stop. Dopo un paio di tentativi ho trovato la perfetta combinazione tempo/diaframma: ho solo aspettato il soggetto giusto. E quando è passato un bambino con il pallone da basket…
Oggi, 4 luglio, è il mio compleanno.
E mi piace immaginarmi, un po’, sotto il sole
Queste due immagini solo il prologo delle foto scattate ai Tre Bicchieri nelle vigne intorno a Bastia Mondovì. Il sole stava tramontando ed ero alla ricerca della giusta posizione per sistemare il set dedicato all’enologia. E ho trovato interessante l’idea di fotografare il sole calante fra le foglie delle vigne, banale, ma interessante. Ho scattato queste due immagini con le stesse impostazioni di scatto: 1/320 a F/11. Ma ho cambiato obbiettivo, due ottiche fisse: la prima è ripresa con il 50mm, la seconda con il 14mm (superwideangle). Si vede la differenza?
Sulla sommità del colle Monfalletto, maestoso, imponente, venerando, si innalza un cedro del Libano; può essere scorto da qualunque punto dei confini che circoscrivono la zona di coltivazione delle uve Nebbiolo per la produzione del vino Barolo.
Dal luogo in cui sorge si possono distinguere i punti caratteristici, gli avvallamenti, il profilo dei colli mediante i quali, tutto intorno, questi confini possono essere individuati offrendo così la possibilità di valutare l’estensione della zona. L’albero fa parte della storia e delle tradizioni di queste terre; fu posto a dimora da Costanzo Falletti di Rodello ed Eulalia Della Chiesa di Cervignasco, discendenti degli attuali beneficiari Cordero di Montezemolo, a ricordo delle loro nozze celebrate nel 1856 e quale simbolo del loro amore per la terra. Secondo quanto tramanda la tradizione di famiglia, i giovani sposi si auspicavano che tale sentimento si serbasse sempre saldo nell’animo dei loro discendenti; l’albero poco a poco sarebbe cresciuto maestoso e longevo: doveva rammentare questo loro desiderio alle generazioni future. Il colle è denominato Monfalletto dall’antico Mons Fallettorum poi Mont Falet, ovvero Monte dei Falletti.