Qualche mese fa, probabilmente sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, ho comprato un obbiettivo decisamente insolito: il famigerato TTArtisan 100mm f/2.8 Bubble Bokeh. È un’ottica divenuta famosa perché riproduce perfettamente lo schema ottico (e gli errori di progettazione) del celebre Meyer Optik Gorlitz Trioplan 100mm f/2.8 tornato alla ribalta nell’ultimo periodo in quanto, in certe condizioni, tira fuori uno sfuocato molto particolare, un bokeh che viene definito a bolle di sapone.
E qui torna in gioco il mio nuovo acquisto che promette di riprodurre il famoso difetto ottico. Purtroppo non è affatto semplice riuscire in questo tipo di fotografia: è un’ottica con attacco m42 (serve un adattatore), totalmente manuale, e non è macro: per ottenere la riproduzione 1:1 sono obbligatori i tubi di prolunga. Ma anche senza entrare nel mondo macro per osservare le bolle di sapone è necessario fotografare a tutta apertura con un’illuminazione radente facendo attenzione a non cadere nel flare. Venerdì sono salito a Baita Elica, all’alba, per osservare la fioritura dei narcisi e ho deciso di portare con me il 100mm Bubble Bokeh: e questa è la prima, seppur assolutamente non perfetta, fotografia con le bolle di sapone. Non sono molto soddisfatto del risultato, ma non mi arrendo facilmente.
Non sono un grande appassionato di automobili: l’importante è che abbiano 4 ruote, un volante, delle aperture per entrare e uscire e, credo, un motore. Ma devo ammettere che trovare questa meravigliosa Citroën Ami 8 in mezzo al verde della collina francese mi ha provocato un piccolo tuffo al cuore; perché si tratta di un’auto particolare, in Italia si è vista quasi niente, e conserva il fascino tipico della metà del secolo scorso quando non si puntava solamente all’estetica, ma più alla comodità, alla pratica. E nonostante fosse una macchina economica e popolare, ecco, io l’ho trovata bellissima.
Con questa foto, scattata in studio, ho partecipato alla 13ª edizione del concorso nazionale organizzato da MondovìPhoto. Il tema era Racconti Di-Vini, storie, persone e paesaggi dietro a un bicchiere di vino. La foto è liberamente ispirata ad un’immagine Ketti Vallieri (anche il titolo è identico), ma ho provato a renderla ancora più minimalista dell’originale per dare un senso ancora più importante ai pochi accenni di bianco che fanno solo immaginare bottiglia e bicchiere. Probabilmente non ci sono riuscito perché purtroppo, nonostante qualche apprezzamento (ma la mamma è sempre la mamma), la foto non è piaciuta alla giuria che ha scelto di non selezionarla; con grande giubilo dello stampatore perché riuscire a mettere su carta un’immagine del genere non dev’essere per niente semplice.