An old photo -Rezzo-

POSTED ON 4 Mar 2023 IN City & Architecture     TAGS: silver, frame

An old photo -Rezzo-

Questa foto è una riproduzione, credo abbastanza fedele. Fu scattata da mio nonno, nei caruggi di Rezzo, nei meravigliosi anni ’70. La vedo da tempo esposta (e malandata, ma d’altronde ha quasi 50 anni) in casa di mia zia e non so quante volte ho pensato: “Devo andarci”. Finalmente ho risolto e cancellato dalla lista delle cose da fare (è un elenco che non mi fa dormire). Il tempo non ha cambiato le cose: ho cercato la stessa posizione (almeno quanto mi ricordavo) e ho scattato direttamente in monocromatico, come nell’originale.

Alla (ri)scoperta di Rezzo

POSTED ON 1 Mar 2023 IN Reportage     TAGS: village, trekking

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Tornare a Rezzo per me è come fare un salto nel passato, un salto indietro di almeno 40 anni. Rezzo è un piccolo paesino abbarbicato in cima ad una salita tortuosa ed è famoso per il celebre bosco che prende il nome dal paese e che finisce al passo della Mezzaluna. Per me i prati della Mezzaluna erano la fine del mondo conosciuto; alla mezzaluna c’erano le mazze di tamburo, ma sto anticipando troppo i tempi. Quando ero bambino i miei nonni trascorrevano qui le vacanze estive (e non solo), nel primo periodo alla Locanda Bertone, dalla Rina, poi nel tempo in un appartamento in affitto. E mi ricordo che la domenica si partiva, la strada era complicatissima, e si andava a Rezzo dai nonni: dagli anni ’80 si passava per la superstrada che tagliava nettamente il percorso, mentre prima, quando ancora le gallerie erano in costruzione, era obbligatorio fare il giro dal Colle San Bartolomeo ed era una sofferenza atroce. Era quasi sempre domenica, quasi sempre mattino presto e si andava nel bosco per funghi: la grande passione dei nonni paterni (ed ecco il perché delle mazze di tamburo, la Macrolepiota procera). Ci si fermava al Ponte dei Passi per riempire di acqua pulita le borracce e si cercavano i gamberi di fiume.

Rezzo era conosciuto perché qui si correva (una volta l’anno) una prova speciale, una delle più difficili, del Rally di Sanremo. Da qualche parte c’è una mia foto di bambino in braccio a Michèle Mouton all’epoca l’unica donna in gara, se non sbaglio con la Fiat 131 Abarth Rally. E ho delle immagini, molto sfuocate, del sottoscritto alle prese con il modellino della Fiat 131 mentre gioca, sul campo da bocce del paese, insieme ad altri bambini. E all’epoca si correva di notte: ricordo i fari della Lancia Stratos e il rombo assordante dei motori. Il paese era in totale euforia. Sono flash, rapidissimi, anche perché il tempo scorre veloce, passano gli anni, e la memoria si appanna.

Nel centro del paese c’era (ma c’è ancora) il parco pubblico, i giardinetti. Con un incredibile ed enorme campo da calcio, i giochi per bambini e, nel primo periodo, anche una voliera. Anche un pavone se non ricordo male. La fontana che di sera si illuminava. Quel parco mi sembrava enorme, ritornarci mi ha fatto capire meglio le proporzioni. E nel centro dei giardini pubblici (ai quali si arrivava attraverso due scale che percorrevo a velocità assurda) la famosa Pagoda: era stranissima e bellissima, veniva utilizzata per il ballo, mentre di giorno si giocava a calcio balilla. Se non ricordo male c’era anche un bar.

Ritornare a Rezzo è stato emozionante. Sono arrivato al mattino presto e ho fatto il giro della Giara di Rezzo (l’affluente dell’Arroscia che scorre sotto il paese) passando dal famoso Ponte Napoleonico, poi ho percorso a piedi tutto il paese infilandomi nei vicoli più stretti. Ho rivisto i luoghi delle foto del nonno dal vivo (una l’ho scattata identica), ma non ricordo quasi più nulla. La Locanda Bertone non esiste più da diversi anni. La via principale è rimasta praticamente identica, con la vista sui giardini pubblici, il marciapiede enorme sulla sinistra a salire: è un ricordo lucido. Sono anche andato alla fontana dei Passi e al celebre Santuario del quale parlava sempre mia nonna (ma è un’altra storia). Sono rimasto qualche minuto nel centro della Pagoda, ho percorso quella scalinata, visto il Castello. Sono andato a trovare un paio di amici che hanno scelto (controtendenza) di vivere a Rezzo. È stata una giornata strana, particolare, ma che ho assaporato lentamente in ogni singolo istante. Ho scelto 20 foto (perché qua si parla ancora di fotografia), alcune sono iconiche, ma solo per il sottoscritto. Quando le osservo quasi non ci credo, mi commuovo. È stato bello.

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Protect my heart

POSTED ON 9 Lug 2022 IN Landscape     TAGS: mountains, trekking

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Proteggi il mio cuore
Tenta di capirlo, difendilo dalla tua arroganza
Espandi la sua anima più pura
Esplora la sua sofferenza
– Michele Dol (Twitter)

I cerchi concentrici di Monterosso Grana

POSTED ON 4 Giu 2022 IN Landmark     TAGS: nature, trekking

Cerchi concentrici

Dopo averli visti in decine di foto sono finalmente riuscito a fotografare i celeberrimi Cerchi Concentrici del sentiero dei Sarvanot a Monterosso Grana. Devo ammettere che credevo fossero all’interno di chissà quale percorso di trekking livello escursionisti esperti, in realtà per arrivare a quest’opera di land art si impiegano pochi minuti dal centro del paese; ma avrei dovuto capirlo dalla quantità enorme di immagini che si possono ammirare in rete. Se arrivate in orario di punta potreste trovare gruppi di persone e bambini che pascolano in mezzo ai cerchi alla ricerca della foto ricordo perfetta. Purtroppo non ho trovato una giornata meravigliosa per il mio esordio stagionale nella natura (un po’ tardivo quest’anno), ma il viaggio val bene un articolo. Come si dice in questi casi: bello, ma non ci vivrei.

Inesplosi

POSTED ON 1 Feb 2022 IN Landmark     TAGS: history, monument, mountains, trekking

Inesplosi

ALLE VITTIME DI FATALE DISGRAZIA
IL 1° REGGIMENTO ARTIGLIERIA MONTANA
QUESTO RICORDO ERESSE
GARDETTA – LVGLIO 1926 LVGLIO 1928

“non toccate i proietti inesplosi”

Pis del Pes

POSTED ON 17 Mag 2021 IN Landscape     TAGS: nature, trekking, waterfall, fish-eye

Pis del Pes /01

Quando arriva maggio la camminata al Pis del Pes è un grande classico. Io non conosco nessun cuneese che non sia stato almeno una volta da queste parti, è un evento e la domenica sembra di essere in piazza Galimberti. Ci si arriva dopo un’ora di cammino dal rifugio di Pian delle Gorre, nel comune di Chiusa Pesio. In questo periodo dell’anno lo scioglimento delle nevi porta alla formazione di questa piccola serie di cascate e da qui nasce il fiume Pesio. In realtà il Pis del Pesio non è solo un getto d’acqua temporaneo, ma una vera e propria grotta percorribile per quasi 1922 metri di sviluppo e 89 di profondità; uno spettacolo della natura. E quest’anno, dopo aver visto mille e mille foto, ho deciso di salire anche io. Ho scelto due posizioni: dietro il getto principale, in un piccolo antro nascosto, e quasi frontalmente nel punto in cui al culmine della salita si scorge la cascata. Per scattare la prima foto mi sono completamente bagnato (o quasi)(acqua ovunque), per la seconda invece ho utilizzato un filtro ND che mi ha permesso di portare il tempo di esposizione a 25 secondi. Per compiere tutta l’impresa (salita, discesa e foto) ho impiegato poco più di due ore: il tempo indicato per la sola salita è di 1h e 40′. E infatti adesso sono leggermente stanco.

Pis del Pes /02Pis del Pes /03

La foto di copertina è stata selezionata per essere una delle dodici immagini del calendario 2023 di Paroldo – Altra Langa dal titolo “Le forme dell’acqua” con questa motivazione:

Non poteva mancare una rappresentazione della forza, irruenza, maestosità dell’acqua, e questa fotografia ne rende bene l’immagine. Guardandola, capita, prima di vederne i dettagli, di sentire il rumore della cascata. L’occhio viene guidato allo scroscio da un abile uso della cornice circolare, forse ottenuta con un obiettivo fisheye, nella quale le ombre, giustamente, restano ombre e i dettagli si devono intuire. Crediamo di conoscere il luogo, sappiamo che si deve raggiungere in primavera, scarpinando, e facendo finta di non vedere i cartelli di pericolo. Quindi complimenti anche per questo.

A Silvia

POSTED ON 18 Apr 2021 IN Landscape     TAGS: snow, trekking, winter, tree

A Silvia

Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare
Di gioventù salivi?
– Giacomo Leopardi

Fra cielo e alberi

POSTED ON 11 Mar 2021 IN Landscape     TAGS: mountains, trekking, sky, clouds

Fra alberi e cielo

Giro delle Borgate

POSTED ON 29 Nov 2020 IN Landscape, Reportage     TAGS: trekking, mountains, autumn, foliage

Giro delle borgate /32

Ispirato dalle parole e dalle foto di Lorena ho deciso di partire alla volta di Chiusa Pesio per immergermi per qualche ora nella natura autunnale. Il Pilone dell’Olocco, il mio punto di partenza, dista circa 15 minuti da casa mia e quindi posso dire che si tratta di un’escursione dietro casa: sto parlando del giro delle Borgate, una camminata relativamente semplice che attraverso un percorso ad anello in mezzo ai castagni permette di visitare Borgata Faggin, Borgata Nonetta, Biroe, Castello, Mauri, Romanin, Barril per arrivare alla bellissima Borgata Baudinet (recentemente ristrutturata) dalla quale si può ammirare una spettacolare vista della Bisalta. I colori dell’autunno (ci sono stato a fine ottobre) sono meravigliosi e si cammina davvero su un tappeto di foglie colorate. Il percorso dovrebbe essere di poco superiore ai 6 chilometri, ma il mio GPS è arrivato a segnarne più del doppio: è che ho una passione smisurata per le strade complicate, le guide tendono a dimenticare le deviazioni e io riesco sempre a prendere quella sbagliata. Anche questa è una dote. Ho fotografato esclusivamente con il 15-35, sempre su treppiede (si, ho fatto trekking pesante), e polarizzatore landscape. Le foto sono in ordine cronologico per dare un’idea del cambiare dei colori in base al sole: sono partito prima dell’alba e ho chiuso l’anello poco dopo le 11; il tempo di percorrenza non è molto indicativo in quanto le soste fotografiche sono state numerose (ma solo 150 foto). Vorrei far notare che in tutto l’articolo non ho mai menzionato il termine foliage. Che bravissimo.

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Pilone dell’Olocco

POSTED ON 19 Nov 2020 IN Landmark, Landscape     TAGS: sunrise, trekking, religion, longexposure

Pilone dell'Olocco #01

Sono arrivato in macchina, prima dell’alba, alla ricerca di un pilone, perché qui viene ancora chiamato così. Ma in realtà il pilone dell’Olocco è stato sostituito alla fine dell’ottocento da una meravigliosa cappella. Ci si arriva per una strada decisamente impervia, asfaltata da poco, e quando si giunge alla meta il panorama merita davvero la strada. Non è distante da casa mia, circa 15 minuti, eppure prima ci ero stato, quasi per caso, solo una volta, a scattare foto di ritratto. Quando sono arrivato era ancora buio (e freddo), iniziava ad albeggiare ed intuivo che qualcosa di interessante sarebbe potuto nascere. Ho scelto due/tre posizioni che ho ritenuto adatte, ho settato la EOS R e ho iniziato a scattare alle prime luci. Poi sono partito per il giro delle borgate; ma questa è un’altra storia e la racconterò la prossima volta.

Pilone dell'Olocco #02Pilone dell'Olocco #03

La cappella che ha sostituito il Pilone è stata costruita col concorso di tutti i lurisiani e di molti della Valle Pesio negli anni 1884-1885. Fuori della Chiesetta la natura regala una bella vista: un’anfiteatro tutto verde di prati e boschi, che oggi avanzano sempre più, alle spalle l’elegante profilo della Bisalta e davanti il fondovalle di Lurisia, Roccaforte, Villanova, Mondovì e, oltre, le Langhe. Fermarsi a fare una merenda è una tradizione. Un tempo per la festa, a metà agosto, arrivavano fin quassù i carretti con vino e gazzose, con pane, formaggio e salame; passavano dalla strada che sale dal Mortè, tenendosi su una cresta tra i boschi. Oggi c’è la strada asfaltata e si può arrivare con tutto il necessario, compreso fornelli, frigo e tende. Per scendere a valle si può scegliere la via sul versante opposto del torrente: si parte in piano, in mezzo al bosco, si beve ad una fresca sorgente pulita, si continua, fuori dal bosco, in un prato ripido; s’incontrano delle malghe da sempre usate in estate per l’alpeggio da gente della valle Pesio.

Torri del Vajolet

POSTED ON 16 Nov 2020 IN Landscape     TAGS: travel, trekking, bigstopper, mountains

Torri del Vajolet

Avevo promesso una foto delle Torri del Vajolet e amo mantenere le promesse. L’ascesa che porta dal rifugio Vajolet al rifugio Re Alberto Primo è decisamente difficile e in alcuni punti impegnativi è dotata di una corda metallica per aiutarsi nella salita. Ho percorso questo tratto in un tempo praticamente record (quasi di corsa) grazie all’aiuto di un esperto conoscitore della zona che mi preceduto (aveva fretta) e con il quale ho scambiato qualche parola durante il tragitto: è stato davvero divertente utilizzare una via secondaria e superare le centinaia di persone (purtroppo alcune davvero inesperte) che avanzavano troppo lentamente. Arrivato sul piano che permette di ammirare le Torri sono rimasto un po’ deluso: purtroppo l’orario era forse il peggiore e il cielo troppo terso. Ho provato comunque con il polarizzatore e un filtro ND per ottenere un mosso delle poche nuvole e per eliminare le persone che brulicavano in cresta. Non è una foto che rimarrà nella mia personale storia fotografica, ma era comunque un obbiettivo. E mi piace lasciare qui la prova di un traguardo raggiunto.

Strada Facendo

POSTED ON 11 Nov 2020 IN Portrait     TAGS: travel, trekking, streetartist

Strada Facendo

Lui è Enrico ‘Busker’ Cappellari, artista di strada viaggiatore. L’ho incontrato (e fotografato) nello spiazzo antistante il rifugio Vajolet, a 2243 metri sul livello del mare. Da lì a poco sarei partito all’inseguimento delle celebri torri (magari poi un giorno le farò anche vedere). Pittoresco e bravissimo. Ovviamente per fotografarlo ho dato un po’ di me sotto forma di due euro. Ho scoperto dalla sua pagina facebook che quello era il suo ultimo giorno sulle Dolomiti, e quindi direi che ho avuto tanta fortuna. Buon viaggio Enrico. :-)

Sto dando tutto di me in cambio di qualcosa di Voi.
– Enrico Busker Cappellari

Rifugio Migliorero

POSTED ON 25 Ott 2020 IN Landscape     TAGS: trekking, clouds, sky

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L’estate scorsa ho deciso per una piccola e veloce escursione al rifugio Migliorero. Non sono un esperto cartografo, anzi, ma posso affermare con certezza che si trova nella zona di Vinadio (cioè, si parte da lì), nel vallone dell’Ischiator. E’ un’escursione semplice e molto bella, per arrivare al rifugio ci vogliono meno di due ore, andando piano. Ma è quando si arriva al rifugio che diventa davvero uno spettacolo: si trova abbarbicato in cima ad uno sperone e piuttosto che un rifugio di montagna sembra un castello (infatti nasce negli anni 30 del secolo scorso come albergo in quota). Purtroppo l’ora del mezzogiorno non mi ha permesso di scattare nulla di memorabile, però voglio ugualmente lasciare traccia di quella visione con 4 foto del Rifugio Migliorero da quasi tutte le angolazioni. La prossima volta punto ad arrivare all’alba. Seeeee…

Migliorero /02Migliorero /03Migliorero /04

Cascata dei Pisciai

POSTED ON 24 Ott 2020 IN Landscape     TAGS: waterfall, backlight, trekking, sunny

Cascata del Pisciai

Sul Ponte

POSTED ON 29 Giu 2017 IN Landscape     TAGS: trekking, fish-eye, bridge, river

Sul ponte

Taillante e Colle dell’Agnello

POSTED ON 21 Set 2016 IN Landscape     TAGS: sunset, clouds, trekking, tripod

Taillante #01Taillante #02

Taillante e Colle Dell’Agnello 2016 è il nome di un workshop di fotografia naturalista, tenuto dal bravissimo Luca Gino, al quale ho partecipato il 28 Agosto scorso. Siamo partiti in mattinata da Pontechianale con destinazione Pan di Zucchero: l’idea era quella di fotografare la Taillante al Tramonto. Prima tappa il lago del Pic d’Asti per qualche scatto con il polarizzatore e per prendere conoscenza del gruppo. Quindi partenza per il colle dell’Agnello e salita sino al Col Vieux, dove abbiamo preparato il campo base (campo base é una parola molto grossa, ma mi piace perchè fa tanto escursionismo estremo), per poi partire alla volta del lago Foreant, seconda tappa della nostra escursione. L’acqua era fredda, praticamente ghiacciata, ma al nostro fianco un gruppo di ardimentosi ha comunque provato un velocissimo tuffo. Il loro coraggio mi ha quasi commosso. Dopo qualche scatto di prova con i filtri, purtroppo il sole era troppo alto, siamo tornati al campo base (che distava circa un’ora di cammino) per prepararci al tramonto. Siamo saliti un po’ in quota e la dea bendata del meteo è arrivata in nostro aiuto sotto forma di nuvole coreografiche. Che servono sempre. Ho scattato con il 16-35, polarizzatore e tempi di scatto lunghi. Devo ammettere che la Taillante al tramonto emana un certo fascino. Ho scattato singole, doppie e triple esposizioni per riuscire a cogliere al meglio tutti tipi di luminositá, sono salito più in alto, ho scattato anche contro luce ma quasi sempre con treppiede, a 16mm e diaframma chiuso (e per il sottoscritto è una raritá). E queste sono le mie cinque foto preferite.

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Situato in fondo alla Valle Varaita, sul confine tra Italia e Francia, il Colle dell’Agnello che con i suoi 2744 metri è uno dei valichi alpini più alti d’Europa, sarà la meta di questa giornata fotografica in alta quota.

L’ambiente montano che circonda il colle, con montagne estremamente fotogeniche come la Taillante (3197 m.) che con la sua caratteristica forma a lastroni è sicuramente la più interessante della zona, Il Pan di Zucchero (3208 m.) e il Pic d’Asti (3219 m.) e poco più in la il Monviso. Uno scenario unico, completato da limpidi laghetti con i loro riflessi e trasparenze, il lago del Pic d’Asti e il lago Foreant, e da un terreno incredibilmente ricco di primi piani e spunti fotografici, lastroni che sbucano ovunque ed una flora alpina ricchissima.Lo scenario ideale per un fotografo, ed un parco giochi favoloso per il fotografo paesaggista.

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