Questo sito è fotografico, ma per il sottoscritto è anche un piccolo diario; di storia, di vita, di viaggi. Mi piace pubblicare anche le foto banali, ma che magari rappresentano un momento importante oppure una prima volta. Attenzione perché ho detto banali e non realizzate male: su quello non accetto discussioni, perché se banale e pure sbagliata tecnicamente qualcosa non funziona. E la prima volta davanti ai celebri Faraglioni di Capri è chiaramente un evento che merita la pubblicazione: anche con una foto semplicemente didascalica.
Rainer Kriester è stato uno scultore e pittore tedesco. Nel 1982 si innamorò della collina di Castellaro a Vendone, in provincia di Savona, e decise di trasferirsi nel piccolo centro ligure. Nel 1999 gli fu conferita la cittadinanza onoraria e nel 2002, anno della sua morte, la fondazione che porta il suo nome creò il parco museale con le sue opere: sono 35 sculture in pietra posizionate in direzione mare sulla collina della frazione di Castellaro. Si tratta di creazioni monumentali, molto particolari, che spesso vengono definite (forse in modo eccessivo) la Stonehenge italiana.
Da questa pagina lancio un appello ai visitatori, alla fondazione, al comune di Vendone: il parco è bello e sarebbe importante dargli l’attenzione che merita, sia dal punto di vista pubblicitario (pochissime persone lo conoscono), sia dal punto di vista strettamente dedicato all’accoglienza e al mantenimento. Potrebbe essere utile che i lavori in corso (credo che siano in corso da molto tempo) giungessero al termine e che alle opere di Rainer Kriester venisse dedicato qualcosa di più importante che un semplice prato verde (che non è nemmeno tanto verde).
La vista di Napoli da Posillipo è un grande classico, non tradisce mai. Avrò visto questa immagine centinaia di volte: Via Antonio Gramsci, il porto di Napoli e sullo sfondo il Vesuvio. Per riuscire ad arrivare sul Belvedere di Sant’Antonio, dove si può scattare la celebre foto con la skyline di Napoli, mi sono fatto portare in taxi sino a piazza Sannazaro e poi ho voluto percorrere a piedi le 13 discese. In realtà sono salite (molti ripide), si chiamano discese perché con i mezzi si può solo scendere.
Arrivato in cima, stanchissimo, ho preferito aspettare un orario più consono e ho ucciso il tempo prendendo un aperitivo al bar che si trova al culmine delle 13 discese (dopo una veloce visita al Santuario). Al momento opportuno, mi hanno consigliato di non fare troppo tardi, mi sono piazzato con il cavalletto sulla terrazza del belvedere e ho scattato l’immagine che cercavo (e bramavo). Fa parte di quelle immagini cartolina che nonostante tutto mi piace sempre cercare. È più forte di me.