Questa immagine in realtà non doveva apparire nella mia personale galleria. Non ho virato praticamente nessuna foto Islandese in bianco e nero, non è nel mio personale mood delle foto di viaggio, ma nel caso visto le tonalità decisamente monocromatiche ho provato l’esperimento e ho pubblicato sui social. Il riscontro è stato talmente positivo che giocoforza mi sono visto quasi costretto a pubblicarla su queste pagine: quasi doveroso.
Non sono solito pubblicare foto molto simili in serie, ma nel caso specifico mi tolgo lo sfizio di fare un’eccezione. Siamo sempre sulla meravigliosa Black Beach e sono posizionato con il treppiede in attesa di cogliere uno scatto interessante: c’è finalmente poca gente, i fotografi si sono scansati e sono libero di scattare. Ho circa 20 foto molto simili e ho scelto queste tre perché rappresentano una progressione che trovo semplice, ma molto interessante e di impatto.
Se dovessi scegliere una sola immagine tra tutte quelle scattate durante il pomeriggio alla Black Beach, sinceramente non avrei dubbi e sceglierei questa. Perché adoro il segno del mare che si ritira e perché la composizione è praticamente perfetta: con la spiaggia in primo piano, gli scogli a fare da quinta e intermezzo e con la roccia che spunta dal mare leggermente spostata sulla sinistra che attira, in modo deciso, lo sguardo dell’osservatore. Nella foto inoltre si forma una sorta di anfiteatro, fra sabbia e rocce, che sembra circondare ed esaltare la zona centrale. Si, è sicuramente la mia preferita.
Qualche anno fa, durante un viaggio in Sicilia, scattai una bellissima foto sulla spiaggia di Mondello: un ragazzo, con una vistosa giacca rossa, passeggiava insieme ai suoi cani nel nulla. E quando mi sono travato sulla Black Beach ho subito capito che avrei dovuto cercare nuovamente quella composizione di colori: non ho dovuto attendere molto per costringere una gentile volontaria, con i colori perfetti, a passare davanti al mio obbiettivo.
La Black Beach è una delle perle dell’Islanda: è meravigliosa, selvaggia, incantevole. Il nero lavico della sabbia sorprende e contrasta con l’azzurro/verde del mare, il tutto in un paesaggio a perdita d’occhio immerso nel volo degli uccelli e sferzato dal vento. Il suo vero nome è Reynisfjara Beach e il suo scenario, dominato dai due maestosi faraglioni che emergono dal mare, chiamati Reynisdranga, è mozzafiato.
Dietro alla spiaggia emergono le colonne di basalto, sul quale si fermano centinaia di pulcinelle di mare, l’atmosfera è surreale, ma il pericolo dietro l’angolo: perché questa spiaggia è anche maledetta. Qui infatti si verifica il fenomeno della sneaker waves, onde anomale che si formano quando diverse onde più piccole combinano la loro energia per creare un’onda più grande. Queste onde sono incredibilmente potenti e possono rapidamente spazzare via una persona in mare: negli ultimi 7 anni sono morte 5 persone trascinate in acqua e gli incidenti sono all’ordine del giorno.
Arnardrangur è il nome -difficile- di questo enorme sasso che si trova all’estremità della Black Beach, la spiaggia resa celebre dal colore nero (dovuto ovviamente all’attività vulcanica dell’isola) della sua finissima sabbia. Appena l’ho notato ho capito che sarebbe stato il soggetto di una quantità importante di foto: purtroppo scendere sulla battigia era impossibile e quindi mi sono dovuto accontentare di qualche scatto dal promontorio di Dyrhólaey. Ho chiuso decisamente il diaframma (entrambe le foto sono a f/11) e scattato con grandangolo, pola e treppiede (il miglior amico del fotografo). E credo che il nero della sabbia rispetti abbastanza fedelmente la realtà.
Sono tornato a Sale San Giovanni a distanza di oltre 7 anni dalla prima (e ultima) volta. Ho deciso di partire una sera dopo il lavoro per tornare a fotografare la celebre lavanda. Qui le cose sono un po’ cambiate, il turismo ha preso il sopravvento e la zona è assediata da appassionati, curiosi, modelle improvvisate, fotografi e violiniste (si, ho incontrato anche un violino): in questo periodo dell’anno il traffico è limitato ai residenti e chi arriva in macchina deve fermarsi al parcheggio all’inizio del percorso Lavanda per poi proseguire a piedi per raggiungere i campi coltivati. Io sono stato quasi fortunato perché ho trovato una serata interessante: ha piovuto, è arrivato il sole, ancora pioggia -mi sono bagnato- arcobaleno, tramonto. Purtroppo proprio nel momento clou le nuvole hanno sovrastato il sole e non sono riuscito a trovare il rosso di sera che speravo. Ma anche quest’anno la grana lavanda siamo riusciti ad archiviarla. :-)