Al sottoscritto dell’esplorazione urbana -urbex- importa il giusto, non troppo, il giusto. È importante, ma non è il punto focale, non è quello che mi muove. Quello che mi muove è la fotografia e quando non sono soddisfatto di uno scatto devo rifarlo, è un tarlo che mi bussa nel cervello senza soluzione di continuità. E l’immagine di questa stanza mi ha lasciato decisamente insoddisfatto: troppa gente, confusione, tempi veloci, non sono riuscito a ragionare sulla foto come avrei voluto. Giocoforza mi sono sentito costretto a tornare, a fotografare solo quella stanza: probabilsicuramente ho dei problemi psicologici, ma adesso posso completare l’album Santi in Paradiso. Ho scattato da diverse angolazioni, con diversi obbiettivi, e sono immagini che mi limiterò ad aggiungere all’articolo originale. Per ricordare la mia malattia ho deciso di inserire in questo post, come promemoria, una sola foto, ma particolare: è scattata con un grandangolo estremo che ho aggiunto all’ultimo secondo nello zaino, con aria di sufficienza, quasi per sfizio: è l’Irix 11mm f/4 Firefly. Con tutta la calma del mondo.
Questa esplorazione è ormai datata in epoca pre-Covid (credo che in futuro utilizzeremo spesso questa definizione temporale). Avevo visto le foto scattate dal cielo da un noto pilota monregalese e spinto dalla curiosità mi ero lanciato all’interno: il cancello era spalancato e non è stato difficile entrare. Si tratta dell’ex centrale Enel di Mondovì, in via Cuneo, in disuso e abbandono da quando si è dato il via libera al mercato libero (scusate il gioco di parole). Dentro non è rimasto praticamente più nulla: bellissimo il bancone della reception e mi sono immaginato le lunghe code di clienti nervosi; una situazione che per il sottoscritto fa tanto secolo scorso. Il resto sta crollando a pezzi, l’intonaco si stacca dalle pareti per l’umidità, le finestre sono aperte; ma non ci sono graffiti e i bagni sono stranamente ancora intatti. E’ passato oltre un anno, ma credo che la situazione sia solo peggiorata. E non è destinata a migliorare. Tutte le foto sono scattate con il 14mm: non mi ricordo il mio personale periodo storico/fotografico, ma probabilmente ero affetto da qualche strana malattia grandangolare. :-)
In pratica, la struttura, esclusa la parte tecnica tuttora di proprietà di Enel Distribuzione, sarebbe stata venduta a un fondo di investimento statunitense, che ha acquistato tutte le centrali dismesse in Italia da Telecom ed Enel.
Quello che fu il celebre Grand Hotel Miramonti giace completamente abbandonato sulla collina che sovrasta Garessio dal 17 Agosto 1986 quando un furioso incendio, probabilmente doloso, distrusse tutto quello che restava della struttura. Le mie foto raccontano una storia di abbandono e rovina come tante; Il Miramonti fu, a cavallo fra le due guerre mondiali, un hotel di altissimo livello, conosciuto in tutta Europa, con caratteristiche di assoluto prestigio per l’epoca: “160 letti, 40 bagni privati, acqua corrente calda e fredda in tutte le camere, vasto giardino, garages, tennis”. In una parola sola il lusso. Poi nel dopoguerra il declino e l’abbandono. Sul web si può trovare qualsiasi cosa, ma nel caso del Grand Hotel esiste un sito realizzato perfettamente che narra la storia di questo incredibile struttura alberghiera: “Il Miramonti” racconta…. Da leggere tutto d’un fiato.
“E’ il vero dominante della valle, ….. E’ un vero belvedere da una sede principesca, sontuosa e ricca di ogni agio, di tutto il comfort moderno desiderabile, come si usa dire oggidì. … Il superbo Hotel ha grandiosi ed eleganti Saloni da pranzo, da ballo. Ristorante con ampia terrazza, Bar, Biliardo, Sala di Lettura e per Bridge…
Ho scoperto il mulino di Murazzano quasi per caso e sul momento credevo fosse una torre da avvistamento Saraceni come tante ne ho viste nelle mie zone. In realtà è stata anche una torre per poi trasformarsi in un mulino in un tempo successivo (ma sotto lascio un po’ di storia). Ci sono arrivato poco prima del tramonto mentre cercavo un panorama da fotografare per il concorso ‘Vivere Murazzano‘. Un po’ di serendipity non guasta mai. Ho provato a fotografarlo dal basso, da dietro, da sotto, con il fish-eye, con il supergrandangolare, con il 50. Ho deciso di non presentare la foto al concorso (troppo effetto cartolina), ma qui ho deciso di pubblicare tutte le versioni interessanti. Nel caso ci fossero dei dubbi: si, ho esasperato ed esaltato i colori.
È il monumento più antico del paese. Risale a prima del 1000 al tempo delle invasioni saracene come torre di Vaita o vedetta. Dalla sua sommità si segnalava l’arrivo dei nemici agli abitanti dei valloni sottostanti. In seguito fu usato come mulino azionato dal vento, ne fanno fede i due fori della merlatura nei quali era inserito l’asse che mosso dalle pale esterne trasmetteva la forza motrice alle macine. È citato come “ Molendinum del Lora” con questa funzione negli statuti di Murazzano del 1534. Questa sua attività durò fino al 1630 quando il Consiglio della Comunità dispone che si vada a macinare presso i mulini di Cigliè.
Diciamo che fotografare un garage sotterraneo non è proprio normale; raramente mi è capitato di trovare foto del genere. Però il parcheggio Talete di Siracusa ha il suo perchè. Già il nome denota una certa importanza (Talete da Mileto fu una delle menti più illustri dell’antichità), aggiungiamo l’illuminazione da film di fantascienza e i graffiti sulle pareti ed ecco la suggestione per tirare fuori nuovamente il treppiede e scattare l’ultima foto della giornata. E alla fine è valsa la fatica.
Gli dei hanno dato agli uomini due orecchie e una bocca per poter ascoltare il doppio e parlare la metà.
– Talete da Mileto
Cefalù è stata come un pugno nello stomaco, un pugno che non ti aspetti e che ti arriva di sorpresa lasciandoti stordito. Mi aspettavo il solito paese di mare, una spiaggia, tanta gente, negozi di souvenir. Non mi ero informato prima di arrivare e sulle prime le mie aspettative non sono state disattese: sabbia, caldo, traffico. Poi mi sono infilato, quasi per errore, nel centro storico. E la bellezza è esplosa in tutta la sua potenza: sono passato sull’esterno, sul mare. E sono rimasto incredulo davanti alla bellezza selvaggia di Cefalù; tutto il centro storico è di un livello incredibile e ogni strada, ogni angolo, lascia senza parole. Ho scelto una sola foto: il Bastione di Capo Marchiafava. Si tatta di una piccola piazza a forma poligonale rivolta verso il mare, un vecchio elemento difensivo, un baluardo del XVII secolo recentemente restaurato e dal quale si può ammirare tutta la bellezza della costa di Cefalù. Mi sono sistemato sui gradini della chiesa dell’Itria (che si affaccia sul bastione) e ho fotografato con il 14mm (nessun taglio) aspettando che la piazza fosse vuota. E non sono riuscito a rendere nemmeno in minima parte l’atmosfera pazzesca di questo luogo.
V come vulcano
E mille altre cose
Come la volontà di camminare vicino al fuoco
E capire se è vero questo cuore che pulsa
– Francesca Michielin
Pietra Lunga è una spina vulcanica presente nella zona meridionale dell’isola di Lipari, presso lo stretto tra quest’ultima e Vulcano, nelle Isole Eolie. Si affianca alla sua inseparabile compagna: Pietra Menalda, che nella foto è nascosta. Sono chiamati Faraglioni di Lipari. E’ una cartolina ripresa dal traghetto che da Messina mi portava a Lipari (e ritorno); una foto turistica, molto semplice, banale. Però nonostante le difficoltà di scatto (orario, posizione, rollio) ha il suo perchè. Almeno credo.
Qual è la cosa che ti farebbe più felice al mondo?
Un bacio sotto le stelle. E tu?
Che venga notte.
– Marcos Ley