
Mi piace pensare che Skógafoss venga definita la cascata perfetta, perché rappresenta davvero in tutto e per tutto l’immagine della perfezione: un salto altissimo, un’enorme quantità di acqua, un rumore assordante e una fotogenia meravigliosa. Purtroppo quando sono arrivato alla cascata il tempo non era dei migliori e la pioggia scendeva ad intermittenza. Ho deciso comunque di percorrere la lunga salita (ho perso il conto degli scalini) che porta nel punto più alto dove il fiume Skógaa si lancia nel vuoto: il tempo di scattare un paio di foto ed è sceso il diluvio universale. Mi sono coperto il meglio possibile e sono tornato in direzione del macchina per evitare di bagnarmi completamente: arrivato al termine della discesa ha smesso, ovviamente, di piovere.
Una leggenda molto popolare della costa sud islandese sostiene che, dietro l’enorme sipario d’acqua di Skógafoss, si celi un prezioso tesoro. Stando alla leggenda, il tesoro sarebbe stato nascosto molti secoli fa dal vichingo Þrasi Þórólfsson.
Skógafoss è alta 62 metri e larga 30 metri ed è inserita in un contesto naturale bellissimo: il getto della cascata cade su un letto di pietre -laviche- nere e viene contrastato dal colore verde smeraldo delle montagne. La visuale dall’alto (ho scoperto poi che si tratta di 400 scalini per arrivare in vetta) è altrettanto importante e permette di comprendere al meglio l’incredibile salto del fiume Skógaá. Nonostante la pioggia mi sono divertito a scattare qualche lunga esposizione e grazie al tempo lungo di scatto sono riuscito a cancellare l’enorme quantità di persone che prova ad avvicinarsi (ovviamente bagnandosi) alla base di Skógafoss. La post della terza immagine è stata complicata per via di qualche immagine fantasma, ma l’effetto seta sulle cascate ha sempre il suo fascino.






Come capita dal 1610 (con qualche rara interruzione) anche quest’anno la sera del 7 settembre Mondovì Piazza è stata illuminata dai Feu Dla Madona (pronuncia impossibile). Questa volta ho deciso di unirmi alla bolgia dei fotografi e quando ho scelto la posizione di scatto (mi hanno imposto in realtà, con un invito che non potevo rifiutare) ero convinto che la distanza fra i fuochi d’artificio e la torre dei Bressani fosse minore. Mi sbagliavo. Fortunatamente il cibo, lo spritz, il Berlucchi (tanto Berlucchi) e la compagnia hanno reso meno difficile la situa. Il prossimo anno mi sposterò più verso Est. L’ultima foto è un dettaglio, scattata a 500mm, 6 secondi, f/11.


Raccontare e descrivere una settimana fotografica (non oso definirla vacanza) in Islanda è un’impresa: perché è nata in modo quasi inaspettato, alternativo e per certi versi anche bizzarro. E quindi come iniziare? In senso cronologico, con un nome assurdo (ma lo saranno tutti) e con una foto lineare: siamo alle pendici del vulcano Fagradalsfjall a Grindavíkurbær. Semplice, no? Si tratta ovviamente di un vulcano in attività, anche recentissima, ma quando siamo arrivati noi niente lapilli e niente fiamme. Solo magma, lava spenta che sino a qualche giorno prima scendeva con le sue lingue lungo la valle verso il mare. Somma di 5 scatti in lunga esposizione e filtro neutral density: il filtro ND sarà un filo ricorrente, ma non conduttore, di questo racconto.

Quando ero ragazzo (tanto tanto tanto tanto tempo fa) collezionavo cartoline. Ne avevo tantissime, da tutto il mondo; sono passati anni, ma ricordo benissimo la prima, quella che aveva iniziato la passione: una cartolina di Piazza Dante di notte, perfettamente simmetrica, con la fontana e con l’ex palazzo comunale, quello che gli onegliesi chiamano ancora oggi Cremlino. Non c’era ancora quello strano prato verde circolare intorno alla fontana, dovrebbe essere un’innovazione -mai compresa- degli anni ’90. Questa immagine per me è quasi iconica (credo per tanti imperiesi) e qualche giorno fa, tornando da una visita lampo nella mia città natia, ho deciso di fermarmi e di portare a casa un’immagine ricordo di Piazza Dante. Ho studiato un po’ e ho scoperto tante cose della fontana che non sapevo e mi piacerebbe tornare a dedicarle qualche foto, qualche dettaglio. È una prossima idea da realizzare.

Mia Galeazza, che sei vita e memoria. Mia Galeazza, che mi fai impazzire ed emozionare, che mi fai tornare bambino, che mi fai ridere, che mi fai riflettere e comprendere. Mia Galeazza, che torni come un sogno nella mia mente, che rinfreschi il cervello e che fai brillare la mia fantasia. Il tuo suono è duro e appassionato, ma è come musica per chi sa ascoltarti. Il tuo odore è forte e inebriante, ma si trasforma in profumo dolcissimo sotto la luna di Agosto. Mia Galeazza, diventi meravigliosa, incantevole e unica al sorgere del sole, sei come una storia infinita che fa terminare i pensieri nel vortice di un’alba sospesa e interminabile. Mia Galeazza, sei tutto quello che posso immaginare, sei il mio posto nel mondo e sei come la passione vera: bellissima da vivere, impossibile da descrivere.

Night is the other half of life, and the better half.
– Johann Wolfgang von Goethe