Se dovessi scegliere il luogo più incredibile del mio viaggio fotografico in Islanda non avrei alcuna esitazione a indicare la Diamond Beach, nome romantico e turistico della spiaggia di Breiðamerkursandur. Si tratta di una spiaggia di sabbia nera vulcanica che diventa un museo a cielo aperto: sulla battigia infatti si posano centinaia di piccoli e stupendi iceberg. Questa meraviglia è originata dallo scioglimento dei ghiacci che si staccano continuamente dal Breiðamerkurjökull, la lingua di ghiaccio che scende dal versante meridionale del maestoso ghiacciaio Vatnajökull.
Avevo già visto delle immagini della Diamond Beach, ma sinceramente non mi aspettavano uno spettacolo di questo livello. Il contrasto fra il ghiaccio bianco/turchese e la sabbia nera è maestoso; inoltre la temperatura della spiaggia è superiore allo zero e questa differenza con il ghiaccio fa si che questo inizi a sciogliersi rilasciando nell’aria una sorta di vapore acqueo che rende l’ambiente quasi onirico. Dal punto di vista fotografico (ma non solo) sarebbe stato meraviglioso fermarsi almeno un paio di giorni per osservare la Diamond Beach nelle 24 ore (alba/tramonto) e con meteo differenti: purtroppo il tempo è tiranno e mi sono dovuto accontentare di una veloce passeggiata nel tardo pomeriggio di una giornata davvero uggiosa. Ma almeno adesso ho compreso che colore ha una giornata uggiosa.
Il lago Jökulsárlón è il più grande e conosciuto lago di origine glaciale dell’Islanda. È una delle più importanti attrazioni turistiche dell’isola e ogni anno attira migliaia di visitatori. La sua caratteristica principale è la presenza di numerosi iceberg che si staccano dalla lingua del ghiacciaio del Breiðamerkurjökull (sempre più difficile). Il colore di questi blocchi di ghiaccio che si muovono nel lago varia dal turchese al blu profondo, ma anche giallo a causa del solfuro di origine vulcanica, nero per colpa delle cenere, e ovviamente bianco, in diverse tonalità.
Quando sono arrivato al lago sono rimasto sorpreso dal colore turchese acceso degli iceberg: all’inizio pensavo fosse un fenomeno visivo dovuto all’enorme quantità di bianco che mi circondava, ma in realtà ho scoperto che si tratta del colore reale del ghiaccio. Questo perché scendendo verso il lago il ghiacciaio trascina e distrugge portando con se quantità di materiale diverso: queste particelle sono molto fini e rimangono sospese all’interno dell’iceberg. Quando la luce solare colpisce l’acqua queste particelle assorbono le lunghezze d’onda più corte: il viola e l’indaco. L’acqua assorbe i rossi, arancioni e gialli di lunghezza d’onda più lunga. Rimangono il blu e il verde che miscelandosi formano il turchese che si presenta ai nostri occhi.
Quando sono partito per l’Islanda riuscire ad osservare da vicino (e fotografare) le foche non era nel mio personale programma di viaggio. Ma quando siamo arrivati alla laguna di Fjallsárlón ho subito intuito che le possibilità di avvistamento sarebbero state decisamente elevate. Ed infatti, con un discreto colpo di fortuna, siamo riusciti ad incontrare, a distanza molto ravvicinata (che potrei quantificare in 10-15 metri), addirittura due esemplari, entrambi sonnecchianti e spiaggiati sopra una lastra di ghiaccio.
Come nel caso dei Puffin il 70-200mm non è proprio l’ideale, servirebbe qualcosa di più dal lato tele. Fortunatamente la foca è un animale decisamente più grande e soprattutto più tranquillo rispetto ad un volatile: siamo riusciti a passare molto vicino e loro, con malcelato disinteresse, sono rimaste immobili ad osservarci: mi verrebbe quasi da dire in posa per la foto ricordo. Chiedo scusa per il titolo davvero squallido, ma non sono riuscito a resistere alla tentazione.