La passione per l’urbex raccoglie sempre più persone: amanti del rischio e del vietato, curiosi, rigattieri, sceriffi, pornostar, videomaker, pazzi e fotografi. Di quest’ultima categoria siamo rimasti in pochi, mosche bianche a rischio estinzione. Fra questi fotografi ho incontrato, fra le pieghe del dark web, un simpatico e attempato toscano: lui sostiene che il suo gruppo urbex sia il più anziano d’Italia e forse non ha tutti i torti. Domenica scorsa ha lasciato momentaneamente la sua Livorno e il personale medico della casa di riposo per un giro in Piemonte: quando ho saputo la notizia sono partito, con il respiratore, alla volta del Monferrato. Ci siamo dati appuntamento in un piccolo paese e l’ho accompagnato a visitare una devastata, ma bellissima chiesa abbandonata. Si è appoggiato alla mia spalla e con fatica abbiamo varcato la soglia del giubileo: ho fotografato prima io (ho sempre fretta) e poi con calma l’ho lasciato al treppiede (che utilizza anche come bastone da passeggio) e alle sue meravigliose interpretazioni. Dopo le foto ci siamo fermati qualche minuto in piazza, mi ha spiegato i suoi problemi di prostata, sciatica, renali e di respirazione e mi ha raccontato di quando da giovane fotografava la Terrazza Mascagni. Ci siamo lasciati con la speranza di incontrarci nuovamente (con il permesso del medico ovviamente).
Concludo questo post con le parole dell’amico Rick: lui è urbexer, esperto di uccelli e anche poeta.
Ieri pomeriggio, nella splendida cornice della Chiesa della Missione, ho assistito al concerto per il Santissimo Natale: Jubilate Deo Salutari Nostro. L’orchestra Barocca dell’Academia Montis Regalis, con la magistrale direzione di Chiara Cattani, ha eseguito la terza Sinfonia di Giovanni Battista Martini, il Concerto in re maggiore per clavicembalo, archi e basso continuo di Giovanni Marco Rutini, la sinfonia in mi maggiore di Giuseppe Sarti, il divertimento in fa maggiore k 138 di Wolfgang Amadeus Mozart e il Magnificat a quattro voci e archi di Luigi Antonio Sabbatini.
Come sempre capita in queste occasioni la luce era scarsa, le possibilità di muoversi decisamente limitate –non dare fastidio è il primo comandamento– e giocoforza mi sono limitato a poche immagini con il tele e tanto rumore (inteso come digitale). Le immagini sono praticamente SOOC, nessun ritocco in post se non qualche lieve ritaglio (crop). Uscendo ho montato il grandangolo e ho scattato qualche foto d’insieme: la chiesa della Missione era gremita, tante persone in piedi in fondo alla navata a santificare il successo dell’iniziativa (era gratuita ovviamente). Per dare un tono giornalistico al tutto ho inserito anche le foto delle autorità, in fondo, per non disturbare.
Ho trovato la celebre Chiesa di Sant-Sulpice quasi per caso girando nel centro di Parigi e non sono rimasto insensibile al suo fascino zenitale. L’interno è interessante, molto particolare, ma dal basso non è sorprendente come altre chiese; invece il portico, che si apre verso l’esterno con coppie di colonne scanalate, è semplicemente meraviglioso. Mi sono sistemato sotto il loggiato e ho guardato in alto: il soffitto presenta un piano cassettonato decorato a bassorilievo con greche ed elementi vegetali. Mi sono quasi sdraiato per terra e ho scattato, senza l’aiuto del treppiede, con il grandangolo cercando di rimanere il più possibile in linea con le decorazioni. Trovo davvero molto affascinante il gioco prospettico che si viene a creare attraverso le colonne del loggiato.
Quando sono arrivato in cima alla collina di Montmartre ho ammirato, come tutte le persone che salgono qui, la meravigliosa Basilica del Sacro Cuore. Nella piazza antistante la Basilica era tutto un pullulare di persone, cantanti, spettacoli, improvvisazione, street-art. Sulle scale i turisti, ma credo anche i parigini, ammiravano la meraviglia del panorama, la bellezza di Parigi. In quel momento ho pensato che si trattava di immagini che avevo visto mille volte, sia dal vivo che in fotografia; eppure non ricordavo come potesse essere la Basilica all’interno.