POSTED ON 18 Mag 2023 IN
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Non ho idea dei numeri, ma credo che la quantità di chiese abbandonate in Italia sia elevatissima. Basta alzare lo sguardo e possiamo trovare un edificio religioso distrutto; le piccole cappelle sono la maggioranza, ma ci sono anche chiese di grandi dimensioni nell’elenco dell’abbandono ecclesiastico italiano. È chiaro che si tratta di un fenomeno dovuto soprattutto all’età: con il tempo crolli e cedimenti strutturali possono segnare un patrimonio artistico, perché di patrimonio si tratta, che ha una storia importante alle spalle, secolare, in alcuni casi anche millenaria. La chiesa di San Giacomo di Laccio, frazione di Torriglia in provincia di Genova, ha oltre 500 anni (fu fatta costruire dal Principe Doria per venire incontro alle esigenze delle frazioni) e i segni dell’invecchiamento si vedono tutti. Nel secolo scorso, dal 1930 circa, ha subito un progressivo decadimento e la posizione, poco felice, non ha certo aiutato. Negli ultimi dieci anni si è cercato un recupero con la ricostruzione parziale del tetto, il rifacimento delle coperture e il consolidamento del terreno di fondazione della chiesa: purtroppo questi lavori non sono mai stati terminati. Come riportato sul catalogo generale dei beni culturali l’edificio e il campanile sono oggi in completo abbandono e in gravissimo degrado.
La chiesa di San Giacomo in Laccio risale alla metà del ‘500, quando il Principe Doria la fece costruire per andare incontro alle esigenze delle diverse frazioni che, per la distanza, specie in inverno, non potevano recarsi alla chiesa di Torriglia. Per la costruzione della chiesa furono utilizzati materiali locali, come ancora visibile in facciata a nella parte esterna delle navate laterali. La facciata, a salienti, è suddivisa da lesene in tre parti e sormontata da un frontone triangolare. Rimane leggibile tutt’oggi l’aggiunta in tempi successivi delle navate laterali. La pianta è a tre navate con presbiterio, rialzato rispetto al livello della chiesa, a terminazione semicircolare. Lo stato di conservazione attuale della chiesa non ne consente un’ulteriore descrizione, si sono avviati i lavori di restauro che porteranno alla ricollocazione degli antichi marmi, degli altari e degli apparati decorativi.







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POSTED ON 1 Mag 2023 IN
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POSTED ON 1 Mag 2023 IN
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Il Santuario di Santa Lucia si trova nel comune di Villanova Mondovì, abbarbicato in cima alla montagna sulla strada che porta verso Roccaforte. Si tratta di un antico ospizio costruito fra il 1500 e il 1800 aggrappato alle pendici del Monte Calvario, a strapiombo sul torrente Ellero. La sua particolarità è la Chiesa principale ricavata all’interno di una grotta nel quale è conservata la statua di Santa Lucia; questa caratteristica inserisce Santa Lucia in una rete di spettacolari santuari incastonati nella roccia e che comprende, fra gli altri, il Santuario Madonna della Corona a Verona e il Santuario di Rocamadour in Francia.
Diciamo che il santuario di Santa Lucia – quel nido d’aquila aggrappato alla roccia che probabilmente tutti conoscono, se non altro per averlo visto percorrendo la strada Villanova-Roccaforte – consiste essenzialmente in una grande caverna naturale scavata nella roccia calcarea che si apre su un fianco del monte Momburgo, comunemente detto Monte Calvario. La grotta – profonda una ventina di metri e larga pressappoco 8 – è stata adattata da alcuni secoli ad aula ecclesiale e dedicata alla venerazione di S Lucia di Siracusa, martirizzata durante la persecuzione di Diocleziano intorno al 304 d.C. Completano questa grotta-chiesa due edifici costruiti rispettivamente davanti e di fianco ad essa, appollaiati su una ripida parete rocciosa.
Il Santuario fu molto importante durante la resistenza partigiana fra il 1943 e il 1945. Qui veniva stampato clandestinamente la Rinascita d’Italia, curato dal prof. Giovanni Bessone. Nel sottotetto, nascosti e protetti dalla suore e da don Pietro Servetti arciprete della parrocchia di Santa Caterina di Villanova, trovarono rifugio molti partigiani tra cui il frabosano don Giuseppe Bruno, soprannominato “il prete dei Partigiani”, che fondò il gruppo “Azione e ordine”.
Chiniamo il volto rigato di lacrime sui nostri morti, sulle rovine dei nostri paesi, ma diciamo a tutti i fratelli che crediamo sempre più fermamente, proprio per il nostro strazio, alla
Rinascita d’Italia. Perché ogni nascita si compie, per ineluttabile legge di natura, nel dolore e nel sangue.






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POSTED ON 19 Apr 2023 IN
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Il Mausoleo Crespi si trova in cima ad una collina, nel paese di Nè, in provincia di Genova. Arrivarci non è per niente facile: si sale e si scende in mezzo ai rovi, si striscia, si scavalca. Se quando sei quasi arrivato ti accorgi di aver lasciato il treppiede in macchina la distanza da percorrere praticamente si raddoppia: ma è tutta attività fisica e bestemmie.
La storia del Mausoleo è avvolta dal mistero: non si trovano fonti affidabili in rete, solo qualche voce riportata. Gli abitanti della zona non ricordano, altri non conoscono nemmeno l’esistenza del Mausoleo. Fu costruito da Armando Giovanni Crespi, che faceva parte di una famiglia dei facoltosi cotonieri dell’epoca e azionisti del Corriere della Sera, nel 1912; la sua ascendenza era molto legata ai luoghi di culto. L’ultima inumazione avvenne nel 1965. Non sono riuscito a scoprire altro.
Il mausoleo è diviso in 2 parti: al piano superiore troviamo una piccola e meravigliosa cappella, mentre al piano inferiore le tombe della famiglia. Purtroppo negli anni i vandali, nonostante la posizione infelice, non hanno risparmiato le vetrate, le porte, l’altare e nemmeno le bare: sono stati portati via i busti, le vesti talari e diversi suppellettili. Un vero peccato perché il Mausoleo è un piccolo gioiello architettonico e un pezzo di storia molto importante del nostro paese.







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POSTED ON 14 Apr 2023 IN
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POSTED ON 12 Apr 2023 IN
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Definire e descrivere la Chiesa Rosa non è un’impresa semplice. È chiamata rosa perché il sole che entra dalle vetrate, e arriva sulle pareti, crea giochi di luce molto particolari, riflessi rosa, ed evidenzia decorazioni e stucchi. Quando ci si posiziona perfettamente al centro della navata e si guarda verso l’altare la definizione di chiesa è quasi riduttiva: la somiglianza con un teatro è notevole, con le colonne e la scalinata interna. Non mi era mai capitato di vedere un presbiterio di questo tipo, l’abside è nascosto e sembra quasi di entrare in scena, sul palco. Ma il dettaglio più bello sono le due file di quattro colonne con capitello, di cui le due laterali solo parziali, che insieme alla scalinata dividono la navata centrale e delimitano il transetto con una soluzione architettonica che non ho mai trovato in nessun’altra chiesa (almeno abbandonata).
Nella zona del presbiterio è situato l’altare marmoreo delimitato da quattro colonne, coperto da volta a botte e terminante in un’abside a terminazione rettilinea.
La Chiesa Rosa, il cui vero nome è San Giacomo del Bosco, fu edificata a partire dal 1680, ha una storia importante ed è ancora consacrata. Negli ultimi anni si è cercato un difficile recupero, la chiesa è chiusa e in condizioni complicate a causa di lesioni strutturali e copiose infiltrazioni di pioggia che hanno permesso all’umidità in risalita di danneggiare progressivamente materiali e superfici. Nel 2016 si è concluso un primo lotto di lavori per il rifacimento del tetto e la messa in sicurezza, con il finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana e di Banca San Paolo. Purtroppo negli ultimi anni, nonostante i numerosi appelli, a causa dell’atavica mancanza di fondi la situazione è andata peggiorando e senza interventi urgenti la Chiesa Rosa è destinata a rimanere in condizioni precarie, abbandonata e chiusa.










POSTED ON 6 Apr 2023 IN
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POSTED ON 2 Apr 2023 IN
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POSTED ON 25 Mar 2023 IN
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POSTED ON 21 Mar 2023 IN
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Credo non ci sia molto da raccontare sulla Cappella della Sacra Sindone, il capolavoro di Guarino Guarini, patrimonio Unesco dal 1997 e riaperta nel 2018 dopo 21 anni di restauro in seguito all’incendio che divampò nella notte fra l’11 e il 12 aprile del 1997. Dopo aver visto diverse immagini volevo provare a scattare una foto zenitale: mi ero portato anche un piccolo treppiedi per riuscire nel mio intento. Poi appena entrato mi sono accorto che sarebbe stato impossibile in quanto il centro della Cappella è occupato da un enorme altare sul quale è vietato salire. Ho quindi dovuto accontentarmi della luminosità del mio 14mm Sigma e ho scattato a mano libera, ma ferma, a f/2.5. Niente facile riuscire a mantenere una prospettiva centrale, ma dopo diversi tentativi credo di essere riuscito a portare a termine l’impresa zenitale con discreto successo.


POSTED ON 19 Mar 2023 IN
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POSTED ON 18 Mar 2023 IN
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Se devo scegliere la più pericolosa, tra le tante infiltrazioni urbex degli ultimi anni, il pensiero corre subito alla Chiesa di San Lorenzo, a Zeri, sul confine fra Liguria e Toscana (in realtà anche Villa Wannabe non male). La Chiesa di San Lorenzo è chiusa da più di trent’anni per pericolo di crollo e non sono previste operazioni salvataggio/ristrutturazione e nemmeno di messa in sicurezza: un cartello avvisa del pericolo di crollo, stop.
Osservandola da fuori sembra quasi normale, ma dentro diventa una roulette russa; forse per la prima volta ho sentito la necessità di utilizzare un casco (che ovviamente non avevo).
L’idea che dal tetto possa scendere qualcosa, forse anche tutto, è palpabile e la sensazione di pericolo si respira e si sente: per diversi minuti mi sono guardato intorno sperando che il lampadario non cadesse e ancora adesso mi chiedo quale forza miracolosa gli permetta di rimanere ancorato al soffitto. Ho scattato il più rapidamente possibile, pregando sottovoce, e sono scappato alla velocità della luce dedicandomi alle più tranquille foto in esterno (e con il drone). Sinceramente non so per quanto possa ancora rimanere in piedi, ma sconsiglio fortemente di tentare l’intrusione: è davvero molto pericolante.







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POSTED ON 10 Mar 2023 IN
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Che però la statua del Santo con gli stivaletti non c’è più. È sparita, insieme ad altri arredi e decorazioni. Io spero che sia stata spostata in un luogo più sicuro, anche perché credo che nessuno avrebbe l’ardire di rubare una statua di quelle dimensioni e così particolare. Per descrivere questa piccola chiesetta, il vero nome è Chiesa della Santa Croce, vi lascio alle parole di Lorena Durante, nel suo articolo trovate anche le foto del santo.
Questa piccola chiesetta è totalmente immersa e nascosta nel verde in un fitto bosco tra le colline del centro Italia. Non ha nemmeno un piccolo spiazzo davanti e neanche il campanile. La costruzione della chiesa risale al XVII secolo ed è composta da pietre incastonate l’un l’altra, non è più agibile a causa dai danni subiti dall’ultimo terremoto che ha colpito duramente la zona. La facciata non è stuccata eccetto nella parte centrale dove un arco ribassato inquadra il portone. Molto semplice e austera presenta due lesene laterali con capitello e timpano non pronunciato che poggia su una modanatura orizzontale. L’interno è molto semplice, stuccato di bianco, il movimento alle pareti viene affidato a paraste dalla base e dai capitelli semplici che corrono lungo tutte le pareti e da due zone lievemente arretrate chiuse ad arco una delle quali contiene un altare e una nicchia. La volta è a botte con lunette. La chiesa è conosciuta con questo nome per la presenza di una scultura lignea di un santo con ai piedi degli stivali che quando abbiamo fatto questa esplorazione era stato svestito dal mantello e dalla mitra. La chiesa si presenta con un livello alto di degrado, come dicevo all’inizio, proprio a causa di eventi sismici che hanno provocato gravi fessure passanti ed è stata purtroppo abbandonata al suo triste destino.







POSTED ON 2 Mar 2023 IN
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Avevo lasciato in sospeso il discorso sul Santuario di Rezzo, dedicato alla Madonna Bambina e a Nostra Signora del Santo Sepolcro. Mia nonna aveva una passione importante per questo luogo e lo ricordo soprattutto per le sue parole. Per arrivare al Santuario, che si trova sopra il paese, si percorre in macchina una piccola strada di campagna e quando si arriva davanti alla piazza antistante al porticato si rimane piacevolmente sorpresi dal colore bianco e dalla maestosità della costruzione. Una maestosità che non ci si aspetta e che sorprende. Il Santuario è da stato da poco ristrutturato grazie all’intervento del comune ed è semplicemente meraviglioso, un vero e proprio gioiello.
Voluto nel 1444 dai capi famiglia della comunità medievale come luogo di culto intitolato a Maria Bambina, il Santuario fu eretto nel corso del XV secolo da maestranze locali con probabili apporti provenzali e/o lombardi. Realizzato in stile romanico-gotico, fu consacrato nel 1492 dal Vescovo della Diocesi di Albenga. All’interno del Santuario della Madonna Bambina o della Natività di Maria di Rezzo si conserva un’intera parete di affreschi realizzata tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo da due artisti locali: un anonimo e Pietro Guido da Ranzo, conosciuto anche per altre importanti collaborazioni a Mendatica, Ranzo, Montegrazie.
L’interno è altrettanto bello e maestoso: sulla parete della navata di destra si possono ammirare due cicli di affreschi di stile tardo-gotico, mentre molto interessanti sono la cripta, con un notevole altare in legno, la statua del Maragliano e la bellissima scultura della Madonna col Bambino del grande artista genovese Filippo Parodi. Sono rimasto nel Santuario quasi un’ora, da solo, e ho sentito una sensazione di pace e calma che solitamente mi sfuggono. Purtroppo è poco pubblicizzato e fuori dalle grandi rotte turistiche della zona, ma merita davvero una visita anche solo per coglierne l’essenzialità e l’atmosfera. Il Santuario ha anche una particolarità quasi unica: è uno dei pochi esempi di luogo di culto non di proprietà della Curia. Venne costruito dagli antichi Rezzaschi che, resistendo alle ingerenze della Chiesa, decisero di lasciarne la proprietà al comune.
E’ passato un po’ di tempo dalla mia visita a Rezzo, ma voglio comunque ringraziare l’amico Giovanni Vianello –il RAS del Paese– che mi ha accolto a braccia aperte nonostante gli impegni famigliari (era l’ultimo dell’anno) e Barbara Saltarini che mi ha gentilmente permesso di visitare, totalmente in solitaria e con tutta calma, il Santuario. Grazie, grazie, grazie.



















POSTED ON 22 Feb 2023 IN
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Ultimamente, in parte per colpa/merito di Herem, mi capita di provare una forte attrazione per i luoghi di culto. Entro sovente in chiesa, mai per pregare. Sono sempre alla ricerca della foto zenitale, di una cupola che possa solleticare la mia fantasia. Dalla parti della Pieve di Santa Maria, a Cortemilia (nell’estremo Est della provincia di Cuneo), sono passato solo per caso, una quasi primaverile domenica di febbraio. Scoprirla aperta (e stupenda) è stata una bella sorpresa. C’è qualcuno? È permesso? Come sempre nessuna risposta.
La costruzione, che risale al XIII secolo, ha un evidente impianto romanico. L’abside è impreziosita, all’esterno, da archetti pensili e capitelli che conservano motivi propri dell’iconografia medievale e costituisce – col campanile a 5 piani – una delle più interessanti realizzazioni del romanico in Alta Langa.
La facciata, in pietra arenaria a vista, è impreziosita da una splendida bifora che reca una delicata decorazione a tralci di vite. Sopra il portale vi è un bassorilievo in marmo bianco della fine del Cinquecento raffigurante la Vergine Incoronata. Sul lato sinistro dell’ingresso un altro manufatto in pietra raffigura, probabilmente, un monaco. Alcune tracce sotto lo sporto del tetto fanno pensare che un tempo la facciata fosse interamente affrescata. All’interno, un bassorilievo murato sulla parete sinistra mostra al centro la Vergine col Bambino cui si accostano due monaci: in alto la mano di Dio benedicente e simboli diversi.
POSTED ON 12 Feb 2023 IN
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Ero a Collegno per altri motivi, ovviamente in largo anticipo. E per ingannare l’attesa ho deciso di visitare la bellissima chiesa che si trova vicino al parco della Certosa. E’ la Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo Martire: da fuori è decisamente interessante, ma il meglio si nasconde sicuramente all’interno e quando si entra non si può che rimanere meravigliati.
La chiesa di San Lorenzo a Collegno è un
piccolo gioiello sconosciuto. Poco si parla di lei nonostante al suo interno è possibile ammirare opere d’arte di notevole fattura, tra le quali primeggiano le 10 statue realizzate dal Torinese Stefano Maria Clemente. Posizionate lungo la navata centrale, ai lati delle cappelle dedicate al Santissimo Crocefisso, alla Madonna del Rosario, a Sant’Antonio e Sant’Ignazio, le sculture lignee danno una personalità unica ad una chiesa dalle radici antiche che risalgono al XVII secolo.
Purtroppo il tempo è tiranno e mi sono visto costretto a scattare in fretta e furia senza poter studiare la storia della Chiesa. Probabilmente avrei dovuto soffermarmi maggiormente sulle statue della navata centrale, oppure sull’importantissimo organo: un Collino del 1882 composto da una tastiera e una pedaliera da 27 note. È domenica, la messa è finita, andate in pace.




