Prima di Natale sono tornato sotto il tendone del circo del Vertigo Christmas Festival. Per l’occasione lo spettacolo si intitolava Exit Cabaret e gli artisti di 4Square Cirque si esibivano in cinque spettacoli e quattro discipline diverse. È stata davvero un’impresa riuscire a fotografare: la luce è ridotta al minimo indispensabile e gli artisti si muovono a velocità supersonica. Ho selezionato 77 foto e le ho pubblicate in ordine cronologico inverso, quindi partendo dall’ultima esibizione. Concludo facendo i complimenti a Sarah Alessandria, Katell Boudrandi-Saj, Isabela Leles Amaral, Aapo Honkanen, Anne Marjamaki e Gaia Ierace: il loro circo è qualcosa di bellissimo.
Sei persone, quattro discipline, sei universi differenti. 4Square Cirque è un collettivo di artisti stravaganti, provenienti da Italia, Francia, Brasile e Finlandia, desiderosi di condividere la loro visione artistica con il pubblico. Saranno per la prima volta in Italia con Exit Cabaret, spettacolo nato dopo tre anni di formazione all’ESAC di Bruxelles. In scena cinque numeri diversi, collegati da immagini collettive che condurranno il pubblico da un quadro all’altro. Ogni artista porterà in scena le sue più intime paure e il suo universo interiore. Le discipline circensi della roue cyr, del mano a mano su monociclo, del trapezio e del verticalismo saranno gli strumenti per esprimere emozioni e sensazioni.
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Nel periodo natalizio Mondovì si colora di circo e nel piazzale Giardini, meglio noto come dei Ravanet, è possibile ammirare il Vertigo Christmas Festival. Un evento che conta sette spettacoli di circo contemporaneo con artisti provenienti da Italia, Spagna, Portogallo, Croazia, Finlandia, Grecia, Argentina, Messico e Brasile. D’altronde nella città monregalese la tradizione del circo è molto sentita, nel 2027 la Cittadella diventerà un polo importante dell’arte circense e l’Accademia Cirko Vertigo è attiva da tempo a Mondovì con eventi, workshop, spettacoli.
Sabato 14 Dicembre era in previsione lo spettacolo
Clown in Libertà, portato in scena da
Teatro Necessario. Un appuntamento pensato appositamente per le famiglie, i bambini e, credo, per i fotografi: un momento di euforia, ricreazione e ritualità catartica per tre buffi, simpatici e talentuosi clown che vengono colti da un’eccitazione infantile all’idea di avere una scena e un pubblico a loro completa disposizione.
Ammetto che sono andato per fotografare, ma non pensavo di divertirmi così tanto: Leonardo Adorni, Jacopo Maria Bianchini e Alessandro Mori sono tre artisti che posso definire, senza ombra di dubbio, straordinari: comicità, musica, giocoleria, acrobazia, tutto insieme per un’ora di divertimento e magia. Fra il pubblico un bambino sghignazzava in modo incredibile (bellissimo), e devo ammettere che anche il sottoscritto ha fatto molta fatica a non cedere alla tentazione di posare la macchina.foto per ammirare con maggiore attenzione le gesta dei tre clown in pista (ma non posso, è più forte di me). Purtroppo le immagini riescono a rendere solo in parte la bellezza dello spettacolo, e un po’ mi dispiace, ma posso considerarlo come uno spot pubblicitario; se trovate in programma Clown in Libertà non esitate a comprare il biglietto, vale per tutti: da 0 a 99 anni.
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Anche quest’anno ho presenziato alla Fiera del Bue Grasso di Carrù, arrivata ormai alla 114ª edizione. Ho scelto la colazione del contadino al Vascello d’Oro e dopo il gran bollito misto (e qualche bicchiere di troppo) ho fatto un giro per il paese, in fiera e sotto l’ala (come dicono da queste parti) per assistere alla mostra mercato di bovini da macello di razza piemontese. Mentre percorrevo la via principale di Carrù ho sentito della musica, ho alzato gli occhi al cielo e ho visto un piccolo gruppo musicale suonare jazz da un terrazzo; non mi era mai capitato e quindi mi sono fermato ad ascoltare. La musica dal terrazzo ha il vantaggio di non dover sottostare a permessi e gabelle, ovviamente manca totalmente l’interazione con il pubblico. È passione vera, bravi loro. Ho scelto 4 foto e questo è il mio ricordo della fiera del Bue Grasso 2024.
Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. È stato scelto il 25 novembre per ricordare l’assassinio delle sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa), successivamente chiamate anche Las Mariposas, per ordine del dittatore della Repubblica Dominicana (che all’epoca non era ancora Repubblica) Rafael Trujillo. Ieri pomeriggio a Carrù, una collaborazione fra l’Associazione dei Commercianti e la ASD Carrù Twirling, ha portato in scena un bellissimo Flashmob proprio per celebrare il 25 novembre.
È ora di dire basta! Scendiamo in piazza e balliamo per celebrare la giornata contro la violenza sulle donne.
Io passavo da quelle parti e mi sono prestato volentieri a fotografare l’evento. Prima ho girato per i mercatini di Natale (manca un mese), poi dopo lo zucchero filato, qualche foto, un vin brulé e una cioccolata calda rigorosamente con panna, sono andato in piazza per assistere al flashmob. Ho scattato con il grandangolo e il 50mm sempre con diaframma molto aperto e ISO alti per evitare il mosso (il sole iniziava a calare e la piazza non è molto luminosa). Ho selezionato 29 foto e ovviamente, come vuole la giornata, il rosso è il colore dominante.
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C’è questo amico che da qualche tempo è diventato un fotografo di strada itinerante, con la sua macchina analogica, a forma di parallelepipedo, gira le piazze, le feste, gli eventi e ritrae ai sali d’argento le persone che riescono a rimanere ferme davanti al suo obbiettivo (Nkkor W 210mm f/5.6) per almeno due secondi (la carta fotografica è addirittura 3 ISO). Questo genere si definisce Fotografia Minutera, lui si chiama Massimo Dadone, ed è un vero appassionato di fotografia vintage (che non passa mai di moda); spiega ai bambini (ma anche agli adulti) la sua magia e forse, per chi non conosce il processo che permette di scrivere con la luce, è davvero una magia. Oggi pomeriggio l’ho incontrato ai mercatini di Natale di Carrù mentre fotografava la presidente di MondovìPhoto. Non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di raccontare una bella storia.
La fotografia che stai portando a casa e che conserverai con cura è denominata analogica ed è stampata su una carta ai sali d’argento. Trattasi di un vero e proprio gioiello, non solo per il contenuto in metallo prezioso, ma anche per la rarità dei fotografi ancora in grado di padroneggiare questo antico processo.
Queste 20 immagini sono il meglio, il risultato, di una giornata dedicata al Tango Argentino nella splendida cornice di Ormea, poco conosciuta perla della Val Tanaro. Per le strade della città si sono esibiti i maestri dell’associazione Somos Tango di Alba: sotto la guida del master Lorena Durante un gruppo di sedicenti fotografi si è impegnato nella nobile arte del ritratto ambientato. La scelta del bianco e nero è stata naturale per evitare la distrazione del colore che in questo caso non avrebbe aggiunto nulla alle immagini. Ho scattato con i due fissi tipici del ritratto (50mm e 85mm) sempre con diaframma molto aperto (mai oltre f/2) per riuscire a sfuocare lo sfondo e mettere in risalto i tangueros: questo ovviamente ha comportato un aumento delle difficoltà nella messa a fuoco (in alcuni casi riducendo in modo eccessivo la profondità di campo), ma mi ha permesso di utilizzare tempi veloci e quindi evitare il mosso (anche quello creativo ovviamente).
Colgo l’occasione per ringraziare Lorena per la splendida organizzazione, l’associazione
d’Acqua e di Ferro che ha portato per le strade di Ormea questo meraviglioso spettacolo, i maestri argentini Cecilia Diaz e Oscar Gauna e tutti i Tangueros dell’associazione Somos Tango di Alba che ci hanno deliziato con le loro esibizioni.
C’è un aneddoto che voglio raccontare. Durante una delle esibizioni in Via Roma, la via maestra di Ormea, una coppia di ballerini si è separata dal gruppo e ha iniziato a ballare in un vicolo. Ho notato che al secondo piano della palazzina una signora osservava la scena dal terrazzo: mi è venuta l’idea di fotografare dall’alto, ho quindi chiesto alla signora se fosse possibile salire in casa per riprendere la scena da posizione privilegiata. Molto gentilmente mi ha permesso di utilizzare il suo appartamento, mi sono catapultato per le scale e sono riuscito a scattare diverse immagini interessanti. Ne ho scelto una, quella dall’alto nel cono di luce triangolare.
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