Sabato scorso ho proposto le immagini del backstage. Oggi aggiungo (a colori questa volta) le foto della rappresentazione di ‘Strane Coincidenze’. Sul palco solo una panchina, un orologio e il cartellone delle partenze e degli arrivi; e ovviamente i ragazzi dell’Istituto Cigna che hanno presentato la loro visione di quasi 200 anni di storia italiana (la Napoli-Portici è del 1839) vista attraverso la vita in una stazione ferroviaria. La presentazione della storia è stata affidata ad un ragazzo di colore, credo non per caso: si parlava in modo sottile (ma comunque chiaro) di razzismo. Il razzismo nei confronti degli italiani che all’inizio del secolo scorso (anche attraverso il treno) cercavano fortuna all’estero: storie di povertà, di emigrazione, di lavoro, di sofferenza. Ma anche di ignoranza e, perché no, schiavitù. Un parallelo già visto e sentito (e forse abusato), ma comunque proposto in modo interessante e che ha invitato gli spettatori a riflettere e a pensare su quello che succede intorno a noi: sono passati 100 anni, sono cambiati sicuramente i protagonisti, ma non il modo di pensare degli essere umani. Complimenti ai ragazzi dell’Istituto Cigna per il lavoro, d’altronde hanno anche vinto il premio ‘della giuria’. Un appunto però, da pistino quale sono, voglio farlo alla direzione artistica: se vogliamo ricordare il mondiale di calcio vinto nel 1982, sul cartello deve esserci scritto Spagna 82. Italia 82 non vuole dire nulla ed è troppo semplicistico: è un po’ come insultare le capacità intellettive del pubblico in sala.
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Le immagini del carnevale di Mondovì hanno ottenuto un successo che mai avrei immaginato. E sono costretto a replicare. Ho salvato in bella circa 150 foto delle quasi mille che ho scattato e mi sembra corretto pubblicare ancora qualcosa per mettere in evidenza i personaggi che hanno animato il Carlevè Monregalese. Una delle situazioni che mi ha fatto ammattire è stata la foto a richiesta: mi sono piazzato con lo zoom (volevo evidenziare i volti, le espressioni, le risate) nei pressi del palco, nel momento più importante della sfilata. In tantissimi mi hanno chiesto di essere fotografati, generalmente in gruppi di 10-15 amici. Il punto è che riuscire a fare una foto di gruppo con il 70mm è un’impresa non da poco: e allora iniziavo a indietreggiare (dire di no non era nelle opzioni consentite) nel tentativo di allargare la visuale. Mi sarà capitato almeno 50 volte e loro, i fotografati, rimanevano in posa diversi secondi con lo sguardo fra l’incredulo e il sofferente.
In queste foto ci sono ancora le persone, i loro sorrisi, la loro concentrazione. Su due voglio però lasciare un commento. Il Babbo Natale che vedete nella terza foto è un mio concittadino (che saluto). Per riuscire al meglio si è fatto crescere la barba (perfetta) e l’ha colorata di bianco. L’idea della barba finta non l’ha presa nemmeno in considerazione. Attore vero. E poi c’è l’ultima, non ricordo nemmeno di averla scattata. E’ un colpo di fortuna di quelli che possono capitare; non è una foto tecnicamente perfetta ma ha il suo perché e mi ricorda che è possibile sempre migliorare. Ho impostato gli iso a 800 nonostante fossimo in pieno giorno e nonostante l’apertura fosse f/2.8. Ma è stata una scelta vincente perché mi ha permesso di arrivare a scattare a 1/1250 e ad ottenere una foto perfettamente nitida senza il minimo mosso. E’ sempre bene ascoltare i consigli degli amici. Soprattutto quando sono ottimi fotografi.
Il Carnevale di Mondovì – Carlevè ‘d Mondvì in dialetto piemontese – ha origini antiche, risalenti al XVI secolo e ritorna ogni anno ad allietare gli abitanti del basso Piemonte e non solo coinvolgendo tutta la città per almeno dieci giorni.
La figura del Moro che raduna il popolo per i festeggiamenti del carnevale trae spunto da un automa in ferro realizzato nella seconda metà del diciottesimo secolo da un artigiano locale, Matteo Mondino. L’automa, con un martello in mano per battere le ore su una campana, è stato collocato sotto un baldacchino posto sopra la facciata della chiesa di San Pietro, nel centro di Mondovì dove sta ancora adesso.
Il Moro diventa quindi uno dei simboli di Mondovì, insieme a quello più antico della Torre del Belvedere e diventa maschera ufficiale nel 1950, con la prima interpretazione da parte di Bastianin Vinai.
Il Carnevale di Mondovì è certamente il più importante del Piemonte. Ed in effetti l’organizzazione che accompagna il Carlevè ‘d Mondvì (come viene definito da tutti) è di altissimo livello: gli eventi si susseguono, c’è una tradizione importante ed il programma è sempre molto ricco e variegato. Il punto forte è ovviamente la sfilata e dopo tanti anni sono finalmente riuscito a fotografare i carri e le maschere che animano il carnevale. Ho preferito puntare sulle persone perché sono loro, con la loro voglia di divertirsi e divertire, che riescono ad esaltare e rendere unico un evento di questa portata.
Mi sono piazzato sotto il palco, ho inseguito il corteo, ho preso una quantità di coriandoli infinita. Sono stato abbracciato e baciato (da un uomo). Ho scattato almeno duecento foto a richiesta e altrettante sfuocate. Mi sono divertito, è stato un bellissimo carnevale. Sempre in prima linea. Alla fine ho scelto nove immagini: c’è la ragazza con gli occhiali che non si è fermata un secondo di ballare, c’è la bambina dagli occhi azzurri, il Babbo Natale gigante, la fidanzata del Barone Rosso (!), un bellissimo Apetto e, visto che la sfilata si è tenuta il giorno di San Valentino, ho inserito anche la coppia di innamorati. In totale ho scattato quasi mille foto, sceglierne solo nove non è stato facile ma la selezione è sempre necessaria.
Alla sfilata ha partecipato, decisamente numeroso, il gruppo di Beinette (che poi è il paese dove abito io). Il tema era ‘Il Natale non finisce mai‘. Erano tutti vestiti da Babbo Natale (ma anche da Abete e da Befana) ed erano bellissimi, rossi e decisi a fare festa. Ho scelto di salvare 41 foto e le trovate qui (file zip da scaricare): spero di essere riuscito a fotografare tutti.
Carnevale è innanzitutto passione. Al giorno d’oggi mettere in piedi una manifestazione come il Carlevé ‘d Mondvì non è uno scherzo: ci vuole impegno, è necessario lavorare – e molto – sia per chi sta dietro le quinte che per chi va in scena in maschera, rappresentando la nostra città. È solo grazie all’impegno di tante persone che il Carlevé può avere successo: uomini e donne che mettono a disposizione la loro generosità, il loro tempo e le loro competenze per trasmettere passione e per regalare al pubblico un evento all’altezza.
Flavio Oreglio (celebre per le sue poesie catartiche a Zelig) è stato protagonista, giovedì 24 Aprile, della festa della liberazione in piazza Virginio a Cuneo. Lo spettacolo è stato divertente ed il cabarettista lombardo è riuscito a passare, sempre con eleganza, da momenti divertenti e battute sarcastiche a momenti di riflessione e memoria; lo show si è concluso con una bellissima versione di ‘Bella Ciao‘ cantata con l’accompagnamento di tutto il pubblico presente. Qualche nota tecnica. Le luci erano quelle giuste e potevo muovermi liberamente sotto il palco: praticamente la perfezione. Tutte le foto sono scattate con il 70-200, a massima apertura (F/2.8), 800 ISO e senza alcun tipo di post-produzione (solo Crop 4/3).
Per la prima volta in vita mia ho partecipato (si, diciamo partecipato) al Carnevale di Viareggio. E ho visto qualcosa che nemmeno immaginavo, uno spettacolo probabilmente unico del suo genere (no, non sto parlando di PDBZone). Fra i tanti carri di prima categoria in gara (quelli più grandi) sono rimasto colpito da Hysteria; non tanto per la bellezza del carro (sono tutti molto belli) ma per lo spettacolo messo in scena dalle maschere. Non riesco a quantificare il numero di persone ma comunque tante, veramente tante: metà vestite come matti isterici, l’altra metà come infermiere molto particolari. E fra i pazzi isterici una ragazza (incredibile ma vero) ha colpito la mia attenzione: non tanto per le qualità estetica (comunque notevoli) ma per la capacità di immedesimarsi completamente nel ruolo. Sembrava davvero fuori di testa. Ho seguito Hysteria per diversi minuti e lei ha continuato a recitare (ma recitava?) la sua parte per tutto il tempo, come in trance. Ho scattato tutte le foto a 200mm con la massima apertura di diaframma (f/2.8) per ridurre il più possibile la profondità di campo ed estraniare (mai termine fu più adatto) lo sfondo. Credo rendano molto bene l’idea.
L’Italia ha indubbiamente fatto tilt; così mentre le scatole magiche nelle case degli italiani continuano a trasmettere il cortocircuito fra dibattito politico e situazione reale del Paese, al Paese non rimane che sottoporsi ad una intensa seduta psicoanalitica parascientifica alla ricerca di una soluzione definitiva. Ma fra interpretazione dei sogni, ricostruzioni miracolose, pillole, trasmissioni elettromagnetiche e trasfusioni di pensiero, fra scienza e paranormale, l’unica cosa certa sarà che a questo Carnevale ci si divertirà da… matti.
Da tempo desideravo fotografare un cosplayer. L’idea di assistere a Lucca Comics mi ha sfiorato più volte ma in realtà la mia idea era preparare uno shooting studiato e non un reportage. L’occasione è capitata quando mi sono imbattuto (quasi per caso) nel sito di Roberta Wendy Savio, una bravissima e preparatissima cosplayer che abita a poca distanza dal sottoscritto. Il contatto è stato praticamente immediato e ci siamo trovati subito sulla stessa lunghezza d’onda ‘fotografica’. La nostra collaborazione è iniziata forse con una ‘maschera’ poco femminile ma sicuramente di alto impatto: Jack Skeletron. Abbiamo scattato al tramonto, in un bosco, con pochissima luce, praticamente sempre a tutta apertura: ho lavorato molto le foto in post-produzione utilizzando un contrasto forte e cercando di donare alle immagine un tono dark e di teatralità. L’impresa mi sembra riuscita e devo ammettere di essere decisamente soddisfatto. Ed è una cosa che ultimamente mi capita di rado. Buon segno. :)