Barcellona è una città che pullula di artisti di strada (si, sono stato a Barcellona). La Rambla poi è il regno incontrastato delle statue, cioè artisti completamente truccati che rimangono immobili sino a quando una persona non regala loro una monetina; e allora si muovono e si mettono a disposizione per una fotografia. E fra le tante io sono rimasto colpito da questa ragazza completamente gialla che rimaneva in equilibrio (era infatti l’equilibrista) sopra una bicicletta, perfettamente immobile. Ho versato l’obolo e ho cercato di trovare qualcosa di leggermente diverso dalla solita foto ricordo: ho sfruttato la quinta proposta da un passante e ho scattato dal basso verso l’alto a tuttaapertura per isolare dalla sfondo il giallo.
Ieri pomeriggio ho fatto un giro alla ormai celeberrima fiera nazionale del Marrone di Cuneo. Siamo alla ventesima edizione e direi che ormai si tratta di un evento che ha raggiunto un livello altissimo: il sole e la giornata quasi estiva hanno permesso numeri, credo, da record, parcheggiare è stata un’impresa e fra le bancarelle sembrava di essere al carnevale di Venezia (per la folla, non per le maschere). Non ho dati riguardanti il numero degli espositori, ma ho visto veramente qualsiasi prodotto tipico fra artigianato, agricoltura e cucina. Castagne (mundai come vengono definiti nel cuneese), miele, nocciole, cioccolato, formaggi, salumi e tantissimi altri prodotti (non voglio dimenticare Porro di Cervere e Aglio di Caraglio) da tutte le zone della Granda e oltre. Ho assaggiato (e comprato) anche il nuovo Nergi, una specie di kiwi con la forma e la consistenza dell’uva. Buonissimo. Non ho fotografo molto, anzi, quasi nulla. Ho tirato fuori la macchinafoto solo per immortalare una bravissima coppia di cantanti lirici: non mi era mai capitato di assistere a questo tipo di esibizione canora per strada e mi ha incuriosito molto. E tanta gente si è fermata ad ascoltare la bravissima (credo) coppia di cantanti. Ho scattato un po’ da lontano con il 135 F/2 (ovviamente a tuttaapertura) cercando di inserire il pubblico come parte integrante della foto. Nel mio percorso fotografico sono passato dall’eliminare in tutti i modi gli elementi di disturbo, all’inserirli di proposito nella foto. Come cambiano le idee quando si studia, si ascolta, si impara.
Ho scoperto, dopo una breve ricerca, anche il nome dei protagonisti di queste immagini: sono Giulia Giraudo (soprano) e William Allione (baritono). Vi suggerisco un giro sulle loro pagine Youtube e Facebook per apprezzare, in video, la loro voce: Il Sussurro dell’opera.
Dopo aver raccontato il backstage veniamo alla messa in scena vera e propria. Quest’anno l’oggetto comune a tutte le rappresentazioni era uno strano pacco legato con delle corde (non saprei come definirlo) sulla sinistra del palco. La frase da citare era: “Le storie vanno raccontate se non vuoi che si perdano“. I ragazzi del Garelli hanno cercato di inserire l’oggetto misterioso nella storia, ma al mio occhio poco esperto non credo abbiano completato l’impresa. Ma questo è un altro discorso. Io non sono riuscito nemmeno a catturare la frase obbligatoria: d’altronde la mente del fotografo dev’essere concentrata su altri aspetti e diventa difficile riuscire a seguire il filo narrativo. Avendo la possibilità di muovermi liberamente in sala (e anche dietro le quinte) ho scattato sempre il con 70/200, che è l’ideale per questo tipo di foto. Ho impostato 1600 ISO, alternato fra F/4 e F/2.8 e prestato attenzione che il tempo di scatto (in priorità di diaframmi) non scendesse mai sotto 1/125; le luci (e la qualità del sensore) mi avrebbero permesso anche di scendere a 800 ISO, ma ho preferito non rischiare; un po’ di grana non ha mai fatto male a nessuno, specialmente a teatro.
Ad ogni gruppo spetta il compito di allestire uno spettacolo, con durata massima di 60 minuti in orario scolastico e serale, recitando la frase “le storie vanno raccontate se non vuoi che si perdano”. Scenografia caratterizzata da un oggetto misterioso, che non potrà essere toccato, spostato o spogliato, ubicato alla sinistra del palco in posizione leggermente defilata verso il fondale.
Per la domenica della palme ho deciso di concedermi un giro a Torino, al Lingotto, dove era in programma il Festival dell’Oriente. Niente di eccezionale e nulla di nuovo sotto il sole. Uscendo dal padiglione ho notato che impazzava l’Holi Festival, proprio nel momento del lancio delle polveri. Non ho tergiversato e con il 135 ho fotografato a distanza di sicurezza; peccato che fossi in manuale con le impostazioni da interno buio, e ISO impostato a 1600. Sono riuscito a scattare 7 foto completamente bianche, o quasi. Ma non mi sono perso d’animo e ho aspettato un altro lancio colorato, sempre a distanza di sicurezza. Buona la prima della seconda serie. Ho applicato un filtro tipo Cross-Processing (si fa per dire), mi piaceva l’idea di desaturare i colori (troppo forti) e dare un tocco vintage all’immagine.
Quello che mi stupisce sempre del carnevale è il livello di preparazione e di studio che alcuni gruppi portano lungo il percorso della sfilata. Ho ammirato spettacoli di ottimo livello preparati con cura e passione; parliamo di mesi di preparazione, di serate, di coreografie studiate a tavolino. Per il puro gusto di divertirsi. Ho scelto sei foto del Carlevè ‘d Mondvì sul tema esibizione e, non casualmente, ho preferito dedicarmi ai due gruppi della zona che sono riusciti maggiormente a divertire il pubblico: Margarita e Peveragno, legionari e pevepuzziani (?). Fumogeni, coriandoli, striscioni, balletti, duelli, sangue e arena. Davvero bravi. Sono entrato dentro, fotografando a pochissimi centimetri dalla scena e con il fish-eye ho ottenuto un effetto davvero molto partecipato. Il rovescio della medaglia è che arrivato a casa mi sono trovato coriandoli un po’ ovunque. :-)