La Chiesa del Sacro Cuore di Gesù si trova a Cuneo, a metà (circa) di Corso Nizza. E’ stata costruita a fine ‘800 ed esternamente è in stile neogotico: mi aveva sempre colpito per quell’aspetto un po’ particolare, l’avrei vista benissimo come ambientazione per un film dell’orrore. Il presbiterio è stato ristrutturato a inizio anni 2000 dagli architetti Paolo Mellano e Flavio Bruna e presenta un gusto decisamente moderno, bianco, minimale con inserti colorati molto vibranti. La mia idea di foto religiosa (in chiesa) è quasi sempre allo Zenit, ma in questo caso non avrebbe reso l’idea e ho preferito posizionare il treppiede a 45 gradi per riprendere le linee prospettiche verso l’alto e il bellissimo crocifisso colorato.
Siamo ormai vicini all’inverno e io torno a parlare della Giornate FAI di Primavera. Mi sembra giusto, anche se sono costretto a tornare indietro nel tempo sino al marzo scorso: questo perché, insieme alla delegazione del Fondo per l’ambiente Italiano (del quale sono socio), ho visitato la meravigliosa Villa Parea a Cuneo. Sinceramente non ero nemmeno a conoscenza dell’esistenza di questa villa, inserita perfettamente nel contesto urbano della città, e non sapevo cosa aspettarmi, anche perché sul web non si trova praticamente nulla di veramente esplicativo.
Durante la visita abbiamo scoperto un mondo pazzesco di stucchi, pitture, arte. Ad accompagnarci sono stati gli Apprendisti Ciceroni, giovani studenti del Liceo Classico e Scientifico “Pellico-Peano”, appositamente formati e davvero molto bravi. Con loro due suore che ci hanno raccontato la vita all’interno del palazzo e aggiunto qualche doverosa correzione. Mi fa sempre strano scoprire che dietro casa esistono luoghi bellissimi senza che io ne sia a conoscenza.
Chi è nell’errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e forza.
– Johann Wolfgang Goethe
Ho visitato il padiglione 2 del Lingotto la scorsa estate con il gruppo di Giroinfoto. È stata un’esperienza decisamente complicata, perché catturare idee e spunti fotografici in una struttura industriale (e vuota) come il Padiglione 2 non è affatto semplice. Io ho trovato terribilmente affascinanti le rampe che portano alla pista sopraelevata, architettonicamente perfette e quasi esoteriche: inebriante cemento allo stato puro. Purtroppo non siamo riusciti a salire sul tetto (nonostante le insistenze) perché quel giorno la pista era chiusa per lavori e, ovviamente, abbiamo mancato anche la bolla di Renzo Piano. Peccato, mi sono dovuto accontentare di un volo, con ogni probabilità illegale, con il Drone.
Non saprei proprio come catalogare questo racconto di Portoferraio, ma credo che possa dividersi fra street e immaginazione. Al termine della tre giorni elbana, con il gruppo di IgersPiemonte, abbiamo trascorso due ore a fotografare il centro storico della capitale dell’isola. Il tempo è sempre tiranno e quindi abbiamo raccontato il pochissimo che siamo riusciti a intravedere: siamo partiti in direzione opposta e contraria verso l’alto, raggiungendo il pittoresco Forte Stella (2 euro d’ingresso spesi bene), poi siamo ridiscesi verso il basso fra piazze, scalinate e tunnel, sino a raggiungere il mare. È un tipo di fotografia che mi piace, soprattutto se realizzata in gruppo (anche se tendo a distrarmi): credo sia un ottimo modo per migliorarsi e comprendere punti di osservazione diversi dal proprio. Sono tante foto, molto distanti tra loro, un concetto diverso dal reportage e dal racconto fotografico: è un potpourri di immagini senza filo logico se non quello cronologico e geografico. È un processo che tempo fa non avrei seguito e forse nemmeno compreso, ma prendetelo così: senza capo e senza discepoli.
Questa foto è un po’ così, sfugge alle tematiche che solitamente mi piace trattare. La definisco estemporanea e non avrebbe nemmeno bisogno di troppe parole. Ma sono seduto al tavolo di un noto locale del centro di Cuneo, all’aperto, e mi appresto a sorseggiare il mio Gin Tonic (Elephant se non ricordo male) quando alzo gli occhi al cielo e quasi per caso mi accorgo della meraviglia del palazzo che mi sovrasta. E in modo quasi istintivo prendo la macchina fotografica e scatto con un 35mm decisamente vintage a fuoco manuale: il mitico Westron Iscö-Gottingen f/3.5. Purtroppo non ricordo l’apertura del diaframma, ma immagino molto aperto. E la foto non mi dispiace per niente.
Da socio FAI devo e voglio partecipare agli eventi che l’associazione organizza per mostrare al pubblico le meraviglie, magari nascoste, che può vantare il nostro paese; proprio nello scorso fine settimana si sono celebrate le giornate FAI di primavera. E il palazzo della Banca d’Italia di corso Nizza a Cuneo non potevo lasciarmelo sfuggire. Il palazzo fu progettato dall’ingegner Ettore Piacentini, per conto dell’Ufficio Tecnico di Roma della Banca d’Italia. La costruzione, iniziata nel febbraio 1926, venne completata due anni più tardi, il VI anno dell’epoca fascista come viene ricordato dal mosaico che si trova nel pavimento dell’atrio. Oggi il palazzo è sede dell’accademia delle Belle Arti e non è aperto alle visite. Accompagnati da due bravissimi e giovanissimi volontari del FAI abbiamo visitato solamente l’atrio e la sala principale recentemente restaurata e che mantiene ancora gli originali sportelli del pubblico. Avrò visto il palazzo della Banca d’Italia centinaia di volte, ma non mi ero mai soffermato sulla sua storia ed è sempre qualcosa di affascinante studiare e conoscere il proprio passato. Appena entrati nel salone ho notato il meraviglioso soffitto e mi sono piazzato con il treppiede perfettamente al centro della stanza con la macchina fotografica in bolla: ho notato qualche occhiata un po’ strana da parte degli altri visitatori. :-)