
Forse è l’inizio del nuovo anno che porta novità, ma in questo periodo mi torna sempre la voglia di giocare (il titolo ha un doppio significato) con le ottiche vintage. E durante una gita -veloce- sulla spiaggia di Pietra Ligure ho deciso di portare con il me il meraviglioso Takumar 135mm F/2,5 Super-Multi-Coated: ovviamente mi riferisco alla seconda versione, quella più ricercata (e costosa) per via delle sue elevatissime prestazioni ottiche. Molti fotografi esperti concordano infatti nel dire che questo modello (a 6 elementi) sia il miglior 135mm mai prodotto. In realtà, nonostante l’altissima qualità, credo che le ottiche moderne abbiano (sotto certi aspetti) una resa migliore; diciamo che se restringiamo il campo alle ottiche che possiamo definire vintage è chiaro che la definizione miglior 135 mai prodotto assume un significato più reale. E per provare un’ottica antica non potevo che scegliere un soggetto decisamente più giovane (differenza di età circa 40 anni): peccato che la modella, allegra e sbarazzina, fosse in vena di correre sulla spiaggia e fotografare con il 135mm a fuoco manuale una bambina che corre senza mai fermarsi non è proprio un gioco da ragazzi. :-)

I can go with the flow
But don’t say it doesn’t matter, matter anymore
I can go with the flow
Do you believe it in your head?
– Queens of the Stone Age

Questa foto è un po’ così, sfugge alle tematiche che solitamente mi piace trattare. La definisco estemporanea e non avrebbe nemmeno bisogno di troppe parole. Ma sono seduto al tavolo di un noto locale del centro di Cuneo, all’aperto, e mi appresto a sorseggiare il mio Gin Tonic (Elephant se non ricordo male) quando alzo gli occhi al cielo e quasi per caso mi accorgo della meraviglia del palazzo che mi sovrasta. E in modo quasi istintivo prendo la macchina fotografica e scatto con un 35mm decisamente vintage a fuoco manuale: il mitico Westron Iscö-Gottingen f/3.5. Purtroppo non ricordo l’apertura del diaframma, ma immagino molto aperto. E la foto non mi dispiace per niente.

Ha appena finito di piovere, fra brutto, fa freddo e nel giorno di festa sono a casa che mi diverto con la post. E davanti a me sberluccica questo piccolo Minolta MD Rokkor 50mm f/2 di fine anni ’70 che sembra fatto apposta per i dettagli. Il modello per l’occasione diventa il melograno, solo estetico, che ho piantato sette anni fa: i frutti sono prossimi alla caduta e le foglie, ormai ingiallite dall’autunno, a breve termineranno la loro vita sul terreno. I tubi di prolunga sono eccessivi e troppo dettagliati, quindi mi limito a un macro per finta scattando a mano libera con il focus peaking della EOS R. C’è ancora un percé.

Finalmente è caduto, dopo oltre un mese di attesa il nostro traballante ha deciso di sfidare la gravità. E da questo pomeriggio siamo senza un dente, ma il sostituto è già pronto a subentrare. Ho colto l’occasione per uno Ius Primae Fotis con il nuovo (si fa per dire) Minolta MD Rokkor 50mm f/1.7. Ovviamente tutta apertura e ISO a 1600 per mettere l’ottica (e il sottoscritto) alle strette. Messa a fuoco complicata e non proprio precisa. Effetto vintage assicurato (anche e soprattutto in post). E questa notte aspettiamo il passaggio di Raton Perez, il nostro topolino del dente.






Oggi pomeriggio ho concluso un acquisto compulsivo. Un amico vendeva un gigante russo, un catadiottrico, il celebre Zenit MC 3M-5CA 500mm f/8 con attacco a vite M42. Non ho resistito alla tentazione: non avevo mai utilizzato un 500mm e tantomeno catadiottrico. Ovviamente fuoco manuale, diaframma fisso a F/8, ma molto leggero e piccolo: 620 grammi per 140 millimetri di lunghezza (davvero poco per il tipo di focale). Questa è la prima foto che ho scattato, ovviamente in casa e al buio: un classico Ius Primae Fotis. E’ il lampadario della mia cucina, virato al tricolore con l’aiuto di Alexa, da circa 5 metri di distanza.

Com’è, com’è, com’è
Che c’era posto pure
E per le favole
E un vetro che riluccica
Sembrava l’America
E chi l’ha vista mai
E zitta, e zitta poi
La nevicata del ’56
– Mia Martini