La Chiesa dei Matti

POSTED ON 14 Mag 2022 IN Reportage     TAGS: urbex, asylum, church

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Chiudo il cerchio a Voghera con le foto della chiesa, la chiesa dei matti. Sono 19 foto e con le foto dell’ex ospedale psichiatrico in totale diventano 90. La paura. Si tratta di un’esplorazione successiva in quanto la prima volta non fu possibile dedicarsi alla preghiera e all’adorazione del signore. Il manicomio è talmente grande che per arrivare alla cappella è necessario camminare quindici minuti fra corridoi interminabili e stanza vuote. Il silenzio rimbomba e l’ansia si percepisce sulla pelle. Ad un certo punto si arriva in un piccolo giardino, doveva essere molto bello all’epoca, e la chiesa è lì, centrale, come fosse in attesa di qualcosa. Dentro è bellissima, nella galleria si può quasi toccare il soffitto e ammirare da vicino le vetrate rotonde e colorate. È ancora incredibilmente intatta, è rimasta chiusa a lungo e si respira un’aria quasi affannosa. Era la chiesa del matti, ma poi bisogna capire davvero chi erano i matti.

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La Chiesa Verde

POSTED ON 3 Mag 2022 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

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Ho inseguito la Chiesa Verde per lunghissimo tempo, un’attesa infinita. Le notizie, frammentarie, dal mondo urbex mi lasciavano intendere che forse non era destino e che il Verde non era un colore adatto al sottoscritto. Poi un giorno ho tentato, quasi casualmente, e ho trovato la porta spalancata, una tranquillità che non immaginavo, una bellezza abbandonata e memorabile. Purtroppo questa Chiesa è un meraviglioso fiore nel mezzo del deserto industriale genovese: era parte integrante di Villa Durazzo-Cataldi che fu abbattuta negli anni ’60 del secolo scorso per fare spazio ad una raffineria. Ancora oggi paghiamo a caro prezzo lo scempio edilizio ed industriale dell’Italia del boom economico. Ci sono stati diversi tentativi di recupero, ma attualmente la Cappella di Villa Durazzo-Cataldi versa in stato di profondo abbandono e lo spazio antistante è stato affittato come parcheggio per i mezzi pesanti. Nel mondo urbex è stata definita Chiesa Verde per via dei colori che risaltano all’interno, sulle pareti e dalle vetrate, ed è uno di quei luoghi del quale bisogna parlare, parlare e ancora parlare: perché un recupero è davvero auspicabile e doveroso.

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La Chiesa Bianca

POSTED ON 1 Mag 2022 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

La Chiesa Bianca /02

Non si trovano molte informazioni sulla Chiesa Bianca che sorge nella frazione di Gorra, nel comune di Finale Ligure. Dedicata a San Bartolomeo è abbandonata e sconsacrata da almeno 50 anni. Dell’interno rimane quasi nulla: originariamente si presentava ad unica navata con abside e altari laterali, ma il tetto è crollato, l’altare centrale è un cumulo di mattoni e polvere, la vegetazione ha preso il sopravvento e il verde della muffa ha ormai colorato gli stucchi bianchi di questo luogo di culto risalente al 1400. Si potrebbe ancora salvare il meraviglioso campanile che conserva la slanciata cuspide ottagonale affiancata da gugliotti angolari, secondo il tipico modello dell’architettura campanaria del Finale. Purtroppo sembra che la situazione non venga presa in considerazione dalla politica (e nemmeno dalla religione) e il rischio che anche il campanile, che inizia a dare importanti segni di cedimento, possa crollare è davvero altissimo. E sarebbe un pericolo per gli abitanti della zona e un vero peccato artistico.

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La Chiesa Gialla

POSTED ON 29 Apr 2022 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

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La Chiesa Gialla si trova all’entrata di una piccola frazione di campagna: è l’inizio, la presentazione. Ed essendo in stato di abbandono non è proprio un bel biglietto da visita. È ancora in buone/ottime condizioni (se tralasciamo qualche graffito), le vetrate sono intatte e non ci sono segni di vandalismo. È stata definita Chiesa Gialla perché gli interni (ma anche gli esterni) sono colorati di giallo e la luce che penetra all’interno contribuisce a creare un’atmosfera fredda esaltandone il colore delle pareti. C’è anche una sagrestia, completamente vuota, con i resti di una cucina, qualche graffito sui muri e tanta tanta polvere. Purtroppo il destino di questo piccolo luogo sacro è segnato: non so se la chiesa sia ancora consacrata, nel caso il compito di mantenerne il decoro dovrebbe essere del Vaticano. E probabilmente sarebbe un ottimo modo di spendere i fondi dell’ottoxmille.

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Cappella Mater Christi

POSTED ON 26 Apr 2022 IN Reportage     TAGS: urbex, church

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Un piccolo sentiero di campagna che conduce in un delicato bosco di castagne, e sul margine una piccola cappella dimenticata. Non abbandonata perché la sua atmosfera è viva e intensa, semplicemente dimenticata, lasciata nell’oblio, senza le attenzioni che meriterebbe un luogo magico e sacro come questo. Perché al suo interno tutto è meraviglioso, una successione dolce di ricordi, di memorie, di storie, di momenti. E sarebbe giusto ridarle la sua luce che si sta lentamente spegnendo, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, per farla tornare ad essere un luogo dove ritrovarsi, dove coronare il sogno di un grande amore o, semplicemente, dove fermarsi a pensare e riprendere fiato.

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Chiesa Zig-Zag

POSTED ON 29 Mar 2022 IN Reportage     TAGS: urbex, church

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Da subito non ho ben capito l’origine della definizione Zig-Zag, ma devo ammettere che mi ha colpito quell’idea di curve strette e arzigogolate; quando mi sono trovato sul posto ho trovato notevoli difficoltà, perché ho iniziato a intuire il significato del nome in base alle complicazioni fotografiche. Nonostante la bellezza incredibile, questa particolare chiesa abbandonata mi ha lasciato un senso di insoddisfazione dovuto alla stranissima geometria, alle luci decisamente difficili, al senso di percezione cartesiana completamente fallace. Quando si varca la soglia del portone -rispettate la casa di Dio col silenzio e la preghiera- si rimane sopraffatti dal vorticoso susseguirsi di linee, simboli, segni, affreschi, colori. È difficile percepire un’origine, capire il senso fotografico delle luci e delle ombre: mi sono estraniato in modo totale dal tempo e dallo spazio e ho scattato senza riuscire a cogliere (almeno credo) l’entità e la solennità del luogo (forse in un paio di scatti). Ho rispettato con il silenzio, non certo con la preghiera, ma probabilmente non ho rispettato con le immagini questa meravigliosa chiesa dedicata a San Giovanni Battista. E il rispetto è un fattore importante.

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Misericordiae 1858

POSTED ON 24 Mar 2022 IN Reportage     TAGS: urbex, church

Misericoridiae 1858 /02

Ho abitato ad Imperia per 35 anni e non ho mai superato un certo limite stradale che dopo Via Caramagna allunga in via Palmoriere; forse credevo che lì terminasse il mondo conosciuto, le mie personali colonne d’Ercole Imperiesi. In effetti la strada diventa sterrata per un tratto e muore a distanza di poche centinaia di metri. Ma al termine dello sterrato sorge una piccola e bellissima chiesetta risalente (come scritto sulla facciata) al 1858. È abbandonata a se stessa da tempo, eppure nasconde una bellezza decisamente particolare: è piccolissima, microscopica, salire al piano superiore è impossibile e pericoloso, ma sono rimasto ad osservarla diversi minuti prima di riuscire a scattare.

[..]troviamo una vecchia Chiesa del 1.800, la curiosità è forte, ci facciamo coraggio e decidiamo di entrare. Apriamo la porta con molta cautela, sentiamo il cigolare dei cardini arrugginiti, sembra pericolante, facciamo pochi passi e subito compaiono ai nostri occhi il vecchio “Are” (altare) ancora in buone condizioni, affreschi ormai sbiaditi e nicchie che si presuppone ospitassero diverse statue. Guardando l’altare sulla nostra sinistra ci accorgiamo della presenza di una scalinata che risulta essere troppo pericolante che porta al piano superiore dove doveva essere situato l’organo che accompagnava le cerimonie di quei tempi.

Non c’è molto spazio per l’immaginazione: mi sono limitato ad alcuni dettagli e alla vista dall’entrata. La stragrande maggioranza del tempo l’ho impiegata per fotografare la cupola e quello che rimane degli affreschi che la ornavano. È davvero un peccato che sia in condizioni così disastrose: basterebbe davvero poco per metterla in sicurezza e permettere di visitarla senza correre rischi.

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La Cappella della Poetessa

POSTED ON 15 Mar 2022 IN Reportage     TAGS: urbex, church

La Chiesa della Poetessa /03

Ho già pubblicato, con pochissime parole, il Castello della Poetessa: avevo preferito il silenzio e le immagini perché raccontare la storia mi avrebbe avvicinato troppo alla malinconia. Vicino al Castello si trova una piccola Cappella, un ambiente interamente dedicato a Dio dove gli abitanti del Castello potevano raccogliersi in preghiera. E in questo caso c’è davvero poco da descrivere, è meglio lasciare spazio al silenzio e alla enorme sensazione di dolore che mi ha lasciato questo luogo un tempo sacro.

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Cappella sconsacrata del Torrione

POSTED ON 21 Feb 2022 IN Reportage     TAGS: urbex, church

Cappella sconsacrata del Torrione /06

Se c’è un Dio, l’ateismo deve sembrargli un’ingiuria minore rispetto alla religione.
– Edmond de Goncourt

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Lo spartito del Diavolo

POSTED ON 1 Feb 2022 IN Reportage     TAGS: urbex, religion, church

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Il santuario della Madonna delle Vigne è un edificio religioso molto particolare: è un esempio straordinario di barocco piemontese, fu realizzato da Antonio Bertola e Giovanni Battista Scapitta alla fine del 1600. Scapitta realizzò la cupola sul modello della chiesa di Santa Caterina di Casale Monferrato. Nella piccola abside si vede ancora oggi l’altare sovrastato da una nicchia che era occupata da una statua della Madonna. È diventato tristemente celebre con la definizione di spartito del Diavolo.

Si racconta che nel 1684 nel cimitero di Darola, nel Principato di Lucedio, alcune streghe organizzarono un Sabba, ossia un convegno notturno in cui, secondo le dicerie popolari, tra danze, orge e atti sacrileghi si celebravano riti di carattere demoniaco. Proprio in seguito a questo rituale apparve una presenza malvagia. Gli incantatori o le streghe presenti persero il controllo del demone che sfuggito prese possesso delle anime di alcuni monaci che risiedevano nella vicina abbazia. Questi posseduti dal maligno cominciarono a celebrare messe nere nella vicina chiesa della Madonna delle Vigne e iniziarono un periodo di soprusi verso le Novizie e i mendicanti del luogo.

Queste terribili azioni continuarono per ben 100 anni grazie all’isolamento dell’Abbazia. Quando però la voce degli atroci abusi si sparse, nel 1784, il Papa decise di mandare un esorcista da Roma affinché liberasse quei luoghi dalla presenza malefica. L’esorcista riuscì a sconfiggere il demone e a relegarlo in una delle cripte della chiesa. Poi mise degli abati mummificati a guardia del demonio, seduti in circolo su degli scranni. Il pontefice fece poi chiudere l’abbazia e sconsacrare la chiesa. Si racconta anche che venne composta una musica sacra, in grado di rafforzare il sigillo che imprigionava il demone. La musica in questione venne dipinta in un affresco presente nella sala della chiesa, rappresentate un organo con uno spartito. Questo spartito presenta però una stranezza: è bifronte. Può cioè essere suonato sia normalmente, leggendolo dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra, o al contrario, dal basso verso l’alto e da destra verso sinistra. La leggenda dice che se viene suonato normalmente, la musica rafforzerà il sigillo che imprigiona il demone, ma se viene suonato al contrario il demone sarà liberato.

La chiesa della Madonna delle Vigne è un edificio a pianta ottagonale con un soffitto a cupola: l’ottagono ha un valore simbolico. In posizione orizzontale, il numero 8 (otto) simboleggia l’infinito. Per alcuni, il numero in questione simboleggia anche la transizione. Per il Cristianesimo, infatti, la morte non è la fine di tutto, ma è il passaggio ad una vita eterna. Inoltre, le chiese a pianta ottagonale, come quelle a pianta circolare, hanno una funzione contemplativa e meditativa, a differenza di quelle pianta basilicale, le quali sono luoghi di processione. Nonostante le pessime condizioni, gli interni hanno ancora pregevoli affreschi e stucchi, con raffigurazioni scultoree di cherubini.

Secondo le testimonianze la chiesa era ancora in funzione negli anni ’20 del secolo scorso e la statua della Madonna veniva portata in processione per la benedizione dei terreni e dei frutti. Nel 1926 il principe Carrega Bertolini di Lucedio morì. Nel testamento egli divise l’abbazia di Lucedio e quella di Montarolo tra i suoi due figli. Così iniziò il declino del santuario, la cui sconsacrazione sarebbe avvenuta intorno al 1967. L’edificio cadde nell’oblio. Nel 1999 l’archeologo Luigi Bavagnoli, fondatore del Gruppo Teses, si imbatté nell’edificio, vi entrò e trovò il presunto Spartito del diavolo. Il resto è storia attuale.

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Cappellania Ospedaliera San Carlo Borromeo

POSTED ON 10 Dic 2021 IN Reportage     TAGS: urbex, church

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Nel 2014 a Milano si discuteva della sorte della Chiesa dell’Ospedale Guidi Salvini prossimo alla chiusura. Perché un edificio religioso di questa importanza, dedicato a San Carlo Borromeo, non poteva essere lasciato morire insieme al nosocomio. In tanti si interrogavano su come salvare questo monumento quasi centenario. Credo che le immagini possano far capire perfettamente il risultato di tutto questo discutere.

La prima pietra della chiesa fu posata nel 1929 dal beato cardinal Schuster «per tradurre in concreto il binomio annuncio del Vangelo e cura del malato». Dall’allora sanatorio «Santa Corona» a oggi si sono susseguiti diversi cappellani e fino a una quindicina d’anni fa anche un notevole numero di Suore della Congregazione detta di Maria Bambina, ora scomparse. Negli archivi ospedalieri ci sono testimonianze di visite come quella di Vittorio Emanuele III, Benito Mussolini e degli arcivescovi di Milano. La chiesa non ha nulla da invidiare a un santuario per la sua ampiezza, struttura architettonica con navata principale, cupola e matroneo e per la presenza di preziosi marmi che abbelliscono l’altare principale e la balaustra.

L’ospedale ha chiuso definitivamente i battenti nel 2016 e, nonostante le rassicurazioni, anche la chiesa ha dovuto inchinarsi alla fine delle operazioni ospedaliere. E non è mai stata sconsacrata. Da quel giorno è stata presi di mira dai vandali che hanno incendiato le panchine, hanno completamente distrutto l’altare e la balaustra in marmo rosa, spaccato gli arredi e divelto l’organo a canne che si trova sul matroneo. Bloccare l’accesso all’ospedale a vandali, sbandati e semplici curiosi credo sia quasi impossibile visto le dimensioni del perimetro, per fortuna (ma purtroppo) da distruggere è rimasto veramente pochissimo.

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Inconfondibile

POSTED ON 6 Dic 2021 IN Landmark     TAGS: urbex, church, backlight

Inconfondibile

Ritorno a Villa Moglia

POSTED ON 2 Nov 2021 IN Reportage     TAGS: urbex, religion, church, graffiti

Ritorno a Villa Moglia /08

Dopo quasi 4 anni sono tornato a Villa Moglia. Mi avevano parlato di una serie di nuovi graffiti nella piccola chiesa che affianca la casa e ho deciso di osservare con i miei occhi e con il mio obbiettivo. E devo ammettere che l’impatto visivo è importante: non ricordavo bene come fosse sistemata all’epoca, ma certo hanno dipinto due bellissime immagini sui lati della piccola cappella dove probabilmente in origine trovavano posto due affreschi; e sopra l’altare sono stati disegnati simboli esoterici con quelli che sembrano essere teschi umani. Mi sono concentrato soprattutto su questa parte della Villa e ho lasciato le briciole agli altri ambienti: le due immagini che riprendono per intero la cappella sono molto simili, ma la prima (la più estesa) è ripresa con l’Irix 11mm e poi leggermente croppata, mente la seconda è scattata con il 15-35 F/2.8 alla focale più ampia. Un’altra perla alla mia collezione di chiese abbandonate.

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L’altare delle Orsoline

POSTED ON 25 Ott 2021 IN Reportage     TAGS: urbex, church

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Ho inserito questo set fotografico nella categoria urbex, ma sinceramente sono combattuto, perché è vero che queste due meravigliose stanze non sono utilizzate da tempo e sono in stato di semiabbandono, ma è altrettanto vero che hanno iniziato il lavori di conversione (si tratta di un ex convento di Suore Orsoline) e quindi tornerà, auspico e credo, al suo antico splendore in breve tempo. Di certo sono entrato in modo decisamente urbex, ma è un’altra storia. Se devo essere sincero non ho capito fosse lo scopo di questo piccolo altare: sono pochi metri quadri riccamente dipinti a tema religioso e devo ammettere che mi hanno affascinato in modo particolare; fotografare è stato complicato perché le dimensioni sono davvero ridotte e anche il fish-eye ha faticato. Spero di poterci tornare a breve per capire come saranno portati a termine i lavori di ristrutturazione.

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La piccola chiesa dei Conti Morra

POSTED ON 16 Apr 2021 IN Reportage     TAGS: urbex, religion, church

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Sono passati quasi tre anni dal mio reportage sul palazzo dei Conti Morra. E all’epoca la piccola chiesa che si affaccia nel giardino di quello che gli abitanti della zona chiamano il castello mi era sfuggita. E mi sono visto costretto a tornare, per forza, obbligatorio. Ho dovuto impiegare tutta la mia abilità per evitare gli escrementi di piccioni (e rientrato a casa ho dovuto disinfettare il treppiede), però il gioco è valso la candela, almeno in questo caso: perché questa minuscola chiesetta (è davvero piccola) merita il viaggio e tutte le attenzioni che le ho dedicato. Sporca, ma semplicemente delicata.

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La Chiesa del Cristo sdraiato

POSTED ON 5 Apr 2021 IN Reportage     TAGS: urbex, religion, church

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Quando si dice dimenticato da dio. Il significato è decisamente chiaro: sperduto, isolato, disabitato, squallido, desolato. Teologicamente parlando è impossibile, dicono che se Dio smettesse per un attimo di desiderare l’esistenza di un qualsiasi mio capello, esso cadrebbe immediatamente nel nulla. Poi se parliamo di una chiesa il significato acquisisce un significato ancora meno tangibile. Eppure quando penso alla Chiesa del Cristo sdraiato è proprio il concetto di dimenticato da dio che mi viene in mente. Siamo in una valle sperduta dell’appenino Emiliano, in provincia di Piacenza, intorno a noi è il deserto. Per arrivare si deve percorrere una lunga strada sterrata che il pensiero è quello di finire nel nulla. Ed in effetti è quella la sensazione quando si arriva alla meta: la chiesa cade a pezzi, è recintata, abbandonata, solitaria. Perché costruire qui un’opera del genere? E’ un mistero, ma la fede non si spiega. Capisco l’ascetismo, ma a tutto c’è un limite. All’interno si vive in un mondo irreale, immobile, il tempo si è davvero fermato in un istante, come se gli orologi avessero smesso di colpo di funzionare. I motivi purtroppo sono facilmente comprensibili.

Quando si entra si rimane subito colpiti da una particolare statua di un Cristo sdraiato, molto importante nell’equilibrio religioso della navata principale: è l’emblema della sofferenza e tutta la chiesa dà l’idea di soffrire in attesa che sopraggiunga la morte dell’oblio.

E quando si esce la domanda che risuona è sempre la stessa: ma perchè?

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