Quando si dice dimenticato da dio. Il significato è decisamente chiaro: sperduto, isolato, disabitato, squallido, desolato. Teologicamente parlando è impossibile, dicono che se Dio smettesse per un attimo di desiderare l’esistenza di un qualsiasi mio capello, esso cadrebbe immediatamente nel nulla. Poi se parliamo di una chiesa il significato acquisisce un significato ancora meno tangibile. Eppure quando penso alla Chiesa del Cristo sdraiato è proprio il concetto di dimenticato da dio che mi viene in mente. Siamo in una valle sperduta dell’appenino Emiliano, in provincia di Piacenza, intorno a noi è il deserto. Per arrivare si deve percorrere una lunga strada sterrata che il pensiero è quello di finire nel nulla. Ed in effetti è quella la sensazione quando si arriva alla meta: la chiesa cade a pezzi, è recintata, abbandonata, solitaria. Perché costruire qui un’opera del genere? E’ un mistero, ma la fede non si spiega. Capisco l’ascetismo, ma a tutto c’è un limite. All’interno si vive in un mondo irreale, immobile, il tempo si è davvero fermato in un istante, come se gli orologi avessero smesso di colpo di funzionare. I motivi purtroppo sono facilmente comprensibili.
E quando si esce la domanda che risuona è sempre la stessa: ma perchè?
Fondata nel IX secolo e originariamente dotata di 3 navate, purtroppo è stata in seguito ampiamente rimaneggiata negli anni successivi tanto che dell’edificio originale, edificato in stile romanico, rimangono solo alcune tracce poste al limitare della gronda sul lato sinistro sotto alla torre campanaria.
Tutti questi radicali interventi hanno conferito alla chiesa forme sette-ottocentesche non particolarmente interessanti ed ora si presenta un’unica navata ripartita in tre campate con volta a crociera. L’altare è in marmo policromo ed è particolare la statua del Cristo disteso che troviamo all’interno.