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Trionfo Marmoreo
POSTED ON 28 Giu 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX, chuch

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In realtà si chiama Chiesa di Sant’Antonio, un classico della zona. Ma nel titolo era interessante rendere omaggio al tripudio di marmo che caratterizza questa piccola chiesa spoglia e abbandonata. L’abbiamo trovata per caso, lungo una strada di grande comunicazione: recava i classici segni dell’abbandono, abbiamo parcheggiato poco più avanti e con grande sorpresa (capita, di rado, ma capita) la porta era semplicemente appoggiata, come se la preghiera e il rispetto fossero consentiti. Quello che colpisce di questa chiesa sono le targhe che segnano la storia di una singola famiglia, come se il luogo di culto fosse una sorta di proprietà privata: il nipote che rende omaggio al nonno che l’ha adottato, il nonno che rende omaggio alla nuora, Rachele, morta a soli 38 anni: quasi 200 anni di ringraziamenti e devozione. L’ultima targa segna come data 1938, sono trascorsi quasi 100 anni.

Il lato tremendo di questa esplorazione, quasi casuale, sono le foto che non riescono a soddisfare quello che spero essere diventato un palato fino. Sono tutte incredibilmente storte e ho pubblicato solo le migliori. Sarà la fretta, sarà l’aria, sarà il caffè, ma per un certo tipo di fotografia è necessario riflettere ed agire con calma; senza urgenza, senza ansia, con interesse e voglia. È un utile promemoria per le prossime occasioni.

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Chiesa di Pieve Gurata
POSTED ON 9 Mag 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

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È noto che alcune delle migliori scoperte del mondo urbex siano frutto della strada: perché non esiste esploratore che durante gli spostamenti in macchina non osservi attentamente e scrupolosamente il paesaggio alla ricerca di segni di abbandono. E quando lungo il tragitto che da Villa Targaryen ci portava a casa abbiamo notato la Chiesa di Pieve Gurata il primo istinto è stato quello di fermarsi a controllare. E mai decisione fu più saggia.

Siamo a Pieve Gurata, frazione di Cingia de’ Botti, all’ingresso del comune per chi proviene da Cremona. Siamo ancora fuori dal paese, che si sviluppa circa un chilometro più avanti, ma il primo nucleo abitativo della zona si formò proprio qui e le prime notizie risalgono al ben lontano 876.

La zona era praticamente deserta, abbiamo parcheggiato la macchina e siamo entrati nella muraglia che circonda il piccolo prato antistante la chiesa. Di fronte all’ingresso abbiamo subito notato una piccola, ma deliziosa, edicola votiva. Per accedere all’interno si devono salire 4 scalini, coperti di erba e difficili persino da vedere, e quindi spostare leggermente il malfermo portone d’ingresso: la chiesa è completamente spoglia, l’altare è sparito, non ci sono le acquasantiere, l’intonaco si sta scrostando e il guano dei piccioni è ovunque. Ma nonostante tutto questa chiesa è ancora interessante, bella, silenziosa e incarna perfettamente quello che significa magia dell’abbandono.

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La Chiesa di Sant’Eurosia
POSTED ON 14 Giu 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

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Eurosia è un nome dall’etimologia incerta. Si è diffuso, soprattutto in Lombardia, grazie al culto di santa Eurosia: secondo alcune leggende il nome deriva dal boemo Dobroslava (che vuol dire buona gloria o gloria gentile), di cui Eurosia sarebbe l’equivalente greco (la radice eu in greco significa bene). La festa cade il 25 giugno giorno in ricordo di Sant’Eurosia di Jaca.

[…] è invocata contro le tempeste, i fulmini, le grandinate e anche per i frutti della terra. Il suo culto si diffuse in tutta la Spagna e grazie ai soldati spagnoli anche nel Nord Italia, soprattutto nelle zone collinari vinicole, da qui la spiegazione del culto di questa santa nel nostro paese.

Questa chiesa, dedicata a Sant’Eurosia, si trova in una zona collinare della Lombardia. Venne costruita a fianco di Villa Valbissera, una tenuta agricola circondata dai vigneti. E forse proprio per la tradizione contadina e cattolica della zona venne dedicata alla santa protettrice invocata contro le tempeste e le grandinate. Attualmente è in grande stato di degrado, privata di tutti gli arredi e alcuni -brutti- graffiti hanno deturpato l’altare in modo vergognoso.

Villa Valbissera è stata acquistata negli anni ’90 da Enrico Morini, patron dell’azienda vinicola Poderi San Pietro. Nel 2000 sono stati appaltati i lavori di ristrutturazione finalizzati alla realizzazione di una struttura ricettiva a cinque stelle. Le attività del gruppo Morini nel frattempo, hanno cominciato a registrare importanti perdite economiche causando il successivo commissariamento e liquidazione della Poderi San Pietro che ha comportato l’inevitabile fermo dei lavori. Dopo varie vicissitudini l’azienda è stata rilevata all’asta da una nuova cordata di imprenditori. Dal bando però sono stati esclusi alcuni immobili tra i quali proprio la Villa Valbissera. Nel 2015 la tenuta è stata acquistata dall’imprenditore veneto, ma originario di Bergamo, Gian Franco Ferro. Sono ormai passati diversi anni, ma sembra siano finalmente iniziati i lavori di ristrutturazione.

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Il piccolo tempio ottagonale
POSTED ON 5 Giu 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

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Una strada sterrata, laterale, ci porta nei pressi di questa strana costruzione. Da fuori non si riesce a capire, ma appena varcata la soglia d’ingresso, un enorme e vecchio portone in legno, si comprende: siamo all’interno di un edificio religioso, una piccola chiesetta, un tempio. La forma è ottagonale, ma si riesce solo a percepirlo perché l’edificio è in grave difficoltà strutturale: una parte del tetto è crollata e sulle pareti si vedono delle crepe ingombranti. Alzando lo sguardo si vede la cupola: ci sono otto vetrate rotonde di colore diverso, ognuna in corrispondenza di un arco; sono archi a sesto acuto, tipici dell’architettura gotica che è presente in tutto il tempio. Il numero 8, che caratterizza fortemente l’edificio, potrebbe indicare una fonte battesimale perché dopo i sei giorni della creazione e il settimo di riposo, l’ottavo simboleggia la resurrezione del Cristo e dell’uomo stesso annunciando quindi l’eternità dopo la vita terrena: per questo era spesso utilizzato come forma per i battisteri.

Non ho altre informazioni di questo piccolo edificio religioso, non ci sono indicazioni, non ci sono cartelli, in rete non si trova nulla; la sua storia si perde nel tempo, senza memoria: è il triste destino dei luoghi abbandonati.

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Chiesa di San Giacomo
POSTED ON 18 Mag 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

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Non ho idea dei numeri, ma credo che la quantità di chiese abbandonate in Italia sia elevatissima. Basta alzare lo sguardo e possiamo trovare un edificio religioso distrutto; le piccole cappelle sono la maggioranza, ma ci sono anche chiese di grandi dimensioni nell’elenco dell’abbandono ecclesiastico italiano. È chiaro che si tratta di un fenomeno dovuto soprattutto all’età: con il tempo crolli e cedimenti strutturali possono segnare un patrimonio artistico, perché di patrimonio si tratta, che ha una storia importante alle spalle, secolare, in alcuni casi anche millenaria. La chiesa di San Giacomo di Laccio, frazione di Torriglia in provincia di Genova, ha oltre 500 anni (fu fatta costruire dal Principe Doria per venire incontro alle esigenze delle frazioni) e i segni dell’invecchiamento si vedono tutti. Nel secolo scorso, dal 1930 circa, ha subito un progressivo decadimento e la posizione, poco felice, non ha certo aiutato. Negli ultimi dieci anni si è cercato un recupero con la ricostruzione parziale del tetto, il rifacimento delle coperture e il consolidamento del terreno di fondazione della chiesa: purtroppo questi lavori non sono mai stati terminati. Come riportato sul catalogo generale dei beni culturali l’edificio e il campanile sono oggi in completo abbandono e in gravissimo degrado.

La chiesa di San Giacomo in Laccio risale alla metà del ‘500, quando il Principe Doria la fece costruire per andare incontro alle esigenze delle diverse frazioni che, per la distanza, specie in inverno, non potevano recarsi alla chiesa di Torriglia. Per la costruzione della chiesa furono utilizzati materiali locali, come ancora visibile in facciata a nella parte esterna delle navate laterali. La facciata, a salienti, è suddivisa da lesene in tre parti e sormontata da un frontone triangolare. Rimane leggibile tutt’oggi l’aggiunta in tempi successivi delle navate laterali. La pianta è a tre navate con presbiterio, rialzato rispetto al livello della chiesa, a terminazione semicircolare. Lo stato di conservazione attuale della chiesa non ne consente un’ulteriore descrizione, si sono avviati i lavori di restauro che porteranno alla ricollocazione degli antichi marmi, degli altari e degli apparati decorativi.

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Mausoleo Crespi
POSTED ON 19 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, church, religion

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Il Mausoleo Crespi si trova in cima ad una collina, nel paese di Nè, in provincia di Genova. Arrivarci non è per niente facile: si sale e si scende in mezzo ai rovi, si striscia, si scavalca. Se quando sei quasi arrivato ti accorgi di aver lasciato il treppiede in macchina la distanza da percorrere praticamente si raddoppia: ma è tutta attività fisica e bestemmie.

La storia del Mausoleo è avvolta dal mistero: non si trovano fonti affidabili in rete, solo qualche voce riportata. Gli abitanti della zona non ricordano, altri non conoscono nemmeno l’esistenza del Mausoleo. Fu costruito da Armando Giovanni Crespi, che faceva parte di una famiglia dei facoltosi cotonieri dell’epoca e azionisti del Corriere della Sera, nel 1912; la sua ascendenza era molto legata ai luoghi di culto. L’ultima inumazione avvenne nel 1965. Non sono riuscito a scoprire altro.

Il mausoleo è diviso in 2 parti: al piano superiore troviamo una piccola e meravigliosa cappella, mentre al piano inferiore le tombe della famiglia. Purtroppo negli anni i vandali, nonostante la posizione infelice, non hanno risparmiato le vetrate, le porte, l’altare e nemmeno le bare: sono stati portati via i busti, le vesti talari e diversi suppellettili. Un vero peccato perché il Mausoleo è un piccolo gioiello architettonico e un pezzo di storia molto importante del nostro paese.

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