
Non si trovano molte informazioni sulla Chiesa Bianca che sorge nella frazione di Gorra, nel comune di Finale Ligure. Dedicata a San Bartolomeo è abbandonata e sconsacrata da almeno 50 anni. Dell’interno rimane quasi nulla: originariamente si presentava ad unica navata con abside e altari laterali, ma il tetto è crollato, l’altare centrale è un cumulo di mattoni e polvere, la vegetazione ha preso il sopravvento e il verde della muffa ha ormai colorato gli stucchi bianchi di questo luogo di culto risalente al 1400. Si potrebbe ancora salvare il meraviglioso campanile che conserva la slanciata cuspide ottagonale affiancata da gugliotti angolari, secondo il tipico modello dell’architettura campanaria del Finale. Purtroppo sembra che la situazione non venga presa in considerazione dalla politica (e nemmeno dalla religione) e il rischio che anche il campanile, che inizia a dare importanti segni di cedimento, possa crollare è davvero altissimo. E sarebbe un pericolo per gli abitanti della zona e un vero peccato artistico.







La Chiesa Gialla si trova all’entrata di una piccola frazione di campagna: è l’inizio, la presentazione. Ed essendo in stato di abbandono non è proprio un bel biglietto da visita. È ancora in buone/ottime condizioni (se tralasciamo qualche graffito), le vetrate sono intatte e non ci sono segni di vandalismo. È stata definita Chiesa Gialla perché gli interni (ma anche gli esterni) sono colorati di giallo e la luce che penetra all’interno contribuisce a creare un’atmosfera fredda esaltandone il colore delle pareti. C’è anche una sagrestia, completamente vuota, con i resti di una cucina, qualche graffito sui muri e tanta tanta polvere. Purtroppo il destino di questo piccolo luogo sacro è segnato: non so se la chiesa sia ancora consacrata, nel caso il compito di mantenerne il decoro dovrebbe essere del Vaticano. E probabilmente sarebbe un ottimo modo di spendere i fondi dell’ottoxmille.




Un piccolo sentiero di campagna che conduce in un delicato bosco di castagne, e sul margine una piccola cappella dimenticata. Non abbandonata perché la sua atmosfera è viva e intensa, semplicemente dimenticata, lasciata nell’oblio, senza le attenzioni che meriterebbe un luogo magico e sacro come questo. Perché al suo interno tutto è meraviglioso, una successione dolce di ricordi, di memorie, di storie, di momenti. E sarebbe giusto ridarle la sua luce che si sta lentamente spegnendo, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, per farla tornare ad essere un luogo dove ritrovarsi, dove coronare il sogno di un grande amore o, semplicemente, dove fermarsi a pensare e riprendere fiato.

















Da subito non ho ben capito l’origine della definizione Zig-Zag, ma devo ammettere che mi ha colpito quell’idea di curve strette e arzigogolate; quando mi sono trovato sul posto ho trovato notevoli difficoltà, perché ho iniziato a intuire il significato del nome in base alle complicazioni fotografiche. Nonostante la bellezza incredibile, questa particolare chiesa abbandonata mi ha lasciato un senso di insoddisfazione dovuto alla stranissima geometria, alle luci decisamente difficili, al senso di percezione cartesiana completamente fallace. Quando si varca la soglia del portone -rispettate la casa di Dio col silenzio e la preghiera- si rimane sopraffatti dal vorticoso susseguirsi di linee, simboli, segni, affreschi, colori. È difficile percepire un’origine, capire il senso fotografico delle luci e delle ombre: mi sono estraniato in modo totale dal tempo e dallo spazio e ho scattato senza riuscire a cogliere (almeno credo) l’entità e la solennità del luogo (forse in un paio di scatti). Ho rispettato con il silenzio, non certo con la preghiera, ma probabilmente non ho rispettato con le immagini questa meravigliosa chiesa dedicata a San Giovanni Battista. E il rispetto è un fattore importante.









Ho abitato ad Imperia per 35 anni e non ho mai superato un certo limite stradale che dopo Via Caramagna allunga in via Palmoriere; forse credevo che lì terminasse il mondo conosciuto, le mie personali colonne d’Ercole Imperiesi. In effetti la strada diventa sterrata per un tratto e muore a distanza di poche centinaia di metri. Ma al termine dello sterrato sorge una piccola e bellissima chiesetta risalente (come scritto sulla facciata) al 1858. È abbandonata a se stessa da tempo, eppure nasconde una bellezza decisamente particolare: è piccolissima, microscopica, salire al piano superiore è impossibile e pericoloso, ma sono rimasto ad osservarla diversi minuti prima di riuscire a scattare.
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troviamo una vecchia Chiesa del 1.800, la curiosità è forte, ci facciamo coraggio e decidiamo di entrare. Apriamo la porta con molta cautela, sentiamo il cigolare dei cardini arrugginiti, sembra pericolante, facciamo pochi passi e subito compaiono ai nostri occhi il vecchio “Are” (altare) ancora in buone condizioni, affreschi ormai sbiaditi e nicchie che si presuppone ospitassero diverse statue. Guardando l’altare sulla nostra sinistra ci accorgiamo della presenza di una scalinata che risulta essere troppo pericolante che porta al piano superiore dove doveva essere situato l’organo che accompagnava le cerimonie di quei tempi.
Non c’è molto spazio per l’immaginazione: mi sono limitato ad alcuni dettagli e alla vista dall’entrata. La stragrande maggioranza del tempo l’ho impiegata per fotografare la cupola e quello che rimane degli affreschi che la ornavano. È davvero un peccato che sia in condizioni così disastrose: basterebbe davvero poco per metterla in sicurezza e permettere di visitarla senza correre rischi.




