La Chiesa del muschio verde (nome decisamente evocativo e, al tempo stesso, descrittivo) è immersa nel silenzio della pianura padana. Siamo entrati dalla finestra sul lato sinistro, con un po’ di fatica e qualche scricchiolio sospetto (delle mie ossa). Dentro, l’atmosfera era surreale: una piccola chiesa abbandonata, ma ancora in piedi, come se stesse aspettando qualcuno da anni. Il pavimento era completamente coperto da un muschio verde acceso, talmente uniforme da sembrare quasi messo lì apposta per fare scena. Maledetti urbexer arredatori.
Sulle pareti laterali le stazioni della Via Crucis sono ancora tutte al loro posto, leggermente storte, incorniciate da strati di muffa e intonaco che si sfalda. Il fonte battesimale, vicino all’ingresso, è danneggiato: il bordo è spezzato e l’interno è pieno di foglie secche. L’acqua benedetta è solo un ricordo. Eppure è ancora lì, stabile, come se potesse servire ancora. Abbiamo osservato con calma, senza parlare, cercando di non lasciare tracce. Il verde brillante del pavimento contrastava con le ragnatele alle finestre e il silenzio era rotto solo dal rumore ovattato dei nostri passi sul muschio. Poi siamo usciti da dove eravamo entrati, lasciandoci dietro una chiesa abbandonata, triste e meravigliosa, che, nonostante tutto, sembra ancora in attesa.