
Nella mia carriera da urbexer c’era una macchia, una fastidiosa e persistente macchia che non riuscivo a cancellare. Un fastidio che mi tormentava, e che sembrava non voler andare via. Durante l’esplorazione a Villa Ferrari nel 2023, avevo commesso un errore: avevo mancato una stanza. Non una stanza qualsiasi, ma quella che rappresentava l’anima stessa della villa: la sala con la famosa Ferrari giocattolo, che dava il nome alla villa. Ogni volta che guardavo immagini o foto di quella Ferrari, una tremenda fitta al cuore, il mio disagio cresceva e la macchia sembrava allargarsi. La Villa, intanto, non dava buone notizie: era stata chiusa, blindata, sigillata. E, a complicare le cose, la distanza geografica rendeva quasi impossibile un ritorno. Le possibilità di completare il mio reportage erano ormai ridotte al lumicino.
Poi, come un colpo di fortuna, arrivò una voce, un suggerimento: la Ferrari era di nuovo visitabile. Senza pensarci troppo, ho deciso di partire. Una sorta di bisogno interiore di sistemare le cose, di togliere quella macchia dalla mia coscienza. Una volta arrivato sul posto, mi sono subito diretto alla caccia della stanza mancante. Dopo una ricerca spasmodica e qualche momento di confusione e smarrimento, l’ho trovata. Era nascosta, bellissima e maledetta, sfuggita alla mia vista nella fretta della prima esplorazione. Ma la Ferrari? Nemmeno l’ombra. Qualcuno l’aveva spostata, portandola al piano superiore, nella camera da letto.
Non potevo permetterlo. Ho preso il bolide e l’ho riportato nella posizione originaria, nel suo luogo di appartenenza. Ho dedicato a quella Ferrari ogni mia attenzione, ammirandola nella sua bellezza, nella sua eleganza senza tempo. Era rossa, polverosa, perfetta. E finalmente, quella macchia fastidiosa, che mi aveva perseguitato a lungo, è scomparsa. Ho aggiunto le foto al post originale: il reportage era completo, la coscienza finalmente pulita.










