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La ragione
POSTED ON 8 Ott 2024 IN Reportage     TAGS: journalism

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Il braccio destro stringe la spada, la sinistra trattiene al freno un leone. È l’allegoria della Ragione. Sembrava una facciata semplice, un lavoro di tinteggiatura banale: era una delle ultime ancora da restaurare in piazza Maggiore (parliamo di Mondovì ovviamente). Quando è emerso l’affresco al primo piano, di cui nessuno sospettava l’esistenza, però la situazione è cambiata e sono iniziati i contatti con la Sopraintendenza dei beni culturali per il recupero dell’opera.

C’è chi dice che ci sono affreschi che si fanno scoprire come se fossero loro ad avere la volontà di tornare alla luce.

Secondo l’architetto Mario Gandolfi, che ha seguito i lavori insieme alla restauratrice Costanza Maria Tribaldeschi della società Almavera di Torino, l’affresco (coperto da quattro centimetri di intonaco) rappresenta un’allegoria della Ragione ed è molto singolare perché è l’unico palazzo della piazza che presenta una figura di questo tipo, mentre nelle altre facciate si trovano stemmi oppure scritte. È possibile ipotizzare che sia stata realizzata nel 1600 in quanto ha uno stile manieristico molto simile a quello che si vede nelle figure della vicina Casa Jacod, in via Vico: questo fa pensare che possa trattarsi anche dello stesso autore.

Ma la notizia vera è che l’affresco si trova proprio in mezzo alle due finestre del mio studio fotografico. È stato facile per me salire sul davanzale, saltare sull’impalcatura e fotografare l’opera di recupero; devo ringraziare la restauratrice Paola Papalia che si è prestata a farsi fotografare mentre lavorava: io non so quante ore abbia passato davanti all’affresco, ma sono davvero tantissime. Ed è singolare che l’affresco, davanti al mio studio fotografico, rappresenti l’allegoria della Ragione: probabilmente è un simbolo, perché io lo dico sempre che HO RAGIONE, e quindi, a questo punto, deve essere proprio vero.

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Santissima Annunziata del Vastato
POSTED ON 6 Ott 2024 IN Landmark     TAGS: church, zenit

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Palazzo Carignano
POSTED ON 3 Ott 2024 IN Landmark     TAGS: monument

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Palazzo Carignano, progettato nella seconda metà del Seicento da Guarino Guarini, è un edificio storico nel centro di Torino, considerato da sempre uno dei più pregevoli esempi di Barocco europeo. Il Palazzo, legato modo particolare alla storia Risorgimentale italiana, fu destinato inizialmente ad ospitare il primo Parlamento Subalpino e poi il Consiglio di Stato.

Dopo oltre mezzo secolo hanno riaperto al pubblico gli appartamenti barocchi, la parte certamente più spettacolare del Palazzo. Con il restauro di questi ambienti, che ospitarono tra l’altro lo studio del conte di Cavour, in occasione delle celebrazioni dell’Unità d’Italia (1861-2021) è nato a Torino un nuovo percorso museale che comprende: l’appartamento di Mezzogiorno, noto anche come Appartamento dei Principi e famoso per lo splendore delle boiseries e degli specchi che ne rivestono le pareti, l’Appartamento di Mezzanotte e lo splendido scalone monumentale che conduce al Parlamento Subalpino.

Ho ottenuto il permesso di fotografare questo splendido palazzo grazie alla collaborazione con Giroinfoto, la rivista dei fotonauti; le fotografie sono scattate in priorità di diaframma con l’utilizzo del treppiede e sono quasi tutte il risultato di tre scatti uniti in post-produzione. La difficoltà maggiore è stata, data la presenza di numerosi specchi, quella di riuscire a non lasciare nessuno degli altri fotografi presenti (ben 4) nelle foto o riflessi in qualche superficie. Per fotografare dal basso lo spazio interno sono tornato a Torino tantissime volte: fra lavori in corso, brutto tempo e cielo poco interessante non riuscivo a trovare la foto perfetta. Non sono riuscito comunque a trovarla (mai essere soddisfatti), ma almeno qualcosa di decente ho scattato: 14mm praticamente rasoterra con le persone intorno che mi osservavano come se fossi pazzo; niente di strano.

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Verde Speranza
POSTED ON 3 Ott 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Ci sono esplorazioni urbex più semplici e lineari, diverse dal solito, ma che regalano ragionevoli emozioni e fotografie intriganti; anche nella loro banalità. Questa serra si trova a due passi dalla strada, per arrivarci basta semplicemente uscire dalla comfort zone della passeggiata e salire verso l’alto. Non è complicato, c’è addirittura un piccolo sentiero: chi l’avrebbe mai detto!

Ho rubato un giardino. Non è mio. Non è di nessuno. Nessuno lo vuole, nessuno lo cura, nessuno ci va mai. Lo lasciano morire, forse è già morto, non lo so.

È chiaro che bisogna sapere, è necessario conoscere, perché immaginare che nascosta dalla fitta vegetazione possa esserci una bellissima serra immersa nella natura è davvero difficile, quasi impossibile. Ma quando si arriva al dunque non si percepisce quel senso di avventura e di pericolo tipico dell’urbex: perché siamo sulla strada, abbiamo deviato leggermente e, senza volerlo, ci siamo ritrovati nel giardino segreto. È una storia di pochi minuti, veloce come il vento, ma questa volta la fretta non ci segue, non è con noi. E quando si torna sulla strada, percorrendo quel sentiero nascosto a ritroso, la gente ti guarda e sembra aver compreso il punto di partenza: ma in realtà è ignara di tutto il mondo che ci circonda. Perché non sanno del giardino segreto, e noi invece si.

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It’s time for Tango
POSTED ON 29 Set 2024 IN Reportage, Performing Arts     TAGS: EVENT, silver, dance

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Queste 20 immagini sono il meglio, il risultato, di una giornata dedicata al Tango Argentino nella splendida cornice di Ormea, poco conosciuta perla della Val Tanaro. Per le strade della città si sono esibiti i maestri dell’associazione Somos Tango di Alba: sotto la guida del master Lorena Durante un gruppo di sedicenti fotografi si è impegnato nella nobile arte del ritratto ambientato. La scelta del bianco e nero è stata naturale per evitare la distrazione del colore che in questo caso non avrebbe aggiunto nulla alle immagini. Ho scattato con i due fissi tipici del ritratto (50mm e 85mm) sempre con diaframma molto aperto (mai oltre f/2) per riuscire a sfuocare lo sfondo e mettere in risalto i tangueros: questo ovviamente ha comportato un aumento delle difficoltà nella messa a fuoco (in alcuni casi riducendo in modo eccessivo la profondità di campo), ma mi ha permesso di utilizzare tempi veloci e quindi evitare il mosso (anche quello creativo ovviamente).

Colgo l’occasione per ringraziare Lorena per la splendida organizzazione, l’associazione d’Acqua e di Ferro che ha portato per le strade di Ormea questo meraviglioso spettacolo, i maestri argentini Cecilia Diaz e Oscar Gauna e tutti i Tangueros dell’associazione Somos Tango di Alba che ci hanno deliziato con le loro esibizioni.

C’è un aneddoto che voglio raccontare. Durante una delle esibizioni in Via Roma, la via maestra di Ormea, una coppia di ballerini si è separata dal gruppo e ha iniziato a ballare in un vicolo. Ho notato che al secondo piano della palazzina una signora osservava la scena dal terrazzo: mi è venuta l’idea di fotografare dall’alto, ho quindi chiesto alla signora se fosse possibile salire in casa per riprendere la scena da posizione privilegiata. Molto gentilmente mi ha permesso di utilizzare il suo appartamento, mi sono catapultato per le scale e sono riuscito a scattare diverse immagini interessanti. Ne ho scelto una, quella dall’alto nel cono di luce triangolare.

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La Villa del Geografo
POSTED ON 28 Set 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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La Villa del Geografo è uno scrigno storico al quale purtroppo è data pochissima importanza nel mondo urbex. È una location molto conosciuta e quasi sempre viene considerata di secondo piano. Per me era diventata una sorta fissazione, quasi un obbligo, per via di un disegno del quale mi ero follemente innamorato: mi riferisco all’immagine del Pensatore di Auguste Rodin che avevo avuto modo di ammirare in tante foto di altri urbexer. In realtà in questa villa si possono osservare diversi bellissimi disegni sulle pareti, fra cui uno splendido Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci: l’ultimo proprietario doveva essere un amante dell’arte e dell’estetica, tutta la villa, a partire dall’atrio con i due pianoforti, la poltrona e la mappa geografica del globo, regala un’idea moderna di classe, passione e amore per le cose belle.

Questa villa fu riposo estivo di Paolo Dal Pozzo Toscanelli astronomo e geografo sommo che additò a Vasco di Gama e a Colombo le vie della gloria. IX Giugno MCMX

Ma perché del Geografo? Perché in questa Villa (che nel corso degli anni ha subito numerose opere di rifacimento) abitò un celebre geografo e astronomo del 1400: Paolo dal Pozzo Toscanelli. Fu un grande precursore: le sue osservazioni di comete sono le prime di cui abbiamo notizia e sulla base della Geografia di Tolomeo disegnò un planisfero, purtroppo perduto, che mostrava come si potessero raggiungere le Indie attraverso l’Oceano Atlantico. Per celebrare la sua grandezza gli sono stati dedicati l’asteroide 8209 Toscanelli, un cratere sulla Luna di 7 km di diametro e, sempre sulla Luna, una catena di montagne di 70 km di lunghezza: la Rupes Toscanelli. Mi piace pensare che la bellissima mappa disegnata sulla parete di ingresso sia dedicata alla sua opera: è un vero peccato che questa Villa così importante sia in stato di abbandono e decadenza.

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