Probabilmente ho qualche difficoltà mentale, perché per me la fotografia deve essere realizzata esattamente come la immagino e come la desidero: deve essere perfetta. Vita Napoleone è stata una sorta di incubo, perché la foto più importante, quella zenitale che ritrae il meraviglioso soffitto affrescato del salone principale, non sono riuscito a realizzarla durante la prima esplorazione. Quando sono tornato in studio e l’ho guardata al monitor, non mi piaceva. Non era perfetta come la volevo. L’avevo già vista, scattata da altri, e desideravo farla meglio, in modo diverso, con una qualità superiore. Nonostante Villa Napoleone sia una location piuttosto rischiosa, con allarmi sia esterni che interni, sono tornato, perché quando mi prende una cosa del genere, una sorta di ossessione, sento il bisogno di rifare quella foto. Volevo che quel soffitto meraviglioso fosse finalmente visibile, esaltato dalla posizione esatta della macchina fotografica. Alla fine, sono riuscito a realizzare quella foto, proprio come la volevo.
Non conosco le motivazioni che hanno portato alla scelta del nome, altri hanno preferito descriverla come la villa di Demetra e del piccolo Dionisio, altri ancora l’hanno definita dei Massoni, ma Villa Napoleone non può essere ridotta semplicemente al salone e al suo incredibile soffitto, è molto di più: una serie di stanze magnifiche, decisamente intime e particolari, sofisticate, che conferiscono alla villa un fascino unico. Ciò che mi ha colpito maggiormente, oltre al salone, è sicuramente il secondo piano, che si raggiunge salendo una scala stretta, con una finestra dalle forme geometriche e dai colori vivaci: rosso, verde, giallo. Una combinazione davvero scenografica. Ma c’è un elemento che, più di tutti, mi ha lasciato senza parole. In mezzo alla scala, in un punto apparentemente senza significato, un lavandino. Un lavandino, sì, proprio lì, a metà del percorso, dove chi saliva le scale avrebbe potuto fermarsi e lavarsi le mani. Accanto a questo lavandino, una finestra rotonda, che è un motivo ricorrente in tutta la villa. Anche questa finestra, colorata, con sfumature di rosso e blu, purtroppo parzialmente rotta, aggiungeva un ulteriore strato di curiosità e bellezza a quella zona, già così fuori da ogni logica moderna.
Sospeso per sempre… un secondo alla volta.
– Stephany Fincato