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One Eyed Jacks
POSTED ON 9 Lug 2024 IN Performing Arts     TAGS: EVENT, circus

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Una delle prove più difficili per un fotografo è riuscire a riprendere un soggetto in movimento al buio. E’ la classica situazione che fa arrossire la celebre frase il mezzo non conta (ottima frase da utilizzare quando hai a disposizione il mezzo migliore). In questa tipologia di immagini il mezzo conta, eccome. E fra sabato e domenica è arrivata la prova provata, anche se ho scoperto che talvolta anche il mezzo non è sufficiente ed è necessario salire di livello (anche per il fotografo). Descrivo la scena: piazza Maggiore a Mondovì, bellissima location per un evento circense. Notte fonda, luci praticamente inesistenti, anzi dannose (in controluce). In cielo un ragazza volteggia a velocità folle sul Trapezio Ballant. One Eyed Jacks è il luogo senza tempo dove due surreali personaggi si incontrano.

In questa dimensione metafisica accadono cose inusuali e a volte insensate. La regola del gioco è: cambiare le regole.Siete davvero sicuri che un pavimento non possa essere anche un soffitto? Fino a che punto si può giocare con la forza di gravità? E se la realtà fosse solo un’idea?

Descrivere lo spettacolo non è un’impresa facile: una prima parte che potrei definire di cabaret dove i due personaggi giocano con numeri circensi ed una seconda parte aerea, volante, che costringe il pubblico a guardare con il naso all’insù. Io ho fotografato, con tanta difficoltà, solo la seconda parte (la prima non è interessante dal punto di vista fotografico). Fortunatamente nel caso gli artisti hanno ripetuto in orario più adatto, in quella che potremmo definire ora blu: non semplice ugualmente, ma in condizioni di luce possibili. Per riuscire a fermare il movimento della trapezista durante la prima esibizione sarebbe servito un tempo di almeno 1/640 e con l’oscurità, e senza luci, avrei dovuto alzare davvero troppo gli iso. Quindi fermandomi al mio limite psicologico (e fisico del mezzo) di 6400 è stato quasi impossibile ottenere foto decenti (troppo scure oppure troppo mosse). Il giorno successivo invece la situazione è nettamente migliorata e sono riuscito a fotografare in manuale a 1/500 (sempre 6400 iso). L’altra importante difficoltà (mica sono finite) era ovviamente la messa a fuoco: movimento rapido, buio, salti e volteggi. A tutta apertura f/2.8 con la ricerca automatica del fuoco (il mezzo non conta) e l’inseguimento del soggetto (AI SERVO) credo di poter affermare che il 90% delle foto sono a fuoco sullo sfondo. Quindi perdonatemi se in alcune il punto di fuoco non è proprio preciso: quelle mosse e fuori fuoco le pubblico in versione piccola come fanno i fotografi di livello. :-)

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Ormea in Onda
POSTED ON 7 Lug 2024 IN Reportage     TAGS: EVENT

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L’anno scorso era passato ad Ormea quasi per caso (diretto ad Imperia) e mi ero imbattuto nella preparazione di Ormea in Onda. Purtroppo i programmi erano diversi, ma mi ero ripromesso di tornare quest’anno per almeno fotografare (il prossimo step è la partecipazione).

In cosa consiste Ormea in Onda? Utilizzando l’antico sistema del biale la via principale del paese, la bellissima e storica via Roma, viene riempita d’acqua, vengono piazzati dei teli lungo tutto il percorso e la strada diventa un gigantesco e lunghissimo scivolo. È molto divertente. I concorrenti con l’aiuto di un materassino/salvagente si lanciano sfruttando la spinta regalata dall’altezza di un gonfiabile e devono percorrere nel minor tempo possibile il percorso. Una gara contro il tempo e la tecnica di scivolamento diventa componente fondamentale. È una competizione goliardica e il risultato è l’ultima cosa che conta.

Mi sono sistemato lungo il percorso, scegliendo le posizioni migliori, e ho fotografato con il 70-200 cercando di cogliere i momenti divertenti e le espressioni strane. Per riuscire a trovare la posizione migliore sono entrato, mio malgrado, nel biale e mi sono ovviamente lavato. Non ho creato un vero portfolio/reportage perché dati i tempi ristretti mi sono limitato solo ad alcuni momenti della manifestazione: ho scelto 18 foto, le più intriganti e simpatiche. Enjoy. :-)

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Villa del BMW
POSTED ON 7 Lug 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Quella che viene definita Villa del BMW è una delle esplorazioni urbex peggiori che abbia mai fatto. Per il come, per il quando e per il risultato finale. Il come preferisco non spiegarlo, per evidenti motivi, ma basti sapere che per riuscire ad entrare abbiamo dovuto aspettare un tempo infinito. E faceva caldo, tanto caldo, un caldo allucinante per la stagione (e per il nostro abbigliamento) e ricordo la sofferenza: temperatura non prevista e attesa sono due motivi di odio profondo e insofferenza.

Poi quando siamo entrati una delusione dietro l’altra. La villa è sporchissima, ma proprio quello sporco da abbandono, brutto, puzzolente, che si attacca alle suole delle scarpe. Il disordine è cattivo, perché si miscela insieme alla sporcizia diventando fastidioso e inutile. Non sono riuscito a fotografare, in alcune stanze non sono nemmeno entrato. Le finestre sono chiuse, il buio è totale. L’odore di muffa è persistente, anche uscendo in giardino non si riesce a togliersi di dosso quella sensazione dannosa: fuori è ancora più confuso con oggetti lasciati alla rinfusa senza nessuna logica. E poi c’è la macchina, che da il nome alla villa: devastata, distrutta, buttata in mezzo al cemento come uno straccio vecchio. Brutta da vedere, anche peggio da fotografare.

Quando sono uscito mi sono tolto la maglia, lavato le mani e sono tornato a respirare. Ci sono esplorazioni urbex che lasciano ansia per la paura, per l’adrenalina. Nella Villa del BMW ho sentito un’ansia diversa, come se qualcosa mi si appiccicasse alla pelle, come ragnatele, come una melassa sotto le scarpe e contemporaneamente polvere nel cervello. Sensazioni che vorrei non provare mai più.

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Salone delle Guardie Svizzere
POSTED ON 6 Lug 2024 IN Landmark     TAGS: museum, zenit, history

Salone della Guardia Svizzera

Villa Piume
POSTED ON 4 Lug 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Villa Piume è una piccola villetta di due piani dispersa fra le montagne. E se scrivo dispersa intendo davvero dispersa, lontana da qualsiasi forma di civiltà evoluta. Quando siamo arrivati mi è sembrato un miraggio e, prima di entrare, mi sono chiesto ma chi me l’avesse fatto fare. In realtà Villa Piume, così definità per l’esagerata quantità di piume nell’ultima stanza, è un piccolo gioiello del mondo urbex, con dilatati segni di abbandono, ma con quella calma e morigeratezza tipica delle case di montagna. Il testo scritto dall’amica Vanessa (è una traduzione) è semplicemente perfetto:

Nelle remote colline della campagna italiana si erge una villa solitaria, immersa nella storia dei suoi occupanti. All’interno, vecchi mobili in legno testimoniano un’epoca passata, mentre una pentola per la fonduta poggia sul fornello, suscitando curiosità sulle possibili origini svizzere o savoiarde dei proprietari. La polvere fluttua nell’aria, avvolgendo ogni oggetto in un velo di nostalgia. In una camera da letto, sul pavimento giace un cesto di vimini, pieno di piume anch’esse sparse per la stanza. Era questo il posto dove spiumavano i polli? In un’altra stanza scopriamo una culla piuttosto vecchia, un water e vecchie scarpe per bambini accanto a quelle di Madame. Una bella visita in un luogo probabilmente abbandonato da decenni e molto ben conservato.

Questa esplorazione mi resterà nel cuore: mentre mi trovavo al secondo piano dalla finestra scorgo due signori, anziani, che controllano la mia macchina. È chiaro che sono della zona e sono incuriositi da quell’automezzo sospetto: chi mai poteva avere l’ardire di salire in quel posto dimenticato da dio? Li sento avvicinare alla casa, e dopo qualche secondo, mi accorgo di un vociare al piano inferiore. In silenzio mi sposto nella stanza dove Lorena era intenta a fotografare: anche lei si è accorta delle presenze, non siamo soli. Dopo poco decido di scendere per presentarmi con un solare buongiorno con il risultato di spaventare a morte i due malcapitati che sobbalzano e gridano dalla paura. Ma il sorriso vince e capisco subito che l’atmosfera è rilassata: sono due inglesi, non più giovanissimi, che vivono nelle case poco distanti. Lui è bellissimo, con una barba bianca da fotografare, sono entrambi sorridenti e simpatici. Ci raggiunge Lorena e iniziamo a parlare in inglese: ci raccontano della loro provenienza, spieghiamo la passione per la fotografia di luoghi abbandonati e scattiamo un selfie ricordo. Un incontro in urbex che racconteremo ai nostri nipoti. ;)

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Santuario della Madonna di San Marco
POSTED ON 3 Lug 2024 IN Landmark     TAGS: zenit, church

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