Ho scattato questo foto oltre un anno fa: è la Chiesa di Santa Maria Vergine Assunta a Niella Tanaro, per essere precisi la Cappella di Nostra Signora. Non ho molto dati, ma mi raccontano che la cappella venne costruita all’inizio del secolo scorso come voto per interrompere gli undici anni consecutivi di grandinate. Nell’immagine sono ritratti i benefattori, tra cui l’attuale contessa di Cigliè, allora bambina. Ho fotografato con il fish-eye su treppiede a 10 cm da terra. F/11 per la nitidezza migliore e 5 secondi di esposizione con scatto remoto (altrimenti sarei rimasto nell’immagine). Questa foto fa parte di una serie dedicata alle Cappelle del Tanaro; ma mi riservo di tornare sull’argomento nei prossimi giorni.
Domenica scorsa ho partecipato alla mia 6ª PhotoMarathon (3 volte a Genova, 2 volte a Torino e 1 volta a Milano). As usual ho deciso di viverla come una giornata all’insegna del turismo e della vacanzaaaa: ho incontrato amici genovesi, visitato il quartiere di Boccadasse e pranzato in un ristorante tipico (prenotato per tempo). Molto easy, senza pressioni psicologiche; le foto in qualche modo arrivano sempre se la mente non è assillata. E infatti, tranne per l’ultimo tema, non ho avuto grosse difficoltà a trovare spunti fotografici (anche grazie ai suggerimenti del mio gruppo di NON fotografi). A dire il vero un paio sono costruite (piccola e geniale, ma avevo la modella a disposizione), ma riesco a trovare sempre qualche idea interessante, anche fuori dal contesto della gara fotografica. L’unica foto che mi lascia perplessità è Cambio Strada: è la prima che ho scattato, l’ho considerata fatta per tutta la giornata salvo poi notare, in post, una scarsa nitidezza: peccato, ho dimenticato che è necessario procurarsi sempre un’alternativa valida prima di considerare concluso un tema.
In ordine di apparizione i titoli sono:
AAA Cercasi
Se gli occhi potessero parlare
Bello incontrarsi
Cambio strada
I colori del gusto
Città vecchia
Piccolo e geniale
Ultimamente ho questa voglia pazza di scattare con treppiede e tempi lunghi di esposizione nei luoghi di culto e visitare la chiesa del Gesù a Genova (fra Piazza de Ferrari e Via San Lorenzo) è stato un urlo liberatorio. Appena ho varcato il portone d’ingresso ho capito come avrei scattato: ho inserito la colonna corta sul treppiede, ho appoggiato la macchina.foto praticamente per terra e ho impostato f/11 in priorità di diaframmi con il fish-eye a 15mm. Dopo un paio di tentativi (manovrare la macchina da quella posizione è molto complicato) ho trovato la giusta composizione e prospettiva; la foto è quasi zenitale (se mi concedete il paragone).
La chiesa del Gesù è un’altissima espressione del barocco internazionale a Genova, con opere di Rubens, Vouet e Carlone. Nello sfarzo di ori, stucchi e marmi policromi, negli arditi scorci degli affreschi dei fratelli Giovanni e Giovan Battista Carlone l’interno della chiesa rappresenta un prestigioso esempio di barocco genovese, quando le più importanti famiglie aristocratiche della città chiedono ai più celebri artisti di decorare le cappelle di famiglia. Il luogo sacro racchiude capolavori assoluti, come la Circoncisione e il Miracolo di Sant’Ignazio di Peter Paul Rubens e l’Assunzione di Guido Reni. La basilica assume le attuali forme e il nome di Chiesa del Gesù dopo la grande ricostruzione del XVI secolo ad opera della Compagnia di Gesù, su progetto di Giuseppe Valeriano, pittore, architetto e padre gesuita. L’edificio sacro è intitolato ai Santi Ambrogio e Andrea, poiché la chiesa originaria del VI sec. era dedicata ad Ambrogio vescovo di Milano, rifugiatosi a Genova in fuga dal sacco longobardo di re Alboino. Da non perdere anche dipinti e affreschi di molti importanti pittori della scuola genovese e non solo. Tra gli altri: Domenico Piola, Domenico Fiasella, Valerio e Bernardo Castello, Giovanni Andrea e Lorenzo De Ferrari, Domenico Scorticone, Andrea Pozzo e Simon Vouet. (from visit Genoa)
Come tradizione vuole la prima foto del nuovo anno dev’essere scattata negli ultimi giorni dell’anno precedente. Poco importa se nel tempo ho modificato le regole (all’inizio avevo deciso di scattarla sempre il primo giorno dell’anno alzandomi all’alba, ma credo sia la definizione di distopia). Questo notturno arriva dal presepe vivente di Bagnasco, scattata poco prima della mezzanotte del 24 dicembre: treppiede, fish-eye (mi piaceva l’idea) e lunga esposizione (15 secondi) a F/6,3. Era decisamente buio. E’ una foto importante, per modo di dire, in quanto è la prima che non pubblico su Flickr. La notizia di questi primi giorni del 2019 è il cambio delle regole da parte del celebre social network dedicato alla fotografia: gli utenti free non avranno più un TB di spazio a disposizione, ma solo un numero fisso di 1.000 foto. Io sono arrivato alla veneranda cifra di 3141. E’ la fine di un’era. E il sottoscritto non ha nessuna intenzione di pagare l’ennesimo abbonamento (sono già troppi) per un servizio che praticamente non utilizzo, e quindi addio. Molte delle foto di queste pagine (diciamo i primi anni) sono linkate direttamente da Flickr e, dal 4 febbraio, spariranno. E’ facile che qualche immagine si perda: nel caso, se potete, segnalatemelo. Addio Flickr, sei stato il mio primo social network, ma da qualche tempo avevi perso il tuo smalto e la tua simpatia. Non mi mancherai.
Quello che mi stupisce sempre del carnevale è il livello di preparazione e di studio che alcuni gruppi portano lungo il percorso della sfilata. Ho ammirato spettacoli di ottimo livello preparati con cura e passione; parliamo di mesi di preparazione, di serate, di coreografie studiate a tavolino. Per il puro gusto di divertirsi. Ho scelto sei foto del Carlevè ‘d Mondvì sul tema esibizione e, non casualmente, ho preferito dedicarmi ai due gruppi della zona che sono riusciti maggiormente a divertire il pubblico: Margarita e Peveragno, legionari e pevepuzziani (?). Fumogeni, coriandoli, striscioni, balletti, duelli, sangue e arena. Davvero bravi. Sono entrato dentro, fotografando a pochissimi centimetri dalla scena e con il fish-eye ho ottenuto un effetto davvero molto partecipato. Il rovescio della medaglia è che arrivato a casa mi sono trovato coriandoli un po’ ovunque. :-)
Collegato al Carlevè 2018 c’è un concorso fotografico organizzato e gestito dall’amico Davide Gonella. E’ un concorso molto complicato (ma gratuito) e fra i temi obbligatori c’è la categoria Maschera Lui. E’ probabilmente la categoria più facile, e la stragrande maggioranza dei partecipanti al concorso sceglierà la maschera più particolare, più bella. Io invece, che sono bastian contrario per natura, ho deciso di partecipare con la maschera forse più banale, ma ripresa nel modo più particolare possibile. D’altronde si premia bellezza della foto e non quella del costume. E’ un ritratto con il fish-eye: mi sono buttato in mezzo al gruppo mascherato e ho scattato quasi da terra. Questo ragazzo si è avvicinato per farsi fotografare ignaro del fatto che avessi montato un obbiettivo che avrebbe potuto distorcere il suo aspetto. E’ uscito fuori un ritratto ambientato che mi sembra piacevole, interessante e particolare.
Il Deposito Locomotive di Cuneo ha chiuso i battenti il primo dicembre 2013. I motivi della chiusura sono ovviamente economici: in Italia è il solito triste leitmotiv. La struttura è enorme, impressionante nelle sue dimensioni: ma d’altronde essendo un deposito di locomotive tanto piccolo non poteva essere. Camminando nei capannoni si riesce quasi a percepire il rumore di fondo; sono tutte costruzioni altissime, con vetrate gigantesche, colori forti e odore di olio. La prima idea è quella di un garage enorme, mastodontico, sovradimensionato. Nonostante i soliti atti vandalici è ancora ordinato, sembra che qui il tempo si sia fermato di colpo. Negli uffici ci sono ancora le giacche, i documenti, le penne: come se domani si dovesse tornare al lavoro e fosse un giorno qualsiasi. Invece sono 4 anni che l’attività del Deposito Locomotive si è fermata, che quel rumore di fondo che si percepisce nel silenzio più assoluto si è interrotto.
Il fish-eye è un obbiettivo difficile. Si deve usare con parsimonia, molto raramente. Almeno questo è quello che dice il pensiero comune. Io invece sono talmente innamorato di questa lente che la uso (probabilmente) a sproposito. E’ diventata una lente di quelle ‘sempre con me’. Magari solo il 50 e il fish-eye. Perché con l’effetto occhio di pesce è possibile rendere interessanti delle situazioni che non lo sono. Questa foto è nuovamente scattata allo skatepark del Parco Dora. Era appena calato il sole ed ormai era giunta l’ora blu. Ho posizionato il cavalletto sulla passerella superiore (che domina la struttura) facendo in modo che il tubo zincato che funge da ringhiera fosse ben presente nell’inquadratura. E credo che ne sia uscita fuori una composizione interessante.
Ho scattato questa foto al Parco Dora a Torino, nella zona dello skatepark. Ho sfruttato la poca luce a disposizione (ormai il sole era tramontato da diversi minuti) per creare l’effetto tunnel. Come si ottiene? E’ molto semplice: si scatta con un tempo di esposizione lungo (in questo caso 13 secondi) e sfruttando l’appoggio del treppiede si muove la ghiera dello zoom dalla massima alla minima estensione (molto lentamente); sono passato da 15mm a 8mm e viceversa (ho usato il fish-eye 8-15). Si ottiene questo effetto, chiamato appunto tunnel, che crea una sensazione di velocità: in Guerre Stellari sarebbe l’inizio di un salto nell’iperspazio. Non sempre le foto riescono interessanti, qualche volta però il risultato può essere piacevole. Nel caso specifico si nota un’area più chiara centralmente: il fish-eye Canon è circolare a 8mm e crea un area nera intorno all’immagine; ho cercato di rimanere il meno possibile alla focale minima per evitare un eccesso di vignettatura che non sarebbe stato gradevole. E’ raro che l’effetto Tunnel produca immagini di qualità: ma con il soggetto giusto può diventare quello che comunemente viene definito come creativo.
Se state riprendendo un oggetto statico, potete aggiungere un po’ d’interesse usando lo zoom durante lo scatto ed utilizzando un tempo di posa abbastanza lungo (si può fare solo con uno zoom manuale, ovviamente). L’effetto finale sarà quello di un “tunnel” o più genericamente verrà dato un senso di movimento all’intera fotografia. Ovviamente occorre provare più volte prima di poter ottenere un risultato realmente interessante.
Sabato scorso, accompagnato da Francesca del Cegat e da +Eventi, ho visitato, insieme ad altri igers e fotografi, il centro storico di Cuneo: nel gruppo spiccava la presenza del sempre valido Paolo Viglione. Non era la prima volta che partecipavo ad un evento del genere e quindi, per il gusto di cambiare, ho deciso di fotografare esclusivamente con il fish-eye. Dal basso. Si, perché ho deciso di visitare Cuneo con gli occhi rivolti al cielo. Ne ho tirato fuori 6 foto, tutte con lo stesso unico comune denominatore. Si, certo, sono un po’ particolari e probabilmente sfuggono al comune senso estetico, al bello condiviso. Io però le trovo molto interessanti: mi permettono di visitare ed ammirare il mondo in modo completamente diverso e mi lasciamo dentro come un’idea di libertà. Non è la prima e non sarà l’ultima volta.
Andrea Loreni è il primatista italiano delle camminate su cavo a grandi altezze: nel 2011 ha stabilito il record nei cieli di Pennabilli, in Romagna, percorrendo 250 metri a 90 di altezza tra i colli di Penna e Billi. Oggi pomeriggio la sua esibizione al filatoio di Caraglio (il più antico setificio d’Europa ancora esistente) ha ufficialmente aperto la prima personale italiana del giovane artista francese Jérémy Gobé. E io sono rimasto estasiato dall’incedere leggero di questo funambolo torinese di 42 anni, laureato in filosofia teoretica, che dal 2006 si dedica a queste imprese dedicate a chi soffre di vertigini. Andrea avanza sul filo con una tale tranquillità che sembra la cosa più semplice del mondo, ma in realtà tanto semplice non è. Ho scattato dall’ultimo piano del filatoio (probabilmente senza permesso, ma noi non abbiamo paura di nulla) e dal cortile, con il teleobbiettivo e con il fish-eye (che sia benedetto) sempre utilizzati a tutta apertura. Dopo l’esibizione mi sono infilato in soffitta (sempre contravvenendo le regole) e ho avuto il piacere di conoscere Andrea che si è prestato cortesemente come modello per un ritratto: e lui è terribilmente fotogenico. Ma quello domani.
La sospensione dell’ordinario nell’alzare gli occhi al cielo e, tra architetture urbane familiari, scoprire un azzardo: l’equilibrio sottile del funambolo.
Il 21 giugno (si, sono in leggero ritardo) sono stato invitato dalla rivista “Più Eventi” a documentare (in esclusiva)(insieme ad altri fotografi ed instagramers) l’apertura del Baladin Open Garden a Piozzo. Ho scattato diverse foto del nuovo locale (definirlo locale è certamente riduttivo) fortemente voluto da Teo Musso, ma su queste pagine voglio pubblicare solo 5 foto, 5 ritratti rubati che ricordano, per certi versi, la fotografia street. La prima foto è scattata con il fish-eye (si, un ritratto con il fish-eye) impostato a 14mm, mentre tutte le altre immagini sono tuttaapertura con il 50mm.