Sabato scorso, accompagnato da Francesca del Cegat e da +Eventi, ho visitato, insieme ad altri igers e fotografi, il centro storico di Cuneo: nel gruppo spiccava la presenza del sempre valido Paolo Viglione. Non era la prima volta che partecipavo ad un evento del genere e quindi, per il gusto di cambiare, ho deciso di fotografare esclusivamente con il fish-eye. Dal basso. Si, perché ho deciso di visitare Cuneo con gli occhi rivolti al cielo. Ne ho tirato fuori 6 foto, tutte con lo stesso unico comune denominatore. Si, certo, sono un po’ particolari e probabilmente sfuggono al comune senso estetico, al bello condiviso. Io però le trovo molto interessanti: mi permettono di visitare ed ammirare il mondo in modo completamente diverso e mi lasciamo dentro come un’idea di libertà. Non è la prima e non sarà l’ultima volta.
Andrea Loreni è il primatista italiano delle camminate su cavo a grandi altezze: nel 2011 ha stabilito il record nei cieli di Pennabilli, in Romagna, percorrendo 250 metri a 90 di altezza tra i colli di Penna e Billi. Oggi pomeriggio la sua esibizione al filatoio di Caraglio (il più antico setificio d’Europa ancora esistente) ha ufficialmente aperto la prima personale italiana del giovane artista francese Jérémy Gobé. E io sono rimasto estasiato dall’incedere leggero di questo funambolo torinese di 42 anni, laureato in filosofia teoretica, che dal 2006 si dedica a queste imprese dedicate a chi soffre di vertigini. Andrea avanza sul filo con una tale tranquillità che sembra la cosa più semplice del mondo, ma in realtà tanto semplice non è. Ho scattato dall’ultimo piano del filatoio (probabilmente senza permesso, ma noi non abbiamo paura di nulla) e dal cortile, con il teleobbiettivo e con il fish-eye (che sia benedetto) sempre utilizzati a tutta apertura. Dopo l’esibizione mi sono infilato in soffitta (sempre contravvenendo le regole) e ho avuto il piacere di conoscere Andrea che si è prestato cortesemente come modello per un ritratto: e lui è terribilmente fotogenico. Ma quello domani.
La sospensione dell’ordinario nell’alzare gli occhi al cielo e, tra architetture urbane familiari, scoprire un azzardo: l’equilibrio sottile del funambolo.
Questa foto è l’ideale continuazione di quella pubblicata qualche girono fa dal titolo ‘Genova per Noi’. E’ stata scattata nello stesso giorno, quasi nello stesso posto (qualche metro più a destra), con lo stesso obbiettivo (fish-eye) e con le stesse impostazioni di diaframma (F/8). La cosa particolare è che l’ho scattata quasi cinque ore prima. Molti dicono che il fish-eye alla lunga possa stancare: io invece lo trovo semplicemente fantastico e non lo tolgo mai dallo zaino. Certo è necessario saperlo dosare, ma gli effetti che regala non sono mai banali.