Che tanto il mondo gira ancora come sempre
Finché c’è vita, beh, c’è la corrente
– Daniele Silvestri (Quali Alibi)
Sono passato nei pressi del cimitero Monumentale di Milano quasi per caso, ero curioso, e sono entrato. Mai avrei immaginato di trovare qualcosa di così meraviglioso. Imponente. Il gusto in alcuni settori è un po’ pesante e di dubbia interpretazione, ma il risultato è un insieme di stili e visioni davvero particolare. Ho trovato, lungo la strada principale, questo interessante obelisco (non chiedetemi il significato e nemmeno cosa possa rappresentare); direi un po’ esagerato come monumento funebre (ma d’altronde gli egiziani hanno costruito le piramidi), al tempo stesso però assolutamente fotografabile. Ho messo il superwideangle e mi sono abbassato il più possibile per riuscire a cogliere il senso di innalzamento al cielo. E spero di esserci riuscito.
Le foto dal basso ad ampia apertura di focale sono diventate un must ultimamente (per il sottoscritto). Senza scomodare la Z di Zampetti e le sue foto Zenitali devo ammettere che è un tipo di immagine che mi affascina. Questa è scattata nel pieno centro della galleria Vittorio Emanuele praticamente da terra (treppiede basso) e con il 14mm. Il titolo è un doveroso omaggio a una foto che scattai diversi anni fa (in modo molto basico, per non offendere) praticamente dalla stessa posizione. La intitolai Ventaglio Milanese proprio per via delle geometrie a forma di ventaglio; nei commenti un lettore mi consigliava di provare un 10mm (APS). Direi che ci ho provato. I risultati sono nettamente migliori anche se vorrei rivisitare la foto antesignana del 2008 (per vedere l’effetto che fa).
Non scrivo da oltre un mese, ed è un record ultimamente. Sarà il caldo, sarà l’estate, sarà la mancanza di ispirazione. Torno indietro nel tempo per legarmi con un filo immaginario al mio ultimo post; siamo ancora a Milano, alla PhotoMarathon meneghina. Il titolo di questa foto è Soffio di Vita (uno dei temi della competizione) e mi lascia un po’ di malcelata tristezza collegare gli ultimi respiri di questo anziano ma elegante signore, che con una certa eleganza osserva le erbacce che invadono le rotaie, a un pensiero così triste. Chi sono io per decidere cosa succederà nel futuro? Ma la fotografia rappresenta anche tutti gli istanti del cammino e mi basta questo per consolarmi. Il particolare di questa foto che mi fa impazzire (e anche un po’ uscire di testa) è la carne in scatola nella mano sinistra. Perché?
Delle foto scattate alla Milano Photo Marathon questa è sicuramente la mia preferita. L’idea era quella di ritrarre una persona nell’ombra, ma ombra intesa socialmente e non come area scura provocata dalla luce. La fortuna è stata quella di riuscire a trovare un mendicante sotto i portici proprio di fronte al Duomo e parzialmente in ombra rispetto al resto dell’immagine. Ho cercato di non farmi notare, sono passato dietro e ho scattato con il 14mm mettendo in evidenza la figura nell’ombra in primo piano (ma senza aprire troppo il diaframma). Ho ringraziato e fatto una piccola donazione. Anche se solitamente non pago i soggetti che fotografo. ;-)
Come ogni città, anche Milano ha il suo rito scaramantico. Esso si svolge all’interno del salotto di Milano, la Galleria Vittorio Emanuele, progettata dall’architetto Giuseppe Mengoni e inaugurata negli anni ’60 dell’Ottocento.
Il passaggio pedonale collega piazza Duomo con piazza della Scala ed è caratterizzato da uno sfarzo di elementi, colori e richiami ad altre culture o città italiane. Tra queste si ricorda anche Torino, città sabauda prima capitale d’Italia, grazie al toro rappresentato in un bellissimo mosaico.
Da anni l’animale richiama milanesi e turisti da ogni dove per compiere il rito scaramantico: tre giri sulle palle del toro col tallone del piede destro. Le dicerie nel corso degli anni sono state diverse in merito a questo rito, dalla fertilità per le donne, al garantirsi una seconda visita a Milano fino al buon auspicio per il nuovo anno. Qualunque sia il motivo del rito quello che è certo è che l’attrazione attira un altissimo numero di persone disposte a mettersi in coda per compierlo.
Domenica scorsa ho partecipato alla Milano Photo Marathon. Il primo tema in gara: “La mia Milano“. Essendo un turista, nel vero senso del termine, ho cercato di rappresentare davvero quello che per me è Milano; ho pensato pochissimo perché lo scatto era ben impresso nella mia mente. Un classico della città del panettone, già visto milioni di volte, ma la mia Milano è tutta in questa immagine: metrò e Duomo. Forse un po’ banale, ma davvero in tema. Nelle prossime ore vi parlerò delle altre foto in gara: ma solo di quelle interessanti. Poche, tranquilli.
Questa foto risale a qualche tempo fa. Siamo a Milano, maggio 2010, durante il WordCamp. E’ un ritratto di strada, scattato quasi al volo; ma mi piace per l’espressione e per la posizione del volto, per i colori, per la modella. Per renderla più interessante ho esasperato il contrasto ed enfatizzato le lentiggini di Cristina: spero mi voglia perdonare per questo, nella realtà è molto più bella. Ma magari un giorno riuscirò a fotografarla con calma e a renderle giustizia.
Non di rado mi trovo a perlustrare il mio archivio fotografico alla ricerca di qualche vecchia immagine interessante. Può capitare che una foto scartata all’epoca non sia po’ così male; questo mi permette anche di capire quanto siano migliorate le mie capacità nel tempo. Praticamente Zero. Perché questa foto del lontano ottobre 2004 la trovo molto interessante: mi piace lo sfondo, mi piace lo sguardo della modella, mi piacciono i colori. Ho già pubblicato diverse foto di Elisabetta. E sono tutte belle. E probabilmente il merito non è del fotografo. :)
Ho scattato questa foto a Milano, un sabato sera, a fine estate. Il soggetto faceva parte di un gruppo di amici, erano simpatici. Ci siamo fermati per parlare con loro e lui mi sembrava il più interessante, il più emozionante dal punto di vista fotografico. Ero seduto e ho colpito con il flash. Senza riguardo. Ho chiesto il permesso per la pubblicazione della foto, addirittura promesso la pubblicazione. E ho mantenuto, anche se a distanza di tempo.
Il Week-End milanese dedicato al BarCamp lo ricorderò a lungo. E’ stato il BarCamp della pazzia. Della mia pazzia. Mi sono divertito tantissimo, prima, durante e dopo. Nel mio cervello è un BarCamp lunghissimo, iniziato giovedì scorso e che ancora non è terminato. Le foto e le discussioni sono la coda lunga dell’evento ma i ricordi vivono di vita propria. Ho scritto di quanto successo in questa lunghissima tre giorni su tutti i social network disponibili, raccontando le gesta dei partecipanti minuto per minuto, ma ci sono alcune immagini, alcune sensazioni, che mi sono entrate nella pelle e che non riesco a dimenticare. Passare tanto tempo insieme a maniaci comportamentali, proprio come me, davvero non ha prezzo. La tecnologia è qualcosa di bellissimo e questo post di Andrea Beggi rende al massimo la mia esaltazione. Questa esaltazione ha toccato punti estremi in questa splendido week-end. E sono contento di vivere un BarCamp infinito… e che non vorrei finisse mai. In questa serie mancano due foto: una perché non posso pubblicarla (troppo ubriaco il titolare della faccia), un’altra perché non sono riuscito a scattare un ritratto decente (senza che venisse cancellata). A queste due persone voglio solo dire una cosa, sincera: vi voglio bene.