Presepe vivente di Bagnasco -2023-

POSTED ON 27 Dic 2023 IN Reportage     TAGS: EVENT, religion, tradition, xmas, nocturne

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Devo ammettere che quest’anno non era mia intenzione tornare a fotografare il Presepe Vivente di Bagnasco, ma data la presenza di un gruppo fotografico monregalese piuttosto nutrito ho deciso di unirmi a loro per osservare, anche nel 2023, la celebre rappresentazione storica (poi in realtà siamo rimasti in 2, ma è un’altra storia)(e poi mi assale sempre il dubbio: ma nell’anno zero, in Palestina, si mangiava la Bagna Cauda?). Complice un paio di novità tecnologiche ho scelto di affiancare alla coppia R+85 anche il binomio R7+35 (che diventa 56mm su APS-C): l’ambiente del presepe di Bagnasco è molto buio e senza ottiche luminose diventa proibitivo. Esiste sempre l’alternativa del flash (meglio off-camera), ma mi sembra di diventare troppo invadente anche se, in alcune circostanze, un lampo di schiarita mi avrebbe sicuramente fatto comodo e salvato da un paio di errori di messa a fuoco millimetrici (ma scattando a 1.2 è complicato raggiungere la perfezione).

Ho camminato e osservato per un paio di giri del presepe (che scorre lungo una linea retta), con molta calma, anche sorseggiando del Vin Brulè, alla ricerca di ritratti che potessero attirare la mia vena artistica: sono scappato via prima della rappresentazione (a gambe levate) e giocoforza mi sono limitato al solo reportage umano, una serie di volti e persone che animano il presepe.

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Villa Baragiola

POSTED ON 19 Dic 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Quasi mai, dovrei controllare, ho pubblicato un articolo urbex iniziando dal bagno come immagine di copertina; ma in questo caso meritava, perché Villa Baragiola non ha molto da offrire all’esplorazione urbana e il bagno -meraviglioso- si trova al piano superiore dove la sicurezza non è proprio garantita, anzi, il rischio di ritrovarsi velocemente al piano inferiore, senza passare dalle scale, è notevole.

Villa Baragiola fu edificata da Andrea Baragiola De Bustelli, noto per la costruzione del vicino ippodromo, a partire dal 1892, su proprietà appartenenti alla sua famiglia. L’edificio, da lui ribattezzato Villa Emma in omaggio alla moglie Emma Ronzini, presentava una pianta quadrata, con al centro il vano della scala intorno a cui si articolavano vari ambienti: biblioteca, armeria, il salone d’onore, illuminato da una grande vetrata che affacciava sul vasto parco. Andrea Baragiola morì nel 1899, pare in duello, e gli interventi di trasformazione proseguirono nel ‘900 ad opera della vedova che decise in omaggio al marito, di proseguire i lavori già iniziati fino al 1925, anno della morte. Nel 1931 la villa fu ceduta al banchiere Giacomo Tedeschi, fu ristrutturata e rinominata Villa Alessandra in onore della signora Alessandra Pecchio. Nel 1932 i figli di Giacomo Tedeschi, Guido e Mario, ereditarono villa e parco in parti uguali. Acquistata dal Seminario Arcivescovile di Milano, la proprietà fu utilizzata fino al 1991 come sede scolastica e la villa, ornata negli anni ’40 con la scritta Humilitas e la corona della famiglia Borromeo, adibita a rettorato e alloggi. Dal febbraio 2001 il parco e la villa sono di proprietà del comune di Varese:

Da qualche tempo si parla di recupero di Villa Baragliola, della voliera liberty e del parco. Grazie a un finanziamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza da 15 milioni di euro l’intero plesso sarà ristrutturato: la villa diventerà un centro culturale a disposizione dei cittadini. Fra le proposte spicca anche la possibile creazione di un museo della Fotografia. La voliera liberty invece potrebbe trasformarsi in un suggestivo e moderno chiosco. Il cuore del progetto però è quello che viene definito housing sociale: 70 appartamenti che saranno concessi in affitto a prezzo calmierato. Il progetto, per usufruire dei fondi, andrà concluso entro il 2026. Il tempo stringe e speriamo che Varese possa abbracciare nuovamente Villa Baragiola.

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Villa Puricelli

POSTED ON 18 Dic 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Piero Puricelli è stato un ingegnere e imprenditore italiano. Si laureò in Ingegneria nel 1905 al Politecnico federale di Zurigo; amava definirsi ingegnere architetto: l’architetto studia la sfida per la realizzazione di un’opera, l’ingegnere risolve la sfida. Lui intendeva interpretare entrambi i ruoli. E fu proprio lui a disegnare e progettare una strada veloce senza incroci e riuscì a realizzarla: la Milano-Laghi, la prima autostrada del mondo. In un’epoca pionieristica fu un’intuizione geniale: nel dopoguerra il mezzo di locomozione più importante era la bicicletta e l’automobile era ancora una peculiarità dei ricchi: nel 1924 in Italia il numero di veicoli a motore circolanti non superava le 85.000 unità.

Villa Puricelli è un bellissimo esempio di stile Liberty, con pianta rettangolare e annesse stalle. Classica nelle facciate settentrionali e orientali, la casa presenta un ricercato gusto eclettico nell’affaccio meridionale. Sono presenti una massiccia torretta con loggia, volumi prospicenti con balconata e bellissime vetrate ad arco, con colonnine binate e ferro battuto. La dimora prende il nome dai suoi proprietari, i Puricelli, famiglia castronnese di costruttori di vie, esperti nell’estrazione di pietre nelle cave, e a capo della società Italstrade. Il nome di un suo componente, Piero, è legato alla prima autostrada italiana, Milano-laghi, di cui fu l’ideatore e promotore. La villa si trova in uno stato di degrado drammatico.

La Villa della Famiglia Puricelli è in avanzato stato di crollo, un modo nuovo (di mia recente invenzione) per definire una situazione di difficile, forse impossibile, recupero. Recentemente, grazie ai soldi del bando di rigenerazione urbana, si è parlato di un progetto per trasformare Villa Puricelli (con il suo parco di 14.000 metri quadri) nella nuova sede del comune di Castronno. Un’idea decisamente ambiziosa, forse troppo dico io, e per certi versi affascinante, ma che potrebbe richiedere una spesa di quasi 4 milioni di euro. Una ristrutturazione complicata e costosa. Riusciranno i nostri eroi nella loro impresa? Ai posteri l’ardua sentenza. Nui non commentiamo, chiniamo la fronte e fotografiamo.

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Villa Ferrari

POSTED ON 10 Dic 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Villa Ferrari non esiste realmente, è un nome di fantasia. Le fonti del mondo urbex sostengono che, nella sala da pranzo, fosse presente un’automobile giocattolo, una Ferrari appunto, ma sinceramente non ho mai visto immagini di questo presunto automezzo. In sala da pranzo però è rimasto un piccolo modellino di Formula 1 con il numero 13 e di colore rosso: dall’estetica potrebbe sembrare un’auto di Maranello risalente alla metà del secolo scorso (epoca Ascari, ultimo italiano campione del mondo). In realtà il modellino di plastica non può essere una Ferrari perché la scuderia del cavallino non ha mai utilizzato quel numero nelle sue auto da corsa: questione di storia, tradizione e scaramanzia. Nelle gare automobilistiche è un numero usato davvero di rado dopo che, ad inizio del secolo scorso, due piloti della scuderia francese Delage perirono in altrettanti incidenti automobilistici: entrambi avevano scelto lo sfortunato numero 13.

Villa Ferrari rappresenta quella che può essere definita la più classica delle location abbandonate. Perché, nonostante qualche probabile e interessante aggiustamento degli arredatori, mantiene totalmente quella che può essere definita un’essenza urbex: è in totale stato di degrado e non è più abitata da diversi lustri, ma al tempo stesso conserva la sua anima e il suo arredo originale. Ed è meraviglioso immergersi nella sua storia: le riviste del secolo scorso, l’arredamento consumato dal tempo, il bagno di un improbabile rosso ferrari (ovviamente), il cavallo a dondolo, le carrozzine in vimini, la bambola, i ritratti di famiglia in bianco e nero appesi alle pareti e, soprattutto, la copia dell’Unità datata 9 ottobre 1958 che racconta la morte di Papa Pio XII (un pezzo di storia).

Esistono classifiche che provano ad individuare la più bella, la più difficile, la più infestata (da non credere): Villa Ferrari non eccelle in nessuna di queste graduatorie, ma mi ha lasciato un’idea di bellezza e pace che raramente avevo trovato nelle mie esplorazioni urbex: sarà per l’evidente stato di abbandono e la tranquillità della sua posizione, non so spiegare chiaramente il motivo. Però mi è rimasta nel cuore e ho respirato tutta la sua storia senza paura e senza fretta.

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Il rudere affrescato

POSTED ON 4 Dic 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

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E poi ci sono quei posti che tutti ti dicono che non merita, che in mappa hai segnato con un colore sfigato come per dire se proprio ci passiamo davanti. Un bel giorno, guarda il caso, sei proprio da quelle parti e vince la curiosità, perché vista dall’esterno sembra anche interessante e perché magari in realtà, dietro a quella descrizione un po’ così, si nasconde un piccolo tesoro. E niente, invece avevano ragione loro: quel posto davvero non merita, non conserva niente di interessante e hai perso del tempo e corso dei rischi per nulla; ma dato che da queste parti ci vantiamo -dal punto di vista fotografico- di trasformare anche la merda in qualcosa di interessante, non ti prendi del tempo per fotografare quel rudere affrescato? Non sempre si può vincere e qualche volta è necessario accontentarsi di un pareggio, se non di una onorevole sconfitta.

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Velate minacce

POSTED ON 29 Nov 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

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…che poi queste minacce tanto velate non sono. Non mi era mai capitato di trovare un messaggio per qualcuno, nel caso specifico addirittura anticipato, con un racconto ai limiti del drammatico, da chi si era infiltrato prima del sottoscritto; il tutto complicato da storie di disavventure e fughe precipitose. Quindi lo sapevo, ero a conoscenza della minaccia -se ti prendo- ma rimane l’effetto straniante perché quel messaggio, scritto con un pennarello su un foglio di carta, sembra indirizzato proprio a te. E ti lascia quel senso di incertezza, di paura, come se quel luogo fosse ancora vissuto, come se ti trovassi, per caso e senza volerlo realmente, nella vita di altre persone.

In quella casa percepisci una sensazione di modernità, di casualità, non quell’idea di chiaro abbandono: eppure tutto intorno crolla, tutto intorno è vuoto, silenzio, disordine, polvere, dimenticato. Ma il tuo cervello non riesce a comprendere la situazione, è alterato da quella minaccia, la percepisce reale e plausibile: ti comprime come se da un momento all’altro si potesse tornare indietro nel passato e riprendere da dove il tempo si è fermato. Ma non è così e quando sei fuori ti fermi qualche minuto, ti siedi in macchina, torni nuovamente a riflettere e nel silenzio ti chiedi perchè, perché quest’ansia? E vorresti ripartire da zero, ma sai benissimo che torneresti a leggere quel messaggio, quella velata minaccia, come in un vortice senza fine.

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La Villa degli Amanti Maledetti

POSTED ON 26 Nov 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Su quella che viene definita la Villa degli Amanti Maledetti è stato scritto di tutto e di più. Quasi sempre a sproposito. La leggenda che si racconta su questa Villa è decisamente cruenta: il proprietario ritornando da una battuta di caccia trovò la moglie con lo stalliere intenti in una celeste corrispondenza di amorosi sensi nella torre della casa. Accecato dalla rabbia uccise sia la giovane moglie che il servo e poi si suicidò con un colpo di fucile. Nelle notti d’estate, in occasione dell’anniversario dell’omicidio/suicidio, gli automobilisti che passano sula statale raccontano di bagliori e ombre che si intravedono tra le vetrate della torre e di sentire grida provenienti dalla casa.

In realtà la storia è cruenta, ma molto meno romanzata. La Villa fu costruita nel 1931 dal proprietario terriero Piero Cerri. Nella notte del 29 luglio 1935, dopo aver parcheggiato l’automobile (un lusso per l’epoca) nella cascina accanto alla dimora, mentre rientrava verso la villa, venne colpito alla testa da due delinquenti. I due uomini presero il corpo di Piero e lo buttarono in una canale vicino alla cascina credendolo morto. Lui si riprese, chiamò aiuto e venne soccorso, ma morì appena giunto in ospedale. Nel secondo dopoguerra la Villa fu comprata da una ricca famiglia di Milano: purtroppo un giorno il figlio dei proprietari morì tragicamente in un incidente d’auto a pochi metri da casa.

Tutte queste storie hanno contribuito a creare un’aurea di maledizione intorno alla Villa e oggi è diventata degli amanti maledetti. Ormai da quasi 30 anni è lasciata abbandonata a se stessa, nessuno crede più nel suo possibile rilancio nonostante le condizioni quasi perfette della struttura che oggi è abitata esclusivamente dai piccioni. Quello che mi ha sorpreso è la mancanza di segni di vandalismo che solitamente in questi casi sono un classico: anche le vetrate della torre sono ancora incredibilmente intatte. Evidentemente la paura della maledizione è ancora molto presente nella mente degli abitanti di questa zona.

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La Bella Addormentata

POSTED ON 22 Nov 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Questa Villa, silenziosa e spoglia, mi ha ricordato la fiaba della Bella Addormentata. Sono stato influenzato da una citazione (che ho inserito in calce), ma ho pensato che fosse davvero molto indovinata. Perché gli arredi e l’eleganza degli ambienti ricordano vagamente la storia raccontata da Walt Disney nel suo celebre film a disegni animati del 1959. E poi c’è la similitudine fra la condizione della principessa Aurora, bellissima e addormentata, e questa villa lineare e pulita, che sembra anche lei aspettare un principe (magari con tanti soldi) che con un bacio (e magari un progetto edilizio serio) venga a risvegliarla.

È chiaro che la fiaba della “Bella Addormentata nel Bosco” ha origini antiche, prima nella versione di Giambattista Basile e successivamente in quelle di Charles Perrault (ne I racconti di mamma l’oca, 1697) e dei fratelli Grimm (ne Le fiabe del focolare, 1812). Ma la mia immaginazione è toccata maggiormente dal cartone animato che rappresenta al meglio l’idea di romanticismo e amore che tutti abbiamo impressi nella mente.

Chiudo l’angolo della poesia e dell’amore e passo a qualche nota puramente tecnica. Per la prima volta ho utilizzato il mio nuovo acquisto, il Canon RF 24mm f/1.8 Macro IS STM: è un obbiettivo che, utilizzato sul sensore APS-C della Canon R7, è perfetto per gli scatti dei dettagli (come la poltrona) in urbex. Perché con il fattore di moltiplicazione diventa quasi un 40mm, è stabilizzato (e con l’IBIS -stabilizzatore d’immagine integrato- della R7 mi permette di utilizzare tempi lentissimi) e ha un’apertura decisamente ampia per essere un 24mm. Inoltre essendo macro riesce ad avvicinarsi molto al soggetto cogliendo dettagli altrimenti impossibili da ottenere. Devo ancora studiarlo a fondo, ma il primo impatto è stato decisamente positivo: ho scattato foto a 1/6 di secondo senza nessun segno di mosso apparente. Un’ultima curiosità: per riuscire a riprendere il bellissimo soffitto di alcune stanze ho scelto di fotografare, udite udite, in verticale. Non mi capita quasi mai, non sono un ammiratore del genere, ma nel caso ho pensato fosse una proposta interessante. Non abituatevi.

Principessina, se la triste profezia si avverasse, bimba mia, non per questo morirai. Ma nel sonno tu cadrai e il tuo sonno cesserà se l’amor ti bacerà. Sia questo il più fulgido dei tuoi doni, che la speranza mai ti abbandoni.
– da La Bella Addormentata

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La voliera liberty

POSTED ON 21 Nov 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, liberty, fish-eye

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I miei contatti/amici conoscono perfettamente la passione del sottoscritto per il fish-eye. L’occhio di pesce è un obbiettivo particolare, che si può utilizzare raramente, per pochi scatti e quindi generalmente è poco utilizzato. Per me rappresenta lo scatto diverso dal solito, lo scatto che può uscire dagli schemi e donare al reportage una prospettiva più intrigante: se il soggetto ha delle forme rotondeggianti diventa difficile, quasi impossibile, resistere. E quando mi sono imbattuto in questa splendida, ma piccola voliera liberty non ho esitato un secondo a sfoderare il mio Sigma 15mm f/2.8 EX DG Diagonal Fish-eye. Per queste foto ho utilizzato due obbiettivi particolari, ma la voliera richiedeva il grandangolo: il Laowa 11mm f/4.5 FF RL e ovviamente il fish-eye. Sono due lenti che mi piace definire bizzarre, piccole e che utilizzo poco, ma che comunque voglio avere sempre con me in urbex. Perché quando meno te lo aspetti arriva il loro momento. E non tradiscono mai.

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Nella tela del ragno

POSTED ON 19 Nov 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

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La ragnatela è un miracolo di ingegneria che affascina da secoli gli studiosi e i curiosi. La sua resistenza è paragonabile all’acciaio, con un carico di rottura di oltre centottanta chilogrammi per millimetro quadro di sezione; il filo del ragno ha una struttura molecolare che si deforma molto se soggetto a torsione, in un modo che l’uomo non è mai stato in grado di riprodurre artificialmente. Quando si cade nella tela del ragno le speranze di salvezza sono ridotte al lumicino. È una trappola mortale.

E mentre camminavo nel giardino di questa splendida villa alla ricerca della porta di entrata mi sono sentito come intrappolato, come se fossi caduto nella tela e riuscissi a scorgere, nell’angolo, l’aracnide pronto ad avventarsi sul sottoscritto. Perché ho sentito quella sensazione di impotenza di chi è imprigionato senza possibilità di liberarsi, di chi cerca di divincolarsi senza speranza. Ma dopo aver quasi smarrito la fiducia ho trovato il varco, e per liberarmi dalla percezione di claustrofobia che mi attanagliava ho lasciato la finta libertà dell’esterno per entrare nell’apparente sicurezza della vera trappola dell’urbex: la potenza dell’adrenalina.

E dentro era buio, terribilmente buio. Un mondo distopico che mi ha scoperto a vagare con la fotocamera chiusa nello zaino e la voglia di capire e scoprire. Poi ho collegato il cervello, è diminuita la frequenza cardiaca e ho iniziato a pensare al motore dell’esplorazione urbex: la fotografia. E come in un gioco di specchi e rimandi ho scoperto che la Villa era la dimora del ragno: meravigliose ragnatele ovunque, in ogni angolo, sulle finestre, sui vestiti, sul lampadario, ad unire libri e storia. Non sono riuscito a decifrare, ma ho compreso che fra queste pareti la cultura e lo studio erano un’abitudine di casa; un’idea di classe e di prestigio al quale non sono riuscito a rimanere insensibile e che mi lasciato un senso di benessere e di appagamento. E nel momento di uscire mi sono sentito finalmente libero e ho respirato a pieni polmoni quel senso di successo e di scampato pericolo che mi travolge tutte le volte che torno nel mondo reale.

La ragnatela, che sarebbe la più scintillante e graziosa cosa del mondo, se non ci fosse in un angolo il ragno.
– André Breton

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La Vasca Rosa

POSTED ON 17 Nov 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, hotel

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Talvolta capita di entrare in luoghi abbandonati al proprio destino e chiedersi: “Ma che roba è?”. Nel caso di questo -plausibile- Bed & Breakfast, la risposta forse è proprio nella tipologia di struttura. Siamo in una splendida zona collinare a vocazione anche turistica, apprezzata dai viaggiatori di tutto il mondo e patrimonio dell’UNESCO; e la prima impressione è che fra queste pareti ci fosse l’intenzione di creare una particolare e attraente struttura ricettiva. Immagino idea purtroppo mai realmente portata a termine, anche perché, nonostante qualche segno del tempo che scorre, il tutto sembra nuovo, intonso, perfetto, mai utilizzato.

Camminando fra le stanze, attraversando scale e corridoi, si percepisce di trovarsi in qualcosa di strano, ma affascinante: tantissime stanze con colori sgargianti, ma sempre diversi fra loro, e la mente si trova a pensare ai nomi segnati sulle chiavi, magari con un oggetto simbolico e colorato per riconoscerle: sino a quando non si entra nella camera confetto, e si rimane abbagliati, stupefatti, dal bagno e dalla sua meravigliosa vasca rosa, che immediatamente diventa il simbolo, l’oggetto cult, di questa esplorazione.

E poi si scende al piano terra e si arriva alla cucina, moderna, ma al stesso tempo anche classica, con i lampadari in vimini e un miscelatore che potrei definire straordinario; e poi ecco la presumibile hall, con pianoforte, divano, zona relax e caminetto. Se non fosse per la polvere e le ragnatele si potrebbe pensare che questo Bed & Breakfast sia quasi pronto per aprire ai clienti e viene voglia di prenotare una stanza: e magari, perché no, proprio quella confetto.

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Citroën Ami 8

POSTED ON 15 Nov 2023 IN Details, Reportage     TAGS: URBEX, car

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Non sono un grande appassionato di automobili: l’importante è che abbiano 4 ruote, un volante, delle aperture per entrare e uscire e, credo, un motore. Ma devo ammettere che trovare questa meravigliosa Citroën Ami 8 in mezzo al verde della collina francese mi ha provocato un piccolo tuffo al cuore; perché si tratta di un’auto particolare, in Italia si è vista quasi niente, e conserva il fascino tipico della metà del secolo scorso quando non si puntava solamente all’estetica, ma più alla comodità, alla pratica. E nonostante fosse una macchina economica e popolare, ecco, io l’ho trovata bellissima.

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La Villa dell’Aquila

POSTED ON 13 Nov 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Questa Villa è quella che solitamente viene definita una capsula del tempo, cioè un spazio chiuso che si è fermato, come congelato, ed è rimasto immutato nella sua epoca. Ci sono sensazioni che si colgono insieme all’essenza di un luogo e che diventano parte integrante della fotografia; e fra queste pareti ho respirato un senso di tranquillità e di pace che ho poi riscontrato anche nelle immagini. Probabilmente perché sono riuscito a fotografare con calma, con tutta la lentezza del mondo: non ho percepito ansia, non ho sentito quel fiato sul collo e quell’adrenalina che sono tipiche di questo tipo di esplorazioni. Mi sono tolto anche il lusso di fotografare con 3 obbiettivi e 2 corpi macchina diversi per cogliere tutte le sfumature di questa dimora abbandonata.

Viene definita Villa dell’Aquila per via del pennuto nero (non sono nemmeno sicuro sia davvero un’aquila), dipinto sul soffitto del salone, che porta fra gli artigli un vessillo. Ed è davvero una capsula del tempo perché qui si possono trovare una serie di oggetti che ricordano il secolo scorso: una lucidatrice, due macchine da cucire, un calciobalilla, una radio a transistor, tre televisori a tubo catodico, una bottiglia di amaro Petrus e le immancabili pagine gialle.

Ho parlato di cogliere tutte le sfumature e in questa esplorazione non mi sono tirato indietro: ho scelto 56 foto, tantissimi particolari, soprattutto i lampadari che sono un mio piccolo vezzo. Ma anche una pianta in controluce e due immagini con il dettaglio (a tutta apertura) dei peluche nel corridoio di entrata. Per una volta sono riuscito anche a trovare la stanza nascosta che solitamente ho la meravigliosa capacità di perdere. E poi c’era anche la famosa e confusa Stanza dei Rabadan, ma quella l’ho trovata troppo complicata e le ho dato solo una rapida occhiata.

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La villa del pittore

POSTED ON 11 Nov 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Scrivere della Villa del Pittore, nome di fantasia, è qualcosa di estremamente complicato e delicato. Perché questa bellissima dimora, che in origine nasce come castello, affonda le sue radici addirittura nel 1200 e fu trasformata in Villa Rinascimentale da Camillo Tadini, verosimilmente nella seconda metà del ‘500. Nel 1829 passò in eredità ai conti Vimercati Sanseverino che ne fecero una casa di villeggiatura chiamandola Serafina, nel 1909 fu venduta ai fratelli Pasquini che la mantennero in ottimo stato fino alla morte di Angelo nel 1950. Seguì un periodo di degrado fino a quanto la villa venne in possesso del celebre pittore Ugo Stringa che la chiamò Augusta in onore della moglie e la riportò ai fasti di un tempo.

La villa è una costruzione che mescola elementi castellano con lo stile rinascimentale, sobria, imponente ma elegante, costituita da due corpi massicci su basamento a scarpa e con una torre medievale alta circa trenta metri con giro di merli ghibellini.

Ci sarebbero tantissime storie da raccontare su questa villa incantevole, alcune risalgono alla notte dei tempi, altre -decisamente più tragiche– hanno portato all’abbandono probabilmente definitivo. E allora preferisco raccontarVi quella più delicata, quasi una poesia, perché di questo luogo magico la poesia è elemento fondamentale. Nel paese si raccontava, da sempre, che all’interno della Villa vivesse un fantasma di nome Helmut. Helmut non era un fantasma cattivo, di quelli che spaventano i bambini, era un fantasma buono tanto da diventare il compagno di giochi dell’ultima bambina che, fra quadri ed opere d’arte, ha vissuto tra queste pareti. Helmut era il suo amico immaginario, un amico buono e felice, che probabilmente le ha ispirato le storie che, da grande, ha raccontato ai bambini più piccoli. Purtroppo Helmut non è riuscito ad impedire la tragedia che ha portato alla chiusura della villa e da quel giorno è rimasto da solo a vagare nelle stanze di questa meravigliosa dimora.

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La villa sulla cascata

POSTED ON 8 Nov 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Viene definita la Villa sulla Cascata perché, ovviamente, si trova vicino ad una piccola cascata, presumo artificiale. Potrebbe sembrare normale, ma in realtà non credo possa definirsi tale. Perché la cosa che ho trovato davvero sorprendente, ma potrei dire anche assurda, è il rumore: costante, continuo, fastidioso, fortissimo. Senza soluzione di continuità, un rumore di fondo incessante che entra nell’anima. E se questa rumore è stato duro da digerire per poco meno di un’ora, credo che passare la vita qui possa diventare un inferno. Non so se sia arrivata prima la cascata oppure la Villa, ma sono propenso a pensare alla seconda soluzione perché nessuno potrebbe avere l’ardire di costruire una casa in mezzo a questo frastuono. E immagino una protesta e un progressivo abbandono, la sopportazione umana ha un limite. Esiste anche l’ipotesi contraria, ma sinceramente mi sembra una possibilità piuttosto remota.

In questa villa ho trovato tantissimi spunti fotografici interessanti: il passeggino, i fiori finti, la vestaglia, le foto, l’enorme quantità di riviste. Mi ha colpito con un fortissimo senso di malinconia, un’idea di tristezza molto presente. E poi quella boccetta di profumo, un’originale acqua di Colonia 4711. Un piccolo gioiello, un tocco di classe, non saprei come definirlo: ma regala a questa dimora abbandonata un senso di storia e di aristocrazia tedesca.

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L’hotel delle Fiabe

POSTED ON 2 Nov 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, hotel

L'hotel delle Fiabe /20

Nella vita di ognuno di noi ci sono momenti importanti, anche decisivi, e in questi momenti è sicuramente utile riflettere e parlare con se stessi. Ragionare con calma e non farsi prendere dalla voglia di mandare tutto all’aria. Magari ascoltare anche il consiglio di un amica. Ci sono geometrie inspiegabili che portano ad accadimenti per certi versi sorprendenti. Talvolta si entra in luoghi abbandonati e si ha l’immediata percezione del fallimento, della futile resilienza allo scorrere del tempo. In altre occasioni invece, più sporadiche, si rimane esterrefatti e ci si chiede cosa possa mai essere successo per costringere quel luogo a cedere il passo e diventare abbandonato. Magari proprio una variabile impazzita, una geometria inspiegabile: basta un momento, un sussulto, una decisione presa troppo di fretta e senza riflettere, per chiudere i conti con il futuro. Le mie sono elucubrazioni mentali degne di Franz Kafka, perché non conosco la storia di quello che abbiamo definito, in modo forse eccessivamente pomposo, Hotel delle Fiabe: di certo però rimane la sorpresa e la mancata comprensione degli eventi che lascia come sospesi nel vuoto, senza possibilità di volare. E la domanda rimane sempre la stessa di sempre: perché?

[…] Ma è anche vero che la vita di ciascuno di noi è piena di variabili, e accadimenti imprevedibili, di geometrie inspiegabili. Qualsiasi cosa può succedere.
– Paolo Volpi

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