Quando ho prenotato il biglietto sapevo che la visita alla Sainte-Chapelle di Parigi sarebbe stata emozionante. Mai però avrei pensato di poter essere colto dalla Sindrome di Stendhal; l’entrata nella cappella superiore è stato un tuffo al cuore, non è possibile nemmeno immaginare di poter assistere a una bellezza di questo tipo: mi guardavo intorno e non capivo, sono rimasto come sotto shock, le pulsazioni sono salite di colpo e per qualche istante sono rimasto immobile e senza parole. Avevo visto le foto, ma niente può permettere di comprendere il livello di arte e spettacolare bellezza che si incontrano varcando la soglia di ingresso della chiesa che all’epoca conservava le importanti reliquie della corona di spine di Gesù.
Ho impiegato qualche minuto a riprendermi e ho cercato di capire come fotografare la Sainte-Chapelle. Come si può facilmente immaginare è molto buia e non è possibile utilizzare il treppiede; ho quindi alzato gli iso a 800 e aperto il diaframma: sono riuscito a contenere a f/3,5 senza andare alla massima apertura del grandangolo. L’idea era quella di esaltare le incredibili vetrate (prima di visitarla Vi consiglio di leggere cosa rappresentano e come sono state realizzate alla fine del 1200) e quindi creare un contrasto forte con il resto della chiesa. Avrei potuto illuminare maggiormente in post-produzione, ma quando si è dentro la seconda cappella la luminosità è bassa proprio per creare un effetto straniante per il visitatore. Ho scelto 21 foto, alcune molto simili fra loro: forse sarebbe stato meglio semplificare e ridurre il numero di immagini, ma ho preferito pubblicarle tutte proprio per tentare di mostrare la sensazione di meraviglia che ho provato quando nel centro della navata mi sono guardato intorno senza capire come potesse essere possibile quello mi circondava. E a distanza di oltre 12 mesi non sono ancora riuscito a capirlo.
Palazzo Carignano, progettato nella seconda metà del Seicento da Guarino Guarini, è un edificio storico nel centro di Torino, considerato da sempre uno dei più pregevoli esempi di Barocco europeo. Il Palazzo, legato modo particolare alla storia Risorgimentale italiana, fu destinato inizialmente ad ospitare il primo Parlamento Subalpino e poi il Consiglio di Stato.
Ho ottenuto il permesso di fotografare questo splendido palazzo grazie alla collaborazione con Giroinfoto, la rivista dei fotonauti; le fotografie sono scattate in priorità di diaframma con l’utilizzo del treppiede e sono quasi tutte il risultato di tre scatti uniti in post-produzione. La difficoltà maggiore è stata, data la presenza di numerosi specchi, quella di riuscire a non lasciare nessuno degli altri fotografi presenti (ben 4) nelle foto o riflessi in qualche superficie. Per fotografare dal basso lo spazio interno sono tornato a Torino tantissime volte: fra lavori in corso, brutto tempo e cielo poco interessante non riuscivo a trovare la foto perfetta. Non sono riuscito comunque a trovarla (mai essere soddisfatti), ma almeno qualcosa di decente ho scattato: 14mm praticamente rasoterra con le persone intorno che mi osservavano come se fossi pazzo; niente di strano.
Aldo Rossi è stato un architetto e teorico dell’architettura italiano. È stato il primo italiano a vincere, nel 1990, il Premio Pritzker (praticamente il nobel dell’architettura), seguito otto anni dopo da Renzo Piano. Nel 1971 vince il concorso di progettazione per l’ampliamento del cimitero San Cataldo a Modena, è la sua prima creazione importante che gli donerà fama internazionale. Lo studio, realizzato in collaborazione con Gianni Braghieri e denominato L’azzurro del cielo, prevedeva uno stile razionalista-metafisico con linee essenziali e pulite. Il progetto venne modificato nel 1976 e inaugurato nel 1987, ma a distanza di 53 anni non è ancora terminato (e credo non lo sarà mai).
Il cimitero nuovo è dominato, al centro del cortile, da un alto edificio di forma cubica (molto simile al Palazzo della Civiltà Italiana del quartiere EUR di Roma) in calcestruzzo colorato in rosso, che rappresenta la casa dei morti in contrapposizione alla casa dei vivi. E’ completamente cavo all’interno ed è contraddistinto da sette linee orizzontali di finestre quadrate di due metri per lato disposte in nove colonne verticali (totale 63 finestre per ogni facciata). Quando sono arrivato nei pressi del cubo di Aldo Rossi (passando dalla strada sbagliata) sono rimasto impietrito. È una costruzione moderna, essenziale, che non ha un’estetica apprezzabile: ma lascia comunque senza fiato. Perché esce dagli schemi e ha un impatto devastante: per la posizione, per il colore, per la forma e per quello che lo circonda; è inaspettato, insolito, fragoroso. Sono rimasto quasi un’ora a fotografare: il silenzio della mattina e l’assenza quasi totale di essere umani hanno aggiunto un’aura importante al momento. Per chi, come me, ama le geometrie, la pulizia, le linee essenziali e moderne, il cimitero nuovo di Modena è uno spettacolo imperdibile.
Nello scorso mese di aprile ho partecipato a Torino all’evento I Palazzi delle Istituzioni si aprono alla città. Un itinerario culturale con partenza dal Palazzo Civico, sede del municipio, con una visita alle sale auliche, culminante nella Sala Rossa, cuore della vita amministrativa torinese, e nell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Comunale, eccezionalmente aperto al pubblico. Qui c’è stato l’incontro con Maria Grazia Grippo, attuale presidentessa del consiglio comunale, che ci ha presentato l’evento in modo decisamente esaustivo. Abbiamo quindi raggiunto i Musei Reali per la visita nelle sale di rappresentanza di Palazzo Reale, centro di comando della dinastia sabauda e prima reggia dell’Italia unita. Quindi attraverso il collegamento dello Scalone monumentale abbiamo raggiunto la Galleria alfieriana delle Segreterie di Stato, attuale sede della Prefettura di Torino, che definire bellissima è forse riduttivo. Ultima tappa la sala storica che ospitava l’ufficio di Cavour; il percorso è terminato nell’archivio di Stato e nelle preziosa Biblioteca, i cui ambienti furono progettati da Filippo Juvarra come sede dei Regi Archivi, uno dei luoghi più segreti dello Stato sabaudo, riservato al re, ai ministri e agli archivisti della Corte.
Non ho fotografo tutto nel dettaglio, sono immagini didascaliche che si possono trovare con una semplice ricerca. Ho preferito ascoltare la guida con attenzione perché la storia di alcune sale meritava la massima concentrazione. Ho scelto di pubblicare solo alcuni scatti, quelli che mi hanno colpito di più l’occhio. Non ci sono foto di Palazzo Reale perché ero già stato di recente e quindi non ho fotografato quasi nulla. Comunque nulla di interessante. La prossima spedizione è prevista il 4 novembre, merita ed è totalmente gratuita: se trovate ancora posto merita il viaggio.