Le frecce tricolori, orgoglio dell’aviazione italiana, sono passate, in occasione del 69° raduno dei Bersaglieri, per la prima volta nel cielo di Cuneo. La mia idea era di scattare una foto con la statua di Barbaroux in piazza Galimberti e sullo sfondo gli Aermacchi MB-339 dell’aereonautica militare con la bandiera italiana. Purtroppo qualche genio ha pensato di piazzare una gru enorme proprio nel centro della piazza e mi sono dovuto arrangiare in post per eliminare lo stramaledetto braccio meccanico. Quando sono arrivate (un po’ a sorpresa e in anticipo) stavo amabilmente parlando con alcuni amici, per fortuna avevo già impostato la macchinafoto per scattare a tuttaapertura e con la raffica (dal giorno prima); come sempre le frecce tricolori sono uno spettacolo meraviglioso.
La mattina del 4 aprile, dopo una incursione aerea e un attacco di artiglieria, partì la fanteria con supporto di carri armati sovietici e rumeni e copertura fornita da navi della flotta sovietica nel Danubio. L’esercito fascista fu sopraffatto, ma la battaglia proseguì in forma di guerriglia urbana dove agivano alcuni gruppi della Guardia di Hlinka e delle SS. Nel pomeriggio le truppe dell’Armata Rossa raggiungevano i bordi occidentali della città cacciando i tedeschi e concludendo vittoriosamente i combattimenti. Nella battaglia rimasero uccisi 742 soldati sovietici, insieme a 470 tedeschi e ungheresi, e 121 civili.
Le vittime sovietiche sono sepolte sulla collina dello Slavín, vicino al centro di Bratislava, ove era presente un cimitero da campo. Qui fu eretto nel 1957-1960 un grande memoriale progettato da Ján Svetlík per commemora la liberazione della Slovacchia ad opera dell’Armata Rossa e i tanti caduti. Il monumento ha un atrio centrale che riporta statue, iscrizioni e un sarcofago di marmo bianco, chiuso all’interno di un portico colonnato perimetrale sui quattro lati, sulle pareti del quale sono apposte lapidi con le date della liberazione delle principali città della Slovacchia.
L’opera, visibile da molti angoli della città, è sormontata da un obelisco sulla cui cima c’è, a 42 metri di altezza, una statua di un soldato sovietico che issa una bandiera. Il terreno circostante ospita le salme di 6.845 soldati sovietici suddivise in 6 sepolture collettive e 278 individuali. Si tratta di oltre un decimo dei più di 63 mila soldati dell’Armata Rossa uccisi nella guerra di liberazione dal fascismo della Slovacchia e dell’Europa. Nel 1961 lo Slavín fu dichiarato Monumento culturale nazionale.
Da socio FAI devo e voglio partecipare agli eventi che l’associazione organizza per mostrare al pubblico le meraviglie, magari nascoste, che può vantare il nostro paese; proprio nello scorso fine settimana si sono celebrate le giornate FAI di primavera. E il palazzo della Banca d’Italia di corso Nizza a Cuneo non potevo lasciarmelo sfuggire. Il palazzo fu progettato dall’ingegner Ettore Piacentini, per conto dell’Ufficio Tecnico di Roma della Banca d’Italia. La costruzione, iniziata nel febbraio 1926, venne completata due anni più tardi, il VI anno dell’epoca fascista come viene ricordato dal mosaico che si trova nel pavimento dell’atrio. Oggi il palazzo è sede dell’accademia delle Belle Arti e non è aperto alle visite. Accompagnati da due bravissimi e giovanissimi volontari del FAI abbiamo visitato solamente l’atrio e la sala principale recentemente restaurata e che mantiene ancora gli originali sportelli del pubblico. Avrò visto il palazzo della Banca d’Italia centinaia di volte, ma non mi ero mai soffermato sulla sua storia ed è sempre qualcosa di affascinante studiare e conoscere il proprio passato. Appena entrati nel salone ho notato il meraviglioso soffitto e mi sono piazzato con il treppiede perfettamente al centro della stanza con la macchina fotografica in bolla: ho notato qualche occhiata un po’ strana da parte degli altri visitatori. :-)
Quando sono arrivato a Novara ho parcheggiato in Baluardo Quintino Sella: volevo fare in modo di entrare in città ammirando la maestosità di San Gaudenzio. Mi sono infilato in una via laterale e la sagoma della celebre cupola progettata dal genio di Alessandro Antonelli mi è apparsa come per magia. È bellissima e clamorosa. Purtroppo al momento, causa pandemia, le visite sono chiuse, ma è uno dei miei obbiettivi per il prossimo futuro: salire in cima alla guglia, a 100 metri di altezza. Ci riuscirò.