
Iniziamo subito con il dire che non mi aspettavo di essere circondato da decine di bambini festanti (e urlanti); ma avrei dovuto intuirlo perché la storia di Hercules è mito, leggenda, fantasia, è anche un cartone animato Disney, di domenica pomeriggio: ecco, qualche avvisaglia a dire il vero c’era. Lo spettacolo è stato divertente con picchi di entusiasmo alle apparizioni del simpatico Pegaso, il mitico cavallo alato di Ercole (addirittura ovazione ai saluti finali), ed è stato applaudito anche dagli adulti. Io mi sono divertito e ho apprezzato molto i personaggi maschili che hanno accompagnato l’eroe: Filottete (come ha fatto ad indossare quelle calzature per tutto lo spettacolo rimane un mistero) e Ade, semplicemente perfetti nella loro caratterizzazione. È chiaro che la sceneggiatura viene ricondotta al classico Disney del 1997 e ne ripete fedelmente la trama (e immagino anche qualche battuta, ma ammetto di non aver mai visto il film). Concludo la prima parte del post con i complimenti, sinceri e doverosi, alla compagnia Once upon a time di Carrù: sono giovani, bravi e hanno una passione per il teatro e la recitazione quasi commovente: mi sono piaciuti tantissimo, sia nel backstage che sul palco, e non voglio aggiungere altro per non cadere nella retorica.
Parliamo di fotografia? Si, ovviamente. Ho scattato quasi sempre in piedi, a bordo teatro, con il 70-200 impostato alla massima apertura (anche qualche scatto con il 50mm). La sala era buia, ma il palco comunque ben illuminato e sono riuscito a tenere bassa la sensibilità utilizzando la coppia 1/125 – 800 ISO, tranne le scene con Ade negli inferi perché le luci calavano drasticamente (d’altronde tutti sappiamo che l’inferno è buio). Ho conservato 226 foto, ma risparmio qualcosa e Vi racconto la storia con un riassunto di solo 47 immagini. Buona visione.





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Quando Asia mi ha proposto di fotografare a teatro ho accettato con entusiasmo. Perché ADORO fotografare a teatro: è una sfida difficile e complicata, ma i risultati sono quasi sempre interessanti. Nel caso si trattava de “La Leggenda di Hercules” messo in scena al teatro civico Milanollo di Savigliano dalla giovane Compagnia Teatrale Carruccese Once Upon a Time. Ovviamente ho inserito una condizione essenziale e importante: poter fotografare nel backstage almeno un’ora prima della rappresentazione. Perché ritengo che sia fondamentale per la riuscita degli scatti di scena, perché si impara a conoscere gli attori e perché ritengo che, con una buona capacità camaleontica, si possano tirare fuori scatti interessanti. Ne ho scelti 19, trasformati come sempre in bianco e nero (i colori dietro le quinte non sono mai interessanti). Per le foto di Hercules sarà necessario pazientare ancora qualche ora. Stay Tuned.





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Fontane Bianche è il nome da una località con le sabbie bianche in Sicilia vicino Siracusa, chiamata così per le numerose fontane naturali di acqua dolce che sgorgano nel mare.
Ricerca sulle forme archetipe tradotte in geometria pura e reinterpretate in chiave contemporanea. Metafora del rapporto tra psiche e materia, dialogo tra cerchio e quadrato.


Cosa ci fa la testa del David di Michelangelo rovesciata in un cortile del centro di Torino? No, non l’ho fatta cadere io. E’ un’opera dell’artista Andrea Salvatori, si chiama The Big Testone ed è stata inaugurata il 12 settembre 2019 all’interno del cortile di Palazzo Villa di fronte all’ingresso del negozio del lusso San Carlo 1973. La testa è vuota, al suo interno l’artista ha piazzato delle stelle, un simbolo che Andrea Salvatori utilizza spesso e i visitatori hanno buttato delle monete. Perché? Non è dato saperlo, ma la gente è strana: avranno espresso un desiderio che sicuramente si sarà realizzato. Vicino è scritta una frase di Kant, ma rovesciata: “Il cielo stellato dentro di me, la legge morale fuori di me”. Perché? Non lo so, non posso sapere tutto. :-)
Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me.
– Immanuel Kant