Forse è l’inizio del nuovo anno che porta novità, ma in questo periodo mi torna sempre la voglia di giocare (il titolo ha un doppio significato) con le ottiche vintage. E durante una gita -veloce- sulla spiaggia di Pietra Ligure ho deciso di portare con il me il meraviglioso Takumar 135mm F/2,5 Super-Multi-Coated: ovviamente mi riferisco alla seconda versione, quella più ricercata (e costosa) per via delle sue elevatissime prestazioni ottiche. Molti fotografi esperti concordano infatti nel dire che questo modello (a 6 elementi) sia il miglior 135mm mai prodotto. In realtà, nonostante l’altissima qualità, credo che le ottiche moderne abbiano (sotto certi aspetti) una resa migliore; diciamo che se restringiamo il campo alle ottiche che possiamo definire vintage è chiaro che la definizione miglior 135 mai prodotto assume un significato più reale. E per provare un’ottica antica non potevo che scegliere un soggetto decisamente più giovane (differenza di età circa 40 anni): peccato che la modella, allegra e sbarazzina, fosse in vena di correre sulla spiaggia e fotografare con il 135mm a fuoco manuale una bambina che corre senza mai fermarsi non è proprio un gioco da ragazzi. :-)
Così come spaventano, le vite sconosciute sono le sole alla quali possiamo chiedere la verità.
– Davide Grittani – La bambina dagli occhi d’oliva (Arkadia Editore, collana SideKar)
Finalmente è caduto, dopo oltre un mese di attesa il nostro traballante ha deciso di sfidare la gravità. E da questo pomeriggio siamo senza un dente, ma il sostituto è già pronto a subentrare. Ho colto l’occasione per uno Ius Primae Fotis con il nuovo (si fa per dire) Minolta MD Rokkor 50mm f/1.7. Ovviamente tutta apertura e ISO a 1600 per mettere l’ottica (e il sottoscritto) alle strette. Messa a fuoco complicata e non proprio precisa. Effetto vintage assicurato (anche e soprattutto in post). E questa notte aspettiamo il passaggio di Raton Perez, il nostro topolino del dente.
A Beinette, i ragazzi della parrocchia hanno creato, per Natale, una sorta di cammino magico fra le cappelle del paese. Il percorso fra i presepi è tempestato di stelle dorate di cartone e per i più piccoli il gioco è riuscire a contare quante più stelle possibile. Per l’occasione ho tirato fuori il mio Carl Zeiss Jena Tessar 50mm f/2.8 e sono andato con Alice alla ricerca delle stelle; durante le feste mi torna sempre in mente il vintage. Il Tessar è uno schema ottico sviluppato dalla Carl Zeiss, brevettato nel lontano 1902 su progetto del celebre Paul Rudolph, e poi largamente usato come obiettivo anche in tempi moderni: l’ottica in mio possesso è stata prodotta fra il 1984 e il 1990 in Germania Est. La caratteristica più riconoscibile di questa lente è il celebre bokeh a bolle di sapone, abbastanza visibile nella prima foto; la nitidezza a tuttaapertura non è straordinaria, ma nonostante gli anni e il progetto ottico datato è comunque divertente tornare (per qualche scatto) a fotografare completamente in manuale; sulle mirrorless elettroniche il focus peaking aiuta molto nella messa a fuoco (soprattutto ad ampie aperture) e il gioco risulta davvero semplice. E niente, la scimmia vintage non accenna a lasciarmi in pace. :-)
Questo piccolo angelo (quello della foto) ha passato l’ultimo giorno dell’anno in punizione (perché qualche volta, raramente, diventa demone). Ma credo che oggi riuscirà comunque ad andare al cinema: in famiglia non riusciamo ad essere cattivi e severi come sembra. E colgo l’occasione per pubblicare questa immagine, la prima scattata con il nuovo RF 50 F/1.2 L USM, ovviamente a tuttaapertura. Si tratta di uno Ius Primae Fotis, una definizione, un piccolo gioco di fotodialoghi, la mailing-list dedicata alla fotografia che frequentavo nel secolo scorso. Oggi è anche il primo giorno del nuovo anno e per augurarVi (di nuovo) uno splendido 2020 utilizzo queste bellissime parole di Sara Taricani: sono in bozza da due anni, e finalmente è giunto il momento di utilizzarle.
Si chiude un anno che ci ha amato e sfidato, un giocoliere che ci ha tenuto col fiato sospeso mentre lanciava in aria le crisi, le speranze, le certezze e le fragilità, legandole in coreografie diverse, a volte indulgenti, a volte spericolate. Come un artista, è stato capriccioso e seducente. Crudele, quando ha colpito basso. Fedele, quando ha realizzato i programmi, facendo fruttare ciò che si era piantato. Ha viaggiato deridendo la bussola, seguendo la rotta. Ha esplorato con noi nuove terre con poca convinzione, con divertita curiosità. Ha consolato con delicatezza, ha giudicato senza pietà. Ci ha ammonito tutti: il passato non va dimenticato. Ha mortificato la nostra ingenuità: per spingerci avanti, bisogna lasciar andare il peso che portiamo. L’anno si chiude con l’invito ad aprire. Il nuovo che ci attende è la più bella eredità dei capitoli già scritti. Il nuovo che ci attende porta cambiamenti che neanche si possono immaginare. Buon anno a tutti voi.
– Sara Taricani
E’ un po’ di tempo che non pubblico una foto di Alice (ma continuo a fotografarla). E colgo l’occasione del ritorno in Sicilia (ma solo con la fotografia) per ricordare questo bellissimo momento al Teatro Antico di Taormina. Perchè quel giorno la curiosità storica ha preso il sopravvento e Alice ha preteso di ascoltare la storia del Teatro dall’inizio alla fine: e si è seduta fra il pubblico ad ascoltare le incredili vicende greco/romane (le piace la mitologia) con gli occhiali da sole della mamma. E ogni giorno che passa è sempre un po’ più grande.
Questa è una delle foto con il quale ho partecipato alla 5ª edizione della Maratona Fotografica di Primavera organizzata da MondovìPhoto (e quindi anche un po’ da me). Il tema per questa foto era La città è una giungla. Appena ho visto il titolo mi è subito balzata in testa l’idea: aveva visto poco prima la truccabimbi e avevo a disposizione una bambina. E’ stato facile, quasi fisiologico, collegare le due cose. Le altre non le pubblico per decenza, questa invece la trovo divertente (mi piace soprattutto per la fantasia); la giuria ormai ha votato e quindi non posso influenzare il lavoro dei giudici. :-)
Il vintage e l’autunno danzano sulle stesse note emozionali. Entrambi rievocano malinconia e romanticismo. Riflessioni e ricordi, talvolta di famiglia. Un tappeto di foglie cadute e un soffitto di cielo e di rami dei noccioli hanno creato la cornice ideale per le mie foto. Il rosso del cappotto spicca tra le tinte tenui del boschetto; mentre i sorrisi spontanei e gioiosi di Alice, i suoi sguardi curiosi ed entusiasti, i suoi gesti così giocosi e vivi infondono spensieratezza e una pace d’altri tempi. Tempi così lontani ormai che sembrano essere mai esistiti, gli anni dell’infanzia di 30 anni fa, quando a indossare quello stesso cappottino rosso ero io. E anch’io mi divertivo a correre sotto una pioggia di foglie secche. (Michela)
La settimana scorsa, a Fossano, si è tenuta l’undicesima edizione di Mirabilia: mi permetto di definirlo il festival degli artisti di strada. Fra gli ospiti della manifestazione mi ha colpito molto Steli, performance messa in scena dalla compagnia Stalker Teatro di Rivoli. Non ho mezzi linguistici per definirla in maniera completa: si tratta in sostanza di tanti bastoni colorati incrociati fra di loro con il nastro adesivo che formano una gigantesca struttura decisamente variopinta e, soprattutto, molto fotogenica. Al termine del lavoro di montaggio il pubblico è chiamato a camminare in mezzo all’installazione a tempo di musica. E ci si diverte parecchio, sembra di essere Tom Cruise in una nota scena di Mission Impossibile. Anche Alice ha voluto provare l’esperienza e credo che le foto esprimano al meglio la sua soddisfazione.
“Steli” è un intervento urbano della compagnia Stalker Teatro realizzato in collaborazione con il Dipartimento Educazione del Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli. Una performance interattiva, dal forte impatto visivo che si rivolge a un pubblico eterogeneo, curioso e attento alle novità. Un spettacolo dal vivo visionario, un ponte tra arte visiva e performing art, che può essere presentato anche in luoghi non convenzional.
“Steli” è una delle performance del ciclo “Reaction”, un più ampio progetto sperimentale che indaga, secondo la poetica tipica della compagnia, il rapporto fra arti visive e teatro.