Sabato scorso è stato inaugurato il monumento dedicato agli Invincibili all’area sportiva di Piazza, recuperata grazie ai fondi dei soci del Toro Club di Mondovì presieduto da Claudia Forzano. E’ stata una cerimonia particolare e toccante: hanno parlato il Sindaco di Mondovì Paolo Adriano, l’assessore allo Sport (gobbo) Luca Robaldo, Franco Ossola, e le sue parole sono sempre intrise di emozioni, ricordo e memoria, il giornalista e scrittore di fede granata Beppe Gandolfo, e il direttore esecutivo del Torino Fc Alberto Barile. E quest’ultimo, parlando del campionato appena concluso, ha anche detto in modo sibillino: “[…]in attesa del risultato definito di questa stagione[…]”. Vedremo, non mancano troppi giorni.
Al termine della cerimonia di inaugurazione, alla presenza di Torino Channel, si è disputata una rievocazione storica dell’ultima partita degli invincibili a Lisbona: Benfica-Torino. I ragazzi delle scuole superiori di Mondovì hanno indossato le casacche dell’epoca preparate per l’occasione e hanno ‘rigiocato’ quella partita. Vedere Mazzola e Ferreira incrociare ancora i tacchetti è stato davvero particolare: per l’occasione ho deciso di fare uno strappo alla regola e di pubblicare due immagini anticate. Era il 3 Maggio 1949.
Ieri pomeriggio a Mondovì si è materializzato (invitato dal Toro Club Popolo Granata) il regista del Toro per antonomasia: Eraldo Pecci, detto Piedone, uno dei protagonisti dell’ultimo scudetto granata. Alla libreria Confabula ha presentato il suo ultimo libro: Ci piaceva giocare a pallone. Racconti di un calcio che non c’è più. Introdotto dall’inossidabile e geniale Manlio Collino, per i tifosi del Toro celebre per essere stato l’inventore e il direttore di Fegato Granata, Eraldo ha presentato il suo libro raccontando aneddoti a ripetizione sul calcio (ma non solo) e divertendo gli appassionati (Pecci è granata, ma riesce a essere apprezzato in modo trasversale) che hanno partecipato all’evento. Io ho colto l’occasione per qualche foto, ovviamente, e le copie autografate, con dedica, dei suoi libri.
Ieri sera ho avuto l’onore e l’ardire di fotografare la cena sociale del Toro Club ‘Popolo Granata‘ di Mondovì e del Toro Club ‘Amici del Fila‘ di Caraglio. Presenti alla serata, oltre a 230 tifosi granata, il direttore Generale del Torino Calcio Antonio Comi, i giocatori Ola Aina e Armando Izzo e Chicco Blengini, tifoso del Toro e allenatore della nazionale italiana maschile di pallavolo (medaglia di argento alle ultime olimpiadi). E stata una serata faticosa e piacevole. Piacevole perchè Armando e Ola sono stati davvero deliziosi, hanno assecondato le esigenze e le richieste di tutti i tifosi, grandi e piccini, senza battere ciglio. Faticosa perchè riuscire a fotografare 230 persone munite di cellulare che scattano selfie, e foto, e selfie, e si alzano e chiedono autografi non è stato facile. Purtroppo questo mi ha impedito di fotografare come avrei voluto e alcune immagini sono saltate. Ho deciso di pubblicare, qui, una sola foto, l’ultima che ho scattato e anche l’unica nel quale ho chiesto ad Armando e Ola di posare per me. Purtroppo la qualità non è eccellente (flash on camera), ma voglio comunque conservarla come ricordo della serata. Forza Vecchio Cuore Granata. #sempreforzatoro
Per tutti coloro che hanno partecipato alla serata, cliccando QUI, trovate tutte le foto che ho scattato. Rimarrano visibili sino a fine mese, per scaricarle basta premere, come sempre, il tasto destro del mouse e scegliere ‘Save AS’. Per qualsiasi richiesta scrivetemi pure all’indirizzo che trovate nella scheda ‘CONTATTI‘ sotto il titolo. Buona visione.
I tifosi del Toro sono accusati di vivere nel passato, di essere amanti della retorica a basso costo. Probabilmente è vero. Ma siamo fieri di essere così, di sentirci ostinatamente diversi: in un mondo rutilante, che guarda solo ai successi e ai titoli, noi siamo orgogliosi di amare visceralmente la nostra storia e di esserne custodi nel tempo. Sono passati 69 anni dal quel tragico 4 maggio, da quel giorno di pioggia: sono tanti, tantissimi. La stragrande maggioranza dei tifosi granata non ha visto giocare il Grande Torino, eppure il ricordo della squadra italiana più forte di tutti i tempi è ancora vivo e indelebile nella memoria di tutti; e non può finire. Semplicemente Immortali.
Se sei tifoso Granata hai perfettamente chiara l’idea di far parte di una comunità, di qualcosa più grande di te. Anzi: sentirsi parte di quella comunità, non è la cosa più importante. E’ l’unica cosa che conta! Se voi che leggete, non ne siete parte, non tentate di capire. Lasciate perdere, non fate neanche lo sforzo. L’unica cosa fondamentale è che rispettiate l’esistenza di un noi . E se quel noi è così diverso dal voi, non è colpa vostra. Perché per capire, bisogna essere entrati, almeno una volta, al Fila, quando era un prato con ruderi attorno, bisogna aver sentito, una volta appena, il Capitano, leggere i nomi sulla lapide di Superga ogni 4 Maggio. Essere del Toro, significa conoscere quel rumore dello schianto, senza averlo mai sentito e amare quella Squadra senza mai averla vista una volta giocare, ma soprattutto, essere del Toro significa, quella Storia, avere il desiderio e bisogno, di continuare a raccontarla. Essere del Toro, significa essere custodi di un fuoco sacro accesosi 69 anni fa, fra i rottami di un areoplano. (Mauro Berruto)
Il Filadelfia è un sogno che si realizza. Siamo tornati a casa. È la frase che tutti ripetono, molti con le lacrime agli occhi (sottoscritto compreso), da questa mattina. È un mantra incessante che solo un tifoso del Toro può comprendere. Perché su questo campo, costruito dal conte Enrico Marone Cinzano nel 1926, è arrivato il primo scudetto e su questo campo il Grande Torino di Valentino Mazzola è rimasto imbattuto per quasi 8 anni e 106 partite consecutive: dal 25 ottobre 1942 al 1 ottobre 1950. Su questo campo è nata la leggenda granata, qui si sono allenati Ferrini e Meroni, su questo campo Pulici è diventato Puliciclone. Per i tifosi del Toro è un monumento di straordinaria importanza. Cairo ieri ha detto che il merito della rinascita è in gran parte dei tifosi, e ha ragione: perché sono i tifosi del Toro che dal 1998 ad oggi hanno impedito le speculazioni e il decadimento del Fila. Oggi c’era tantissima gente granata. E tanti bambini a visitare per la prima volta la nuova casa del Toro. E c’ero anche io. Ero passato tante volte davanti alle macerie del Fila e vederlo oggi, bellissimo, mi ha riempito il cuore di gioia. È finito l’incubo, finalmente siamo tornati a casa. #SempreForzaToro #FVCG.
Il Fila è il tempio di una fede laica. È la manona di mio padre che qui mi accompagnava. È un alpino con la penna granata che descrive battaglie come partite e partite come battaglia. È il mio primo autografo, sul braccio: Gigi Meroni. Il fila è il mantra della formazione del Grande Torino recitata tutta d’un fiato e finita con amen e Juve merda. Il fila è la sera dello scudetto, di gioia infinita. Questo è il mio fila, ma sono sicuro che assomiglia ai vostri e a quello dei vostri padri. Ecco, papà, siamo tornati a casa. (Massimo Gramellini)
Se la sorte ti ha dato in dote di essere innamorato di una squadra come il TORINO, beh, allora avrai la ragionevole certezza che quel tuo amore non sarà mai angustiato dalla monotonia, ma da qualsiasi altra possibile condizione dell’animo, inevitabilmente… SI.
– Federico Buffa