I tifosi del Toro sono accusati di vivere nel passato, di essere amanti della retorica a basso costo. Probabilmente è vero. Ma siamo fieri di essere così, di sentirci ostinatamente diversi: in un mondo rutilante, che guarda solo ai successi e ai titoli, noi siamo orgogliosi di amare visceralmente la nostra storia e di esserne custodi nel tempo. Sono passati 69 anni dal quel tragico 4 maggio, da quel giorno di pioggia: sono tanti, tantissimi. La stragrande maggioranza dei tifosi granata non ha visto giocare il Grande Torino, eppure il ricordo della squadra italiana più forte di tutti i tempi è ancora vivo e indelebile nella memoria di tutti; e non può finire. Semplicemente Immortali.
Se sei tifoso Granata hai perfettamente chiara l’idea di far parte di una comunità, di qualcosa più grande di te. Anzi: sentirsi parte di quella comunità, non è la cosa più importante. E’ l’unica cosa che conta! Se voi che leggete, non ne siete parte, non tentate di capire. Lasciate perdere, non fate neanche lo sforzo. L’unica cosa fondamentale è che rispettiate l’esistenza di un noi . E se quel noi è così diverso dal voi, non è colpa vostra. Perché per capire, bisogna essere entrati, almeno una volta, al Fila, quando era un prato con ruderi attorno, bisogna aver sentito, una volta appena, il Capitano, leggere i nomi sulla lapide di Superga ogni 4 Maggio. Essere del Toro, significa conoscere quel rumore dello schianto, senza averlo mai sentito e amare quella Squadra senza mai averla vista una volta giocare, ma soprattutto, essere del Toro significa, quella Storia, avere il desiderio e bisogno, di continuare a raccontarla. Essere del Toro, significa essere custodi di un fuoco sacro accesosi 69 anni fa, fra i rottami di un areoplano. (Mauro Berruto)