Il giardino che la circonda è trascurato, pieno di arbusti, alberi, erbacce, foglie secche. Si nota subito che nessuno si prende cura di questa piccola cappella che, per le sue guglie, ricorda il Duomo di Milano. Siamo nella zona ovest a monte del cimitero di Staglieno. Il cancello è aperto, un piccolo sentiero in mezzo alla vegetazione porta all’interno di questo mausoleo che il commendatore Armando Raggio volle dedicare a sua moglie. Quando mi avvicino noto subito la bellezza e l’eleganza: una doppia scala e un bellissimo mosaico fanno intuire cosa mi aspetterà all’interno. Varcata la soglia di ingresso rimango allibito: il piccolo altare in marmo bianco è posizionato nel centro e rivolto verso l’altissima cupola, le meravigliose vetrate a mosaico fanno filtrare una luce intensa e colorata all’interno e, sul pavimento, sorprende il busto che ritrae Clara Caterina Felicita Dotto, moglie di Armando Raggio, mancata nel 1889 all’età di 33 anni. È tutto minimale, ma perfetto, curato in ogni dettaglio: è in stato di abbandono, la polvere ha preso il sopravvento, la porta è bloccata, le pareti sono rovinate, le decorazioni stanno scomparendo. Ultimamente si è parlato di restauro, nel 2020 alcuni volontari hanno pulito il giardino che circonda la cappella: ma non basta, è necessario fare di più per salvare questo piccolo gioiello dall’oblio.
La grandiosa cappella fu fatta erigere dal Commendatore Armando Raggio per accogliere le spoglie della moglie. Incaricato di elaborare il progetto fu l’architetto Luigi Rovelli, il quale ideò una cappella in stile gotico, adorna di guglie e di archi rampanti, ancora oggi soprannominata come Duomo di Milano per l’evidente somiglianza con la cattedrale ambrosiana. La cappella, la cui altezza dal livello della cripta supera i 28 metri, occupa una superficie totale di 35 metri quadrati ed è interamente rivestita in marmo: i Fratelli Repetto di Lavagna, che si occuparono della costruzione, impiegarono non meno di 150 tonnellate di marmo bianco lavorato per completarla. La magnificenza e la maestosità della cappella affascinarono i contemporanei i quali, ancor prima che fosse portata a termine, già l’annoveravano tra i monumenti di maggior pregio che, in quegli anni, iniziavano a popolare la nuova zona a monte del cimitero.
Rèquiem aetèrnam, dona eis, Domine, et lux perpètua lùceat eis. Requiéscant in pace. Amen.