Un paio di settimane fa, con il gruppo vacanze MondovìPhoto, siamo andati a Camera, Torino, per visitare le mostre di Gerda Taro/Robert Capa e del mio quasi concittadino Michele Pellegrino. Michele abita a Chiusa Pesio e mi ricordo, qualche anno fa, di aver avuto l’onore di accompagnarlo a casa dopo un pomeriggio trascorso insieme: lui era l’ospite d’onore per l’apertura della collettiva del nostro gruppo fotografico e mi chiese uno strappo per tornare dalla moglie. E quindi mi pare corretto dedicare due foto alla mostra del fotografo più conosciuto della nostra provincia: rigorosamente in bianco e nero. La mostra è aperta sino al 14 Aprile, da non perdere.
Per chiudere la serie di Sant’Agata mi serviva una foto simbolo, qualcosa che potesse rappresentare la fine. E simbolicamente questa foto è stata scatta proprio all’ultimo momento, mentre la giornata volgeva al termine e il pensiero al rientro a casa. Un enorme cero acceso e un santino di Sant’Agata illuminata dalla luce del Signore. Un’immagine di chiusura praticamente perfetta.
Il passaggio delle candelore è accompagnato dalla musica. Tutte le candelore hanno un accompagnamento musicale dedicato (quelle che ho visto io), lo strumento per antonomasia è la tromba, la tromba suona ovunque: i gruppi musicali hanno uno stile e un ritmo diversi e l’atmosfera prende un tono allegro di contagiosa felicità. Quasi tutte le bande cittadine, che seguono le candelore, hanno nel loro organico un buon numero giovani, e giovanissimi, questo permette di comprendere il fascino che la festa di Sant’Agata esercita anche sui ragazzi. La stragrande maggioranza dei pezzi suonati è ballabile, piacevole, ma davvero non mi aspettavo di sentire nella colonna sonora delle Candelore, a febbraio, L’Estate sta finendo dei Righeira: e suonata con la tromba è semplicemente meravigliosa. Ho cantato.
Quando la candelora dei pescivendoli passa nel mercato del pesce, il suo luogo madre, le persone che assistono al passaggio e al ballo (i portatori girano la candelora a ritmo di musica) sono tantissime e riuscire a fotografare è un’impresa. Nel mercato del pesce c’è una specie di arco con un tunnel che collega -si fa per dire- la centrale piazza del Duomo con la zoma del mare. E molto largo, ma in quel momento sembra strettissimo e si fatica a respirare (il profumo di pesce non è proprio Chanel N.5). E quando mi sono trovato all’interno di questo passaggio mi ha incuriosito un ragazzo che, per cogliere un’immagine più interessante del momento, si è arrampicato sul palo (non proprio stabile) di una bancarella. E TAAC, sono riuscito anche io a trovare una foto interessante.
Nella testa girano pensieri
Che io non spengo
Non è uno schermo
Non interagiscono se li tocchi
Nella tasca un apparecchio
Che è specchio di quest’inferno
Dove viaggio, dove vivo, dove mangio
Con gli occhi
– Rancore
Una delle meraviglie del viaggio è provare la cucina locale; è possibile scoprire nuovi sapori e assaporare cibi conosciuti preparati all’origine. E quando ho visto la strana brace con i carciofi mi sono fatto raccontare la tradizione catanese dei cacocciuli arrustuti. Non ho resistito alla tentazione e (dopo aver fotografato) ho deciso di assaggiare il famoso carciofo: mi sono seduto sugli scalini del mercato del pesce di Catania e, accompagnato da una birra, ho provato il cacocciulo arrustuto: assolutamente da non perdere durante una visita a Catania.
Il fascino di Parigi, della Senna, resiste a tutti i tentativi di decifrarlo.
– Elaine Sciolino