Chiunque sa fare il pescatore, di maggio.
– Ernest Hemingway
A suo tempo avevo iniziato la tradizione del primo post, cioè di quella foto scattata il primo giorno dell’anno. Poi nel tempo si era trasformata in qualcosa di alternativo, ma quest’anno, complice una visita alla spiaggia di Pietra Ligure e una giornata calda (la colonnina di mercurio segnava 15 gradi), ma comunque uggiosa e invernale, sono riuscito a scattare qualche foto interessante proprio a capodanno. E mentre camminavo sul lungomare ho notato questo aperitivo sul mare, una contrapposizione forte fra i colori freddi della spiaggia, delle nuvole e dell’isola Gallinara sullo sfondo e i colori caldi del dehor e della vita mondana. E credo, senza paura di smentita, che questa sia la più bella foto che io abbia mai scattato a capodanno. Certo, non posso dire che la concorrenza sia agguerrita. :-)
Questa notte ha iniziato a nevicare, la prima nevicata della stagione e come sempre porta una certa euforia nell’aria. Dalle temperature potrebbe essere un classico Bianco Natale. Ero in Cuneo, in piazza Virginio dove sono allestiti (causa maltempo) i mercatini di Natale (musica horror in sottofondo) originariamente previsti in Contrada Mondovì. Ho intuito le potenzialità del tramonto che si stava sviluppando: come un attaccante di alto livello mi sono smarcato e con una finta sono andato sul Lungostura JFK. Le mie previsioni erano corrette e il tramonto stava concludendo il suo percorso per trasformarsi in ora blu. Per mancanza di tempo ho scattato senza treppiede (nonostante fosse nello zaino) aprendo il diaframma al limite del consentito per avere un tempo di scatto accettabile; mi sono spostato per una ventina di metri a ritroso, ho scattato per 5 minuti di orologio giusto in tempo per rientrare in campo e non far notare la mia assenza.
Ha nevicato. Il terrazzo è bellissimo, vedo la neve intonsa e le montagne che vigilano. Dopo i fiocchi di neve di questa notte il cielo si è pulito, un timido sole riscalda il freddo della mattina, l’aria è frizzante, ma positiva. Non voglio camminare perché ho paura di rovinare la poesia, la perfezione: non c’è una regola, non è matematica eppure è tutto così preciso che sembra ragionato a tavolino. Rimango in silenzio sulla porta ad osservare la magia e non trovo parole, non ho il coraggio di avventurarmi all’esterno, non voglio provare imbarazzo per le mie impronte. Forse è una scusa, perché il freddo arriva anche qui e punge la pelle del viso in modo quasi doloroso. E’ inverno e la neve è un simbolo, una geometria quasi perfetta che mi racconta il senso della natura.