
Il braccio destro stringe la spada, la sinistra trattiene al freno un leone. È l’allegoria della Ragione. Sembrava una facciata semplice, un lavoro di tinteggiatura banale: era una delle ultime ancora da restaurare in piazza Maggiore (parliamo di Mondovì ovviamente). Quando è emerso l’affresco al primo piano, di cui nessuno sospettava l’esistenza, però la situazione è cambiata e sono iniziati i contatti con la Sopraintendenza dei beni culturali per il recupero dell’opera.
C’è chi dice che ci sono affreschi che si fanno scoprire come se fossero loro ad avere la volontà di tornare alla luce.
Secondo l’architetto Mario Gandolfi, che ha seguito i lavori insieme alla restauratrice Costanza Maria Tribaldeschi della società Almavera di Torino, l’affresco (coperto da quattro centimetri di intonaco) rappresenta un’allegoria della Ragione ed è molto singolare perché è l’unico palazzo della piazza che presenta una figura di questo tipo, mentre nelle altre facciate si trovano stemmi oppure scritte. È possibile ipotizzare che sia stata realizzata nel 1600 in quanto ha uno stile manieristico molto simile a quello che si vede nelle figure della vicina Casa Jacod, in via Vico: questo fa pensare che possa trattarsi anche dello stesso autore.
Ma la notizia vera è che l’affresco si trova proprio in mezzo alle due finestre del mio studio fotografico. È stato facile per me salire sul davanzale, saltare sull’impalcatura e fotografare l’opera di recupero; devo ringraziare la restauratrice Paola Papalia che si è prestata a farsi fotografare mentre lavorava: io non so quante ore abbia passato davanti all’affresco, ma sono davvero tantissime. Ed è singolare che l’affresco, davanti al mio studio fotografico, rappresenti l’allegoria della Ragione: probabilmente è un simbolo, perché io lo dico sempre che HO RAGIONE, e quindi, a questo punto, deve essere proprio vero.








Anche quest’anno, dopo la pausa dovuta al Covid, sono tornato a seguire e, ovviamente, fotografare Scrittori in Città (il tema di questa edizione è scatti). E devo ammettere che tutti gli anni la manifestazione è più bella e meglio organizzata. Ho camminato per Cuneo tutto il pomeriggio, saltando da un evento all’altro, e al termine della giornata il mio orologio segnava oltre 20.000 passi. Ho iniziato seguendo quasi interamente la presentazione di Questo non è normale il libro di Laura Boldrini al Cinema Monviso: il titolo dell’incontro era Uno scatto in avanti e la scelta non poteva essere migliore. Il libro è una presa di posizione sul cosiddetto patriarcato e devo ammettere che in alcuni passaggi le parole dell’ex presidente della Camera mi hanno emozionato. Dopo una pausa di riflessione (a metà pomeriggio si svolgono le presentazioni online), e qualche foto di street, sono andato al Baladin ad assistere al concerto di Moonbrew e Paolo Apollo Negri che purtroppo è stato accompagnato da pochissima presenza ed è stato un vero peccato perché le sonorità di questo duo sono molto coinvolgenti e particolari. Quindi il Gran Finale con i fuochi d’artificio: prima in San Giovanni per ascoltare le parole del professor Sandro Donati sul doping (mi hanno colpito le parole molto dure e senza peli sulla lingua in riferimento a Conconi), quindi di corsa al meraviglioso Teatro Toselli per ammirare la voce e la classe dell’inossidabile 81enne Francesco Guccini e infine nuovamente al Cinema Monviso per assistere alla presentazione de Il Grembo Paterno di Chiara Gamberale. Purtroppo delle ultime 3 presentazioni ho compreso poco, ma d’altronde fotografia e ascolto non vanno certo di pari passo (e io non sono Sean Penn). Domani si riparte, a Cuneo c’è Vera Gheno.













Per la XXIII edizione di scrittorincittà abbiamo scelto il tema “Scatti”, per poterci confrontare con il desiderio e l’esigenza di andare avanti, di rimetterci in movimento, di trovare un nuovo e diverso equilibrio, dopo un tempo difficile, che ha messo alla prova ognuno di noi e il nostro mondo. “Scatti” ci permette di analizzare il nostro presente, per capire come possa essere vissuto al meglio e trasformarsi in un futuro migliore. Ma è anche riflessione sul passato, per comprendere meglio l’origine del presente. Scatti sono istantanee per ricordarci l’importanza della bellezza, dell’arte, della musica, della fotografia, del cinema, della letteratura, del teatro. E accanto alla cultura non può mancare lo sport, con ciò che rappresenta per il benessere e la salute nostra e del nostro pianeta.

Sono giorni difficili, non ho mai vissuto una situazione del genere, nessuno di noi ha mai vissuto una situazione del genere, e la vita ai tempi del coronavirus non è facile per nessuno. Avrei voglia di andare a testimoniare la vita in città nel marzo 2020, ma purtroppo non si può. L’hashtag del momento è #restiamoacasa (nelle sue varie declinazioni) e cerco di rispettarlo per quanto posso. Sono una delle fortunate persone costrette a lavorare (che alla fine non è manco male) e questa mattina ho guidato nel deserto: sembra davvero di essere dentro un film. Dopo aver parcheggiato ho colto l’attimo (pochi secondi) per scattare una foto al piazzale che si trova all’incrocio fra Via Trieste e Via Langhe a Mondovì. E’ praticamente uno scatto rubato, senza guardare troppo le impostazioni, ma voglio salvarlo su queste pagine per ricordare, come memoria storica. Dicono che #andràtuttobene, e faccio finta di crederci.

Per il secondo anno consecutivo ho fotografato Scrittori in Città, la kermesse che Cuneo dedica ai libri, alla letteratura, agli scrittori. E anche quest’anno il successo è stato davvero incredibile: tantissimi autori, anche di alto prestigio non solo letterario, tutti gli eventi esauriti e pubblico delle grandi occasioni. E anche quest’anno ho scelto le celebrità e ho fotografato personaggi famosi, e conosciuti al grande pubblico, che si sono dedicati alla scrittura: il giornalista Marino Bartoletti (il baffo che conquista) che con la sua simpatia ha stregato grandi e piccini (e raccontato del Grande Torino), il duo comico/musicale composta da Pacifico e Neri Marcorè, l’inossidabile Iva Zanicchi (sempre grande la sua presenza scenica) e, soprattutto, il personaggio internet degli ultimi anni: il medico, accademico e divulgatore scientifico Roberto Burioni che in meno di 20 minuti ha massacrato l’omeopatia e tutte le credenze popolari sulla medicina. Le sue parole sono state incredibilmente forti e quando ha chiesto al pubblico (prima di iniziare) quanti avessero provato l’omeopatia la risposta è stata sconcertante: praticamente il 90% della sala (il sottoscritto ovviamente no) ha alzato la mano. Alla fine della presentazione in molti hanno capito di aver buttato ingenti quantità di denaro in paliativi inutili. A Roberto Burioni ho deciso di dedicare la foto copertina dell’edizione 2019 di Scrittori in città.









