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Un cancro che ci uccide
POSTED ON 20 Nov 2018 IN Portrait

Un cancro che ci uccide

Mia prozia ha iniziato a fumare nel 1951, aveva 12 anni. Mi racconta che all’epoca il fumo era visto in modo diverso, era un vanto, qualcosa da grandi; tutti gli attori di Hollywood si facevano ritrarre con la sigaretta in bocca e la conoscenza dei pericoli del fumo era nulla. E comunque ben nascosta. In Italia le statistiche sono chiare e conosciute: il 35% dei tumori è causato dal fumo, ogni anno muoiono 50.000 persone per danni provocati dal fumo. Siamo in guerra, una guerra sanguinosa e silenziosa che stiamo inesorabilmente perdendo. Negli ultimi 10 anni, solo in Italia, il fumo ha provocato più vittime della seconda guerra mondiale. Non riesco nemmeno a immaginare le spese che la sanità nazionale è costretta a sostenere per curare i malati (ma almeno sono soldi spesi bene), quantificare le sofferenze e il dolore è ovviamente impossibile, eppure nessuno muove un dito, anzi, è proprio lo stato, cioè noi, a vendere ai propri cittadini il veleno che ci uccide.

Quello nella foto è mio padre una settimana dopo l’operazione, gennaio scorso. Ha fumato per 30 anni e ha smesso nel 1992. Ha un buco grande come una moneta da 2 euro nel collo (ho cercato di nasconderlo che non è una bellezza da vedere). Ha subito 2 cicli di radioterapia e una quantità di analisi impressionante. E’ stato operato di Laringectomia, nell’ospedale di Cuneo, per un tumore alle corde vocali (vi lascio indovinare da cosa è stato provocato) e solo adesso sta iniziando ad uscire dal tunnel della sofferenza. Ovviamente non parla, si esprime a gesti (scrive anche) e respira da quel buco che lo tiene in vita. Non credo che una singola foto possa spostare di un centimetro le cose. Ma la speranza esiste. Il problema è che continuo a vedere foto di persone (belle, interessanti, intelligenti) con la sigaretta in mano/bocca e non credo che questi esempi siano positivi, soprattutto per i nostri giovani. Quando cammino per strada mi accorgo che, nonostante i pericoli del fumo siano chiari e riconosciuti, tantissimi ragazzini, minorenni, fumano; è un dramma che nel 2018 dovrebbe essere risolto da tempo e che invece assume proporzioni enormi e sempre più grandi ogni minuto che passa. Iniziamo NOI a fare qualcosa.

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Workers in wheelbarrow

Lavoratori in carriola, se trasformato in inglese diventa davvero divertente. Anche in italiano è divertente, ma devo ammettere che non conoscevo la parola wheelbarrow: ma tutto questo è un discorso senza senso. All'uscita del mercato del pesce di Dubai ci siamo imbattuti in questo gruppo di colleghi, stacanovisti della pausa, che riposavano dentro a quattro carriole. Davvero particolare, molto simpatico. La luce era pessima, il sole già alto, le ombre dei rami davvero impossibili da gestire: ma d'altronde loro cercavano l'ombra per riposare. Tecnicamente si tratta di una foto pessima. Ho chiesto il permesso di fotografare e loro, sorridenti, hanno accettato di diventare modelli per un minuto. Mi piace tantissimo la posizione delle loro ciabatte.

Dancing in the rainbow

Viola style

La luce è elemento fondamentale in fotografia. Ma questo forse lo sapete già (evito la ramanzina sul termine fotografia che deriva dal greco e significa disegnare con la luce). E quando il fotografo può scegliere la luce è giusto che cerchi di adattarla al soggetto che vuole ritrarre. In esterni è molto difficile, è necessario spostarsi, scegliere l'ora giusta, in linea di massima bisogna adattarsi. In studio è tutto molto più semplice, l'illuminazione è artificiale e possiamo disporne a piacimento. Tutto questo discorso per spiegare la scelta della luce in queste tre foto di Viola. In questo caso il carattere estetico della modella era decisamente forte, duro, d'impatto e volevo qualcosa che evidenziasse queste caratteristiche da 'ragazza interrotta'. E quindi ho optato per una sola fonte...

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Si, è bella. E la cosa divertente è che lei non lo sa. Anzi, fa finta di non saperlo. E ci riesce bene. Ad un certo punto ho pensato che credesse sul serio di essere brutta. Ha due occhi stupendi, vivaci, che ti guardano sempre con aria di sfida. Sfrontati. Ma la cosa più incredibile, non sto scherzando, è che riesce ad unire a questa particolare bellezza anche una mente pensante. Strano vero? Lei sostiene, non sta scherzando, che gli uomini siano spaventati dal suo cervello. Ho come la sensazione che sopravvaluti il genere maschile. Io, comunque, non ho paura.
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