Questa intervista al sottoscritto arriva dal passato: è datata 6 maggio 2008. Praticamente la preistoria. E’ tratta dal sito Dentro Al Replay dell’amico e fotografo Libero Api. Rileggendola a distanza di anni mi fa quasi ridere: cambierei buona parte delle risposte. Eppure all’epoca ero così: decisamente imbecille. Forse lo sono ancora. Le foto in alto sono quelle che furono pubblicate (non tutte) in calce all’articolo, alcune terribili, altre decenti. Sono migliorato, di tanto, e questo è il miglior complimento che il tempo mi può regalare. Le due foto che cito nell’intervista sono rispettivamente questa e questa.
Samuele Silva: chi è?
Domanda tremendamente complessa e difficile. Appeno lo scopro te lo dico.
Quando hai iniziato?
Ho iniziato a metà anni 90, provando una Zenit 22 Russa. In realtà la fotografia è sempre stata presente nella mia vita: mio nonno era fotografo dell’esercito italiano nella guerra d’Africa. Mio padre scattava tantissime foto che poi sviluppava personalmente in una piccola camera oscura casalinga. La passione doveva solo germogliare.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Fotografo un po’ di tutto, ma sicuramente il mio genere preferito è quello umano. Uomini, donne e bambini.
Hai fatto qualche corso di fotografia?
No, ho letto tanto, quasi tutto. Ho comprato libri, ho ascoltato consigli, ho lasciato le mie foto alla gogna di amici e conoscenti più esperti. Con il tempo mi sono costruito uno stile, che giorno dopo giorno cerco di migliorare.
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Non ci sono fotografi che mi hanno ispirato particolarmente. Recentemente osservo questi che forse non sono famosi, ma che sicuramente sono molto bravi: Davide Cherubini (Italia), Sanzen (Giappone), Bruno Taddei (Italia), Tom McFarlane (Stati Uniti), Tatiana Cardeal (Brasile), Martin Gommel (Germania).
Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Ho iniziato con diverse compatte, poi il salto al Reflex con la Canon 30 a pellicola e poi il passaggio al digitale, quasi immediato. Adesso utilizzo una Canon EOS 5D con 24-105.
Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?
Sono tanti, questo rappresenta uno dei primi ritratti a mio nipote.
Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Per il momento il mio progetto è quello di divertirmi, scattando il più possibile, soprattutto quello che mi piace. Poi un giorno vorrei fotografare sul serio.
Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
No, non ho ancora capito se la mostra fotografica mi affascina oppure mi disgusta. Forse la prima. Vedremo…
Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Non invio mai troppe foto in giro ma qualche riconoscimento in concorsi fotografici sono riuscito ad ottenerlo. Niente di ecclatante sia chiaro. E poi un bellissimo servizio su quella che io ritengo la migliore rivista di fotografia digitale: Photografare in digitale.
Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Tanto. Internet, Fotografia e Sport sono i miei passatempi preferiti. Tutto il mio tempo libero.
Raccontaci un episodio curioso o simpatico durante una sessione fotografica.
Abito ad Imperia, città di mare e di vento. Non mancano certo le occasioni per fotografare regate veliche. Durante le ultime vele d’epoca ho deciso di fotografare dalla barca della giuria. Conosco il capitano e gentilmente mi ha offerto un posto privilegiato. Il problema grande è che la barca della giuria rimane ancorata durante tutta la regata e quel giorno il mare era particolarmente mosso. Nonostante una certa esperienza di mare ho accusato l’onda lunga e sono rimasto in coma per quasi otto ore. Possibilità di rientrare a terra? Nessuna. Nonostante tutto sono riuscito a portare a casa qualcosa di interessante, come questa, che rimane una delle mie foto veliche preferite.
Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Bella, bellissima, brutta, molto brutta, orrenda, carina, bel momento, che giornata! Penso tante cose… :)
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Sul mio Blog/Photoblog e su Flickr.
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Voglio citare Helmut Newton: “Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che riassumono l’arte della fotografia”. Sono tre concetti fondamentali. Chi inizia a fotografare, anche solo per passione, deve considerare questi aspetti.
Nuok chiude. Nuok, come un bambino pronuncerebbe la parola New York. Non saprei come definirlo: un sito di viaggi, esperienze, condivisioni. E nel mio piccolo ho partecipato anche io, con qualche foto e una piccola intervista datata settembre 2011 (ospite del mese). E mi sarebbe dispiaciuto perdere quell’intervista che riletta a distanza di oltre sei anni mi strappa anche un sorriso: beata ingenuità. Le parole ci sono tutte, le foto no: perché nel tempo sono cambiato (migliorato credo) e, nel 2017, molte non sono più presentabili. A futura memoria.
Samuele è nato ad Imperia nel 1973. Nei primi anni ’90 entra, quasi casualmente, in possesso di una Zenit 122 ed inizia il suo amore per la fotografia. Attualmente vive in provincia di Cuneo e, dopo aver raccontato il suo mare, fotografa le montagne e la neve con la sua Canon EOS 5D. Le sue immagini raccontano di persone e di luoghi, con l’occhio disincantato di chi non ha ancora capito il mondo, di chi pensa di essere l’unico fotografo del pianeta. Tutto quanto pensa e fotografa (pensa poco, dorme meno, fotografa tanto) è pubblicato nel suo PhotoBlog ed ogni foto è raccontata e descritta con la voglia di chi ama davvero l’arte inventata da Joseph Nicèphore Niepce. A luglio ha fotografato l’America turistica, l’America dei Canyon e delle Metropoli. Questo mese vi proponiamo, in esclusiva, dieci immagini del suo viaggio e dieci domande/risposte. Buona visione
Benvenuto su Nuok, Samuele! Ci racconti in breve di te?
Ho il dono della sintesi, ma raccontarmi in breve è davvero un’impresa. Sono alto, mi piace fotografare. Sono sbruffone, razionale, istintivo. Egocentrico. Organizzato. Sono nato sul mare e l’acqua è parte integrante del mio essere, ma vivo in montagna e la neve è diventata un elemento comune. Riesco ad adattarmi a qualsiasi situazione e ho una faccia per tutte le esigenze. Non ho rispetto per niente, ma ho paura di tutto e forse questo non è proprio qualcosa di cui vantarsi. La finzione fa parte del mio DNA, ma quello che le persone percepiscono di me è la capacità di essere sempre positivo e ottimista. Non credo a niente. Forse nemmeno a me stesso. Dormo quasi niente, sogno solo ad occhi aperti (tantissimo).
Che cosa volevi fare da grande?
Non sono mai riuscito ad avere un’idea mia. L’astronauta, il calciatore, il pompiere.
Fotografare per te significa…
All’inizio significava ricordare. In seguito è diventato qualcosa di molto di più. Mi piace l’idea di sorprendere con una foto: è la molla che mi spinge a fotografare.
Sei reduce da un recente viaggio in USA. Che cosa ti aspettavi di trovare prima di partire?
Immaginavo grattacieli altissimi, grandi distese deserte, strade infinite, luci sfavillanti, colori. L’immensità della natura. Sognavo tanti Starbucks e pretendevo succo d’acero e burro di noccioline. Ho trovato tutto.
Quali sono le tre cose che hai trovato nel tuo viaggio che proprio non ti aspettavi invece?
Non mi aspettavo le montagne di spazzatura alle nove di sera a Manhattan, non mi aspettavo di trovare una tenda sopra l’Apple Store di New York e mai avrei creduto morire di freddo a San Francisco (nonostante mi avessero avvisato).
Pare che New York sia una città estremamente fotogenica. Pensi che sia vero?
No, non credo sia vero. New York è molto difficile da fotografare. E’ difficile decifrare la luce, è difficile trovare un angolo interessante. E’ una città che si nasconde e ti opprime (fotograficamente). La sua gente invece è molto fotogenica: non è difficile trovare soggetti interessanti, volti particolari, momenti divertenti. La forza fotografica di New York è tutta nella qualità dei suoi abitanti.
La prima immagine che ti viene in mente se diciamo New York.
Un taxi giallo. New York è la capitale dei taxi: sono ovunque, a qualsiasi ora del giorno e della notte. I padroni incontrasti delle strade e della città.
Che cosa ti ha colpito del tuo viaggio in USA e che importeresti volentieri in Italia?
E’ una domanda difficile. Tutto e niente. La mentalità vincente degli americani, la loro voglia di cambiare le cose. La tecnologia. San Francisco. Starbucks. In USA invece porterei l’igiene e la cucina italiana.
Il tuo è stato davvero un viaggio da sogno. Viaggiando che cosa hai scoperto di te che non sapevi?
Ho scoperto che mi piace fotografare con il grandangolo. Per il resto penso di conoscermi abbastanza bene.
La tua prossima meta.
Il mio sogno resta Boston e i Celtics. Mi piacerebbe tornare per San Patrizio ed entrare al Boston Garden. Ma la mia prossima meta reale è Imperia, qualche giorno di relax in spiaggia, gli amici di sempre e la cucina della mamma.