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Le categorie che mal sopporto
POSTED ON 1 Set 2024 IN NeverSleep

Villa Cenere /GHOST

Ho in testa di scrivere questo articolo da tempo e finalmente mi sono deciso. DEVO assolutamente descrivere le tre (addirittura tre) categorie di urbexer (cioè soggetti del mondo urbex) che più mal sopporto. La prima categoria è senza ombra di dubbio quella degli acchiappafantasmi. Zio Cane, avete 50 anni e credete ancora ai fantasmi, io ho smesso da infante, il periodo è lo stesso, all’incirca, di quando ho scoperto che Gesù Bambino e Babbo Natale erano invenzioni dei miei genitori (soprattutto il primo). Ho sofferto di più per il fantasma formaggino (vieni qui che spalmo su un panino): scoprire che si trattava solo di una barzelletta è stato davvero un brutto colpo. Vedo (per pochi secondi) questi video di ghostbusters de’ noantri ed è triste osservare persone adulte che, con strumenti inventati e fantasiosi, cercano di capire se quella casa abbandonata è infestata; poi ci sono quelle con le leggende e sono le migliori: no, nell’anniversario dell’incidente non appare la bambina vestita di bianco dietro la vetrata della torre e nemmeno la figlia del proprietario cavalcare felice nel parco con i capelli biondi al vento sul suo bianco destriero. Le notti di luna piena non mancano mai, probabilmente sono fantasmi licantropi. Mi scrivono in continuazione per chiedermi informazioni, se ho sentito anche io delle presenze nella villa abbandonata del banchiere oppure nella stanza dell’elettroshock nel manicomio. Io non ho mai visto nulla, ho sentito una porta cigolare e il vento chiudere una finestra. E no, confermo, i fottuti fantasmi non esistono.

La seconda categoria è sicuramente quella dei videomaker. Ci sono pochissime eccezioni, perché nella stragrande maggioranza dei casi non sono in grado di utilizzare una videocamera (e infatti hanno uno smartphone) e perché riuscirei a sopportare un video di 10 minuti se la voce fuoricampo fosse perfetta come Luca Ward oppure Francesco Pannofino. Ma se non sei in grado di mettere in fila due frasi di senso compiuto, non conosci l’argomento, hai una voce nasale e un accento romanesco (fastidioso), dopo 4 secondi anche stop. E poi ci sono quelli che mettono i clickbait nella cover del video come “non potete immaginare cosa abbiamo trovato in questa villa abbandonata”: e acciderbolina, ci siamo stati tutti e sappiamo benissimo che in quella villa abbandonata al massimo puoi aver trovato un pupazzo della pantera rosa sporco di merda di piccione.

La terza e ultima categoria di urbexer che mal sopporto è composta anche da amici (fortunatamente non conosco videomaker e acchiappafantasmi): sono gli urbexer che si lamentano della brutta deriva presa dal mondo urbex. E perché ci sono le gite, e ci sono vandali, e ci sono troppe persone che fanno urbex, vanno in 10 nei posti e così via. Diciamo che odiano la variante commerciale del settore: soprattutto se non espressa in perfetta purezza di intenti. E poi magari hanno pubblicato 500 post sui social, foto su instagram (sponsorizzate), due libri, 15 mostre fotografiche, diversi articoli di giornale e, perché no, anche un paio comparsate in TV a parlare di quanto è figo l’urbex (che ormai va di moda). E poi ci credo che ormai tutti fanno urbex: sono 10 anni che fai pubblicità su tutti i canali possibili e immaginabili, difficile pensare che le persone non si interessino a questo mondo, pretenzioso anche. In qualche modo anche al sottoscritto piace parlarne (sito, giornali, mostre, libro): ma sono perfettamente conscio che questo porterà la massa (cialtrona, incapace, casinista, mariuola) nel mondo dell’esplorazione urbana. Ed evito di lamentarmi (pubblicamente almeno).

Venite con noi!!! Vi portiamo a visitare la villa più INFESTASTATA d’Italia!!!! Esplorazione da non perdere. Clikka qui!!!

Non ho parlato di quelli che si fanno i selfie in urbex. Cioè, può capitare di scattare un auto-ritratto, magari interessante e fatto bene, ma se la cosa diventa automatica, con la scritta URBEX! sulla maglietta e la foto è in posa come davanti alla Torre di Pisa (in tutte le sue varianti), ecco, anche no. Ma è una quarta categoria e magari ne parlerò un’altra volta. Ah, il fantasma nella foto di Villa Cenere è creato con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, non è reale, giuro.

Il mio racconto di Sant’Agata
POSTED ON 25 Feb 2024 IN NeverSleep

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Da ormai tanto/troppo tempo sono circondato, quasi assediato, da parole come racconto, storia, reportage, portfolio, progetto. È un martellamento continuo, come se la buona fotografia sia diventata obbligatoriamente una raccolta di immagini con un inizio, una fine e nel mezzo una serie di scatti con un filo conduttore. Non voglio dire che siano concetti sbagliati, anzi, credo che sia uno dei punti focali del fare fotografia, ma è quell’obbligo di convincere e assecondare un’idea concettuale che davvero non rientra nel mio modo di pensare.

Nel raccontare una storia ci dev’essere un’idea di base, ma l’idea di base può essere anche la confusione: poi io sono molto lineare quindi aderisco al partito del cronologico e del razionale, ma non sento questa necessità che invece respiro intorno a me di creare progetti che debbano piacere. Semplicemente perché non mi interessa e questo rientra in una sorta di atipicità che spesso mi porta ad essere definito bastian contrario. Raccontare qualcosa per immagini (ma anche parole) è un percorso intimo e personale, ci dev’essere un progetto, si deve sentire la necessità di informarsi, la voglia di provare più volte, sono concetti chiave: ma rimane sempre un racconto visto attraverso i miei sensi, le mie conoscenze, le mie esperienze.

Ci devono essere dei punti chiave molto precisi, ma non deve essere qualcosa di omologato, uguale per tutti e impersonale, non può esserci nessuno che spiega al fotografo come vedere la storia e come interpretarla. Sempre che si voglia davvero raccontare una storia. Fosse giornalismo servirebbe la regola nota come Five WS (Who, What, When, Where, Why), ma noi stiamo parlando di emozioni e sensazioni assolutamente personali che in quanto tali vanno raccontate in modo personale. Poi potrà risultare interessante oppure noioso, potrà permettere di comprendere oppure non riuscirà a spiegare nulla, ma sarà comunque la mia visione di quel momento, di quella storia, di quell’evento. E nessuno potrà spiegarmi come io voglio raccontare la mia storia.

In queste 13 immagini trovate il mio racconto, in rigoroso ordine cronologico ovviamente, della festa di Sant’Agata a Catania: mi sono informato prima, durante e dopo, ho assaporato la città, osservato le persone, camminato tantissimo, ho cercato di rimanere dentro l’evento. È il mio modo assolutamente personale di descrivere una due giorni totalmente assurda e fuori dal mondo, ma di una bellezza difficile da spiegare. Probabilmente non sarà visionario e potente, non sarà fuori dagli schemi e non sorprenderà l’osservatore: ma è il mio racconto e mi rappresenta al 100×100.

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Vuoti industriali -ThyssenKrupp-
POSTED ON 27 Nov 2023 IN NeverSleep

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Lo metto nel cassetto dei ricordi: bell’articolo di Marta Borghese sulla rivista Futura, con intervista al sottoscritto, qualche immagine della Thyssen prelevata dal mio post dedicato e la storia della fabbrica torinese dopo l’incidente del 2007.

Genius Loci
POSTED ON 28 Ott 2023 IN NeverSleep

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Questa sera verrà inaugurata la mostra collettiva dei soci di MondovìPhoto; il tema scelto, a Maggio, in assemblea (con qualche sana e costruttiva discussione) è Genius Loci. È già vedo molti dei miei innumerevoli lettori (4) storcere il naso con espressione dubitativa.

Cosa significa Genius Loci? Non è facile spiegare il significato di questa espressione latina, che arriva dal passato, in modo sintetico. Per semplificare posso dire, senza paura di smentita, che si tratta dello spirito di un luogo. È una definizione moderna e decisamente attuale. In poche parole avremmo dovuto, con 4 foto, riuscire a cogliere la vera essenza di un luogo per noi significativo. Impresa niente facile, per me che sono l’apice della razionalità praticamente impossibile.

Valutando la mia scarsa propensione al metafisico (il Genius Loci nella religione romana è un’entità naturale e soprannaturale legata a un luogo) ho deciso di scegliere un linguaggio molto semplice, quasi formale, un luogo che amo sopra ogni cosa, che mi ha visto prima bambino e poi diventare adulto: la spiaggia della Galeazza. Non sono assolutamente certo di aver colto il Genius Loci della Galeazza, ma in queste immagini sento il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli e mi immagino seduto sulle pietre, con le gambe rinchiuse fra le braccia, ad ammirare il paesaggio e deprecare il mio passato. Insieme alle foto verrà esposto un testo che trovate qui. Vi aspetto numerosi, io non ci sarò. :-)

In genere, si può dire che i significati radunati dal luogo costituiscono il suo Genius Loci.
– Christian Norberg-Schulz

Baci sulla fronte che non dimenticherò
POSTED ON 13 Mag 2023 IN NeverSleep

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Il cielo è plumbeo, quasi come le mie lacrime. Ho passato gli ultimi anni sapendo che questo momento sarebbe arrivato prima dell’immaginabile, eppure permane una sensazione enorme di incertezza. Di solitudine, di malinconia. Di tempo che scorre inarrestabile.

Perché anche se adesso ho quasi 50 anni mi sento tanto più solo; e penso con una certa malinconia al passato, ai ricordi che rimarranno indelebili nella memoria. Arrivano come tanti flashback, piccoli pezzi di vita che risalgono lungo la spina dorsale e precipitano dal secolo scorso, veloci come potenti lampi di luce vera e intensa. Una voce, un gesto, un momento, una foto, una canzone ascoltata all’infinito in un clamoroso e assurdo soppalco di legno, io e te di fronte.

Non è il momento più brutto perché fa parte di un percorso e lo conosco quel percorso, perché mi rimangono i momenti, i baci sulla fronte di questi giorni, le mani che si stringono perché lo sai, certe piccole memorie che sono sempre presenti. Mi rimarranno tante cose di te, che sei parte di me, perché ci sono una serie di caratteri che porterò sempre come bagaglio genetico e di esperienze. Quante cose che ritornano alla memoria. Hai provato a insegnarmi tutto, tu che sapevi fare tutto, ci sei riuscito quasi niente perché quell’impronta genetica è anche tanto diversa. Ho scattato queste due foto dalla tua stanza di ospedale, senza pretese perché mi andava e voglio metterle qui. Mi hai dato tutto, ci siamo amati a modo nostro, ma in un modo bellissimo, e mi mancherai. Piango ancora un po’ … poi abbracci e silenzio. Ciao papà.

Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris.
Il fascino dell’urbex
POSTED ON 12 Mar 2023 IN NeverSleep     TAGS: interview

Nel novembre scorso sono stato intervistato da Marco Donatiello, caporedattore di Mole Art, una rivista realizzata -in modo meraviglioso aggiungo io- dal Gruppo Fotografico la Mole di Torino. La mia intervista, che verteva principalmente sulla fotografia urbex, è uscita con il numero di dicembre 2022 e in copertina il mio nome era affiancato a quello di Guido Harari e Alberto Ghizzi Panizzi: non so se merito tanta considerazione, ma devo ammettere che la cosa mi ha fatto decisamente piacere. Insieme all’intervista hanno trovato spazio 13 foto scelte dalla direzione fra la mia produzione artistica (lo so, fa ridere): le pubblico qui sotto con il link ai rispettivi articoli nel caso qualche lettore volesse approfondire i temi delle singole location.

Villa Camilla /03Santi in paradiso /22Chiesa Blu /04

Di Figurine e MappamondiLa Villa dell'orso bianco /17

Ex Manicomio di Voghera /52Orfanotrofio San Giuseppe /16Il cavaliere inesistente

L'atelier della Volpe /11La scuola dipinta /01

Il Barone /32Colazione da Tiffany /42Il Castello della Poetessa /39