La stanza da dell’orso bianco è qualcosa di clamoroso e affascinante. Si entra in un mondo parallelo e fantastico che tracima la realtà, quasi una storia fantasy che permette di scrollarsi di dosso incubi e paure. E si rimane soggiogati dallo scorrere del tempo nella ricerca di quello scatto e di quella perfezione compositiva che permetta di comprendere l’idea della magia dall’esterno, con dedica all’osservatore occasionale. Non è facile, io ho scelto di ricorrere all’utilizzo di più foto, addirittura sei, per rendere omaggio all’idea. Il resto della struttura è decisamente più spoglio e meno attraente, ma permette comunque di cogliere qualche spunto interessante. Perché rimane intatto quel velo di poesia, una sorta di comunicazione asincrona fra i locali della villa: la sala da pranzo, il lussuoso letto ormai disfatto, l’entrata con la sua sedia rossa sistemata come un gigantesco benvenuto e la scalinata in legno che porta al piano superiore. E benvenuti a tutti quelli come noi.