Fate mente locale, respirate e ripetete con me. Non è merito dell’obbiettivo, non è merito della modella: la qualità di una foto è esclusivamente merito del fotografo. E’ una regola fondamentale della buona fotografia.
Ripenso alla prima volta che ho visto la mia Alice Agnese: era un fagiolino pulsante.
Ieri invece l’ho sorpresa a contare i numeri in inglese, senza che nessuno glieli abbia insegnati…
Come ha fatto a crescere così tanto in così poco tempo?
Che meraviglia è la vita!?!
E mentre mi stringe in un abbraccio, aggrappata a una ciocca di miei capelli, penso anche che il mio AP (Amore Piccolo) tanto piccola non lo è più e quindi ora, mamma, giù dal letto e vai a compilarle l’iscrizione alla scuola dell’infanzia! (Michela Agnese)
Questa sera affronterò un interessante incontro dedicato alla fotografia. Il tema sarà: “Raccontare una storia”. E’ un tema importante perché credo che la fotografia debba sempre raccontare qualcosa; ci possono essere storie complesse e storie semplici ed il numero di foto che compongono queste storie può essere variabile da 1 ad infinito (forse ho esagerato). E’ chiaro che minore è il numero di foto e maggiore sarà l’impatto emotivo iniziale. Può bastare anche una sola immagine, certo, però questa immagine deve avere una forza particolare e non è sempre è facile sintetizzare. Io ho scelto una storia semplice, lineare, minimale. Direi un classico per bambini. E ho scelto di utilizzare il mosaico perché credo che il colpo d’occhio iniziale sia più importante rispetto ad una sequenza di immagini. Quando ho scattato l’ultima foto ho pensato a Joker, il supercattivo di Batman, ma direi che il paragone è un po’ azzardato.
La vita è composta di piccole tradizioni, di riti che si ripetono costanti nel tempo. In casa mia la colazione pancake e succo d’acero della domenica mattina è una di queste. E’ una mania che abbiamo imparato ad amare durante il viaggio di nozze negli Stati Uniti e del quale non riusciamo più a fare a meno; talvolta, data la sveglia tarda, si trasforma in un vero è proprio brunch. Da qualche tempo per la preparazione (oltre ad una nuova splendida padella da pancake) c’è anche una nuova piccola collaboratrice: è bravissima a mescolare e a sporcare (in questo ha preso dal papà). Per scattare questa foto ho utilizzato la luce della porta-finestra della cucina e un pannello riflettente laterale, incastrato fra il frigo ed i pensili, per schiarire le ombre: tuttaapertura a f/1.2 e conversione in monocromatico (molto contrastata) per evitare che i troppi colori della cucina potessero distrarre. I pancake sono quasi pronti. ;-)