La storia delle foto di Garage Marconi è decisamente bizzarra; dopo un primo tentativo a vuoto (troppa gente, non ci siamo fidati) Lorena è tornata ed è riuscita a fotografare la celebre Lancia Fulvia GT (ha anche trovato e messo al suo posto la I mancante). Ho quindi deciso di tentare nuovamente e, giunto sul posto, mi sono imbattuto in due ragazzi molto giovani: abitano proprio di fronte al garage. Ho chiesto informazioni e mi hanno detto che la zona era disabitata da tempo, in vendita, e che loro non mi avrebbero detto nulla. Sono entrato, ho scattato le foto e in pochi minuti sono tornato in strada. I due ragazzi erano ancora lì, ad aspettarmi: “Ma è solo una vecchia Lancia distrutta, perché venite tutti i fotografarla?“. Mi hanno strappato una risata e ho pensato ad una risposta lunga e dettagliata. Ma sono riuscito a dire solo “perché è bellissima“.
Oro, oro, oro
Un diamante per un sì
Oro, oro, oro
Per averti così
Distesa, pura, ma tu ci stai
Perché accetti e ci stai?
– Mango
Dopo la prima esplorazione al Barone di Münchhausen sono successe tantissime cose, la stragrande maggioranza spiacevoli. Non voglio dilungarmi negli intrighi adolescenziali del mondo urbex italiano, ma mi limiterò a dire che la signora Pellati adesso organizza visite guidate alla sua meravigliosa dimora e quindi ho deciso di tornare con l’autorizzazione – urbex non è solo infiltrazione – per fotografare con calma e ascoltare la storia e le vicissitudini della famiglia che negli ultimi 300 anni ha retto le sorti di questa villa. Mi sono limitato alle foto che mi mancavano e che per mancanza di tempo non ero riuscito a scattare la prima volta; mi capita talvolta di tornare e riuscire a fotografare in modo diverso, quasi sempre migliore: ma questa volta no, la prima esplorazione mi aveva già lasciato soddisfatto. E per il sottoscritto è una rarità.
Le avventure del barone di Munchausen raccontano una storia fantastica, fra leggendarie imprese, salti sulla luna, voli sul dorso di una palla di cannone, triangoli amorosi ed epiche battaglie. Il barone è un personaggio realmente esistito celebre per le sue storie fantastiche ed inverosimili, dal quale prese spunto Rudolf Erich Raspe per raccontarne le incredibili gesta.
Ma poi quando sei dentro tutto diventa meraviglia, realtà e fotografia. E la fotografia è un’impresa complicata perché non puoi sbagliare (ma capita), il buio è importante e le prospettive terribilmente storte. Ho fotografato sempre e solo con il grandangolo (mi succede raramente) e le immagini (tranne una) sono il frutto di un’unione di sette scatti a f/5.6 e sensibilità mai superiore a 400 (si, ci vuole tempo). Il crop praticamente non esiste. Solo un’immagine è scatto singolo ed è quella che l’avventuriero ha definito l’occhio de barone: il divano circolare fotografo dall’alto usando il treppiede in orizzontale con ISO decisamente più importanti. Il barone vedrà tanti esploratori, racconterà altre storie fantastiche: abbiatene cura, perché è importante, bello, bello, bello da morire. E non merita di finire nell’oblio fra cattiveria e vandalismo.